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Autore: White Dreamer    24/06/2013    4 recensioni
“Piantala otouto o ti faccio mangiare cavoli per tutta la prossima settimana”.
Mise le mani sulla bocca, trattenendo una risata. “Si sta divertendo, non vedi?”.
Il maggiore sbuffò “Io no. Comportati da umano per favore”.
[...]
La macchina fotografica scattò.
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Legata a "Uchiha e domande scomode".
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Itachi, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
- Questa storia fa parte della serie 'Di Uchiha e domande scomode'
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Ritratto di famiglia







 

La fotografia è un istante catturato dai poeti del tempo. E’ scrivere gli attimi per regalarli al futuro.
Stephen Litteword





“Ma userà le tempere colorate?”.
Per la centesima volta Itachi rispose al marmocchio. “No otouto, è una fotografia, mica un dipinto”.
“Sarà una vera noia”. Sospirò, appoggiando la testa sul tavolo della cucina.
Si sedette a sua volta con caffè alla mano. “Lo sai che la mamma ci tiene”.
 
Mikoto aveva messo su un polverone con loro padre per avere il consenso a chiamare quel fotografo.
L’uomo aveva nicchiato parecchio, ritenendola cosa inutile. In effetti Itachi era dello stesso avviso.
Non era un sentimentale e avere una prova che misurava lo scorrere del tempo poteva solo deprimere l’osservatore.
L’unica a essere entusiasta dell’evento era sua madre che aveva già preparato la stanza.

Sasuke inzuppò il suo terzo biscotto con aria pensosa. Inspirò all’improvviso, con gli occhi che brillavano. “Ci sarà anche Kaizoe?”.
Itachi rabbrividì “Certo che no, otouto. E’ un gatto”.
Anche dopo tre mesi di convivenza, faceva fatica ad accettare quella cosa pelosa per casa. Più che altro la ignorava.
Il comportamento era stato adottato da Fugaku medesimo.
 
“Ma fa parte anche lei della famiglia”, si lamentò. “Potrebbe offendersi”.
“Ne dubito fortemente”. Quell’affare era buono solo a mangiare a sbafo.
 
Bussarono alla porta.
Il marmocchio si alzò in piedi “Mammaaa è arrivato!”.
Sconsolato lo seguì. Sarebbe stata una lunga giornata.
 
 
 
 
L’artista sospirò afflitto. Se c’erano stati dei dubbi sulla serietà degli Uchiha quella famiglia li aveva estirpati.
Di scatti ne aveva fatti a centinaia ma i visi macabri non sparivano neanche a chiederlo.
Sarebbe stata perfetta vicino a un necrologio.
 
La signora era l’unica ad accennare un sorriso, mentre il figlio minore ogni tanto improvvisava delle smorfie non visto.
Se credeva di essere spiritoso si sbagliava. Stava raggiungendo la soglia dell’isterismo.
Che famiglia sconclusionata - meglio non farlo notare - sarebbe morto dissanguato nel giro di qualche secondo.
 
 
 
 
Quell’esperienza si stava rivelando piuttosto divertente.
 
Adesso cosa potrei fare?
La lingua era già stata utilizzata in diverse posizioni, le mani anche. Stava per scattare. Arricciò in naso, digrignando i denti. Perfetto, un’espressione da bestia feroce superlativa.
Sentì un mugugno sofferente. Il tipo doveva avere apprezzato la posa.
 
Bene ora…
Una mano si poggiò sulla sua spalla. Era il fratello, che bisbigliò “Piantala otouto o ti faccio mangiare cavoli per tutta la prossima settimana”.
Mise le mani sulla bocca, trattenendo una risata. “Si sta divertendo, non vedi?”.
Il maggiore sbuffò “Io no. Comportati da umano per favore”.
Alzò gli occhi al cielo, spensierato. “E va bene, va bene”.
 
Si posizionò a soldatino di fianco alla madre, che gli passò una mano sulla spalla, amorevole.
Fissò l’obiettivo. Chissà se a Kaizoe piacciono i pomodori.
La macchina fotografica scattò.
 
 
 
 
Guardò l’immagine e non poté fare a meno di aggrottare la fronte.
Non gli piaceva. La mamma invece la riteneva un capolavoro.
Diceva che erano bellissimi. Ma dove?
 
Kaizoe era al suo fianco, intenta a leccarsi una zampa.
“Dobbiamo fare qualcosa”. La prese in braccio, ignorando il suo lamento. “Vedrai sarà perfetta”.
 

 


Itachi era rientrato tardi, gli capitava spesso in quel periodo. Con passo stanco percorse la casa.
La camera da letto era illuminata lievemente dai raggi lunari.
Non aveva neanche la forza di mettersi la maglia del pigiama. Si stese sul letto, sbadigliando languidamente.
Le palpebre volevano chiudersi, ma un foglio sul comodino lo attirò.
Lui era così ordinato, da raggiungere livelli maniacali. Quel pezzo di carta non era suo.
Accese la lampada e guardò il – disegno, era un disegno.

Lo schizzo infantile ritraeva cinque figure – senza alcun senso per le proporzioni.
I suoi genitori erano ai lati. Il verde e l’oro erano predominanti nelle due figure.

Poi c'era lui, con dei capelli da fricchettone, lunghi fino alle spalle. Era il più alto, con la testa molto più grande del corpo.

Il fratello era vestito con la divisa degli Anbu, o almeno così gli pareva. Le scarpe erano viola.

Al centro c’era il felino. Terribilmente marroncino, con il naso rosa a fare contrasto.

Il disegno nell’insieme sembrava un fuoco d’artificio. Colori brillanti incorniciavano le figure.
Si tenevano per mano e sorridevano. Pure il gatto.
 
Gli s’inumidirono gli occhi. Quella piccola peste voleva fargli venire un attacco di cuore?
Sbuffò, sorridendo come uno scemo.
 
Alla base del foglio una scritta giallo fosforescente completava l’insieme.
 

La mia familia

 
 






Angolo autrice
Sasuke non sarà un artista, ma preferisco di gran lunga il suo disegno  x)
Magari lo iscriviamo a una scuola d’arte.
^^’ ?
Si, la smetto di parlare a vanvera.


 

  
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