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Autore: crazywrjter    24/06/2013    2 recensioni
Louis la guarda divertito. -Devo mostrarti una cosa- sussurra.
-Cosa?
-Un posto speciale.
-Un posto speciale?
-Un posto specialissimo. Non l’ha mai visto nessuno in millenni e millenni. Lo conosco solo io.
Adesso si è fatto serio. Sembra un bambino, un bambino di sei anni che tenta di convincere un adulto, con argomentazioni sensate, che il regno delle fate esiste veramente.
Jessica appare perplessa e sospettosa. In realtà, sotto lo sguardo intenso di quel ragazzo, si sente semplicemente confusa. -Ma...- riesce ad esordire. -Perché proprio... a me?
Gli occhi chiarissimi di Louis brillano per un attimo nell’oscurità, rapide scintille di un fuoco che svanisce subito. -Perché per andarci- mormora lentamente. -Bisogna darsi la mano.
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E' la mia prima one shot, siate clementi :3
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Starry Night

 
Mezzanotte, 12 Giugno. Nel cortile della scuola è il caos più totale. Musica al massimo, che pulsa nelle orecchie. Gente che balla, che urla istericamente, che si ubriaca. Accecanti luci multicolori ovunque.
Intorno è tutto un assordante unz, unz, unz...
 
Sono sempre così, le feste di fine liceo.
Ovviamente le organizzano gli alunni (quasi sempre un paio di scavezzacolli dell’ultimo anno), due o tre giorni dopo la fine delle lezioni, di nascosto dai docenti (quale professore permetterebbe che si servano dei superalcolici a scuola?).
Qualcuno porta le casse, qualcun altro le bevande, qualcun altro i dischi. E così, ogni anno è identico all’altro, se non qualche minima variazione.
 
E’ da quattro lunghi anni che sopporta, Jessica. Jessica odia le feste di fine anno. Assordata dal volume demenziale, con un drink non ancora gustato stretto in mano (più per bellezza che per reale necessità), le labbra cinicamente strette e le palpebre socchiuse per schermarsi dalle luci, Jessica aspetta pazientemente che tutto finisca.
 
Che noia le feste.
Che noia i ragazzi che ti invitano a ballare sperando di farti ubriacare.
Che noia quando vedi che tutti, anche le persone che ti erano sembrate più sfigate, si divertono da pazzi mentre tu ti senti sola e inutile.
Che noia quando anche le tue migliori amiche, come Thrish e Karen, ti lasciano sola in un angolino mentre se la sballano con qualche palestrato.
Che noia... che noia tutto.
 
Unz, unz, unz, unz...
 
-EHI!
Jessica sobbalza. Accanto a lei  c’è un ragazzo. Un bel ragazzo. Alto, muscoloso, occhi chiari. Non ricorda di averlo mai visto prima, sarà di un’altra scuola. Ci sono sempre, gli infiltrati.
Si mette sull’attenti. Quasi sicuramente cercherà di portarsela a letto.
-Lo bevi quel drink?- urla lui indicando il bicchiere che ha in mano. Perfetto, un altro squattrinato. Uno di quelli che se ne vanno in giro a elemosinare alcool perché non hanno voglia di vuotare il portafoglio.
-Sì- grida in risposta lei, cercando di sovrastare il frastuono.
Lui sorride. Nella luce accecante, lei riesce a intravedere i suoi denti bianchissimi. Ha i capelli castani, di media lunghezza. E’ carino, proprio carino.
-Beh, non sembra!
-Sì invece- fa Jessica, irritata.
-Allora perché è da un’ora che sei lì e non lo hai ancora assaggiato?
Fantastico! E così l’aveva spiata. Forse era un maniaco.
-Fatti gli affari tuoi- urla lei, e gira lo sguardo, sperando che lui sparisca.
E invece no. Insiste. -A proposito, sono Louis- le dice, tendendole la mano con un sorriso angelico.
Lei lo guarda sospettosa per qualche attimo. Poi decide di stringerla.
-Non mordo mica, sai?
-Non è questo!- sbotta lei. La musica è talmente forte che non riesce a sentire il suono della sua stessa voce, ma lui sembra avere afferrato.
-Ciclo?
-Sparisci!- sbraita lei.
Louis scuote la testa. -Ma neanche per sogno- grida in rimando. -Ti aspetto fuori dalla scuola- dopodiché si volta e sparisce tra la folla.
 
Jessica rimane qualche istante come pietrificata. C’è uno strano aroma diffuso nell’aria, esattamente nel punto in cui si trovava prima Louis. Fuori dalla scuola, ha detto.
Potrebbe essere pericoloso. Potrebbe essere un maniaco, uno stupratore, un ladro, un assassino. Potrebbe voler solo farle male. Ma Jessica è inebriata dal suo denso profumo. Le balena nella mente il colore così trasparente e cristallino dei suoi occhi.
Come stregata, si alza e inizia a farsi strada tra la folla.
 
Dopo molti tentativi, finalmente, è riuscita a trovare la porta che conduce all’interno della scuola. Percorre i corridoi bui, senza riuscire a riconoscere le aule che durante il giorno le erano state tanto familiari.
Quando esce all’aperto, tramite la porta principale, l’oscurità del cielo la sovrasta. La musica del party è attutita dalla lontananza. Jessica tira un lungo, rumoroso sospiro nell’aria fresca, ma in realtà è ancora tesa come un tamburo.
Il ragazzo non sembra esserci.
Si guarda intorno. Davanti a lei, la strada è deserta.
-Va meglio ora, eh?
Jessica si gira di scatto, con un sussulto. E’ appoggiato al muro, con le braccia incrociate. Continua a sorridere, sembra quasi che i suoi denti risplendano nel buio.
-Mi hai spaventato.
-Lo so- Louis si stacca dalla parete e si avvicina lentamente a lei. -Era mia intenzione.
-Oh- sbotta Jessica, alzando gli occhi al cielo, in tono palesemente ironico.
-Che simpatico.
-Lo sono, vero? Me lo dicono tutti.
Lei lo guarda stranita. Forse è veramente stupido, forse la sta solo prendendo in giro, ma sembra che nulla riesca a cancellargli quella perenne espressione di buonumore dalla faccia. Decide di attaccarlo.
-Perché mi hai chiamato qui fuori?
Louis la guarda divertito. -Devo mostrarti una cosa- sussurra.
-Cosa?
-Un posto speciale.
-Un posto speciale?
-Un posto specialissimo. Non l’ha mai visto nessuno in millenni e millenni. Lo conosco solo io.
Adesso si è fatto serio. Sembra un bambino, un bambino di sei anni che tenta di convincere un adulto, con argomentazioni sensate, che il regno delle fate esiste veramente.
Jessica appare perplessa e sospettosa. In realtà, sotto lo sguardo intenso di quel ragazzo, si sente semplicemente confusa. -Ma...- riesce ad esordire. -Perché proprio... a me?
Gli occhi chiarissimi di Louis brillano per un attimo nell’oscurità, rapide scintille di un fuoco che svanisce subito. -Perché per andarci- mormora lentamente. -Bisogna darsi la mano.
Lo vede tendere il palmo verso di lei. 
 
L’ha preso per mano. L’ha preso per mano, un ragazzo che ha incontrato dieci minuti fa e di cui non sa nulla, l’ha preso per mano.
La sua pelle è fresca e asciutta.
E’ rassicurante.
Non sa perché l’ha fatto.
Ma non se ne pente.
 
E’ da un’ora che stanno camminando, ormai. Louis l’ha guidata per un tempo interminabile in una fitta rete di strade e stradine, finché le case non si sono fatte più rade e l’asfalto ha lasciato il posto a lunghi fili d’erba. Ormai, sono in aperta campagna.
Ad un certo punto, Jessica si ferma.
Le loro mani si lasciano.
Louis si gira e la guarda interrogativo. -Perché?
-Le luci della città sono troppo lontane- risponde lei. E’ vero, ormai sono solo un chiarore in lontananza. -Non vedo dove sto andando. Dobbiamo tornare indietro.
-Io sì- replica Louis. -Io riesco a vedere tutto.
-Ma come fai?
Lui ridacchia. -Sono un animale notturno- Per un attimo Jessica gli crede; anche nel buio più totale, i suoi occhi scintillano.
-Ma non è giusto- protesta lei. -E io come faccio?
Louis le tende di nuovo la mano. -Devi solo fidarti di me.
Jessica lo guarda, dubbiosa, per qualche istante. -E’ per questo che bisogna darsi la mano per raggiungere... il posto?- mormora.
Lui annuisce. -Sì. Volevo che ti ci abituassi fin da subito.
E’ così sincero il suo sguardo, lo sguardo profondo e serio di quelle pupille cerchiate di azzurro.
Jessica lo guarda.
E afferra il suo palmo, per la seconda volta.
Riprendono a camminare, entrando nell’oscurità.
 
Jessica è stanca, i piedi le fanno male. Ha incespicato tra sassi, bastoncini ed irregolarità del terreno, cieca, per almeno un’altra mezz’ora. Ma la mano di Louis è una certezza, è il suo sostegno.
Lei è una cieca e lui è il suo infermiere.
Finché non si fermano.
Si fermano, così, semplicemente.
-Cosa è successo?
-Siamo arrivati.
Jessica socchiude gli occhi, cercando di scorgere qualche dettaglio del paesaggio circostante. Nulla, riesce solo a percepire un tenue frinire di cicale, tutt’attorno a lei.
Non capisce. Sono solo in un punto qualsiasi di una qualsiasi radura di un qualsiasi ambiente campagnolo.
-Ma... non è cambiato nulla. Siamo semplicemente in mezzo a un campo.
Louis non risponde. Ma lei percepisce la sua stretta che si allenta.
-Non lasciarmi!
Jessica è nel panico. Si aggrappa alle sue dita con forza, sentendone il calore, traendone conforto. Se la lascia adesso, sarà persa per sempre, sarà persa per sempre in mezzo a un’oscurità che non ha confini.
-Non avere paura.
La sua voce è rassicurante. Lei si calma, tenta di calmarsi, ma non ci riesce, l’agitazione è troppo forte.
-Guarda in alto e aspetta.
Jessica alza lo sguardo, inquieta. Il cielo è nero e senza stelle. Sta per urlargli contro che non vuole aspettare, che non capisce perché sono lì, due ragazzi dispersi in aperta campagna a scrutare nella notte, senza motivi apparenti, quando lui la interrompe.
-Dieci.
-Dieci cosa?
-Guarda.
Qualcosa si sta muovendo là in alto. Una massa scura e imponente, un pezzo di cielo.
-Ho paura, Louis, torniamo indietro!
-Nove- continua lui senza badarle.
Sta succedendo qualcosa. Una vaga luce soffusa, di colore azzurrino, lambisce i contorni dell’oscuro pezzo di cielo.
Jessica tace.
Louis continua a contare.
-Otto.
La luce si rafforza.
-Sette.
Sempre più.
-Sei.
Sempre più.
-Cinque.
La luce è forte, è troppo forte.
-Quattro.
Jessica non crede ai suoi occhi.
-Tre.
No, non può essere.
-Due.
Sta per succedere.
-Uno.
La gigantesca massa di nuvole che ha occupato il cielo notturno fino a questo momento scivola via. L’immensa e potentissima luce delle stelle colma il firmamento in tutto il suo splendore.
-Zero- termina Louis, sorridendo.
 
-E’... è bellissimo.
Louis aveva ragione. E’ un posto speciale. Gli astri sono migliaia e migliaia, anzi no, sono di più, milioni, miliardi. Riempiono tutto il cosmo, una moltitudine di luci scintillanti e luminosissime che gettano sulla terra una luce nuova.
Lei gira lo sguardo. Il chiarore illumina il volto di Louis. Ritto nell’infinito splendore del cielo, il ragazzo le appare finalmente in tutta la sua bellezza.
I suoi occhi brillano, brillano come due stelle.
-Come facevi a saperlo?- sussurra lei.
Lui sorride. -Intuito.
-Devi averne davvero molto.
Louis le getta un’occhiata. -Sì, è così.
Rimangono in silenzio per qualche minuto. Lui non stacca gli occhi da quello spettacolo meraviglioso.
Ma lei non guarda più il cielo, guarda lui. Il suo piccolo cielo.
E si fa coraggio.
-Devo saperlo.
-Cosa?
Jessica deglutisce. -Perché me? Perché proprio io, una ragazza qualsiasi, una ragazza di cui non conosci nemmeno il nome?
Louis la guarda in viso. E’ serio, profondo.
-Conosco il tuo nome, Jessica. E’ da due anni che ti guardo ogni giorno, quando torni a casa dopo scuola.
Lei spalanca gli occhi, sbalordita.
Lui esibisce un sorrisetto contrito. -Non ho mai avuto occasione di parlarti fino ad ora- continua. -Ma devo ammettere che, in tutto questo tempo, sei stata al centro dei miei pensieri.
-Io? Ma... se non mi conoscevi nemmeno!
Louis abbassa lo sguardo. E’ la prima volta che lo fa. -Ma eri bella- sussurra. -Eri così bella. Bella come nessun’altra ragazza. Bella come una stella, come una di quelle che brillano lassù.
Indica il cielo.
-Ed è per questo che mi hai portato qui? Nel posto speciale che bisogna darsi la mano per raggiungere? Il posto che non ha mai visto nessuno in millenni e millenni? Perché sono... bella?
Louis sorride, poi arrossisce. Quel tocco di porpora sulle guance gli dona un’aria sbarazzina. -Anche per molto di più.
-Louis, io...
-Lo so- la interrompe lui con foga. -Lo so che non sai chi sono. Lo so che ci siamo incontrati veramente per la prima volta due ore fa, che non sono niente per te, che è troppo presto.
E’ combattuto. Si tormenta le mani.
-Ma tra poche ore le stelle non ci saranno più, sorgerà il sole... e questa notte perfetta e stregata sarà solo un ricordo. Solo uno tra tanti ricordi. E io non voglio questo- Ha le lacrime agli occhi. -Significhi troppo per me.
Jessica tace.
 
Hanno poco tempo. Un vago chiarore rossastro sta già comparendo all’orizzonte.
Deve decidere, deve decidere adesso. Deve decidere se dire di sì a quel ragazzo, a quel ragazzo dagli occhi azzurri che brillano come due stelle.
A quel ragazzo che l’ha stregata, per una notte.
A quel ragazzo che è riuscito a mostrarle un posto speciale, un posto che bisogna darsi la mano per raggiungere, un posto che non ha mai visto nessuno in millenni e millenni.
Deve decidere.
Ora.
 
E ha deciso.
 
-Ti amo, Louis.
 



DIECI ANNI DOPO.
 
La mattina dopo, quando si era svegliata sull’erba, lui non c’era più. Allarmata, si era sollevata su un gomito e si era guardata in giro, cercandolo con lo sguardo. E poi si era ricordata. La luce calda e dorata del sole estivo riempiva il cielo, illuminando ogni cosa. La notte era finita, e lui non c’era più.
Le rimanevano solo il ricordo del sapore salato delle sue labbra, dei suoi occhi chiari e luminosi, dei suoi bei denti bianchi, della sua pelle, fresca e asciutta al tatto, della sua mano, che l’aveva guidata per una notte.
I giorni successivi si era guardata in giro, aveva vagato per le strade della cittadina, cercandolo invano. Sembrava scomparso, era come se non ci fosse mai stato.
Aveva vissuto tutta l’estate in una sorta di trance, incurante delle risa di Thrish e Karen, degli spruzzi salati dell’acqua marina, degli sguardi invadenti dei ragazzi.
Tutta l’estate, e poi la scuola era ricominciata.
Un altro anno piovoso, uguale agli altri, senza novità.
Ed era arrivata anche la festa di fine anno successiva, la festa di fine liceo. L’ultima festa.
L’aveva passata come al solito, assordata dal volume demenziale, con un drink non ancora gustato stretto in mano (più per bellezza che per reale necessità), le labbra cinicamente strette e le palpebre socchiuse per schermarsi dalle luci. Ma in realtà sperava che quel momento non passasse mai, che lui tornasse, che si ricordasse di lei.
Non era successo così.
Aveva iniziato l’università. Aveva detto di voler laurearsi in letteratura inglese, e poi fare un corso di giornalismo. Non aveva mai lasciato la casa dei suoi genitori, per paura che lui tornasse e non la trovasse.
Ma non era ricomparso lo stesso.
Aveva iniziato la sua carriera di giornalista. Era brava, era molto brava. In breve era diventata una delle reporter più famose dell’intera Inghilterra. Jessica Parker, Jessica Parker, il suo nome ovunque, sotto interviste, articoli di giornali, fotografie.
Ma lui non era ricomparso.
Era ricomparso solamente per caso, dieci anni dopo.
Dieci anni.
Per caso, il suo capo le aveva chiesto di intervistare Louis Tomlinson, uno dei membri degli One Direction.
E lei l’aveva fatto, con la stessa pacata rassegnazione con cui ormai faceva ogni cosa.
Ma non si era aspettata che fosse il suo Louis.
Il suo Louis dagli occhi scintillanti, dalle labbra salate, dai denti bianchi, dalla pelle fresca e asciutta.
Il suo Louis invecchiato di dieci anni, ma sempre bellissimo. Il suo Louis, uno dei cantanti più famosi del mondo, seduto comodamente su un divano di lusso.
L’aveva intervistato, semplicemente. Domande formali, risposte formali, formali colpetti di tosse, formali scambi di occhiate discrete. Lui non aveva dato segno di riconoscerla per tutta la durata dell’incontro.
Solo alla fine era successo qualcosa.
Non aveva detto niente.
L’aveva solo sillabato, lentamente.
 
“Ti aspetto fuori dalla scuola”
 
E Jessica, per la prima volta dopo dieci anni, aveva sorriso.
 
 
 
  
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