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Autore: dayofsnoww    23/06/2013    1 recensioni
"È così che va a finire: le cose belle che non vengono apprezzate si autodistruggono."
Racconto ispirato alla canzone Eleanor Rigby dei Beatles.
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho scritto questo racconto ispirandomi alla canzone Eleanor Rigby dei Beatles e, per capire il racconto, dovete ovviamente ascoltarla e conoscere il testo :) Ero un po' riluttante nel pubblicarla ma spero vi piacca, se leggete vi prego fatemi sapere cosa ne pensate ♥ Qui c'è una piccola gallery con alcune foto che mi hanno ispirata: http://bubblegumlourry.tumblr.com/post/53688814992/fic-material-never-mind-about-this-dont-even-open-it

Eleanor Rigby picks up the rice in the church where a wedding has been
Lives in a dream
Waits at the window, wearing the face that she keeps in a jar by the door
Who is it for?

All the lonely people
Where do they all come from?
All the lonely people
Where do they all belong?

Eleanor Rigby died in the church and was buried along with her name
Nobody came
Father McKenzie wiping the dirt from his hands as he walks from the grave
No one was saved


Si chiamava Eleanor. Mi disse che i genitori la chiamarono così a causa della canzone dei Beatles. Ma il suo cognome non era Rigby: non ebbe mai l'occasione di dirmelo, in verità. Se ne andò così veloce come arrivò. La incontrai, come nella canzone, in una chiesa; nel cortile antistante, precisamente. Ma non era un matrimonio: passavo di là, al ritorno da scuola. Una ragazza con una veste bianca e i capelli castani sciolti spazzava il cortile, poi si sedette sulle scale della chiesa a contemplare quello che le era intorno. Io mi nascosi dietro un albero, dall'altro lato del viale, e rimasi ad osservarla. Era troppo bella perché potessi ignorarla. Ad un certo punto alzò la testa, mi vide. Mi sorrise. Io ricambiai debolmente e attraversai il viale perché l'albero, ormai, non poteva più coprirmi.

"Ti capita spesso?"

"Cosa?" mi rispose, con aria innocente e distante.

"Che la gente ti fissi. Mi dispiace, davvero."

"Oh, quello! Ci sono abituata, davvero."

Ebbi l'impulso di prenderle la mano, di accarezzarle i capelli, di giocare con l'orlo della sua gonna... ma non lo feci. Quando mi disse il suo nome, sono banale se dico che tutto cominciava ad avere un senso? Hanno ragione i libri, i film, le canzoni. Non avevo mai capito di cosa parlassero, fino a quell'attimo.
Mi narrava di lei, con gli occhi velati di tristezza: le piaceva parlare, o forse era solo un altro mero passatempo per occupare le sue giornate. Io l'avevo inquadrata, sapete? Lei era quella ragazza che tutti amano da lontano, ma che nessuno osa avvicinare: forse la sua bellezza e l'aura angelica che la circondavano inquietavano gli altri. Ma quando nessuno ti avvicina, finisci col pensare che in te ci sia qualcosa di sbagliato. Eleanor non me lo disse, ma non ce n'era alcun bisogno. Blackbird continuava a risuonarmi nella testa, mentre mi parlava: era l'unica canzone dei Beatles che allora conoscevo, e sentivo il bisogno di associare a lei una qualsiasi melodia.

"Quando sono sola mi stendo su un'aiuola di fiori, nel cimitero dietro la chiesa. Vuoi vederla?"

Avevo sempre odiato i cimiteri, mi facevano sentire come se fossi già morto. Rabbrividivo al pensiero che un giorno la mia pelle si sarebbe sciupata e sarei finito sotto un cumulo di terreno. L'unica cosa positiva dei cimiteri, per me, erano i fiori.
Il cielo era biancastro, il sole c'era ma era coperto, visto dal prato sembrava un'enorme distesa di nulla. Eleanor rivolse il suo sguardo al cielo e sorrise. Mi chiesi cosa avesse da sorridere. Cosa la rendesse tanto tranquilla in quel posto che mi turbava così tanto. Presi un filo d'erba e cominciai a passarmelo tra le dita; parlai.

"Ti senti sola, Eleanor?"

"La vedi quella lapide, laggiù?" mi indicò una lapide vecchia e dimenticata, nessun nome, nessun fiore. Solo una croce incisa sulla pietra. "È isolata dalle altre, anche se non sembra. Ma io l'ho capito, sai? Guardala, è così scialba e dimenticata. È in mezzo a tante altre, ma attira l'attenzione, non è vero?" Non ero sicuro che fosse una domanda rivolta a me, quindi non risposi. "Perché attira l'attenzione? Perché è scialba e dimenticata. Le altre sono tutte decorate, piene di scritte e di fiori, sono così comuni. Lei no, la gente la vede, la gente ne parla, noi la contempliamo, ma nessuno sa in realtà quanto essa sia sola."

Eleanor colse dei fiori e cominciò a intricarli tra i suoi capelli. Ne colsi uno anch'io e glielo poggiai su un orecchio, perché non potevo fare altro. Lei non sorrise, ma non era infastidita: fissava un punto indefinito all'orizzonte che solo lei poteva raggiungere.
Vorrei poter dire di essere stato sorpreso, ma non lo ero poi così tanto, quando il pomeriggio seguente passai davanti alla chiesa e il parroco mi disse che Eleanor si era suicidata. Aveva macchiato la sua veste bianca di rosso, aveva spiccato il volo dal tetto della chiesa che le era stata tanto cara. Mi piace credere che non abbia mai toccato terra, ma che sia volata direttamente verso il cielo, anche se in Dio non ci credo poi così tanto. Giaceva già sotto un cumulo di terra. Nessuno si era presentato al suo funerale. Era come la lapide: così osservata ma così sola. Nessuno si era mai preso il tempo di conoscerla, quella lapide. Non si erano mai interessati a tutto ciò che poteva raccontare. È così che va a finire: le cose belle che non vengono apprezzate si autodistruggono. La lapide finirà per cedere; Eleanor l'ha già fatto. Girai il cimitero, non trovai il suo nome. Ma seppi dove poggiare la mia rosa, colta in quel cimitero e rigorosamente bianca come la sua veste. Su una lapide scialba e dimenticata.
Ascoltai la canzone che parlava di lei; quante cose non sapevano di te, Eleanor Rigby.

  
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