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Autore: _MorgenStern    24/06/2013    5 recensioni
"Siamo soli entrambi, insieme. E fa un male tremendo, anche a me che il male ormai lo vedo solo nella tua sofferenza. Non seguo altri, non guardo altri. Solo te, sempre; ma non te ne accorgerai, anche se in qualche egoistico modo continuo a starti accanto."
Dal POV di un personaggio che non intendo svelare, per non rovinare la sorpresa.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Germania/Ludwig, Sorpresa
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Annaspi, aprendo gli occhi.
Fissi per qualche secondo il soffitto bianco, riprendendo fiato.
Chissà cosa stavi sognando. Chissà cos’è ancora in grado di farti paura, grande e forte come sei.
Sospiri, cercando di rilassarti. Sai che non è stato reale, anche se non riesci a capire quei prodotti del tuo inconscio.
Da quanto va avanti così? Anni? Decenni? E ancora non hai capito.
Hai afferrato la sveglia, controllando l’ora.
Dannazione. Le 2. Mancano ancora due ore al tuo processo regolare di preparazione al lavoro.
Sei sempre stato una persona corretta e precisa, di routine, fin troppo. Il tuo lavoro è sempre stato una priorità, soprattutto da quel giorno. Non hai più altro da fare che ti prenda – men che meno che ti diverta.
Perché se non lavori pensi. E se pensi ricordi.
Non vuoi ricordare, è palese. Ricordare fa male, ricordare è sentire il cuore lacerarsi, pezzo per pezzo, a riaprire la ferita che mai guarirà.
Non l’avresti mai pensato - nessuno l’avrebbe mai fatto – perché fai di tutto per mostrarti insensibile, ma soffri terribilmente la solitudine. E sei solo, adesso.
Ti giri sotto le coperte, guardando il cuscino accanto al tuo, un’espressione quasi sofferente. Era un incubo, di nuovo. Non sai come fermarli, per quanto tu ci abbia provato. Medicine, terapie, estremismi: tutto inutile. Stai continuando a soffrire, solo.
Stringi le dita, stropicciando il lenzuolo azzurro cielo. Non ti è mai piaciuto particolarmente quel colore, ma da quel giorno non fai che usarlo. Ti ricorda i tuoi occhi, e il corredo ti fu regalato dicendoti proprio questo. Era troppo appariscente, troppo sciocco, dicevi. E ora è sempre sul tuo letto, manca giusto il tempo di lavarlo quando serve, regolarmente.
Perché ti ostini a farti del male a questo modo? Perché ti costringi a ricordare? Perché non hai ancora buttato tutto, sostituendolo con qualcosa di nuovo, di meno significativo?
Sei uno stupido, te l’hanno sempre detto.

Ed è quando il tuo respiro torna regolare che oso avvicinarmi. Come se ci fosse bisogno di tanta cautela.
Vorrei toccarti, accarezzare quei tuoi stupidi capelli biondi, che da bravo soldato ti ostini a tenere corti. Vorrei sedermi sul letto, a guardarti finché non ti accorgerai di me e ti girerai urlandomi di andarmene e non disturbarti, almeno di notte.
So cosa faresti, so cos’hai sempre fatto. Lo so meglio di te.
Sento di dover piangere, per quanto poco mi sia sempre piaciuto. Vorrei infilarmi sotto il lenzuolo che ti regalai, incurante di quanto potresti arrabbiarti, e farlo sul tuo petto.
Sei forte, sopporteresti. Hai finto di esserlo anche quel giorno, per me.
Ti vorrei ringraziare per ciò che hai fatto, ancora. Un’altra volta, solo un’altra parola, uno sguardo, un tocco. È tutto ciò che desidero.
Ma è impossibile. Tutto quanto. Non c’è più nulla di possibile, per me. Posso solo guardarti, continuare a farti soffrire a questo modo, perché non so andarmene e smettere di vederti vivere.
Vorrei tornarci, nella tua vita. Romperti i coglioni, farti sorridere di nascosto, trascinarti fuori di casa dove non andresti mai, troppo occupato e serio come sei. Quando sarà stata l’ultima volta che ti sei ubriacato?
Non ci sono più per te. Non ho mai pensato tanto a qualcuno oltre a me stesso, mai – se può interessarti. Nessuno ha mai avuto tante attenzioni, tanto mio tempo, tanti miei pensieri. Eri e rimani tanto, troppo, per me. E io sono rimasto un egoista, sempre incapace di starti lontano, per quanto tu lo detesti e ora ti faccia male.
Perdonami.
Sono sempre stato un incapace, forse. Forse ho sbagliato a tenerti tanto vicino. Avrei dovuto lasciarti andare, staccarti, farti vivere senza la mia pesante presenza.
Forse ho sbagliato, sì. Ma sei cresciuto tanto bene che ne dubito. Se tu potessi soltanto guardarti come ti vedo io, come ti vedono tutti.
Vorrei, inutilmente, chinarmi per sussurrarti – anche se fosse l’ultima cosa concessami – le poche parole che ormai servirebbero. Per poi andarmene una volta per tutte, per lasciarti andare avanti, per farti superare il vuoto con cui ti ho costretto a convivere, per andarmene là dove dicono si vada tutti, alla fine – se c'è un "là".
Lo farei, se potessi.
Ma non posso; tento disperatamente di farti sentire quelle parole. Magari le scambieresti per l’ennesimo sogno.
Tre. Sono tre soltanto, non chiedo poi molto. Ma in effetti non c’è nessuno a cui chiedere.
Siamo soli entrambi, insieme. E fa un male tremendo, anche a me che il male ormai lo vedo solo nella tua sofferenza. Non seguo altri, non guardo altri. Solo te, sempre; ma non te ne accorgerai, anche se in qualche egoistico modo continuo a starti accanto.
Mi avvicino ancora, tanto che ti starei schiacciando, se ancora potessi. Come potrei sentire il tuo profumo, asciugare la lacrima che solo io vedo scorrere fino ad essere assorbita dal cuscino, rassicurarti nuovamente come ho fatto per anni.
« Sono qui, Bruderlein(2). »
Ma ai fantasmi non è concesso suono.

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Einsamkeit(1) = Solitudine
Bruderlein(2) = fratellino


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E dire che questa Fan Fiction era partita da una fluff. Sono pessima, e Luddi mi odia.
Non so come ne sia uscita una cosa tanto triste, e chiedo scusa se non sono riuscita ad immedesimarmi nello spirito di Gilbert (pessima battuta). Ma considerata la sua condizione, trovo molto più consona un'introspezione del genere, priva di esaltazioni personali.
Vorrei specificare che il legame a cui accenna, che impedisce a Ludwig di superare la sua morte, mi è stato ispirato da quella meraviglia di telefilm che è Supernatural, in cui se il fantasma rimane presente, ai  cari non è possibile smettere di soffrirne la mancanza.
Grazie per aver avuto lo sbatti di leggere un'altra introspettiva. <3
  
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