Serie TV > Shameless US
Ricorda la storia  |      
Autore: Phoenixstein    24/06/2013    3 recensioni
«Non sono un cazzo di analfabeta, Gallagher! Sei tu che ti atteggi a topo da biblioteca!»
/// GALLAVICH WEEK - Day 2: JACK DANIEL'S AND ORANGE JUICE/// aka quando Ian deve riportare un libro in biblioteca e chiede a Mickey di accompagnarlo...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Gallavich Week - Giugno 2013'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Gallavich Week. Day 2 (June 24th) - Jack Daniels and Orange Juice

(works where Ian and Mickeys differences and the fact that they are a good mix are emphasized).

________________________________________________________________________________

Come ho detto ieri, questa settimana collaboro con Ceci.

Io scrivo e lei canta :3

Per la canzone di oggi, Sugar Man di Sixto Rodriguez, concentratevi su:

Sugar man you're the answer
That makes my questions disappear
Sugar man 'cos I'm weary
Of those double games I hear

 

 

 

[Immaginate i fatti da qualche parte all’inizio della 3a stagione.]

 

 

Aner Clute

 

 

 

Camminavano per strada, era pomeriggio presto, il turno di Ian a lavoro non era ancora cominciato.

«Che cazzo, amico! “Alla signora Saville, Inghilterra ecc ecc… Sarai lieta di sapere che la mia impresa…” Non arrivo nemmeno alla fine della prima pagina!» brontolò Mickey poco interessato, chiudendo il tomo con un gesto secco di polso.

«Lo immaginavo, ma un tentativo andava fatto lo stesso…» disse l’altro facendo spallucce.

«Tieniti ‘sta roba. Non me ne faccio niente.» aggiunse Mickey, sorreggendo Frankenstein fra due dita e spingendolo verso Ian come se tenerlo in mano gli facesse un po’ schifo.

«Però è un peccato, sai? È una bella storia, se te la raccontassi ti piacerebbe.»

«Scommetto che muori dalla voglia di farlo, vero?» sospirò il bruno, srotolandosi la manica della maglietta per tirarne fuori il pacchetto di sigarette. Ne prese una e offrì a Ian. Passandosi l’accendino si guardarono dritti negli occhi: la domanda di Mickey suonava troppo come un doppio senso e per un estatico attimo sembrarono prendere in considerazione l’ipotesi di lasciarsi andare al desiderio anche lì, subito, per strada. Finirono con lo scambiarsi un sorriso complice. Mickey si leccò le labbra, spudorato e sicuro di sé, e Ian gli assestò una pacca sul sedere, piccola promessa che più tardi gli avrebbe fatto vedere le stelle.

«La farò breve.» disse il rosso, soffiando fuori il primo tiro «C’è questo dottore, Victor Frankenstein, che un giorno riesce a plasmare una creatura vivente da resti di cadaveri. Appena prende conoscenza, la creatura, orrenda, scappa dal laboratorio. Il problema è che il mostro vorrebbe provare a stringere amicizia con gli altri essere umani, ma questi lo respingono brutalmente a causa del suo aspetto. Così lui si sente solo, avvilito, furioso… e comincia ad uccidere persone care al dottor Frankenstein per obbligarlo a creargli almeno una compagna. Il dottore impazzisce gradualmente per il dolore e il rimorso e… Potrei lasciarti in sospeso il finale, così se volessi leggerlo… » s’interruppe, portò di nuovo la sigaretta alla bocca e aspirò.

«Ho sempre pensato che Frankenstein fosse il mostro, non lo svitato!» Mickey piegò il collo all’indietro e soffiò in alto del fumo evanescente.

«Hmm, questo perché non hai letto il libro!»

«Naaah, fottesega della carta stampata… a meno che non siano bigliettoni.»

«Comunque sia, devo riportarlo in biblioteca. Vuoi venire?»

«Tutte queste cose non puoi farle da solo dopo che abbiamo scopato?»

«”Tutte queste cose”? È solo una cosa. Che c’è, scaffali e scaffali di letteratura ti mettono a disagio? Non possono mangiarti!»

«Non sono un cazzo di analfabeta, Gallagher! Sei tu che ti atteggi a topo da biblioteca!»

Nel frattempo il giovane Milkovich rifletteva e sperava di non fare la fine di Frankenstein: essere perseguitato fino alla pazzia da segreti e senso di colpa per aver dato vita a qualcosa che gli sarebbe sfuggito di mano. Era solo una sensazione la sua, ma a volte credeva che presto o tardi ciò che avevano lui e Ian, qualsiasi dannata cosa fosse, si sarebbe rivoltato contro di loro.

_ _ _

Ian avrebbe voluto tenergli la mano e mostrargli tutti i libri che aveva letto, fargli conoscere Bukowski o magari Palahniuk: era sicuro gli sarebbero piaciuti. Ma forse a Mickey serviva qualcosa di più spiccio, qualcosa che avrebbe potuto leggere anche a spizzichi e bocconi, un tassello del puzzle alla volta, senza perdere l’essenza vibrante delle parole.

L’altro, intanto, nervoso come se stesse camminando in un campo minato, si guardava intorno con circospezione. Rimbalzava da un passo all’altro nascondendosi dietro gli alti scaffali e avanzava a braccia incrociate.

«Nessuno di quelli che conosciamo verrebbe qui. La tua reputazione di duro è intatta, rilassati.» sogghignò il rosso, che camminava poco più avanti.

«Che cazzo di posto da froci…» mugugnò appositamente Mickey «Hai mollato Frankenstein, ora andiamocene.»

Ian scosse la testa, indeciso se rassegnarsi o se prendere la cocciutaggine dell’altro come una sfida. Quando lo vide fare uno sgambetto ad un moccioso, alzare la mani al cielo ed esclamare con aria innocente “eeehi, guarda dove vai!”, capì che non voleva lasciare quel ragazzo perso in se stesso. Era il momento di grattare via il nichilismo con un po’ di cultura. Non che Mickey non gli piacesse per quel che era, ma Ian era convinto che si lasciasse buttar via decisamente troppo. Nutriva questo recondito e altresì insaziabile desiderio di tenerselo stretto stretto e mostrargli tutte le cose belle del mondo che ancora con conosceva... compresi i libri. «Okay, ‘sta seduto lì. Aspettami solo un attimo e, per favore, non far sanguinare il naso a nessun bambino. O adulto.»

Mickey inarcò il sopracciglio e arricciò le labbra in un modo che fece sorridere Ian. «Non ti imbambolare.» esclamò il bruno a denti stretti «E datti una mossa! Odio questo posto!»

Il rosso fuggì alla ricerca della chiave che avrebbe potuto aprire la mente di un Milkovich testardo dal grugno sexy. L’illuminazione arrivò quasi subito, dopo aver scartato autori che magari richiedevano più attenzione per essere apprezzati. Tornò da Mickey con aria trionfante reggendo fra le mani l’Antologia di Spoon River mentre l’altro, seduto in un angolino da solitario, seguitava a muovere la testa qua e là e a non star fermo nemmeno un attimo sulla sedia. «Ottimo, andiamo.» esclamò Mickey, saltando in piedi non appena vide il ragazzo arrivare verso di lui.

«Oh, no.» ridacchiò Ian, facendo presa sulla sua spalla destra e costringendolo a posare nuovamente il suo bel culetto sulla sedia. «Questo devi vederlo.» aggiunse, aprendo il volume di Edgar Lee Masters sul tavolino.

«Per caso abbiamo stretto un accordo in cui ti dicevo che pot-»

«Shhh. Leggi qui.»

«Non mi zittire, Gallagher, cazzo!» brontolò Mickey, puntando il suo sguardo indignato in quello di Ian.

Il rosso non si fece intimidire per niente e cercò il componimento numero 54 mentre l’altro continuava a sbuffare.

«Si tratta di una raccolta di poesie. Ognuna di esse è un epitaffio che narra la vita immaginaria di una persona seppellita in questo piccolo cimitero a Spoon River. Avanti, leggi questa.» insistette Ian, bloccando col proprio corpo il passaggio di modo che Mickey non potesse svignarsela.

L’altro alzò gli occhi al cielo e grugnì l’ennesimo sospiro. «Se faccio questa stronzata, poi ce ne andiamo immediatamente.»

«Promesso.» sorrise Ian, portandosi una mano sul cuore.

Mickey si grattò il mento e fece ondeggiare un po’ la testa prima di decidersi ad incollare gli occhi alla pagina.

54. Aner Clute

OVER and over they used to ask me,

 

While buying the wine or the beer,

 

In Peoria first, and later in Chicago,

 

Denver, Frisco, New York, wherever I lived,

 

How I happened to lead the life,

         5

And what was the start of it.

 

Well, I told them a silk dress,

 

And a promise of marriage from a rich man—

 

(It was Lucius Atherton).

 

But that was not really it at all.

  10

Suppose a boy steals an apple

 

From the tray at the grocery store,

 

And they all begin to call him a thief,

 

The editor, minister, judge, and all the people—

 

“A thief,” “a thief,” “a thief,” wherever he goes.

  15

And he can’t get work, and he can’t get bread

 

Without stealing it, why the boy will steal.

 

It’s the way the people regard the theft of the apple

 

That makes the boy what he is.

 

«Se mi dici che non ti piace, sei un bugiardo.»

Mickey scostò lo sguardo dalle righe e incontrò la linea delle braccia nude di Ian tese accanto a lui. Il rosso se ne stava lì in speranzosa attesa, coi palmi appoggiati sul tavolo. «Amico, qui dentro c’è solo una cosa che potrebbe piacermi. E dubito di potermi infilare delle poesie su per-»

«Andiamo! Lo so che ti è piaciuta. Anzi, forse solo un paio di versi ti sono piaciuti, ma io so quali sono.»

«Ah-ah. Come strizzacervelli fai un po’ pena.» disse Mickey, facendo per chiudere il libro.

Ian però, imperterrito, infilò una mano fra le pagine e lo tenne aperto. «Qui, gli ultimi due righi… Dove dice che è come la gente vede il furto della mela che fa il ragazzo ladro.»

L’altro si mordicchiò le labbra e abbassò la testa. Colpito ma non affondato. Non poteva ammettere che sì, era vero, aveva apprezzato quegli ultimi due versi perché lo avevano fatto sentire chiamato in causa.

«Non mi trascinerai più qui dentro, Gallagher.» sbottò Mickey, alzandosi, spingendo lontano la sedia e dirigendosi da solo verso l’uscita con la sua andatura da bullo. Ian non si crucciò: l’altro l’avrebbe aspettato fuori, i loro reali programmi non erano ancora iniziati. Tutti intorno lo guardarono mentre sistemava la sedia che Mickey aveva scaraventato con noncuranza contro il muro.

«Scommettiamo?» rise Ian fra sé e sé andando a registrare il prestito. Varcò la soglia della biblioteca con l’Antologia nello zaino. Più tardi, dopo il sesso, avrebbe convinto Mickey a leggere un’altra poesia. Chissà se prima o poi sarebbe riuscito a tirar fuori del miele da quell’ape bizzosa… Magari era solo una battaglia persa, ma la cosa lo divertiva.

 

 

 

 

 

 

 

Spero che  la fic vi sia piaciuta... Ci tengo tanto, anche se ho il vago timore di non aver centrato appieno il tema.
Fatemi sapere comunque cosa ne pensate, se vi va. Per ogni critica nessuno qui si offende xD

 baci,

Phoenixstein

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Shameless US / Vai alla pagina dell'autore: Phoenixstein