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Autore: violetsugarplum    23/06/2013    3 recensioni
[Prompted Seblaine Sunday]
Quando un picnic romantico si trasforma in un disastro culinario.
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa one-shot partecipa all'iniziativa domeniche a tema organizzate dal gruppo Seblaine Events.



Picnic con sorpresa


Blaine è stato attento a non trascurare nemmeno il più piccolo dei dettagli: i tovagliolini a quadrettoni bianchi e e rossi coordinati sono stati infilati con cura nei passanti del cestino di vimini così come i bicchieri -di vetro, perché la plastica sembra così poco romantica- e le posate.

Spostando la tenda della finestra che dà sul retro del giardino, riesce a intravedere il sole che, finalmente, fa capolino da una nuvola grigiastra che sembrava lasciasse presagire acquazzoni. Controlla il meteo da giorni, ormai, e sa bene che è solo una nube passeggera, ma meglio vederla coi propri occhi, no?

Si premura di chiudere ermeticamente i contenitori di plastica in cui mette carote e sedano tagliati a listarelle perfettamente simmetriche e si accerta di aver messo tutte le bibite e i prodotti deperibili all'interno della borsa termica che sua madre gli ha gentilmente prestato. Verifica che tutto sia a posto ancora una volta, si passa una mano tra i capelli e si aggiusta il collo della maglia specchiandosi nel vetro del forno da cui ha tirato fuori pochi minuti prima una decina di vol-au-vent ripieni ai funghi che ha preparato, dopo aver spulciato febbrilmente le ricette -traducendole addirittura dal francese- su Internet, solo per impressionare il suo ragazzo. Oltretutto, era stato uno sforzo non indifferente cercare piatti non contenenti carne, dato che a Sebastian non piace, ma Blaine può ritenersi più che soddisfatto del proprio lavoro, guardando il mucchio di borse appoggiate in un angolo della cucina.

È la prima volta che escono dai confini della contea ed è felicissimo che Sebastian abbia accettato di fare un picnic, nonostante lo sbuffo iniziale e pittoreschi commenti su come non sia adatto a questo genere di cose, anche se poi ha scelto la meta, il Lago Neptune, e si è offerto di guidare.

L'improvviso trillo del campanello lo scuote e corre verso la porta, dietro cui lo aspetta Sebastian, bello come sempre anche con una semplice maglietta, un paio di pantaloni corti e una tracolla sulla spalla, che lo saluta con il solito sorriso sornione impresso sul volto.

“Buondì, Blainey”, dice chinandosi leggermente in avanti per baciarlo, ma si ritrae immediatamente quando scorge Cooper che lo fulmina con un'occhiataccia mentre passa casualmente dall'ingresso.

Blaine ride e, alzandosi sulle punte, gli lascia un rapido bacio sulle labbra. “Ciao anche a te”, gli risponde in un sussurro, notando subito i suoi lineamenti rilassarsi al contatto.

Ci mettono poco a caricare tutto nel bagagliaio e Blaine è grato che non gli venga detto niente né sul peso né sul numero, anche se vede Sebastian alzare gli occhi al cielo quando gli mette tra le mani un voluminoso borsone contenente il plaid su cui dovrebbero sedersi.

“Guarda che questo l'ho portato pure io, eh”, lo informa restituendoglielo. “Anche se è un po' vecchio e forse perfino mangiato dalle tarme perché, sai com'è, ce l'ho da quando ero bambino, dato che a Parigi faceva decisamente più fresco... Comunque l'ho messo sui sedili posteriori, nel caso-”

“Capito, grazie, useremo il tuo”, si affretta a rispondere sentendo le guance scaldarsi, non per l'allusione, ma per il fatto che Sebastian abbia portato qualcosa di così personale legato alla sua infanzia. Non osa ancora fargli domande sul suo passato, soprattutto quando c'è tanto di cui parlare nel presente.

“Allora partiamo?”

 

*°*

 

Il viaggio non dura più di due orette e viene trascorso ignorando le indicazioni del navigatore poiché preferiscono cantare a squarciagola qualsiasi brano propinato dalla radio, rigorosamente coi finestrini abbassati.

Blaine non può fare a meno di posare lo sguardo sulle dita lunghe e affusolate di Sebastian che tengono il tempo della canzone tamburellando sul volante e avvampa quando all'improvviso lui ridacchia, facendogli notare che potrebbe guardare il bellissimo panorama invece di immaginare cosa potrebbero fare quelle mani che sta studiando con così tanta attenzione.

Al primo semaforo in cui si imbattono si scambiano un altro bacio ma che, purtroppo, sono costretti a interrompere quando i clacson delle altre macchine li avvertono impazienti che è scattato il verde. Sebastian maledice gli altri automobilisti e riparte, ma prima si prende il giusto tempo per mordicchiare il labbro inferiore di Blaine come sa piacergli.

Arrivano al Lago Neptune e ciò che hanno davanti ai loro occhi è un vero e proprio spettacolo della natura. A Westerville, Blaine ne è sicuro, non ci sono posti simili. Il parco che abbraccia il lago pare essere infinito, coi suoi tremila acri di alberi dalle chiome rigogliose e altrettanti sentieri che si diramano nelle più svariate direzioni, e l'acqua sembra invitarli a tuffarsi, proprio come stanno facendo un gruppo di bimbi chiassosi coi loro costumini colorati.

Non si siedono sulle panchine coi tavoli di pietra che incontrano lungo l'enorme distesa d'acqua, che si presenta azzurra e limpida quasi quanto il cielo sopra le loro teste. Preferiscono salire sull'irta collina con tutti quei borsoni pesanti in mano pur di trovare il luogo perfetto dove nessuna famigliola, né pescatore può disturbarli; all'ombra di un maestoso acero canadese, situato poco lontano da una piccola cascata il cui rumore produce un'armoniosa sinfonia.

Lasciati cadere i borsoni sul tappeto d'erba appena spuntata, Blaine trae un profondo respiro, beandosi di quell'aria pura e sana, accompagnata dal profumo dolce dei primi fiori, che gli riempie i polmoni. È come se respirasse per la prima volta, finalmente lontano dagli scarichi dei mezzi e dalle mille preoccupazioni che assillano la sua mente.

Si guarda intorno per un istante, meravigliandosi ancora della bellezza del parco, e aiuta Sebastian a distendere il vecchio plaid su cui si sdraiano immediatamente, calciando via le scarpe il più lontano possibile, infischiandosene della direzione.

“Io farei meglio a darmi la crema solare, altrimenti mi scotto e con tutti questi maledetti nei che mi ritrovo ovunque è un gran casino”, ride Sebastian cercando il flacone all'interno della sua tracolla. “E passare la giornata all'ospedale non è proprio il primo dei miei desideri. Forse neanche il tuo.”

Deglutisce piano, come intontito dalla fluidità del gesto, quando Sebastian si passa più volte la crema, per farla assorbire bene, sulle braccia e sulla porzione di gambe che non sono coperte dalla stoffa. Vorrebbe quasi chiedergli di togliersi la maglietta per poi aiutarlo a spalmarla sulla schiena o anche sul petto, ma fatica a trovare le parole giuste e Sebastian, contrariamente a quanto pensa, non glielo chiede nemmeno. Tuttavia lo sporca sulla punta del naso con l'indice ancora impiastricciato di crema e lo avvicina a sé per un lungo bacio che gli mozza il fiato.

Si scambiano carezze gentili, altri baci languidi e privi di qualsiasi fretta, assaporando la calma del momento.

“È proprio un posto stupendo”, dice Blaine appoggiando la guancia contro il petto di Sebastian e socchiude gli occhi quando sente il battito del cuore farsi più rapido e il braccio cingergli il fianco.

“Già”, Sebastian risponde, abbassando il volto per poterlo guardare meglio. “Nonostante il terreno sia veramente scomodo e credo di avere addirittura una pigna sotto il culo. Ma qui siamo lontani da tutto e da tutti... Ho quasi voglia di spegnere il cellulare, tu no?”

Blaine annuisce e lo bacia ancora e ancora, lasciando che una lieve brezza scompigli loro i capelli.

Il momento sembra essere perfetto, coi grilli che cantano festosi tra i fili d'erba, se non fosse per lo stomaco di Sebastian che inizia a gorgogliare in maniera quasi sinistra.

“È che non ho fatto colazione”, tenta di trovare una scusa senza particolare successo. “Avremmo potuto fermarci in un autogrill, ma tu volevi con tutte le tue forze che tirassi dritto.”

“Perché volevo arrivare subito qui e godermi questa giornata in assoluta pace con te!”, Blaine ribatte un po' imbronciato. “Ho portato qualche biscotto e in una borsa c'è un thermos con del caffè, se proprio insisti e proprio non riesci a non toccare nulla prima di pranzo.”

Ridacchiando, Sebastian si alza con uno scatto veloce, inizia a frugare smanioso tra i sacchetti, ricordando a Blaine un animale affamato che cerca disperato qualcosa di commestibile tra i bidoni, e tira fuori vittorioso il pacchetto di biscotti al cioccolato. “Cibo!”, esclama aprendo maldestramente la confezione e facendo cadere i dolci per terra, che diventano immediatamente proprietà delle formiche.

Blaine fa di tutto pur di trattenere la risata che gli nasce in fondo alla gola, ma la faccia del suo ragazzo -concentrata in una smorfia delusa e sconfitta, con una profonda ruga che segna la fronte- rende l'impresa impossibile.

“Che ridi? Ho appena perso la mia razione! Morirò di fame!”

Si fa impietosire da quel finto tono drammatico e, con uno sbuffo, gli fa cenno di tornare accanto a lui. “Non temere, non morirai e sappi che non c'è niente che un paio di baci non possano risolvere. Vieni qui, dai.”

Dopo alcune coccole, parecchi baci e una proposta prontamente declinata riguardante un determinato lavoretto di bocca, i due continuano a rimanere abbracciati, incuranti dei raggi del sole che iniziano a filtrare tra i rami dell'acero che scottano e nemmeno dei piccoli insetti che girano indisturbati sulla coperta. Blaine vorrebbe esplorare il parco, magari fare una lunga passeggiata tra i sentieri o andare a vedere come i pescatori sulle coste acciuffano le trote arcobaleno, ma niente lo può smuovere dalle forti braccia di Sebastian, che continua a mormorare al suo orecchio cose stupide che lo fanno ridere.

E quando, secondo Sebastian, la posizione del sole indica che è ora di pranzo, Blaine non può che dargli ragione, siccome anche lui ha iniziato ad avere fame e il solo pensiero di vedere il suo ragazzo mangiare qualcosa preparato esclusivamente dalle sue mani, lo fa sorridere orgoglioso. Apre il cestino per spiegare la tovaglia e Sebastian, finito di bere direttamente dal collo della bottiglia -”e io che avevo portato i bicchieri”, grugnisce mentalmente-, lo guarda apparecchiare dapprima in silenzio e poi complimentandosi per l'ordine quasi meticoloso.

“Quasi tutte le domeniche mia mamma mi portava ai Jardin des Tuileries”, inizia Sebastian e Blaine sente la schiena come percorsa da un brivido -quanto adora sentirlo parlare francese. “Aveva sempre con sé questa borsa microscopica di uno di quegli stilisti strafamosi, in cui pensava di poter infilare di tutto ma, immancabilmente, i nostri panini diventavano praticamente immangiabili, così schiacciati e poco più spessi di una sottiletta... Non so perché te lo stia dicendo, ma mi è venuto in mente.”

“Figurati”, gli fa un ampio sorriso mentre gli passa un sandwich all'avocado e prosciutto cotto, avviluppato nella carta stagnola. “Anch'io ho avuto esperienze tragiche coi picnic. Ad esempio, c'era quella volta in cui Cooper si era messo in testa di poter-”

“È prosciutto questo?”, lo interrompe Sebastian con una faccia disgustata, sventolando il tramezzino a mezz'aria, e Blaine si sente subito morire. Come ha potuto fare un errore così imperdonabile? Sa che non gli piace la carne e sono usciti a cena fuori abbastanza spesso da poterlo ricordare, perciò come ha fatto a mettere del prosciutto nell'alimento più importante?

“Ehm, io... ”, balbetta cercando di trovare un modo per scusarsi. “Non so a cosa stessi pensando, mi dispiace tantissimo, Sebastian, così tanto... Vuoi che te lo tolga? Voglio dire, riusciresti a mangiarlo senza...?”

“Nah, non ti disturbare. Mangerò altro, tanto hai preparato così tanta roba da sfamare un intero reggimento!”, risponde secco.

“O-okay... Scusami ancora.”

Sebastian deve accorgersi dell'espressione desolata dipinta sul suo volto, perché si solleva per un istante dalla sua posizione a gambe incrociate e gli sfiora le labbra con un'inaspettata dolcezza. “Sono cose che capitano, B, non farne un dramma. Anzi, ti dirò, c'è sempre una prima volta per tutto o no?”

Quando Sebastian mette in bocca metà fetta di prosciutto, Blaine è certo di vederlo dar di stomaco entro pochi secondi, ma il ragazzo continua a masticare tentando perfino di accennare un sorriso. “Mmbuoniffimo!”, dice a bocca piena e sollevando un pollice in segno di apprezzamento. Se qualcuno avesse chiesto a Blaine se Sebastian gli avesse voluto davvero bene, questa sarebbe stata la prova definitiva.

Blaine lo guarda per un momento prima di porgergli il proprio tramezzino identico, ridendo malizioso. “Visto che ti è piaciuto così tanto, ne vuoi ancora?”

Continuano il pranzo e, con enorme sollievo da parte di Blaine, Sebastian mangia tutto senza fiatare. Apprezza particolarmente le verdure tagliate, la torta salata che, come gli spiega, in Francia si chiama 'quiche' e rimane sbigottito quando gli fa sapere che è stato lui stesso a preparare i vol-au-vent. “Scherzi? Nemmeno la cuoca a Parigi era in grado di farli senza carbonizzarli al fondo!”

“Non esagerare”, minimizza. “Ho solo seguito la ricetta e non ho mollato per un momento il forno. Poi li ho tolti quando-”

“Non sto mica esagerando, credimi. Per me questo pranzo è stato semplicemente delizioso, altro che quell'osteria, in cui ci offrono sempre un mucchio di grissini mollicci, che ti piace tanto.”

“Breadstix non è un'osteria, ma comunque grazie...” Blaine arrossisce vistosamente e spera che Sebastian non lo noti. Missione fallita, però, perché il ragazzo ride sinceramente divertito e gli lascia un bacio poco casto sul collo al sapore di carota.

 

*°*

 

Non se n'è accorto, ma si è addormentato tra le braccia del suo ragazzo, cullato dal profumo di crema solare ancora prepotente sulla sua pelle e da una leggera aria che fa ondeggiare le foglie degli alberi, non preoccupandosi nemmeno dei contenitori ancora sparsi attorno a loro. Non hanno ancora avuto opportunità di dormire assieme -e quel momento non è ancora arrivato, con sommo dispiacere da parte di Sebastian-, ma le coccole sul divano mentre in tv passa un vecchio e noioso film di fantascienza con ridicoli effetti speciali non sono lontanamente paragonabili a questo. È così facile sentirsi protetto dalle sue braccia e anche Blaine non vede l'ora di poterlo sfiorare senza più strati di stoffa che intralciano il lento e inesorabile cammino disegnato dai suoi polpastrelli.

“Ehi, ti sei svegliato?”, mormora Sebastian con estrema delicatezza al suo orecchio, strofinando il naso sulla sua guancia. “Buongiorno, eh.”

“'Giorno, Seb-” ma il suo saluto subito viene bloccato da un veloce bacio che accetta più che volentieri. “Hai dormito anche tu?”

Sebastian scuote la testa; le labbra sempre a pochi millimetri da quelle di Blaine. “No, non volevo perdermi lo spettacolo di te addormentato.”

“Sei un vampiro scintillante?”, lo deride non credendo alle sue parole, ma quando vede un'ombra confusa sul suo volto, decide di cambiare discorso perché non gli va proprio di arrossire ancora pensando al suo ragazzo che l'ha fissato tutto il tempo mentre sonnecchiava inconsapevole. “Facciamo merenda, ora?”

“Cosa hai portato? Frutta o...?”

“Volendo ci sono due belle mele rosse, proprio come quelle di Biancaneve”, annuisce ridacchiando Blaine senza cambiare posizione perché, accidenti, quanto si sta bene abbracciati a Sebastian sebbene entrambi siano un po' sudati. “Ma... uhm, c'è anche qualcos'altro...”

L'improvvisa risata di Sebastian fa scuotere anche lui, ancora addossato al suo petto. “Cosa? Fragole e panna montata?” e, quando Blaine non nega, si lascia scappare una parolaccia. “Mi prendi per il culo? Anderson, non ti facevo così perverso... Dio, chissà cosa passa per la tua mente depravata quando hai un musetto così adorabile e innocente! Sapevo esistesse un buon motivo per stare con te e, onestamente, devo ammettere che cospargerci di panna per poi leccarcela via, è più che valido. Il migliore, assolutamente il migliore.”

Pur di non fargli notare il rossore pesante sulle gote, Blaine si alza e apre la borsa termica, tirando fuori un piccolo cestino colmo di fragole splendidamente mature e una bomboletta di panna spray. “In realtà”, gli spiega sedendosi di nuovo sul plaid incrociando le gambe e vede Sebastian fare altrettanto. “La mia idea consiste solo nell'imboccarti.”

“Mi stai forse dicendo che la mia non è poi così bella? Sono mortalmente offeso, ma cercherò di andare avanti e far finta che anche questo rifiuto sia educativo”, Sebastian si copre teatralmente la faccia con una mano, salvo poi ridere di gusto una volta scostata. “Passami 'sta panna.”

Blaine gliela lancia e, senza sorpresa, Sebastian l'afferra al volo, la scuote un po' e fa saltare il tappo con il pollice. “Bon appétit!”, dice prima di spruzzarsela direttamente in bocca fino a riempirsela.

Lo guarda un po' schifato, perché tutti sanno che non è buona così, non accompagnata da nulla, però ride quando lo vede far fatica a mandarla giù. “Fiero di te stesso?”, gli chiede facendo oscillare davanti al naso una grossa fragola che Sebastian non perde tempo a mordere, lasciando che il succo coli lentamente ai lati delle labbra. Oh sì, è stata proprio un'ottima idea.

Sebastian, ingoiato il boccone e permesso a Blaine di ripulirlo con una rapida passata con la lingua, prende un altro frutto e lo cosparge di quella crema bianca che, come non manca di dichiarare, gli ricorda tante cose belle che, se il suo ragazzo volesse, potrebbe apprezzare. Aspetta che apra la bocca e Blaine incrocia il suo sguardo mentre addenta la fragola e cerca di assumere l'espressione più sexy che gli viene in mente. Si è preparato anche quella davanti al vetro del forno, ce la può fare.

Continuano così per un po', fino a quando entrambi sono nauseati dal troppo zucchero e i rigonfiamenti nei pantaloni diventano troppo imbarazzanti, ma Blaine non si è mai sentito così felice e così sicuro di sé prima di quel momento. Rivolge un altro sorriso a Sebastian, che lo guarda sempre affascinato e con ancora la bomboletta di panna tra le mani. “Sei così bello”, gli dice avvicinandosi per cercare un altro bacio e Blaine si aspetta di sentire le sue labbra calde e ancora un po' collose appoggiarsi con dolcezza alle proprie e sbarra gli occhi quando, invece, si ritrova bocca, guance, naso -perfino nelle narici!- e fronte ricoperti di panna.

“M-ma...”, sputacchia e si acciglia sentendolo ridere estasiato. “Sono tutto sporco, Sebastian!”

“Proprio quello che volevo”, il ragazzo continua a ridere e passa un dito su tutta quella crema sprecata prima di portarsela alle labbra. “Molto, molto buono. Da riprovare, mh?”

Ma Blaine è più veloce: riesce a fargli scivolare via la bomboletta tra le dita e spruzza un po' a casaccio, facendolo dimenare tra le risate e colpendo ogni millimetro di pelle che riesce a raggiungere. “Non mi sto mica divertendo, io! Adesso vedi!”

Riesce a sfuggirgli alzandosi all'improvviso e Blaine lo rincorre per il prato, entrambi completamente scalzi con l'erba che solletica loro le piante dei piedi e macchiati ovunque. Sebastian si nasconde dietro un noce, ma il tronco non è abbastanza largo da difenderlo dai fatali attacchi alla panna montata di Blaine, e perciò si ritrova ricoperto ancora una volta.

“No! I capelli no!”, grida portandosi una mano tra le ciocche ormai bianche per poi guardarla inorridito. “Questa non te la perdono, Blainey! Sai quanto ci tengo al mio ciuffo! Come si fa a togliere 'sta roba? È così appiccicosa, oh! Oooh, aspetta un momento...”

E questa volta è Blaine a scappare, terrorizzato dalle dita sporche di Sebastian che cercano in tutti i modi di toccarlo. Se gli macchia i vestiti, Sebastian può tranquillamente considerarsi un uomo morto. Corre a perdifiato, lanciando ogni tanto uno sguardo al suo inseguitore, e per poco non va a sbattere contro un albero ma, per fortuna, riesce a deviarlo all'ultimo secondo. Proprio in quel momento arriva l'idea geniale per mettere fine a questa assurda gara: Sebastian deve essere messo all'angolo.

Tiene la bomboletta sempre più stretta e, girando sui propri tacchi, inizia a corrergli incontro. Nota con soddisfazione come i tratti del viso di Sebastian, prima così sprezzanti e sicuri, diventano allarmati e la bocca si apre in una curiosa 'O'. Si muove incerto sui piedi prima di indietreggiare, senza smettere di guardarlo negli occhi, e non si accorge, però, che dietro di lui c'è la profondità del lago con la sua magnifica cascata fin quando non sente i fili d'erba sempre più bagnata sotto ai piedi.

“Oh cazzo... Cosa vuoi fare?”, gli chiede tentando di ridere affabile nonostante la panna inizi a gocciolargli giù per le tempie e la maglietta si sia incollata al petto per via del sudore. Blaine intravede i muscoli alzarsi e abbassarsi per il fiatone dovuto alla corsa e sa che deve pensare a qualcosa di arguto da rispondere e non rimanere lì impalato con la bava alla bocca. Suvvia, un po' di contegno.

“Voglio finirti. Arrenditi, farabutto!”, dice alzando leggermente il mento per darsi un'aria più autoritaria ma, se solo riuscisse a smettere di ridacchiare, sarebbe più efficace. “Dietro di te, solo il baratro.”

“Mi dichiaro non colpevole, vostro onore!”, si difende Sebastian, alzando le mani sopra la testa. “Lo giuro! Non ho mai fatto niente di male, sono un uomo innocente! Come può volere la mia fine? Ci sono due bambini, un labrador, un gatto persiano e una splendida moglie che mi aspettano a casa-”

Blaine ride e Sebastian lo segue poco dopo. Si avvicina a lui sempre di più, riuscendo a scorgere nelle sue iridi una sfumatura di azzurro che l'acqua del lago non potrà mai avere, nemmeno nei giorni più limpidi, fino a quando i loro corpi non sono l'uno davanti all'altro. Solo una bottiglia mezza vuota di panna spray li separa.

“Mi sento generoso, oggi. Ti offro la possibilità di dire la tua ultima parola, quella con la quale verrai immortalato nei libri di storia e per sempre.”

Sebastian abbassa le mani e le posa sui fianchi, stringendoli saldamente, di Blaine, che rabbrividisce appena al contatto e non distoglie lo sguardo nemmeno per un istante dal suo. E se si alzasse sulle punte e lo baciasse proprio come ha fatto la mattina? E se...?

Giù.”

Non c'è tempo di capire cosa intende perché si ritrova improvvisamente in acqua, con i polpastrelli di Sebastian che indugiano ancora sulla sua pelle, e deve solo ricordarsi di muovere le gambe per risalire e ritrovare il respiro che ha perso con quel tuffo non richiesto.

“Sebastian!”, gli urla in faccia quando tornano in superficie e non gliene frega niente se la sua voce viene udita dalle altre persone nel parco, perché il suo ragazzo se la ride come se fosse la cosa più spassosa del mondo e lui è bagnato fradicio, completamente vestito, coi capelli incollati alla fronte, in mezzo ad un lago in cui, probabilmente, girano un sacco di bestie pericolose. “Ma sei impazzito?”

Il ragazzo gli sposta i riccioli con un gesto delicato della mano, stando ben attento a farli scorrere tra le dita. “Quante storie per due gocce! Avevamo bisogno di una lavata tutti e due e cosa c'è di meglio di un bel bagnetto?”

Blaine sbuffa e non gli risponde nemmeno, estremamente scocciato dalla situazione. Ma quando sfiora col piede qualcosa di duro, di metallico, non ci pensa due volte prima di buttarsi di nuovo giù in acqua. Come un fulmine, afferra la bomboletta e risale, pigiando il pollice sull'erogatore con tutte le sue forze per spruzzare Sebastian.

Peccato che l'acqua sia riuscita a filtrare e il flacone sia diventato inutilizzabile.

“Beh?”, domanda Sebastian divertito. “Credevi che avrebbe funzionato?”

“Oh, taci. Taci, Sebastian, taci.”

Sebastian lo fa nell'unico modo che conosce e gli schiocchi dei loro baci risuonano tra la natura che sembra aver smesso di parlare per ascoltarli. Blaine lancia la bomboletta dietro la sua schiena, augurandosi che torni in qualche modo a riva, e allaccia le braccia dietro il collo del suo ragazzo perdendosi tra il calore della sua pelle che ritrova perfino sulle labbra.

Tornano sulla terraferma con due grandi e genuini sorrisi stampati sui loro volti arrossati e tentano di asciugarsi con i tovaglioli, gli unici mezzi che hanno perché, come insiste a dire Blaine, “il bagno non era previsto, altrimenti avrei portato il ricambio”. Ma non sembrano essere sufficienti, per cui si tolgono gli indumenti, che lasciano al sole che sta iniziando a tingersi di striature rosa, e rimangono coperti solo con l'intimo sdraiati sul plaid, sperando che le goccioline che adornano ancora i loro corpi evaporino in fretta.

Non si sente in imbarazzo. In fondo, è come essere in costume da bagno e c'è Sebastian, che continua ad esplorarlo con lo sguardo tracciando continuamente con le dita la linea marcata dei suoi fianchi, a farlo sentire a suo agio.

“Ho preso tutto...”, inizia Blaine e, spinto da una strana confidenza, lascia un lieve morso sulla spalla del fidanzato. “...tranne il costume, così come altra roba da mettermi. Avrei dovuto aspettarmelo da uno come te.”

“Uno sempre pronto a toglierti i vestiti di dosso? Devi ammettere, almeno, che sono fantasioso perché invento sempre nuovi modi!” ridacchia. “Quando ci torneremo la prossima settimana-perché sì, ci torneremo- ricordati di portarlo, così possiamo fare il bagno tranquillamente, ok?”

Blaine annuisce semplicemente, roteando giocosamente gli occhi e iniziando ad alternare altri baci a carezze gentili fino a quando il tempo li sorprende con la sua brezza fresca.

È arrivato il momento di tornare a casa, ma nessuno dei due vorrebbe sciogliere quell'abbraccio che infonde nient'altro che serenità e quel luogo magico che è stato teatro di qualcosa che, forse, non sono ancora in grado di spiegare.
 


*°*

 

Una volta rivestiti -anche se gli abiti sono estremamente spiegazzati e ancora umidi- e finito di rimettere in ordine i borsoni, ripiegato il plaid e recuperata la bomboletta di panna che ancora galleggia incastrata tra un cumulo di sassi, decidono di scendere dalla collina.

Le buste sono più leggere rispetto al mattino, e così è il cuore di Blaine. È felice, coccolato e rinfrescato, come se l'acqua avesse portato via con sé ogni sua singola paura. Sebastian, intanto, mangiucchia uno dei biscotti rimasti che fortunatamente non si è sciolto e non è stato portato via dalle formiche e, ovviamente, si pulisce i polpastrelli impiastricciati di cioccolata sul dorso della mano di Blaine, il quale, però, gli permette di farsela lambire via con la lingua in un gesto che ormai è diventato familiare, anche se non perderà mai la sua carica erotica. E, sebbene sia stata divertente, la lotta con la panna montata è stata estenuante e nessuno dei due ha voglia di ripeterla nel prossimo futuro.

Quando si incamminano verso il parcheggio, si fermano qualche minuto ad osservare i bambini che siedono sulla costa coi piedi in ammollo, ancora avvolti nei loro teli mare dalle tinte forti, che parlottano tra di loro, raccontandosi chissà quali storie di paura. Sebastian fa scivolare le dita della propria mano tra le sue e Blaine gliele stringe con forza. Desidererebbe tanto dargli un altro bacio mentre il sole tramonta, da anima romantica qual è, ma se non si osano ancora a farlo davanti agli amici e ai parenti, figurarsi agli estranei.

“Grazie, Blaine”, gli dice Sebastian una volta salito in auto. “Per il pranzo davvero eccellente e che, sono sicuro, anche Gordon Ramsay definirebbe tale. Però sappi che ho apprezzato soprattutto il dolce.”

Gli dà un buffetto affezionato e guarda fuori dal finestrino, dove gli alberi si confondono in una lunghissima striscia di colore verde smeraldo, sperando con tutto se stesso che Sebastian mantenga la promessa di tornare insieme al Lago Neptune.

Sette lunghi giorni in cui Blaine proverà a cucinare altri piatti francesi, magari pieni zeppi di verdure, soprattutto, abbastanza morbidi da essere spalmati sulla faccia del fidanzato.

Chi ha detto che le lotte sono iniziate e terminate in questa giornata?




 


Il prompt che ho scelto per la prima Prompted Sunday è 'food fight', anche se non sembra. Se volete scoprire tutto su questa nuova isola felice, non esitate a unirvi a questo gruppo! ♥

Un bacione,

-violetsugarplum


 

  
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