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Autore: Demsmuffin    23/06/2013    6 recensioni
Allungò la mano fino al cuscino su cui il suo ragazzo aveva appoggiato la sua testa quella notte e, forse perché aveva davvero bisogno di un appiglio, forse perché gli mancava il riccio, abbracciò quel cuscino come se fosse Harry. Sentì il suo profumo ancora impresso lì e cominciò ad odorarlo, chiudendo gli occhi umidi.
Faceva male. Faceva male che Harry si sentisse così, faceva male pensare che non avrebbe mai potuto dargli tutto quello di cui aveva bisogno. Non si sentiva all’altezza di Harry, non si ci era mai sentito.
Harry era perfetto, meraviglioso, quasi una visione per il mondo intero, ma lui? Era soltanto un mediocre ragazzo che non riusciva ad eccellere in nulla. Scosse la testa, perché la canzone era finita e lui non voleva.
Voleva sentire la voce di Harry all’infinito, voleva solo che lui non smettesse mai di cantare.
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Don't Let Me Go.






Louis ormai piangeva da ore, non resisteva alle lacrime. Aveva gli occhi rossi, male alla pancia, le gambe addormentate e non capiva più dove si trovasse o cosa stava facendo prima di scoppiare in una crisi isterica e non sentire più i polmoni.
Si era svegliato felice quella mattina e l’unica cosa che gli andava di fare era girarsi sul letto e abbracciare l’unica persona che lo aveva fatto sentire vivo per la prima volta.
Eppure, rigirandosi tra le lenzuola non aveva trovato nessuno. Solo un cuscino e la coperta stropicciata, nessun’altro. Non c’era nessuno. E si era spaventato perché, dopo tanto tempo si era di nuovo sentito solo.
Louis aveva paura. Aveva chiamato Harry mille volte al telefono, ma lui non rispose mai. Non capiva perché se ne era andato, aveva cominciato a incolparsi per le sue battutine, per i suoi scherzi, si stava incolpando per essere stato di cattivo umore tutto il giorno senza un motivo.
Voleva prendersi a pugni, voleva andare da Harry e dirgli che gli dispiaceva per essere stato un’idiota. Sbuffò, mentre accendeva il computer nella speranza di trovare qualche notizia sul suo ragazzo, non sapeva esattamente come avrebbe scoperto qualcosa, ma un modo lo avrebbe trovato.
L’unica cosa che trovò però fu solo una canzone. Una canzone cantata da Harry e da nessun’altro.
Non capiva perché ci fosse quella canzone, perché tutti stavano impazzendo, non capiva perché quella canzone esisteva da mesi e lui non ne conosceva l’esistenza. Perché Harry non gliel’aveva fatta ascoltare?
Louis non capiva. Sentiva solo la voce rauca, vedeva, con la sola forza dell’immaginazione, il corpo di Harry scosso da brividi mentre cantava, poteva vedere Harry che sorrideva, ma che aveva anche gli occhi lucidi, poteva sentire come, per la prima volta in vita sua, stava cantando l’unica cosa che avrebbe voluto cantare.
E allora Louis capì, Harry non se ne era andato perché Louis si era comportato da idiota la sera prima, se ne era andato perché sapeva che quella canzone era saltata fuori.
E nel momento stesso in cui capì, nel momento stesso in cui la canzone iniziò e la voce di Harry gli riscaldò il cuore, nel momento stesso in cui realizzò che quella canzone era per lui, cominciò a piangere.
Gli bastò un attimo, soltanto una frazione di secondo prima di crollare, a stento tenne le urla.  
Le lacrime ormai lo avevano sopraffatto, non vedeva più nulla, il suo cuore era come una macchina impazzita, le sue orecchie cominciarono a fischiare, ma Harry continuava a sentirlo.
Continuava a sentire quelle note basse, quella voce delicata che sembrava doversi spezzare da un momento all’altro, continuava ad avvertire ogni sfaccettatura di quella canzone.
Singhiozzò più e più volte, mentre il ritornello iniziava, mai nulla lo aveva fatto piangere così tanto, non avrebbe mai immaginato che una sola canzone potesse provocargli tante emozioni diverse in una sola volta.
Cosa sentiva? Gioia, tristezza, sensi di colpa, odio, amore? Non ne aveva idea, era ritornato a non capire più nulla.
Allungò la mano fino al cuscino su cui il suo ragazzo aveva appoggiato la sua testa quella notte e, forse perché aveva davvero bisogno di un appiglio, forse perché gli mancava il riccio, abbracciò quel cuscino come se fosse Harry. Sentì il suo profumo ancora impresso lì e cominciò ad odorarlo, chiudendo gli occhi umidi.
Faceva male. Faceva male che Harry si sentisse così, faceva male pensare che non avrebbe mai potuto dargli tutto quello di cui aveva bisogno. Non si sentiva all’altezza di Harry, non si ci era mai sentito.
Harry era perfetto, meraviglioso, quasi una visione per il mondo intero, ma lui? Era soltanto un mediocre ragazzo che non riusciva ad eccellere in nulla. Scosse la testa, perché la canzone era finita e lui non voleva.
Voleva sentire la voce di Harry all’infinito, voleva solo che lui non smettesse mai di cantare.
Così la rimise una seconda volta, poi una terza, una quarta, una quinta, fin quando non si addormentò di nuovo, perché si era stancato di piangere. Come Harry, si era stancato di sentirsi solo. Perché è così che si sentiva in quel momento, senza lui, Louis era totalmente solo.
Si addormentò con il cuscino tra le sue braccia, alle undici del mattino.
 
 
 
 
 
 
Louis stringeva Harry tra le sue braccia. Teneva la cosa più bella che gli fosse mai successa tra le sue insignificanti braccia. Aveva paura di stringere troppo e fargli male, ma allo stesso tempo temeva di stringere troppo poco per fargli capire quanto lo amasse, per fargli capire che il suo cuore batteva soltanto per lui.
“Sei soffice.” Aveva sussurrato Harry, nascondendo il viso sull’incavo del suo collo e stampandogli un bacio sul petto. “Ti bacerei per tutta la vita, fino alla fine.”
E allora Louis aveva sussultato di stupore, il suo corpo venne scosso dai brividi per il contatto con le sue labbra, le sue gambe si contrassero involontariamente, ma sorrideva. Dopo anni insieme, dopo anni di baci e carezze Louis non si era ancora abituato a nulla di tutto quello. Ogni volta gli sembrava come la prima ed Harry era sempre più bello.
“E allora fallo.” Sussurrò Louis, restando immobile.
Harry sorrise sulla pelle del suo ragazzo, teneva gli occhi chiusi e si divertiva a immaginare la faccia di Louis in quel momento.

Com’era?  Stupita, felice, emozionata, incredula, sorridente? A Harry piaceva immaginare le varie facce di Louis quando gli diceva qualcosa di dolce, voleva provare a vincere, voleva indovinare l’esatta espressione, l’esatta posizione di ogni sua parte, ma perdeva sempre. Louis aveva così tante sfumature diverse che la mente di Harry non riusciva mai a riprodurle tutte nonostante lo conoscesse alla perfezione. Ma ad Harry non importava perdere a quel gioco, gli piaceva riaprire gli occhi e vedere quanto vicino si era avvicinato  alla verità.
Aprì gli occhi, allora, e sorrise più soddisfatto che mai. Aveva perso, come sempre, ma il viso di Louis era impareggiabile. Meraviglia era il termine che Harry avrebbe usato per descriverlo.
Gli occhi erano leggermente spalancati, le labbra increspate, il naso aveva le narici lievemente dilatate le sopracciglia alzate e il collo era talmente in tensione che Harry poteva vedere ogni singola vena.

E allora lo baciò. Lo baciò perché, diamine, se Louis era bello.
Quando le loro labbra si incontrarono, nessuno dei due se ne rese conto, ma i loro corpi si fecero più vicini, si stavano cercando per esplorarsi ancora una volta. Non erano mai, mai soddisfatti dell’aversi a vicenda. Volevano sempre di più, avevano paura di dimenticare quelle sensazioni, paura di dimenticare come si ama.
Louis si fece trasportare da Harry, nessun atteggiamento di dominanza da parte sua, per una volta voleva che fosse Harry a guidare tutto, voleva permetterglielo, almeno per quella sera.
Quando le loro lingue si incontrarono e delicatamente si mossero andando una verso l’altra, Louis spinse i fianchi di Harry verso il suo bacino con il solo movimento delle sue gambe. Ed Harry si fermò.

“Come?” Sbatté le palpebre due volte, prima di riuscire a controllarsi. “Lou, sicuro che posso?”
Harry lo voleva così tanto, ma quasi mai Louis glielo permetteva, solo poche volte e quella sera, Harry poteva. Poteva far capire a Louis che era solamente e completamente suo.
“Sì.” Louis lo baciò, impaziente, alzò il corpo di Harry dal letto e lo mise sopra il suo.
Harry non chiese più niente, ridacchiò mordendo il labbro inferiore del più grande e gli allargò le gambe con le braccia. Louis le portò su e le appoggiò alla schiena di Harry, mentre lui cominciava a muoversi.
Ansimi contro ansimi, gemiti contro gemiti, labbra contro labbra, petto contro petto, naso contro naso. I loro corpi erano in sintonia, niente più esisteva in quel momento. Vi era solo il letto e i loro corpi, niente pensieri, niente parole, niente di niente.
Per Harry esisteva solo Louis e per Louis soltanto Harry. Tutto quello che avevano sempre voluto era lì. Non stavano facendo sesso, Harry e Louis non lo facevano mai, loro facevano l’amore, quello vero.
Avevano i cuori caldi, erano sudati, cercavano di soffocare le urla, Harry cercava di non fargli male, cercava di muoversi meglio che poteva, cercava di soddisfarlo.

Louis lo aiutava muovendo le sue gambe sopra la sua schiena, ma a un certo punto non ci fu più bisogno, Harry era così bravo che la tensione di Louis andò via. Smise di preoccuparsi, l’unica cosa di cui gli importava era sentire Harry dirgli che lo amava e che non lo avrebbe mai lasciato andare, anche se Harry non stava usando le parole per parlare.
 
Louis sbatté le palpebre tre, quattro, cinque volte prima di riuscire a mettere a fuoco la stanza in cui si trovava. Sentì una maniglia che si abbassava, sentì dei passi e i suoi occhi bruciare.
“Oh mio Dio, Louis.” Harry corse verso di lui, senza esitare un attimo. Non pensava che, uscendo una sola mattina, Louis si sarebbe sentito così. Non pensava che la sua punizione per essere scappato via potesse essere così crudele.
Harry non poteva vedere Louis con gli occhi, con le guance arrossate, con il cuscino sul quale aveva dormito quella notte accanto a lui, non poteva sopportare Louis piangere.
Vide il computer ancora accesso, notò un video di youtube che aspettava ancora l’ennesimo replay. Ed Harry scosse la testa tra se e se perché sperava che, in qualche modo, Louis non avesse visto niente.
Forse, se fosse rimasto, avrebbe potuto evitare che lui l’ascoltasse, forse aveva sbagliato a darsela a gambe quando quella mattina aveva visto la sua canzone ovunque.
Ma non poteva farci nulla, il panico lo aveva preso come non mai, tutto gli era sembrato confuso e triste e non sapeva nemmeno il perché. Sapeva che gli stava chiedendo una cosa che non doveva nemmeno chiedere perché Louis non lo avrebbe mai lasciato andare.
Chiuse in fretta il portatile, lo buttò malamente su un mobile a caso, il più vicino a lui, e si mise sotto le coperte con Louis.
Il più grande non parlò, non disse una parola né fiatò. Lo guardò mentre si sistemava a letto, mentre si toglieva i jeans troppo stretti e la maglietta troppo trasparente e non si mosse mentre Harry lo abbracciava. Accettò semplicemente le sue attenzioni.
“Mi dispiace. Non avrei dovuto andare in giro, sapevo che l’avresti sentita, sarei dovuto restare qui con te. Avrei dovuto spiegarti.”
Louis si lasciò semplicemente cullare da lui. Non era arrabbiato, non provava delusione o rancore gli andava bene che lui fosse scappato via, andava bene.
“Perché Harry?” Sospirò, chiudendo gli occhi che bruciavano. “Perché mi hai chiesto di non lasciarti, io non lo farò mai.”
Harry cominciò a piangere silenziosamente, fece per parlare, ma Louis lo interruppe.
“So quanto le luci ti stiano accecando, so che non avevi mai pensato a quanto poteva essere difficile.” Citò la canzone che lo aveva ridotto in pezzi, capendo parola dopo parola sempre di più quello che Harry voleva dirgli. “Ma lo è. E’ difficile e sì, fa tutto schifo e le luci sono così forti che danno fastidio anche a me, io non sono più forte di te.” Louis prese un respiro, mentre le lacrime amare continuavano a cadere sul viso di Harry. “E non hai bisogno di portarmi una stella, non mi serve Harry, ho già te, che diamine me ne faccio di una stella?” Ridacchiò amaramente e nessuno dei due lo disse, ma entrambi avrebbero voluto essere liberi in quel momento. Senza fama e senza gli occhi del mondo su di loro. Liberi.
Liberi come non mai, senza catene, senza restrizioni, senza doversi nascondere. Liberi e allo scoperto.
Per questo Louis era scoppiato a piangere, e lo capiva soltanto adesso. Non era la canzone che faceva male, la canzone era perfetta, era meravigliosa, la voce di Harry la rendeva speciale, era la più bella canzone di sempre con le parole migliori di sempre. Non era la canzone a farlo piangere, era la loro libertà negata.
Era la libertà che Harry stava cantando, il suo amore per Louis, la sua frustrazione nell’essere in gabbia. E, adesso piangevano entrambi, ma Louis, al contrario di Harry, si fece vedere. Per la prima volta, si mostrò vulnerabile davanti a qualcuno.
“Cosa posso fare Lou?” Disse Harry con una voce talmente fievole che Louis lo sentì a malapena. “Cosa posso fare per farti smettere di piangere?”
“Solo..” Un singhiozzo interruppe Louis. “Stringimi, per favore. Stringimi più forte che puoi.”
Harry lo strinse più forte che poté, come gli era stato chiesto, sussurrando al suo orecchio.
“Lou, andrà tutto bene, si risolverà tutto. Mi spiace..”
Altre lacrime uscirono fuori dagli occhi di Louis ed Harry le raccolse prontamente via con il polpastrello, baciando ogni guancia.
“Fallo smettere. Fa male Harry, fallo smettere. Non… non ce la posso fare.” Louis singhiozzava e non riusciva più a smettere, piangeva e non gli importava. Voleva soltanto smettere di provare dolore. Voleva baciare Harry alla luce del sole.
“Non posso, amore. Tutto quello che ho potuto fare è quella canzone, ma non posso fare nient’altro. Non so come si faccia a fermare il dolore. Lo avrei fatto per te miliardi di volte se sapessi come, ma hey, siamo arrivati fin qui. Non possiamo arrenderci adesso.” Harry cercava di essere quello forte, cercava di rassicurarlo come Louis aveva fatto sempre con lui.
Sperava di riuscire a farlo stare meglio, sperava di poter vedere ancora un sorriso su quel viso adesso spento e pieno di dolore, sperava di essere all’altezza della situazione.
“Non ho mai detto che voglio arrendermi. Non quando si tratta di me e te. Per quanto doloroso possa essere, non mollerò mai. Non ti lascerò mai andare Harry, mai.”
E un sorriso comparve sulle labbra di Louis, un sorriso leggero, appena accennato, ma pur sempre un sorriso.
“Ti amo, Louis.”
“Mai quanto me, Harry.”
Tra le lacrime si baciarono, raggiungendo il loro piccolo mondo in cui nessuno poteva toccarli, scalfirli o farli soffrire.
E Louis non lascerà mai andare Harry perché non potrà mai trovare il coraggio di spaventarlo, di farlo dormire da solo la notte. Il loro amore è vivo, passionale, eterno, non è destinato ad una fine. 




Demsmuffin's corner

Per la serie "a volte ritornano" eccomi qui! ♥
Questa cosa fa un po' schifo, ma dopo aver sentito la canzone non potevo non scriverci sopra.
Non sono la prima e non sarò l'ultima a farlo, ma amen.
Il "banner" l'ho fatto io, quindi non prendetelo, grazie. 
Mi spiace di non aver postato assolutamente nulla di nulla ultimamente, ma non riesco proprio a scrivere, questa è l'unica cosa che sono riuscita a fare.
Prometto che aggiornerò la FF però, prima o poi, ma non la lascio incompleta, don't worry :)
Ditemi che ne pensate di questa anche se non è una delle mie migliori e vabbé, cagatela lo stesso. ♥
Vi amo tutti lo stesso, bye e see you soon (credo....)!
Peace, love and Larry Stylinson,
Sarah. 


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