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Autore: Kat Martin    23/06/2013    3 recensioni
Inghilterra, XXI secolo
Elizabeth Bennet è una giovane donna che vive in un piccolo paesino dell'Hertfordshire. Proviene da una famiglia numerosa e lavora nella piccola scuola della sua cittadina.
Fitzwilliam Darcy è il proprietario della più importante catena di catering inglese ed è uno degli uomini più desiderati d'Inghilterra.
Si incontreranno per puro caso ad una festa ma non è esattamente amore ciò che nasce tra loro. Sarà una serie di misteriosi eventi, a cui i due indagheranno, ad avvicinarli. Ma qualcuno trama nell'ombra e...
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elizabeth Bennet, Fitzwilliam Darcy, Un po' tutti
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Violenza
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Intrighi a Pemberly

 

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Capitolo 1 – Elizabeth Bennet
 
Quella giornata non sarebbe potuta iniziare peggio. La sua antiquata sveglia aveva deciso di rompersi proprio quel giorno e di conseguenza di era svegliata mezz’ora più tardi. Come se non bastasse, sua madre aveva avuto l’ennesima crisi di nervi, in seguito a una sciocca discussione con il marito.
“Ti diverti proprio a tormentarmi, caro Bennet. Non hai pietà dei miei poveri nervi!” urlò Mrs. Bennet.
“Ti sbagli, cara. Ho un grande rispetto per i tuoi nervi. Sono miei vecchi amici. Te ne sento parlare con molto riguardo da almeno trent’anni.” sbuffò Mr. Bennet.
“Ah! Tu non sai come soffro.”
La scena che si stava svolgendo al momento, era una scena a cui Elizabeth assisteva ogni mattina da almeno vent’anni. Alla fine Mrs. Bennet l’aveva sempre vinta ma il marito aveva la straordinaria capacità di non lasciarglielo mai intendere. Erano sposati da ventisei anni ma nessuno dei due sembrava aver compreso appieno il carattere dell’altro. Mrs. Bennet era una donna dotata di una mediocre intelligenza, era facilmente irritabile e quando ciò accadeva diceva di essere nervosa. Mr. Bennet, al contrario della moglie, possedeva un carattere ben più complicato. Infatti, egli era un miscuglio di ironia, sarcasmo e riserbo e rappresentava ancora un mistero per la moglie.
Mentre anche il resto della casa, vale a dire le sue quattro sorelle, si svegliava, Lizzie era già pronta ad uscire. Ma la madre, ancora irritata per la discussione avuto con il marito, le sporcò la maglietta appena indossata con il caffè bollente. Fortunatamente, prima che la ragazza potesse reagire con una serie di improperi poco lusinghieri nei confronti di Mrs. Bennet, intervenne Jane, la sua sorella maggiore, che allontanò la donna dall’ira di Elizabeth. Consapevole di essere tremendamente in ritardo, corse in camera a cambiarsi e indossò la prima cosa che le capitò sotto mano: un’orrenda camicia viola, con maniche a sbuffo e un grosso fiocco sul petto. Non avendo tempo di cercare un’altra maglia, decise di indossarla, nonostante fosse consapevole di essere ridicola. Quella camicia le era stata regalata dalla madre circa tre anni prima ma Lizzie non aveva mai avuto il coraggio di indossarla.
Gettando un’occhiata all’orologio appeso in camera, lanciò una poco signorile imprecazione e corse letteralmente fuori di casa. Aveva un’ultima possibilità per arrivare puntuale a scuola, ma a quanto pareva quella non era affatto la sua giornata fortunata: la sua Fiat dell’89 non ne voleva sapere di partire e, nonostante gli sforzi di Elizabeth, rimase ferma al suo posto.
Quando uscì dalla vettura, stizzita, sbatté la portiera talmente forte da far piovere tutta la ruggine che si era formata vicino al finestrino. “Maledetta macchina!” bofonchiò Lizzie tra sé, mentre si dirigeva verso il garage. Doveva sbrigarsi e se non voleva rischiare il licenziamento, le conveniva prendere la bicicletta. Anche se erano anni che non la usava, era l’unico mezzo che le avrebbe permesso di arrivare in tempo almeno per la seconda ora. Mentre pedalava la bici arrugginita, telefonò a scuola per avvertire del ritardo, ma poiché quella non era decisamente la sua giornata, le rispose la preside in persona, Mrs. De Bourgh.
“Buongiorno, Mrs. Carol. Sono Elizabeth Bennet. Volevo avvertirla che ho avuto un contrattempo e dunque arriverò con un leggero ritardo.”
“Miss Bennet! Un leggero ritardo, dice? Lei sarebbe dovuta essere qui mezz’ora fa. Appena arriva in istituto passi per il mio ufficio. Dobbiamo parlare.” disse la preside interrompendo la comunicazione.
“Dannazione!” borbottò Lizzie. “Oggi non è affatto la mia giornata.” ripeté tra sé mentre attraversava il traffico cittadino. Quella giornata sembrava non finire mai, eppure erano solo le 8.30 del mattino. Sarebbe riuscita ad arrivare alla fine di quel grigio giorno?
Non appena giunse a scuola, lasciò la bicicletta al custode e corse in presidenza, dove l’attendeva Mrs. De Bourgh. Bussò alla porta e la donna le venne ad aprire di persona.
“Alla buon’ora, Miss Bennet. L’aspettavamo circa un’ora fa. Cos’è che le ha impedito di arrivare qui puntuale?” la salutò. Mrs. De Bourgh era una donna arcigna e piuttosto bassina (non poteva essere alta più di 140 centimetri), i folti capelli neri, che cominciavano già a tendere verso il grigio, sempre raccolti in un impeccabile chignon.
“Mi perdoni, Mrs. De Bourgh. Ma ho avuto un imprevisto e…” tentò di giustificarsi la ragazza.
“Non le ho dato il permesso di parlare, Elizabeth. E poi le sue scuse non mi interessano. Non è nei miei riguardi che ha mancato, ma in quello dei nostri alunni, che si aspettano da parte dei loro insegnanti un minimo di professionalità. Questa è una scuola, non un parco-giochi e ognuno è tenuto a rispettare il regolamento e il protocollo.”
Lizzie ascoltò la ramanzina a testa bassa, ma non osò ribattere alle parole della preside e aveva dovuto tenere a bada l’impulso di rispondere alle accuse che le erano state rivolte.
“Ah, a proposito Miss Bennet. Bella camicia!” disse la donna al momento del congedo.
Finalmente Mrs. De Bourgh le diede il permesso di lasciare la presidenza e Elizabeth corse nella sua aula dove, grazie all’affetto che i bambini dimostravano nei suoi confronti, dimenticò ben presto la scenata della preside.   
La mattinata trascorse piuttosto in fretta e in un attimo si fece ora di pranzo. Fortunatamente quel giorno non aveva anche il turno pomeridiano, cos’ ebbe il tempo di tornare a casa con calma, senza dover correre come una forsennata per tutta Longbourn. Nonostante il cielo fosse coperto, faceva abbastanza caldo e Lizzie si godette il tepore della giornata durante il tragitto di ritorno. Anche se la bicicletta necessitava di un po’ d’olio, era piuttosto e veloce e in mezz’ora la ragazza raggiunse la propria dimora; posò la bici nel garage e chiamò il meccanico, affinché riparasse l’auto. Comunque per quella sera avrebbe dovuto accontentarsi della sua bicicletta per recarsi al ricevimento che si sarebbe tenuto a Netherfield Park, il più importante albergo della zona, organizzato da Charles Bingley, il proprietario di una delle più importanti catene alberghiere inglesi: la Bingley Corporation. Ovviamente lei avrebbe partecipato all’evento non come ospite, ma come cameriera; infatti, lei e sua sorella Jane erano state ingaggiate dal Catering Darcy e qualche entrata in più non avrebbe di certo fatto male alle loro tasche sempre vuote.   



Angolo Autrice

Ciao a tutti :)
E così siete riusciti ad arrivare alla fine di questo capitolo senza addormentarvi. Bene, mi fa proprio piacere. In questo capitolo abbiamo cominciato a conoscere Lizzie, la maestra elementare più sfortunata d’Inghilterra ma anche Mrs. De Bourgh, la preside più antipatica d’Europa.
La prima parte del capitolo fa riferimento al primo capitolo di “Orgoglio e Pregiudizio”, in cui Mr. e Mrs. Bennet discutono dell’arrivo di Charles Bingley, un ricco gentiluomo proveniente dal Nord dell’Inghilterra. La parte in cui si parla del ricevimento a Netherfield Park, invece, si riferisce al ballo a cui partecipano le sorelle Bennet e in cui incontrano Mr. Bingley e Mr. Darcy.
Spero di riuscire a aggiornare la storia ogni domenica, salvo impedimenti.
A presto
Kat *

  
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