-
Che fai, vieni a ballare con me o devo pregarti in
ginocchio?
Kurt
lo guardò, leggermente scocciato, con ancora le braccia
incrociate e le gambe accavallate, poggiato con un fianco allo
schienale della
sedia.
-
Ti sembra il caso di chiedermi di ballare in questo modo?
Sebastian
sbuffò, porgendogli una mano affusolata e ben
curata. Il polso era fasciato dal polsino della camicia bianca, e uno
dei
gemelli che proprio Kurt gli aveva regalato poco tempo prima
scintillava alle
luci azzurre che da poco si erano accese sul soffitto della grande sala.
-
‘Bastian, - si lasciò sfuggire Kurt, rivelando con
il
nomignolo il crollo della sua posizione di difesa, già
evidente dalle gambe
tornate entrambe per terra e le braccia lungo i fianchi. –
Sono troppo pieno.
Odio i matrimoni, davvero, si mangia troppo, ci metterò
qualche settimana di
palestra per smaltire tutto…
-
Oh, Hummel, la prendo come un’offesa. Come fai a credere
che con me nello stesso tuo letto avrai bisogno della palestra?
Soprattutto
dopo che non ci vediamo da così tanto tempo…
Kurt
sorrise, nonostante quelle battutine continuassero ad
infastidirlo. Prese la mano di Sebastian –
nell’intimo, convinto dalle sue
argomentazioni – e si diresse, condotto da lui, al centro
della pista. Non si
erano visti per due settimane a causa dei viaggi di lavoro di Sebastian
e dei
suoi impegni con la settimana della Moda, e ora averlo così
vicino metteva
quasi in secondo piano l’unione appena celebrata, quella di
Santana e Brittany
che, finalmente, avevano deciso di mettersi l’anello al dito
e vivere assieme
il resto della loro vita. Kurt ne era stato felice, aveva sempre saputo
che
Santana provava qualcosa di forte per l’altra: a volte,
quando vivevano insieme
a New York, quasi sei anni prima, la trovava a sfogliare vecchi diari
pieni di
foto di loro due, vestite da Cheerios, o mano nella mano…
Santana ci si perdeva
dentro, nelle foto c’era il suo mondo, o meglio: tutto
ciò che ne rimaneva. Proprio
come succedeva per lui, quando Sebastian se ne andava, anche se per
poco tempo.
Ma
ora eccolo, che lo abbracciava e il suo odore era
ovunque, Kurt lo sentiva, Sebastian era fisicamente
davanti a lui, attorno a lui, dovunque. E non aveva certo bisogno
d’altro.
-
Cosa c’è, mio dolce pinguino? – chiese
Sebastian. Kurt si
accorse troppo tardi del fatto che lo stesse guardando adorante da un
po’,
alzando leggermente gli occhi.
-
Ti guardavo, - decise di rispondere semplicemente.
-
E a cosa pensavi?
-
Al fatto che tutte le canzoni che ascolto mi fanno pensare
a te.
Sebastian
lo guardò negli occhi, deciso, determinato,
attento, concentrato. Kurt conosceva quello sguardo, Sebastian voleva
sempre
capire se la
persona che gli parlava gli
stesse mentendo, perché aveva sentito troppe bugie nella sua
vita, troppe
persone di cui avrebbe dovuto fidarsi l’avevano guardato
negli occhi e gli
avevano detto che era importante per loro, lo era davvero, e poi
l’avevano
abbandonato, l’avevano tradito. Così lui aveva
messo a punto quello sguardo,
quello in cui il verde dei suoi occhi diventava smeraldo duro e freddo,
e in un
attimo soppesava le parole, cercando di capire se fossero state dette
davvero
con il cuore. Quelle di Kurt lo erano, da sempre. E Sebastian, in
fondo, lo
sapeva.
Gli
sorrise, e si sporse a baciargli le labbra. Il sapore
era lo stesso della prima volta in cui si erano baciati e avevano fatto
sesso –
l’amore, loro facevano
l’amore – la prima
volta, dopo una litigata che era finita a risate e gemiti. I palmi
delle mani
di Sebastian corsero ad accarezzare le guance di porcellana di Kurt,
sorridendo
nel bacio. Proprio
come la prima volta.
-
Potremmo provarci anche noi, sai… - sussurrò
Sebastian,
allontanandosi giusto il tempo di quelle parole dalle labbra
dell’altro. La canzone
cambiò, nel frattempo, ma sembrò che nessuno dei
due se ne fosse accorto.
-
A fare cosa, Smythe?
A
Sebastian parve non piacere il fatto che Kurt avesse
interrotto il bacio con la sua domanda, così
tornò a baciarlo, dolcemente. Quando
si accorse che l’altro era un po’ più
teso, si allontanò dal suo viso e gli
sorrise. L’altro sbuffò, certo che non avrebbe
ottenuto alcuna risposta, e lo
abbracciò di nuovo, continuando a muoversi leggermente,
sulle note di una canzone
di Ed Sheeran. Kurt poteva sentire il respiro
dell’altro nell’orecchio,
e il suo cuore battere e riempire con forza la parte destra del suo
torace,
quasi come se entrambi avessero due cuori: il proprio, e quello
dell’altro. Il cuore
di Sebastian, quella volta batteva come la batteria della canzone.
Kurt
lo sentì inspirare forte contro il suo collo e poi
avvicinare le labbra al suo orecchio.
-
Sposami, Kurt…
Il
mondo, in quel momento, si fermò. Non credeva che
Sebastian potesse fare delle domande del genere, lui non era quel tipo
di uomo…
eppure nemmeno credeva che l’avrebbe potuto amare come in
effetti faceva, non
avrebbe mai potuto vivere senza di lui. Le gambe si bloccarono, erano
solo
abbracciati, il respiro di Sebastian sempre più veloce e il
battito del suo
cuore sempre più agitato, frettoloso, traballante. Il
silenzio perdurava da
troppo. O forse no? Kurt non stava capendo nulla, non era quello che si
aspettava ma in fondo era quello il bello di Sebastian, il mondo
sembrava al
contrario quando stavano assieme e tutto aveva una luce nuova: gli
sembrava
sempre di essere tornato bambino, ogni volta. Ma ora il panico si stava
impossessando di lui e dare una risposta sensata a Sebastian sembrava
molto
difficile.
-
Senti, Kurt… - cominciò l’altro.
– i- io non ho bisogno di
prometterti che ti sarò fedele sempre, o che mi
prenderò cura di te, o che se
tutto dovesse andare improvvisamente male le cose tra noi non
cambieranno. Non ho
bisogno di prometterlo, Kurt, perché io lo so. Ti amo,
Kurt, e ho solo bisogno…
voglio sapere che resterai con me fino alla fine dei miei giorni,
perché un
solo istante senza di te mi ucciderebbe, non riesco nemmeno a pensare
all’inferno
che sarebbe. Perciò più che chiederti di sposarmi
per prometterti queste cose,
Kurt, te lo sto chiedendo come un favore. Resteresti con me per tutta
la vita?
Kurt
lo guardò. Tutto quello che desiderava era sentire
l’uomo
che aveva davanti, sentirlo dovunque, baciarlo. Perché lo
amava davvero, e mai
avrebbe pensato di provare una cosa del genere, mai.
Per
Sebastian Smythe, poi. I suoi occhi erano una richiesta
e Kurt avrebbe voluto tenerlo più stretto di quanto non
stesse già facendo,
tenerlo stretto a sé sempre.
-
Sebastian…
-
Avete ballato per troppo tempo, cosa ne pensate di uno
scambio? – una voce alta e squillante interruppe le parole di
Kurt e Sebastian
chiuse gli occhi e trasse un respiro profondo perché,
benché fosse molto
tentato, sin da quando era piccolo gli era stato insegnato che non
stava bene
picchiare una donna, anche se questa era Rachel e stava interrompendo
la
risposta del suo quasi-forse-fidanzato alla sua proposta di matrimonio.
-
Rachel, stavamo parlando… - cercò di fermarla
Kurt, mentre
tentava di calmarsi, ma lei aveva già, in qualche modo,
sciolto l’abbraccio tra
i due e preso per mano Kurt, che non riuscì a trattenere una
risata alla vista
di Sebastian, a braccia conserte al centro della pista. I due si
fermarono e si
presero sottobraccio per ballare.
-
Smettila. – disse sbrigativa Rachel, distogliendo lo
sguardo di Kurt dal suo, appunto, quasi-forse-fidanzato.
-
Di fare cosa? – protestò l’altro,
cominciando a muoversi
lentamente, a ritmo con la musica.
-
Di guardarlo come se fosse l’unica ragione per cui
respiri! Kurt, lui è Sebastian Smythe, te lo ricordi?
Kurt
sorrise. – Certo. E lo è.
Rachel
lo guardò interrogativa. – La ragione per cui
respiro. In questo momento lo è. Non immaginerei una ragione
migliore, in
realtà.
La
ragazzo lo guardò, attenta, poi la sua bocca si
aprì,
quasi sconvolta. – T-tu stai parlando sul serio?
-
Oh, Dio, Rachel. Non fare quella faccia. Stiamo assieme da
tanto tempo ormai. Sono innamorato di lui, ed è
l’unica cosa di cui dovrebbe
importarti, non credi?
Rachel
annuì.- Okay,
okay. Ho capito, la prossima volta non vi disturbo più.
Solo… Kurt, stai
attento.
Kurt
sorrise. – Scusa, Rachel, devo fare una cosa. –
Kurt si
allontanò dalla ragazza, bellissima nel suo vestito viola
chiaro disegnato da
lui stesso, e si incamminò verso il suo
quasi-forse-fidanzato che stava
intrattenendo una discussione decisamente poco seria con Sam e Puck, e
lo prese
per il braccio.
-
Vieni con me?- gli chiese dolcemente, con un sorriso,
indicando l’ampio giardino fuori dalla vetrata. Appena
usciti, Sebastian alzò
gli occhi da terra, puntandoli verso l’immensa distesa di
verde, immersa nella
luce dorata del tramonto.
-
Kurt, non intendevo-
-
Seb, smettila, ora parlo io. – L’altro
alzò un
sopracciglio, lasciandolo comunque continuare. – Sai che
c’è? Che ti odio, e ci
scontriamo sempre, e litighiamo ogni due giorni. E che non riesco a
pensare ad
una sola ragione per cui dovrei dirti di sì. –
Sebastian si limitò a infilare
le mani nelle tasche degli eleganti pantaloni dell’abito che
gli calzava a
pennello, continuando ad ascoltare, senza tradire alcunché
dalla sua espressione.
– Però c’è anche
un’altra cosa, cioè che mi sono accorto che al
contempo ti amo
da morire, come se non potessi respirare se non continuando ad amarti,
e non
riesco a pensare ad una sola ragione per cui dovrei dirti di no.
-
Quindi, che facciamo, ci sposiamo?
-
Direi di sì.
-
Ottimo.
Si
guardarono e sorrisero. Quando tornarono in sala,
trovarono Santana e Brit accanto ad una torta a sei piani, intente ad
imboccarsi a vicenda. Questa volta non si guardarono, ma sorrisero
comunque. Si
presero per mano perché, entrambi lo
stavano pensando, dopo poco ci sarebbero stati loro, accanto a quella
torta.
-
Sto pensando che stanotte, sopra ci sto io.
-
Oh, mio piccolo pinguino, ti piacerebbe.
-
…Guarda che non ti sposo più!
A/N: chiedo venia per il fluff di oggi, ma questo è l’effetto della terza prova. Aaah, non vedo l’ora di finire questa maturità! Giuro che dopo gli orali riprenderò con le traduzioni di IADT, a costo di portarmi il pc al mare. Ah, se avete domande, qui: Ask . Grazie a chi leggerà/recensirà!
Bacii.