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Autore: AlexBrightStar    24/06/2013    0 recensioni
Due mondi, due realtà, un amore impossibile, una terra da salvare.
Il nostro eroe saprà scegliere tra ciò che è da fare e ciò che è giusto?
Lana saprà controllare il suo cuore e sarà in grado di essere all'altezza del suo destino e di ciò che l'aspetta?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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lomi 20/12/2005

Caro diario, oggi è un giorno bellissimo, tra poco arriva il Natale, e io ho già scritto la mia letterina. Mamma si è decisa finalmente ad usare il camino, io e papà siamo riusciti a convincerla dopo tanto tempo. Dice che non aveva voglia di pulirlo, dopo. Così il lavoro sporco, come dice papà,  toccherà a me e a lui.

Chiuse il diario rosa che le era stato regalato dalla nonna, aprì velocemente un cassetto della sua scrivania in legno scuro e lo nascose per bene sotto alcune scartoffie, costituite principalmente da disegni colorati.
Si lanciò giù dalla sedia con un balzo, poi si guardò un attimo allo specchio per la decima volta in quella giornata.
Adorava ammirare il suo corpo mentre indossava l’abito nuovo che le aveva comprato la mamma, quella sera sarebbero andati a mangiare dai nonni. Nella loro villa in campagna.

Andò in camera della madre, dopo essersi pettinata i lunghi capelli biondi che le accarezzavano morbidi la schiena.

La madre di Corolaine era seduta sul letto, si stava mettendo le scarpe nuove, che aveva comprato con la figlia giorni prima. La bambina adorava quelle scarpe, adorava i tacchi in generale. Erano nere, di velluto, con il tacco –che agli occhi di Corolaine- sembrava altissimo.
Appena la madre notò la bambina sulla soglia della porta della grande camera da letto, le sorrise dolcemente. Poi la invitò a correre tra le sue braccia, sempre sorridendo.

La bambina non perse tempo, corse e si buttò tra le braccia della madre, che l’accolsero in un caloroso abbraccio.

-Gira un attimo su te stessa tesoro.- la madre incitò la bambina.
Senza pensarci un attimo Corolaine fece una piccola piroetta, mostrando le sue abilità di danzatrice. Aveva iniziato ballare la danza classica quando aveva tre anni, adorava quello sport. –Sei meravigliosa.-

Poi si diressero insieme verso la cucina, la donna mise in una busta una teglia che –Corolaine poteva sentirlo dal profumo- era  piena di lasagne che avrebbero mangiato dalla nonna.

Il padre aprì la porta quando già indossava il giubbotto. Teneva  in una mano il cappotto lungo della figlia e nell’altra il cappello e la sciarpa che la nonna aveva cucito a maglia per la nipotina.

La madre aprì la porta principale, la bambina fu travolta da un’ondata di vento gelido. Probabilmente avrebbe nevicato quella sera. La piccola si sentì afferrare una mano da una più grande.
La donna si diresse verso l’auto, seguita dalla figlia e dal marito.

L’auto era calda, i finestrini chiusi erano coperti da fiocchi di neve e da un lieve e sottilissimo strato di ghiaccio.


Dopo circa venti minuti di viaggio l’auto si fermò, non erano ancora arrivati. Corolaine non poteva vedere la strada, ma sapeva che ci voleva più tempo per arrivare dalla nonna.
I genitori scesero dalla macchina. Prima di richiudere la portella il padre rivolse un sorriso dolce alla figlia.
-Io e mamma torniamo subito.- la bimba annuì sorridendo, anche se era un po’ infastidita da quella sosta. Voleva arrivare dalla nonna il più presto possibile.

Mentre guardava fuori dal finestrino la sua attenzione fu catturata da un’auto nera che sfrecciava sull’asfalto. Si fermò proprio davanti quella dove si trovava Corolaine. Due tizi con il volto ricoperto da uno strano cappello nero aprirono le portelle e scesero dall’auto.

Corolaine impaurita da quelle figure si nascose sotto i sedili dell’auto. I tizi non la videro, ed entrarono in un negozio.

Prima che potesse scendere dall’auto per informare la madre del suo incontro con l’uomo nero, udì due spari.
Il suo cuoricino batteva sempre più forte e la piccola, ancora più impaurita, corse nel negozio per raggiungere al più presto i genitori.




 


Mezz’ora dopo Corolaine si trovò seduta in una volante della polizia, non capiva dove stesse andando, o perché degli uomini armati non le avessero permesso di incontrare la sua mamma e il suo papà.

L’auto stava percorrendo la strada per andare dalla nonna, la bambina la riconosceva. Pensò che forse i suoi genitori fossero già arrivati e avessero mandato qualcuno a prenderla.
Rimase nell’auto, mentre due poliziotti, un uomo e una donna, bussavano alla porta della nonna. Dopo poco vide la nonna accasciarsi sulla soglia della porta, mentre si copriva il volto con le mani.

La bambina pensò che si fosse sentita male, quindi scese dalla volante e corse dalla nonna.

















20/6/2013

Corolaine, o come si faceva chiamare, Lana, ancora dormiva quando la nonna bussò alla porta della sua stanza. Sperò che se si fosse finta ancora addormentata, la nonna avrebbe cessato di bussare. Invece non si arrese, e Lana si vide costretta ad alzarsi.

Aprì la porta all’anziana signora, che l’aveva svegliata. Socchiuse gli occhi, cercando di mettere a fuoco la sagoma della nonna che sembrava più incavolata del solito.

-Ti rendi conto di che ore siano?!- la vecchia stava cercando palesemente di trattenere la rabbia.
-Mmmh, le 10?- veramente a Corolaine sembravano le sette di mattina, avrebbe continuato a dormire ancora per ore, tuttavia dall’espressione della donna aveva intuito che fosse molto più tardi.
-Sono dodici, Lana!- urlò il nome della ragazza, non riuscendo più a trattenere la sua rabbia.

La ragazza rimase in silenzio, non capendo ancora perché fosse così arrabbiata. Socchiuse un attimo gli occhi, frugando nella sua testa. Cercando di mettere in moto i neuroni.
Mentre la bionda –ormai da diversi anni tinta di nero- cercava di capire quale fosse il motivo dell’ira della vecchia, la nonna aggrottò le sopracciglia.

-Abbiamo gente a pranzo, e ieri ti avevo chiesto di svegliarti presto per preparare qualcosa da mangiare! Come fai ad essere così superficiale e strafottente?..- sbraitò la donna gesticolando furiosa
-E ti ho detto di si?- domandò la giovane, inclinando di poco la testa.
-SI! AVEVI DETTO DI SI! Ma come sempre non mi ascoltavi! Adesso dimmi, cosa farò mangiare ai vicini?! Cosa posso inventarmi? Non posso di certo dire loro cosa hai combinato, perché mi vergono di avere una nipote così…-

Prima che la donna potesse finire di parlare, Lana le chiuse la porta in faccia, facendo roteare gli occhi. Non le importava dei vicini, ne’ della nonna che stava smattando. Voleva solo dormire.
Dato che con la vecchia che urlava addormentarsi era impossibile, la ragazza accese lo stereo, mettendo musica metal a palla. Non aveva la minima intenzione far entrare la luce in camera sua. Quindi non si azzardava ad alzare le tapparelle o ad aprire le tende.
Nessuno entrava mai in camera sua, aveva proibito di metterci piede anche alla donna delle pulizie.

Si accese una sigaretta. Poi si sdraiò sul letto e chiuse gli occhi. Sentì qualcuno bussare alla porta, ancora. Non era la nonna. Probabilmente era ancora ad urlare al piano di sotto.
S’infilò velocemente dei pantaloncini di jeans e una t-shirt larga e comoda. Spense la sigaretta e aprì la porta. Dopo aver preso il telefono.
Si trovò davanti un bambino -sarà uno degli ospiti della nonna pensò Lana- , che dopo averla squadrata da capo a piedi, le fregò il telefono dalle mani e iniziò a correre.

-Fermati mostriciattolo! Ti ammazzo! Io ti ammazzo, ridammi il telefono idiota!- urlava, mentre gli correva dietro furiosa. Era facilmente irritabile Corolaine.
Corse per un lungo corridoio, fece cadere tre o quattro vasi, alcuni di proposito. Solo perché era incazzata e aveva voglia di spaccare qualcosa.
Inciampò su un tappeto che non aveva mai notato.
Vide il moccioso girare l’angolo del corridoio ridacchiando. Lo rincorse ancora. Non le importava più del telefono, voleva solo picchiarlo.
Seguì il ragazzo in una stanza. Esitò un attimo davanti alla soglia. Era la camera dove solitamente dormivano i suoi quando erano vivi. Non ci entrava quasi mai, evitava di pensarci. Non perché non avesse superato il trauma dei genitori morti. Solo non voleva affogare nei ricordi, che facevano sempre un po’ male.

Si fece coraggio ed entrò nella stanza.
Si guardò intorno, il bambino sembrava sparito. Ma era impossibile. Lana guardò sotto il letto, dietro le tende, dentro l’armadio.. non lo trovava.
 Era impossibile, non poteva sparire così nel nulla, un bambino.

Si sedette sul letto matrimoniale dei suoi, pensando a dove potesse essersi cacciato. Sentì un’ anta dell’armadio scricchiolare, poi si aprì, da sola.
Corolaine sgranò gli occhi, incredula. Poi si diresse verso l’armadio per aprire anche l’altra anta.
Per un momento le parve di sentire il rumore delle onde del mare, poi sentì la brezza marina accarezzarle il volto. Come era possibile? Forse il fumo le aveva dato alla testa.

Il suono del suo telefono squillare la strappò dai suoi pensieri.
Proveniva da dietro l’armadio. Probabilmente il moccioso si era nascosto dietro i cappotti e i vestiti invernali appesi.

Corolaine spostò di scatto gli abiti appesi alle grucce. Ma non trovò il cellulare, che continuava a squillare. Si trovò davanti ad una spiaggia, il suo telefono poggiato sulla sabbia. Allungò la mano, per assicurarsi che non fosse un dipinto quello che aveva davanti.

La sua mano oltrepassò il legno scuro, così come poi il suo braccio. Sempre più incuriosita Corolaine salì nell’armadio. Lentamente s’immerse completamente nel paesaggio che aveva difronte.

Non poteva essere reale…






Hola!
Non so come si svolgerà il resto della storia, non so nemmeno se avrà una fine. Ho scritto questo primo capitolo presa da un’improvvisa ispirazione.. spero vi piaccia. Posterò il prossimo capitolo –se ci sarà- a 2 recensioni.
  
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