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Autore: Mushroom    23/06/2013    3 recensioni
Il campo – o la distesa di tende traballanti che inizia a sembrare tale – è silenzioso. Tutti dormono.
Probabilmente Dean beve e urla sì a un cielo senza stelle.
Castiel fissa le pillole. Ci mettono così tanto a fare effetto; così tanto. Un'altra non potrà di certo fare male.
Genere: Angst, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Titolo: Post Blue
Fandom: Supernatural
Personaggi: Dean Winchester, Castiel
Rating: PG/SAFE
Avvertimenti: Endverse 2014, Slash, Drugs abuse
Conteggio Parole: 1140
Note: Scritta @maridichallenge per X-Fandom con la canzone Post Blue dei Placebo e non un briciolo di ispirazione
Disclaimer: Niente mi appartiene e niente è mio.

Castiel ha bisogno delle pillole per dormire.
Le manda giù – due, una rossa e una bianca – con una sorsata d'acqua; fa un suono spiacevole quando deglutisce. Sente le pillole bloccarsi in gola, anche se non sono lì, anche se sono già entrate in circolo e faranno effetto prima ancora che possa rendersene conto.
Dean – il grande Dean, Il Dean – dice che è normale avere gli incubi. Si sforza di nasconderlo, mentre organizza la resistenza (la sopravvivenza), mentre mette su il campo, ma neanche lui dorme un gran che. Dice (Castiel sorride) che duemila anni di passato (ora ride) possono essere troppo, tutto insieme, per un umano (la risata ora è più grande). Duemila anni di cui Cas ricorda così poco, ma che fanno così male. A volte ha come la sensazione di essersi perso qualcosa nel mezzo e nel durante; di aver trascurato tutto ciò che è avvenuto prima di aver salvato Dean. Come se la sua esistenza non fosse nulla prima di quello.
Eppure Castiel sa di aver visto tutto, dal primo pesce camminare sulla terra a, beh, l'apocalisse. Solo che non sembra importante, non con gli occhi dell'altro sé, pieni di immagini che non gli appartengono.
Il campo – o la distesa di tende traballanti che inizia a sembrare tale – è silenzioso. Tutti dormono. Probabilmente Dean beve e urla sì a un cielo senza stelle.
Castiel fissa le pillole. Ci mettono così tanto a fare effetto; così tanto. Un'altra non potrà di certo fare male.

*


Il campo cresce. Arrivano nuove persone non contaminate, nuove vittime, nuovo tutto. C'è una ragazza di cui Castiel non ricorda il nome e, sinceramente, non gli interessa ricordarlo. È nuova, tutti hanno bevuto e Dean gli ha dato una pacca sulla spalla e fatto un occhiolino inequivocabile - colpisci, tigre, dice. Sorride con il sorriso del Dean che ha conosciuto, ma non è lui. Castiel ricorda l'anima di Dean – è stupido, vero? In quanto la dimenticherà? In quanto tutto ciò che è stato sparirà del tutto, lasciando spazio solo a un piccolo, fragile essere umano senza nessuna speranza? Castiel non vuole perdere la speranza. Vuole lottare. Anche se Dean non è Dean e se quel campo collasserà su se stesso non appena finiranno le scorte d'acqua o di cibo o non appena un Croaton entrerà spacciandosi per un superstite. (Castiel pensa che Dean sia troppo buono per lasciare una persona bisognosa di aiuto fuori dalle recinzioni. Qualche giorno dopo un Croaton proverà davvero ad entrare. Convincerà anche Castiel, ma Dean gli sparerà in mezzo agli occhi senza neanche fiatare, tornando alle sue attività con la stessa facilità con cui un bambino stabilisce che è ora di colorare piuttosto che di giocare con le macchinine).
La ragazza gli sorride, ora. Castiel decide che, se proprio è diventato umano, tanto vale provare a vivere come tale (o come Dean).

*


Ha finito le pillole e gli incubi non gli danno tregua. Sono sogni fatti di grazia, o così sembra. Solo luce, tanta luce. Viene sempre accecato e fa male. Non il male fisico in cui dovrebbe logicamente farlo. È difficile da spiegare perché non ha mai avuto a che fare con cose simili. Mai. È come bruciare; come cadere dal paradiso e Castiel non si potrebbe mai dimenticare quanto vuoto e perso e solo si è sentito; quanto ha fatto male – ha ancora le cicatrici sulla schiena, e non pensa che se ne andranno. Si sveglia ansando e l'unica parola che affiora nella sua mente è disperazione. È sudato. Trema. E quella è disperazione.


*

Anche Dean è disperato. Ora capisce. Gli da altre pillole e gli consiglia di farne buon uso. Castiel ne manda giù il tanto necessario per stordirsi abbastanza da non sentire niente. Vuole tornare a non sentire niente, perché ai tempi era tutto più semplice. Poteva osservare il mondo e l'apocalisse e riuscire a controllarsi. Poteva osservare Dean e – Castiel mentirebbe se dicesse di aver mai potuto osservare Dean senza provare niente. Ma le pillole aiutano, davvero, a guardare Dean senza sentirsi disgustato; e anche il sesso.

*


Castiel non ha mai imparato la lezione sugli spazi personali. Quando Dean deve progettare qualsiasi cosa, da un attacco a un covo di demoni a una missione per il recupero di viveri e medicine, è Cas il primo che consulta. Al campo fa caldo. Castiel lo ascolta, lo sguardo che si perde tra la mappa e le gocce di sudore che percorrono il collo del suo generale e si infilano dentro la t-shirt. Ha un fremito, e qualsiasi cosa sia lo distrae a tal punto da costringere Dean a chiamarlo più volte per attirare la sua attenzione. Castiel alza gli occhi su di lui, a qualche centimetro di distanza dal suo viso. Sorride sghembo e dice che è perfetto, no?
Non sa di cosa Dean stesse dicendo, ma questo basta a rassicurarlo e a farlo riprendere a parlare. Inizia descrivendo il territorio dove agiranno. Castiel posa una mano sul tavolo e inspira. Ha la gola secca e i pantaloni gonfi.
Gli occhi vuoti di Dean lo notano, ma lo ignora (come hanno sempre fatto).

*


Non è la prima canna che sì fa, né la cosa più forte che abbia provato nell'ultimo periodo, ma è la prima che riesce a condividere con Dean. Forse è perché sono entrambi ubriachi, forse è perché troppi sono morti nella missione del giorno, ma il compagno non fa storie. Si siede accanto a lui e si fa un tiro. Poi iniziano a ridere, ma sono risate secche, sono risate prive di qualsiasi cosa. È uno sfogo isterico in cui sono troppo vicini e cristo, Castiel vorrebbe solo fotterselo. Lo vuole dal primo istante che l'ha visto – non vuole questo Dean, vuole il suo Dean, quello per cui ha accettato di cadere e di lottare; quello che avrebbe sfidato il mondo per la famiglia (per Sam) e che poi si è perso. Eppure quel Dean ha l'aspetto di questo Dean, e Castiel non può smettere di pensarci. Così lo dice “Ti farei urlare come una puttana, Dean” anche se non è previsto, anche se sta ridendo, anche se è totalmente fatto.
E allora Dean lo guarda e smette di ridere, e quella notte è Castiel a urlare.

*


Castiel non riesce a dormire. Quando butta giù le pillole sa già che non faranno nessun effetto. Sorride. Ne prende un altra. Non sa cosa sia stato: il campo, l'aria, il modo in cui Dean lo scopa (violento e vuoto e dedito all'atto in sé, senza nessun altro presupposto); forse l'acqua stessa; forse l'essere tanto umano; ma Castiel ha dimenticato cosa significhi essere un angelo.
Ride.
La cosa buffa è che l'anima di Dean la ricorda, però. Ha dimenticato i suoi fratelli e la sua casa e suo padre, ma Dean c'è sempre. Apre e chiude la bocca e ciò che ne esce è un latrato disperato. Ora è disgustato da se stesso.

 

   
 
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