Autore: Flaine
Eventuale Beta
reader: //
Prompt: Desiderio.
Pairing: Kazemaru/Fubuki.
Perché non ci scrive su davvero più nessuno. Non
è crack da parte dell’anime,
perché già il loro tiro combinato dà
un pretesto, ma è crack dalla parte del
fandom. Le fanfiction in totale su di loro penso che siano questa più una raccolta e altre due. Insomma, nel fandom italiano è davvero una coppia strana e snobbata, diciamo. D: Sono due personaggi che da soli sono così tristi e
malinconici, invece
insieme fanno come meno per meno in matematica, più.
Rilassati e contenti,
insieme.
Parole: 462
secondo Word – senza le parole
della canzone.
Eventuali note:
Ringraziamo tutti
l’ispirazione
fulminante delle 15:38 davanti al foglio bianco :’D Oppure
l’ispirazione
fulminante in generale. Insomma, è così bello
quando non si sta facendo una
beata e l’ispirazione si presenta così, a random.
Beh, spero che questa
casualità dell’ispirazione non mi abbia fatto
scrivere una schifezza – anche se
è piuttosto probabile – E sono così
agitata per il contest ommioddio ho letto le altre partecipanti, sono meravigliose. Ho paura. E non
dovrei postare una roba così—sempliciotta. T_T
Ma
ormai mi sono buttata.
Oh, grazie mille alla mia sposA e a Mya per aver indetto il contest sui crack pairing, era davvero da tanto che non se ne vedevano in giro.
Questa roba l’ho scritta ascoltando questa
canzone, è così
rilassante çuç
Comunque sono
contenta di essere tornata e soprattutto di aver ricominciato
anche a recensire.
Sono
agitatissima, ma spero tanto che piaccia ;v; -vaivia- *si defenestra*
Lo dico qui,
grazie mille a chi legge e recensisce. ♥
*inchino*
■
tender
bodies.
*
And
you want three wishes:
One to fly the heavens
One to swim like fishes
And then one you're saving for a rainy day
If your lover ever takes her love away
Sentiva
le sue mani accarezzare lentamente la sua pelle ruvida
e rovinata dal sole, massaggiando timido per evitare di fare
male oltre.
Shirou inspirò, giocando con la sabbia bianca che si
nascondeva fra le dita dei
piedi, canticchiando la canzone preferita di Kazemaru a labbra serrate.
Non dondolava con la schiena, però, altrimenti le scottature
gli avrebbero
impedito di sorridere; odiava quel
fuoco di aghi sotto la pelle e l’abbondare di Ichirouta con
la crema.
L’ultima cosa però, più che altro, lo
faceva ridacchiare.
La sua preoccupazione per delle scottature sulla schiena
era così goffa che gli
aveva fatto cadere più di una volta il barattolo di crema
nella sabbia, l’aveva
costretto a lavarlo e lavarsi le mani, un po’ di acqua era
entrata nella
confezione.
Erano bastate quelle risate a stendere un velo di sollievo sulla
schiena del
Fubuki, ad ammorbidirgli i nervi pesanti da quello che succedeva ogni estate, ogni
volta che sfidava il sole.
Aveva le mani appiccicose, scie dolci lasciate dal succo di quella
pesca un po’
ammaccata che si erano divisi per merenda.
Shirou non cantava particolarmente bene, ma aveva una voce
così morbida che
tranquillizzò anche il ragazzo che con le dita affusolate
gli sfiorava la pelle
rossa.
I suoni delle onde e delle urla stridule dei bambini gli sfumavano
nelle
orecchie, e la voce di Kazemaru che gli chiedeva come andava regnava
padrona,
mentre aggiungeva altra crema.
Un ciuffo di capelli dell’altro gli sferzò le
schiena come una frusta,
nonostante si fosse poggiato delicatamente, ma non disse nulla.
Lasciò che
fosse di nuovo l’altro a scusarsi e a farlo ridere un altro
po’.
Shirou amava le giornate di pioggia, fresche, le coperte autunnali che
pungevano leggermente le ginocchia e lasciavano scoperta la punta dei
piedi,
dispettose.
Non le mani incollate e bollenti, i granelli di sabbia annidati sotto
le
unghie, i capelli apiccicati al collo e l’oceano che non
aveva davanti, ma
sulla schiena, di crema.
Kazemaru gli appoggiò l’asciugamano umido sulla
schiena.
Le grida assordanti e il caldo che assopiva.
Affondò lentamente fra le braccia
di
Kazemaru.
Da piccolo amava un sacco le storie dove i ragazzi dal cuore puro
vestiti di
stracci passavano fra pericoli, trappole e scoprivano pericolose
caverne che
conducevano ad un piedistallo che reggeva una lampada, di solito
illuminata da
uno spiraglio nella roccia.
Il ragazzo puliva la lampada, lavava via il tempo e la polvere
dall’oro liscio
e un genio esaudiva tre desideri. Aveva sempre voluto trovare una
lampada di
quelle, aveva cercato dei miracoli nelle stelle cadenti.
Eppure tutti quei minuscoli dettagli, pensava, con i piedi nella sabbia
calda,
andavano a creare qualcosa che aveva cercato con
un’ossessione così
pesante, per trovarli in un attimo,
avrebbe detto insignificante poiché era solo un secondo.
Non era insignificante, era perfetto.
And you want three wishes:
You want never bitter
And all delicious
And a clean conscience
And all it's blisses
*