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Autore: Nephilim13    23/06/2013    2 recensioni
Si sa, gli Shadowhunters non possono avere relazioni che vanno oltre l'amicizia con i mondani, gli umani. Ma di innamorarsi di un semplice mondano può capitare a chiunque, inclusa ad Ivy, la migliore Cacciatrice di tutti i tempi.
Saresti capace di scegliere tra l'amore e la tua famiglia?
Ivy l'ha fatto. Ma evidentemente il destino non era a suo favore.
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                        DESTINY'S AGAINST US.


Non avrei mai accettato quel maledetto incarico, se solo avessi saputo cosa mi riservava il futuro.
Mi era stata affidata una missione: entrare nel mondo dei mondani e cominciare a farne parte, per proteggerli dai demoni.
Ma qualcosa era andato storto. Tutto era andato storto.
Una parte del mio cuore mi diceva di doverlo accettare, perchè ormai era fatta, non c'era più via d'uscita.
L'altra invece mi suggeriva che avrei dovuto dimenticarlo, andare avanti combattendo demoni e Nascosti.
Anche lui mi amava, ne ero sicura. Gli sguardi che mi rivolgeva, le carezze che mi riservava, i baci che mi regalava...
Era ora di fare una scelta: rimanere una Cacciatrice, ciò che amavo più di me stessa, e perderlo per sempre, o diventare una mondana per poterlo avere per sempre al mio fianco.
Anche se ce ne fosse stata la possibilità, non gli avrei mai nemmeno proposto di diventare un Cacciatore come me. Non avrei mai permesso di rinunciare alla sua numerosa famiglia per me. Mi alzai dal letto della mia stanza dell'Istituto di New York e mi diressi verso lo specchio.
Osservai indifferente le occhiaie nere che di giorno in giorno aumentavano intorno ai miei occhi dorati, il mio viso sempre più scavato e pallido incorniciato da dei biondissimi e ricci capelli lunghi fino alle anche. Mamma mi direbbe che la scelta spetta al mio cuore e al mio cervello, non alle persone che mi circondano. Papà darebbe di matto, ma poi lo accetterebbe, perchè vuole un mondo di bene a tutti i suoi figli.
Clary e Jace Herondale erano - a mio parere - i genitori migliori del mondo. Capivano da un semplice sguardo se tra i loro tre figli c'era qualche problema, ed erano pronti e farsi in sette per aiutarti a risolverlo. Inoltre, si amavano alla follia e, da quello che mamma mi aveva raccontato, dopo mille peripezie erano finalmente riusciti a trovare la felicità.
Papà era un tantino iperprottettivo con me, ma forse perchè ero la terza figlia ed ero l'unica femmina. Si erano preoccupati molto in questa settimana vedendomi in queste condizioni ed avevano provato più volte ad estorcermi dalla bocca qualcosa in più di un semplice monosillabo, ma senza successo. Così i miei due fratelli, Stephen e Luke. A Luke avevo detto tutto, perchè non riuscivo a tenere tutto dentro. Lui mi ha detto che la scelta appartiene al mio cuore. Mi sarebbero tutti mancati un mondo, ma avevo deciso ormai. Corsi a perdifiato fuori dall'Istituto che ospitava i miei genitori, i miei fratelli e i Lightwood, anche se in fondo ci consideravamo tutti parte di un' unica, grande famiglia. Lo guardai un ultima volta con la vista offuscata dalle lacrime che avevo trattenuto per molto, troppo tempo. Avrebbero capito tutto, ne ero sicura. Continuai ad accorciare la distanza che separava me e Damien correndo. Arrivai davanti la sua casa ansante, tanto avevo corso veloce. Com'era buffo. La miglior Cacciatrice di tutti i tempi, reclamata da tutti gli Istituti del mondo, che buttava tutto all'aria  per amore. Per amore di un mondano. Attraversai il sentiero che portava alla villa a due piani di colore ocra dove Damien, il ragazzo dagli occhi grigi e dai capelli neri per il quale stavo per rinunciare a tutto, e sua madre abitavano e bussai alla sua porta.
Come mi aspettavo, venne ad aprirmi sua madre. Una donna sulla cinquantina, uguale a Damien in tutto e per tutto, anche nel sorriso di accoglienza che mi stava rivolgendo la signora Kori.
-Ciao, Ivy! - mi accolse la donna tutta pimpante.
-Salve signora DeSilva. Cercavo Damien, è in casa?
La donna doveva aver notato che i miei occhi avevano appena smesso di lacrimare, perchè sul suo viso notai molte emozioni in contrasto. Poi, dolcemente, mi disse:
-No, tesoro. E' uscito qualche minuto fa. Ma entra, ti offro qualcosa. Sarà di ritorno a momenti.
Mi fece accomodare sul divano dell'immenso salotto della loro casa, si avviò in cucina e tornò a sedersi di fianco a me con due tazze di cioccolata calda in mano. Me ne porse una, poi indicò l'unica runa che non avevo avuto occasione di coprire, quella della Chiaroveggenza:
-Sai, i tatuaggi possono nuocere alla salute.
Dovetti trattenere una risata, perchè era proprio ciò che Damien mi aveva detto quando ci eravamo conosciuti, ripetendomelo fino al mal di testa fino a quando non gli avevo rivelato la mia vera natura. Beh, tale madre tale figlio.
Il telefonino della signora DeSilva squillò e lei si fiondò in cucina a rispondere dopo essersi scusata con me.
Dopo due minuti, tornò in salotto con le lacrime che le rigavano il volto dal colore olivastro, che adesso era sbiancato violentemente.
Mi avvicinai con cautela e le poggiai una mano sulla spalla e le chiesi cosa fosse successo.
-Damien. - disse semplicemente con voce roca.
Il mio cuore perse un battito, mi sentivo svenire, le gambe non reggevano più il peso del mio corpo.
-Cosa è successo a Damien? - quasi gridai con il poco fiato che mi era rimasto nei polmoni.
-Un pirata della strada... l'ha investito... Lui... è.... - si fermò e si buttò in ginocchio singhiozzando.  Le sue urla strazianti mi arrivavano vagamente alle orecchie, sembrava arrivassero da chilometri di distanza. Tutti i miei sensi erano andati a quel paese con tanto di calci nel sedere.
Uscii di corsa nuovamente, buttando a terra la tazza di cioccolata calda e macchiando il bel parquet  del salotto di casa DeSilva.
Non poteva essere. Non lui. Non Damien. Non adesso.
Al mio primo giorno di allenamento, spericolata com'ero e come sono, mi arrampicai su una trave di sette metri senza protezione. Poi le mie mani persero la presa e io caddi di schiena. Tutti accorsero in mio aiuto, poi svenni. Mi sentivo come se qualcuno mi avesse aspirato tutta l'aria dai polmoni, non facendovi rimanere nulla. Solo il dolore.
Era esattamente come mi sentivo adesso, davanti al'Istituto dove ero nata ben sedici anni fa, cresciuta e dov'ero stata allenata per metà della mia vita.
Sfilai il pugnale da dove era nascosto, ovvero da dentro lo stivale destro.
-Ti raggiungerò, Dam. - sussurrai.
Mi puntai la lama al cuore, ma qualcuno me la sfilò di mano. Era Luke, con i suoi soliti capelli rossi ed occhi verdi spalancati, che mi guardava sconvolto.
-Ma che fai? - gridò. - Sei pazza o cosa?
-Luke, Damien è... - mormorai.
Il suo sguardo si fece pieno di compassione, poi buttò il coltello a terra e semplicemente spalancò le braccia.
Senza dire una parola, mi buttai tra le sue braccia e sfogai la mia collera contro il suo petto.
Continuò a tenermi stretta stretta, fino a quando il mio corpo non cedette ed io svenni tra le braccia del mio fratello maggiore.




Author's corner.
Innanzitutto, grazie per aver letto la mia storia, e ricordate, qualche pensierino qui sotto è sempre gradito!Da premettere che questa idea di questa One-Shot si è fatta strada nel mio cervellino alle due di notte mentre andavo a dormire,
spero vi sia piaciuta. Mi piace scrivere, quindi pubblico storie con piacere.
Le recensioni mi interessano tantissimo, quindi, per favore, non risparmiatevi! Sono qui per questo ;)
Alla prossima, lettori!
   
 
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