Salve,
gente :)
Inizia
oggi la Gallavich Week! Annuncio che per
rinfoltire un po’ questa sezione
(perché di Ian e Mickey non ce n’è mai
abbastanza u.u) sono riuscita a scrivere
tutte e sette le one-shot previste.
Certo,
forse i risultati lasceranno un tantino a desiderare, ma ciò
non mi toglie l’immensa
gioia con cui prendo parte a questa iniziativa.
Ecco,
fatto il mio prologo vi lascio alla prima fic.
Siate clementi,
ho scritto tutto sotto esami! Argh, la maturità…
(e ancora ci sono dentro,
sssssob)
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Day 1 (June
23rd) - I like ‘em sweet
(this
can be taken literally, with Ian and Mickey
cooking and/or eating something sweet, or metaphorically, with a sweet
and
fluffy fic).
Un ringraziamento speciale alla Cecibella.
Senza di lei non sarei riuscita a scrivere nulla per questo giorno.
Che poi è la mia compagna di scleri e fra hashtag e “rosari cinesi”
credo che abbiam perso un po’ di salute mentale.
Ma, cosa ancora più importante, abbiamo deciso di collaborare per questa
iniziativa della week. Ad ogni mia ff si accompagnerà la sua cover di una canzone
correlata a quello che ho scritto. E lei è così brava che mi fa piangere ç__ç
Pronti, allora? Oggi si parte con Candy di Paolo Nutini...
Butter
A casa Gallagher, si sa, non si finiva mai di racimolare denaro. Quella famiglia era un perpetuo corso di sopravvivenza e ognuno lì dentro contava sulla propria svariata sequela di tecniche speciali.
L’estate si era acciambellata sui tetti di Chicago e, col Kash & Grab chiuso, Ian non riusciva a tirar su quel centone di cui c’era bisogno. Fortunatamente esisteva un vecchio metodo sempre funzionante: fatta una proficua spesa, dunque, aveva pensato di impastare un discreto quantitativo di biscotti e farli poi vendere da Debbie e Carl.
Era
uno dei rarissimi momenti in
cui la casa si svuotava delle api industriose che l’abitavano
e iniziava il breve
regno del silenzio, cosa che un animo contemplativo come quello di Ian
tutto
sommato apprezzava. Erano trascorsi quanto? Tre minuti scarsi?
Suonarono già
alla porta. «Avanti!»
urlò Ian, che chiunque si sarebbe aspettato di veder fare
capolino tranne Mickey.
«Gallagher!
Mi avevi detto che oggi eri solo, no? Ho aspettato che i tuoi fratelli
uscissero.» esclamò quello, agitandogli sotto al
naso due lattine di Krombacher
prima di sistemarle in frigo.
«Uno per
uno? Wow, hai avuto pazienza!» sorrise
l’altro.«Ora mi puoi aiutare. Vedi
quelle tre teglie laggiù? Lavati le mani, prendi quel
pennello, bagnalo e…»
«…lo passo
sulla teglia e poi ci metto sopra la carta da forno. So come si
preparano dei
biscotti.» concluse l’altro. Ops.
«Cioè, perché ho visto come li fa
Mandy.»
Ian alzò
le sopracciglia, poco propenso a prestare attenzione alla rettifica.
«Certo,
Cookin’ Mama. Vai a lavarti le mani.»
«Mi stai
dando ordini?»
«Ti faccio
solo notare che se mi dai una mano finisco prima. E se finisco
prima… beh.»
Mickey
sembrò valutare la proposta e infine, senza aggiungere
altro, fece tappa in
bagno. Tornò in cucina che Ian stava tagliando il burro in
una terrina. Seduto
al tavolo, eseguì l’operazione che lui gli aveva
richiesto poco prima e poi, a
braccia incrociate, si avvicinò al piano di lavoro. Il rosso
impiegò un po’ di
tempo per ammorbidire il burro con un cucchiaio di legno,
finché non si tramutò
in una crema di consistenza vellutata.
«Mickey,
setacciami lo zucchero qui dentro.»
E quello,
armandosi di pazienza, zucchero e setaccio, obbedì. Non
senza prendersi
comunque la soddisfazione di gettarne un pizzico in faccia ad Ian. Il
Gallagher
spalancò la bocca e fece per pestargli il piede, che Mickey
levò fulmineo.
Cominciarono a ridere come pazzi. La battaglia aveva inizio!
«Ora sai
di zucchero vanigliato, non ti lamentare.»
sghignazzò il bruno, rincorso
dall’altro in tondo per la cucina. Quando Ian lo raggiunse,
Mickey si sentì
schiantare con la schiena contro il muro. Eccitato dai respiri
affannosi che
esalavano, si sporse in avanti e gli mordicchiò la guancia
imbiancata; gli
leccò la pelle, la succhiò, la mangiò
in un bacio. «L’ho fatto solo per
questo…» si giustificò, guardandolo con
uno sguardo furbo e provocante che era
tutto un programma.
«Prima i
biscotti!» rise Ian, beccandosi uno schiaffo sul culo.
Dannato Milkovich. Se lo
sarebbe sbattuto eccome, anche subito, ma nella sua coscienza era
insito il
motto “Prima il dovere, poi il piacere”.
«Prima i
cazzo di biscotti, ricevuto…» ripeté
l’altro, sbuffando.
Tornarono
a darsi da fare, in due su una terrina. Mickey aggiungeva gli
ingredienti
mentre Ian li mescolava allegramente. Fra farina volante, qualche
spintone e
battutina stupida, riempirono il sac à poche di impasto al
cacao e stamparono
una trentina di biscotti su ogni teglia.
«Via in
forno!» esclamò Ian, facendo sparire le sue
creaturine al caldo. «Dio… hahahah,
sei l’uomo che vive nella farina.» rise, ammirando
l’altro e compiacendosi
della sua vendetta.
Mickey si
strusciò la mano in faccia alla ricerca della farina ma non
si dichiarò
sconfitto. «Guardati allo specchio, amico, ti assicuro che sei
ridotto male anche
tu!»
«Voglio la
rivincita!» ululò Ian, munendosi del sacchetto
semi-vuoto che era avanzato.
«Questa
guerra non la vinci, soldato!» dichiarò
l’altro, arraffando la ciotola nella
quale erano rimasti i residui dell’impasto. Insomma,
cioccolato! Un’arma
decisamente più temibile di un po’ di polvere
bianca.
«Non
oserai…» Ian scosse il capo, incredulo,
stritolando il sacchetto fra le mani.
«Come no?»
le mosse di Mickey furono precise, veloci e spiazzanti.
Passò la mano sulla
parete della terrina e poi la spiaccicò sulla faccia di Ian,
lasciandogli
un’impronta appiccicaticcia al cioccolato. Il Gallagher,
rimasto di stucco per
qualche istante, non gli concesse il beneficio della risata solitaria e
gli
ficcò in testa il sacchetto di farina. Pari. Più
o meno.
Non ce la
facevano più a trattenersi, a far finta che tutta quella
storia non li
accendesse dalla vita in giù. Con un gran fracasso, si
avvilupparono in un
bacio che trascinò per terra ciotola, cucchiaio, la
confezione vuota delle uova
ed altro… Scontroso, profumato di biscotti, irriverente: e
quel bacio non era
che l’inizio. Mickey si calò jeans e intimo con
uno strattone deciso e scostò
con un gesto irrequieto del braccio tutto quello ch’era
rimasto sul piano della
cucina. Tutto, meno il burro che si stava sciogliendo nella confezione.
Ian teneva
il ragazzo fermo per la nuca, schiacciandogli il torace contro il
ripiano in un
modo che eccitava l’altro fino al midollo.
«Prov-provalo.» ansimò Mickey, la
mano che vacillava e indicava la confezione aperta.
Ian soffiò
un «Perché no?» ungendosi le dita con
una noce di burro prima di usarle nel
corpo stretto, caldo e voglioso di Mickey Milkovich.