Questa è una scemenza che ho scritto la scorsa settimana, nei due giorni in cui ha nevicato qui. Non sapevo che fare e mi è uscito questo XD. Non aspettatevi nulla, è una one-shot senza pretese scritta per passare il tempo...
Angel in the snow.
Odio la neve.
Questo unico pensiero mi tormenta da stamattina quando, dopo essermi
svegliata ed essere andata alla finestra di camera mia ho visto
quest’inutile e umida distesa di neve.
Qualcuno la trova uno spettacolo affascinante. Taluni addirittura
romantico!
Mi chiedo come mai queste persone non sia ancora state internate dopo
certe affermazioni di carattere puramente folle.
Andiamo, è odiosa! Così...bianca.
Che colore vuoto e triste.
E poi è umida.
Odio, odio, odio la sensazione di madido tra i capelli e sui vestiti,
piacevole quanto il rumore di un potente motore dopo due giorni di
insonnia.
Bussano alla porta.
Eh andiamo a vedere chi interrompe le dolci riflessioni sulla mia
candida amica...
Apro la porta e lo vedo.
Visione paradisiaca. E non sto utilizzando un’iperbole.
Ha le fattezze angeliche, magnifiche come al solito, credo non mi
abituerò mai a tale bellezza.
“Buongiorno” mi dice con il sorriso stampato sul
volto angelico e perfetto.
Mi fa addirittura dimenticare la neve, impresa che credevo
irrealizzabile.
“Ciao” rispondo con un sorriso ebete, che di fronte
al suo ha un valore che si avvicina allo zero assoluto.
“Bel tempo oggi” dice sempre sorridendo.
Gli chiudo la porta in faccia, mi volto e faccio per salire le scale.
Accidenti, l’avevo dimenticata e lui me la riporta in mente?
Sentendo nuovamente bussare, mi dirigo alla porta e lo vedo ridermi in
faccia.
Ciò non giova al mio umore già in stato di furia.
“Volevi?” gli dico senza mezzi termini, in modo
piuttosto scortese.
“Prendi le scarpe, il cappotto e la sciarpa, ti porto
fuori.” mi dice, sempre con quel sorriso tentatore disegnato
sulle labbra.
“Uscire? Con quello schifo tutto intorno? Tu sogni. Dai una
ripassata al tuo manuale ‘come non fare irritare a morte
Isabella’, in ogni pagina c’è scritto
odia tutto ciò che è umido e viscido. E guarda un
po’ cosa c’è fuori, qualcosa di umido e
viscido! Quindi a ‘prendi le scarpe, il cappotto e la
sciarpa’ rispondo con ‘no, nemmeno fra 100
anni’. E non mi smuovi carino. No, non sorridere
così. Via via via immediatamente!”
Eppure mi fissa ancora, il suo divertimento traspare
dall’espressione che ha.
Ma io, stoica e impavida come sono non mi lascio certo incantare
così. Proprio no.
Ha sbagliato se pensava che cedessi così.
Certo però che quel sorriso...
No Bella! Rimani lucida!
“Mi dispiace ma no, io non esco. E sto prendendo freddo qui
così sulla porta. Io entro, se vuoi seguimi, altrimenti bye
bye”.
Sempre sorridendo mi segue in cucina.
“Hai intenzione di liberarti di quel sorriso prima o
poi?”
“Ti adoro quando fai così. Se possibile sei ancora
più bella del solito...”
Sento del rossore imperlare le mie guance.
“E sai cosa ti renderebbe ulteriormente bella? Una bella gita
sulla neve!”
Certo che vuole proprio farmi arrabbiare.
“Non te ne sei ancora andato?” sbotto in tono
antipatico.
“Bella, non fare troppo la difficile.”
“No. Fa schifo la neve. Qui al caldo, all’asciutto
si sta benissimo. Perché andare a cercarsi la sciagura tra
la neve? Con la fortuna e la stabilità che ho rischierei
oltretutto di farmi male e...”
“Credi che permetterei a qualcosa di danneggiarti?”
chiede serio.
“No, ma..”
“E allora accontentami. Ti prego”. Mi scruta negli
occhi. Sta sfoggiando uno dei suoi sguardi migliori. Così
bello. Così penetrante. Così...suo.
Sto per perdere la lucidità e cedere, ma mi desto giusto in
tempo.
“Credi di incantarmi così facilmente?”
gli chiedo posando lo sguardo sul tavolo.
“Non lo credo, ne sono sicuro” mi prende in giro
mentre mi sfiora delicatamente una guancia.
“Ah ah ah. Che divertente” rispondo stizzita.
“Ora ti porto fuori di peso” minaccia.
“E io chiamo Alice”
“Fa pure, ma non credo che Alice ti sarà molto
d’aiuto...”
“Perché no?” chiedo mesta.
“Vedi, voleva portarti fuori lei oggi. Per un intero giorno
di shopping. Però l’ho convinta a concedermi il
privilegio di passare la giornata con te. Però se vuoi
essere catapultata da un negozio all’altro per tutta la
giornata, chiamala pure” mi dice senza più
nascondere tutto il suo divertimento.
“E va bene. Neve aspettami. Però sei subdolo. E
cattivo. E non ti voglio più. E..”. Ma non faccio
in tempo a terminare la frase perché mi si fionda addosso,
abbracciandomi.
Cullata tra le sue braccia dimentico completamente il mio discorso e la
mia rabbia.
“Dicevi?” mi chiede, baciandomi una guancia.
“Ehm...”
“Mi sembrava dicesse ‘sei cattivo, non ti voglio
più’, è vero?” pronuncia
dolcemente le parole, incantandomi.
“No..” gli rispondo tentennante.
“La mamma non ti ha insegnato a non dire bugie,
Isabella?”
“Credo se ne sia dimenticata”
“In questo caso dobbiamo rimediare, allora” dice
avvicinandosi sempre più a me, lentamente
“impariamo a distinguere le bugie dalla verità.
‘Sei cattivo e non ti amo più’
appartengono alle bugie, soprattutto l’ultima affermazione.
‘Ti amo e voglio passare la mia vita con te’
appartengono invece alla categoria autenticità. Hai
afferrato oppure devo spiegarmi utilizzando qualche pratico
esempio?”
“Definisci pratico esempio”
“Per confermare ‘ti amo’ mi basta
questo...” s’interrompe.
Una bacio dolce, a fior di labbra, ma carico d’amore e a suo
modo passionale.
“Capito?”
“Si” rispondo afona.
“Bene” sorride immediatamente. “Vai a
recuperare il materiale richiesto da una gita sulla neve, ti
aspetto”
Un altro bacio, d’incoraggiamento.
Dio quanto lo amo.
Mi reco in camera a prendere ciò che lui chiama
‘materiale richiesto da una gita sulla neve’ e
ritorno da lui quasi subito.
Mi fissa stupito, alzando impercettibilmente un sopracciglio.
“Quella è tua o l’hai rubata
dall’armadio di Barbie?” chiede divertito, notando
la mia sciarpa.
Ammetto che una sciarpa rosa confetto con dei fiorellini bianchi e
azzurri a decorarla, non è molto nel mio stile...
“E’ un regalo di mia madre, devo utilizzarla ogni
tanto, no? E il momento migliore per farlo è quando nessuno
–a parte te- può vedermela indosso” dico
sconsolata.
“E’ molto carina, ti dona. Sembri un confettino
rosa. Adorabile”
“Ci muoviamo? Prima andiamo prima finisce...”
“Va bene capo” asserisce ridendo.
Ci mettiamo in viaggio e mi porta alla “nostra”
radura.
Il paesaggio è come al solito bellissimo, nonostante
l’umido candore che la ricopre. Studio l’ambiente
attentamente, quando sento una palle di neve atterrarmi sulla testa.
Lo odio. Altro che ‘quanto lo amo’.
Ok Bella, chi prendi in giro?
Di malavoglia mi inginocchio per preparare una palla di neve, pronta a
partire –inutilmente, quando il tuo ragazzo è un
vampiro dalla velocità sovrumana- all’attacco.
Ma non faccio in tempo a lanciarla perché il mio angelo
personale mi vola addosso, costringendo entrambi a terra. Sdraiati
sulla distesa di neve e ghiaccio io sbuffo, lui ride. Ora ne ho la
certezza, il mio ragazzo è un pazzo furioso.
Dovrò convivere con questa cosa...
Sono pronta a lanciargli qualche epiteto di natura volgare
però non me ne lascia il tempo, perché inizia a
baciarmi dolcemente il viso. La fronte, gli occhi chiusi, le guance
arrossate, le labbra secche.
“Che ne pensi ora della neve?”
“Mm, sempre umida.”
Mi bacia in modo sempre più tentatore e convincente.
“Ora?”
“Migliora. E’ quasi piacevole”
La sua opera di persuasione illecita continua.
“Adesso?” mi chiede coprendo lievemente con la sua
voce i miei gemiti sommessi.
“E’...bella.” rispondo roca.
Ormai mi ha convinto.
Io amo la neve.