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Autore: biagi    23/06/2013    0 recensioni
Agnese è una giovane ragazza di diciassette anni con un'infanzia drammatica alle spalle, durante la quale ha preso entrambi i genitori. Da allora ha serbato tutto il dolore che provava dentro di se,chiudendosi a molti legami esterni, e l'unica maniera che sembra sollevarla e che lei adora è scrivere, soprattutto da quando la forte amicizia, unica emozione alla quale ha aperto il suo cuore, le riapre molte ferite che col tempo si stavano rimarginando.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1Era tardi quella sera ,forse più tardi del solito. Agnese era una che di ore piccole se ne intendeva fin troppo bene,le due, le tre, ormai non ci faceva neanche più caso. Ma quella sera, o meglio quella mattina, dato che erano le quattro,se ne stava lì sul letto,supina, con le coperte quasi tirate fino alla bocca, senza riuscire a prendere sonno. Si ripeteva nella mente che doveva dormire, spegnere il cervello, ma non c'è la faceva, era più forte di lei, quel pensiero non l'abbandonava, si era succhiato ogni particella di aria nel suo cervello; quelle parole aspre, spiattellate così, in faccia, l'avevano spiazzata. S e ne stava lì, con le braccia incrociate sotto il cuscino, senza sapere cosa fare. I minuti passavano interminabili, così di colpo si alzò, anche se non era sicura di quello che voleva, dato che era in uno stato di trans o mezzo dormiveglia,aprì l'anta della scrivania e prese un libretto e una penna.

Sin da quando era piccola, Agnese, aveva la passione per il mondo della scrittura, ciò che riguardava sia scrivere che leggere, la cosa che adorava di più era scrivere diari con tutte le storie che gli capitavano e tutti i segreti che si possono avere a quell'età, ma poi all'età di dieci anni circa smise tutto soltanto perchèdelle sue compagne di classe la prendevano in giro per il fatto di avere ancora un diario a quell'età e lei si vergognò talmente tanto che appena tornò a casa strappò e buttò via tutto. Adesso a 17 anni da poco compiti se ne stava lì, con la biro nuova e il libretto,una sorta di mini agendina, completamente bianco pronto ad essere macchiato con tutte le parole che le punzecchiavano la mente, e quel fiume di parole partì in picchiata senza nessun intralcio nel suo cammino,niente poteva impedire il suo percorso,l' impulso partito dalla mente che già, in un batter d'occhio era arrivato alla sua mano, che partì a scarabocchiare quell'insieme di lettere e vocaboli senza sosta "..quelle parole mi hanno sorpresa, come se per tutto il tempo fossi stata su un altro pianeta e solo adesso fossi tornata, come caduta dalle nuvole.." perchè tu Agnese eri la mia migliore amica, ma adesso,beh,non lo sei più." Era ingiusto nessun preavviso a queste parole, sbucarono così fuori dal nulla, come un bambino esce dal buoi facendo tingolo per se. Infatti lui ha pensato solo per se e qui non si tratta di un gioco. Questa era la realtà, in quel momento c'eravamo solo io, lui e il mare, peccato però che le onde del mare non avessero portato via le sue parole, le parole di quello che ormai sembrava essere il mio ex migliore amico..>> Era distrutta quasi non riusciva neanche a scrivere quelle ultime frasi e presa dal pianto,si appoggiò sul cuscino e il sonno vinse su di lei.

Si addormentò in un piacevole sogno, dove tutto quello che la circondava era magnifico, vivevano tutti in pace e serenità. Era sicura di trovarsi in paradiso, lo percepiva dall'atmosfera che la circondava anche se però nessuno era vestito di bianco o aveva delle splendide ali celestiali, il bianco candido che la circondava faceva apparire tutto più calmo e tranquillo e le sembrava quasi di non toccare il terreno, tanto che volteggiava con grazia su se stessa e si accorse che incontro a lei stava venendo un ragazzo che l'abbracciò per degli istanti che le sembrarono interminabili e quando l'abbraccio si sciolse, lo riconobbe subito, era lui, il sogno sembrava così vero che si era illusa che fossero ancora amici, che tra loro non fosse successo niente e lui le stava sussurrando qualcosa all'orecchio, quando di colpo l'atmosfera cambiò, tutto divenne più lugubre i suoi vestiti da immacolati diventarono neri color della pece e si avvicinò al suo orecchio e.. La sveglia suonò, facendo prendere un piccolo colpo ad Agnese che con una manata la spense, facendo anche rotolare giù per terra dal comodino. Il sogno era così verosimile e reale che cercò in tutti modi di trovare un appiglio per ricollegarsi al sogno, ma ormai era svanito,perso per sempre. Così si alzò, sforzandosi, anche se l'energia appena sveglia era davvero poca, contando che era anche sabato mattina, il giorno che tutti gli studenti aspettano con ansia tutta la settimana. Si capacitò dell'ora nell' iPhone, era tardi, ma prima doveva fare assolutamente una cosa, si sedette sul letto e aprì la schermata di google, non era di certo una che si arrendeva facilmente, perciò decise di raccogliere qualche informazione in più a proposito di questi sogni . Digitò sogno nella casella di ricerca e in pochi secondi si aprirono decine di pagine web, ma scelse comunque la prima, wikipedia. Scorse la pagine con il dito e lesse ".. secondo la psicoanalitica classica, il sogno sarebbe la realizzazione allucinatoria durante il sonno, di un desiderio inappagato durante la vita diurna. Fu come un'illuminazione per lei. Era così veritiero, il suo grande desiderio era chiarire tutto ciò che avevano in sospeso e non era per niente facile. Stava dando un'ultima occhiata veloce quando, si fermò a leggere le ultime due righe "..ci sono dei sogni particolari, cosiddetti premonitori. Questi sogni sono molto rari, e mostrano degli avvenimenti che devono ancora accadere e possono essere legati sia al sognatore o anche a delle persone care.." . Queste frasi lasciarono ancora più dubbi nella testa di Agnese, e la sua giornata non iniziò decisamente nel migliore dei modi.

Si era persa nei suoi mille pensieri, non accorgendosi però che i minuti passavano in fretta, capita spesso a chi ragiona troppo sulle cose e non lascia perdere qualche volta, e il tempo non aspetta i comodi di nessuno. Corse verso il bagno e fece una doccia lampo giusto per darsi una rinfrescata e magari lasciar scivolare via un po’ di pensieri negativi sotto il getto caldo e confortante dell'acqua. Uscita, si fermò davanti allo specchio, sapeva di non avere il tempo materiale per fermarsi lì, ma tutti i muscoli del suo corpo opponevano resistenza e gli impedivano di muoversi. Si fissò intensamente in quel riflesso. Era una semplice ragazza di diciassette anni, forse però semplice non era l'aggettivo adatto per lei. La sua storia era tutto il contrario di semplice. Rimasta orfana da piccola da entrambi i genitori, che morirono in un incidente stradale; il ricordo di quel giorno è rimasto indelebile nella sua mente, correre per le corsie dell'ospedale, con l'angoscia che saliva anche se ancora era piccola e della parola angoscia non ne conosceva neanche il significato, e poi la notizia arrivò a sua nonna e fu un trauma per tutti doverlo dire ad una bambina così piccola, anche perchè, come si spiega la morte di entrambi i genitori ad una bambina che a mala pena a iniziato a conoscere il mondo, ad un viso candido come quello dei figli, nipoti, è impossibile dare una notizia di questo impatto sentimentale. L'infanzia di Agnese perciò non fu idilliaca, sballottata di qua e di la, di casa in casa; poi finalmente arrivarono i sedici anni e andò a vivere da sola, un piccolo appartamento certo, non è che si poteva permettere chissà cosa, ma gli bastava, almeno avevo un posto che poteva chiamare casa, non un qualsiasi casa, ma casa sua. Non era la solita ragazza ordinaria, perfetta in tutto e per tutto, vestiva un po’ stravagante, con i suo indumenti stile bohemien, come se fosse appena uscita da un corteo hippie. Aveva dei lunghi capelli castani che molto spesso erano fuori posto, un po’ spettinati, ma le andava bene così perchè incorniciavano il suo viso un poco tondeggiante, con le guance paffutelle che spesso arrossivano, e gli occhi vispi, azzurri come il mare. Quella mattina però la sua faccia era parecchio stravolta, causa anche della nottata quasi insonne,e le occhiaie erano ben visibili. Correndo per le stanze, data l'ora che giocava a suo sfavore, prese il primo pantalone della tuta che gli capitò a tiro e optò per la felpa color cachi;afferrò le vans, un filo d'eye-liner sciarpa, borsa a tracolla e via era pronta. Prese il telefono 8.20 troppo tardi, pensò, prima ora fisica, odiava quella puttana e non ci stette a pensare due volte, sarebbe entrata alla seconda ora.
  
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