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Autore: pirateforhire    25/06/2013    1 recensioni
Courfeyrac viene gravemente ferito e si rivolge ad Enjolras, portatore di validi principi ed idee, per qualche chiarimento.
Enjolras viene illuminato da Courfeyrac, in cambio.
Genere: Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Enjolras, Marius Pontmercy
Note: Missing Moments, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Penso si sia intuito che ho un piccolo debole per Courfeyrac, perciò ecco un'altra traduzione, un po' più lunga. I personaggi sono caratterizzati talmente bene che mi sembrava un peccato non far conoscere questa ff al fandom italiano di Les Mis :3

A voi il link per l'originale : http://www.fanfiction.net/s/5513243/2/A-Passion-for-the-Absolute


Buona lettura!
Le recensioni sono sempre gradite, anche se negative!



1.

A posteriori, pensò Courfeyrac, saltando da una finestra del secondo piano di un appartamento in Rue de les Clefs e poi nella strada dietro all’edificio, Combeferre aveva ragione.

Combeferre aveva frequentemente ragione, il che lo faceva diventare davvero insopportabile alle volte, perché lui non si prendeva nemmeno il disturbo di confutare le spiegazioni altrui, lui trovava, senza alcuno sforzo, una frase pungente che faceva crollare qualsiasi spiegazione di chi gli stava davanti. Combeferre aveva, dunque, fatto notare che dopo il duello con il monarchico il martedì precedente, Bahorel doveva tenere un profilo basso per almeno una settimana invece di andare da un simpatico commerciante che sapeva come creare polvere da sparo.
In più non era davvero necessario trovare cartucce, fino a che avevano la polvere da sparo; Courfeyrac non aveva da dire niente a proposito delle nuove restrizioni sulla liberà di stampa e la piega che avevano preso gli eventi politici e, sfortunatamente, Combeferre non aveva opinioni a proposito del fallimento della polizia; tutta quella discrezione aveva convinto Courfeyrac, Jehan, Bahorel, Bossuet e Joly a trovare qualcos’altro da fare quella sera, il che aveva portato alla volontaria defenestrazione di Courfeyrac.

Mentre Joly era ad informare Enjolras dei loro progressi e a scoprire a quale gruppo di lavoratori Enjolras avesse chiesto aiuto per la realizzazione di dette cartucce, Courfeyrac, Jehan, Bahorel e Bossuet avevano scoperto che il loro commerciante aveva fatto due grossi errori: uno, aveva comprato salnitro e zolfo invece di rubarli dal laboratori degli studenti e due, aveva menzionato in un Café che non capiva come mai i ricchi proprietari terrieri avessero ottenuto due voti e il lavoratore medio nessuno. Non sembravano errori pericolosi, e tutti loro, ad eccezione di Bahorel, furono estremamente sorpresi di scoprire che la polizia aveva messo insieme correttamente quei due stracci di prove, concludendo che il commerciante era coinvolto in una rivolta armata. La figlia dell’ostessa, che aveva un imbarazzante cotta per il commerciante, corse di sopra per informarli che sua madre aveva lasciato entrare la polizia nel foyer. L’ostessa fu sconcertata dall’arrivo della polizia che la interrogò, lei disse solo che il commerciante a cui erano tanto interessati aveva un paio di amici come ospiti e niente più, poiché Jehan interruppe il racconto per informarli che c’era qualcuno che saliva le scale.

Fu allora che Courfeyrac saltò fuori dalla finestra con due fiaschette di polvere da sparo, inutilizzata.

A posteriori fu una cosa estremamente stupida, ma ancora, l’intero pomeriggio fu stupido a posteriori. Diavolo, la maggior parte delle cose che Courfeyrac fece risultarono stupide, il tutto sempre a posteriori. Guardare le cose a posteriori era come avere un Combeferre in miniatura dentro la testa, che viveva solo per fargli notare che aveva l’elasticità mentale di un tricheco.

«Jehan! Le cartucce!» sibilò Courfeyrac una volta alzatosi in piedi.
Jehan apparve alla finestra, gli occhi spalancati, gli si poteva leggere il panico in volto. Dietro di lui il commerciante urlò «Sapevo che avrei solo ottenuto urina fetida, lo sapevo!»
«D-d’accordo» disse Jehan. «Bossuet e Bahorel stanno bruciando i volantini fingendo di fare un toast. Posso venire con te? L’ostessa ha detto solo ‘un paio di amici’ quindi solo due di noi devono restare.»

Courfeyrac iniziò a nascondere le fiaschette nelle tasche interne della sua giacca. «Si, passami le cartucce!»

Bahorel spinse Jehan di lato e fece cadere la federa di un cuscino, piena di cartucce, proprio accanto a Courfeyrac. «Le hai prese? Qui c’è il tuo cappello, ed ecco il tuo cappotto…» Courfeyrac si slanciò per prendere tutto, e si tolse da sotto la finestra, proprio mentre Jehan cadeva sgraziatamente sul terreno.

«Tutto bene?» chiese Courfeyrac cercando di issare in piedi Jehan, tenendolo per un gomito.

Jehan annuì. «Come ha fatto Satana? Cadere è piuttosto doloroso!»

«Attraverso la composizione di liberi versi.», rispose Courfeyrac, avvolgendo il suo cappotto attorno alla federa, per nasconderla. «Se non ci affrettiamo saremo noi i prossimi a cadere.»

«Non c’è niente di terrificante nella tomba,» lo rimproverò Jehan, facendosi strada lungo Rue Gracieuse. «E’ un sonno sublime, una caduta infinita dentro l’abisso, dove la produzione di ver- » Courfeyrac non era sicuro se Prouvarie intendesse vermi o versi, o entrambi  poiché lo interruppe. «…la strada è sgombra.»

I due percorsero lungo Rue Gracieuse e cercarono di apparire normali, per quanto potevano, dato che Jehan era vestito come un cosacco e, nonostante il freddo, Courfeyrac portava il cappotto appoggiato sul braccio invece che sulle spalle. Il ragazzo doveva lottare per non tremare.

Non c’erano molte persone che potessero notarli; era un venerdì sera, era freddo e i Cafè e i bar nelle vicinanze di Rue Mouffetard erano aperti.

«Rue Mouffetard.» disse Courfeyrac,  ma immediatamente serrò la mascella per  impedire ai denti di battere. «Sai, questo tempo è più freddo degli sguardi di mia zia Mathilde. Se solo le strade fossero più corte! Ho disperatamente bisogno di un bicchiere di vino!»

«Siamo seguiti?» chiese Jehan, guardandosi alle spalle.

Courfeyrac, senza dare nell’occhio, rallentò, fingendo di essersi perso e diede una rapida occhiata alla strada. C’era un fattorino, diversi portoni più indietro, che chiacchierava con un altro uomo, un ragazzo di stalla dall’aria annoiata tratteneva i cavalli frementi e….Oh diavolo, un gendarme stava camminando verso di loro. «Più veloci che possiamo, via dalla strada.» borbottò Courfeyrac.

«Vorrei che Bahorel fosse qui,» disse Jehan. «Lui odia perdersi una rissa.»

Courfeyrac fece una smorfia. «Vorrei poter condividere questa opinione. Ho promesso solennemente a me stesso che questo mese non avrei perso nessun capello, e sono certo che lo perderò scappando da questa guardia.»

Jehan tirò Courfeyrac lungo la strada. «Mouffetard è da questa parte. Anche se odio farlo, dobbiamo confonderci con la massa di studenti di legge ubriachi.»

«Oh diavolo, ci sono Joly, Enjolras e…Combeferre» Courfeyrac trasalì; erano alla fine di Rue Mouttefard anche loro, e non c’era nessuna folla in cui confondersi. «E Combeferre aveva ragione, ancora una volta, lascerà correre o dovrà girare il coltello nella piaga?»

«Penso che il gendarme si stia avvicinando.» disse, ignorandolo, Jehan, studiando attentamente l’ombra della guardia e quella di Courfeyrac stagliarsi contro il muro di pietra. «L’ombra della morte incrocia le nostre. Courfeyrac, uno degli insegnanti mi ha detto che Enjolras era già su una lista-»

«Saint-Michel, vecchio compagno!», esclamò Courfeyrac  guardando Enjolras, che li aveva visti e aveva iniziato a muoversi verso di loro; Combeferre e Joly erano rimasti fermi sotto la luce di una lampada appesa.
«Non indovinerai mai che cosa mi ha seguito a casa- un vecchio bassotto che devo scrollarmi di dosso.» sussurrò.

Enjolras, Combeferre e Joly vennero avanti.

«Chi siete voi?» chiese Joly

«Colui che fa cadere sempre inchiostro sulle mie notte di letteratura di Blondeau.» rispose Enjolras fingendo uno sguardo sprezzante. «Ignoratelo, signori.»

«Con piacere,» disse Combeferre, fingendo di sgranchirsi le braccia portandole sulla testa, e puntò al vicolo più vicino. «Penso che dovremmo chiamarla ‘la notte dopo l’ultimo sigaro’.»
 
«Penso di averne un po’ » disse Joly, che, facendo un gran consumo di sigari, si mise a cercare nelle sue tasche mentre Courfeyrac portava Jehan in una parte più affollata della strada. Non era ancora riuscito a raggiungere i pochi studenti quando sentì una mano sulla sua spalla.

Courfeyrac quasi fece cadere le cartucce. «Oh Dio!»

«Non esattamente, » disse il gendarme esaminando Courfeyrac, sospettoso. «Vi ringrazio comunque per il complimento.»
 
«Prego.» disse Courfeyrac cercando di stamparsi sul volto uno dei suoi sorrisi più convincenti. «Mi avete davvero spaventato, la mia amante mi ha beccato a letto con la sua migliore amica e ha cercato di uccidermi per giorni! Sono saltato giù dalla finestra del mio appartamento, poco fa, per cercare di evitarla. Nonostante tutto mi ha trovato.»

«Mi state mi state dicendo che…» disse il gendarme, «…Per evitare la vostra amante sareste saltato giù da un palazzo in Rue des Clefs?»

«Si.»

Il gendarme non aveva rimosso la sua mano dalla spalla di Courfeyrac, il che rendeva il ragazzo molto nervoso e ora guardava Jehan. «E avete pensato di portare un amico con voi?»
 
«Vi correggo, la migliore amica,» disse Courfeyrac, lasciando sorpreso Jehan. Il giovane ammiccò al gendarme e abbassò la voce come si fa quando si cospira. «Una ragazza affascinante, ha lasciato che la travestissi come volevo.»

«La vostra amante è davvero mascolina.»

«Be, non avete tutti i torti, ma al buio non importa che volto abbia, dico bene?»

«Mascalzone!» squittì Jehan, nascondendo il viso nelle proprie mani. «Voi eravate quello che mi voleva vestita da uomo!! Vi ho detto che tutti avrebbero pensato che fossi un ragazzo, ma noooo, se andava bene per le eroine di Shakespeare..!»

La guardia rimase scettica. «Quindi non avete salnitro o zolfo con voi?»

«Dopo tutto questo dramma romantico,» rispose Courfeyrac «non sarebbe male finire a Saltpeterie*»

«O forse, con la vostra storia, finirete semplicemente a La Force, » risposte il gendarme spingendo Courfeyracc dentro al vicolo. «E’ stata una rappresentazione interessante, ma vi consiglio di studiare il saggio di Coleridge sulla sospensione del credito dato ad una persona.»
Courfeyrac sentì il suo sorriso congelarsi sul volto. «Ammetto che sia difficile da credere ma-»
«Ma credo che l’ufficiale in comando la troverà ancora più difficile da credere,» replicò la guardia, «Venite con me.»

«Preferirei di no,» disse Courfeyrac mentre Jehan, terrorizzat, guardava verso Joly, lungo la strada. Combeferre si sbracciò per far voltare Courfeyrac verso destra. Al ragazzo ci volle solo un momento per interrompere il contatto visivo con il fin troppo intelligente gendarme; c’era un vicolo alla sua destra, appena illuminato e correntemente occupato da uno studente ubriaco.
 
«Come preferite,» disse il gendarme gettando un’occhiata a Jehan, «Non ho potere decisionale in
questo. Ma so che avete qualcosa da nascondere sotto quel cappotto. Potete consegnarmela oppure no, in tal caso mi limiterò a perquisirvi portandovi via anche i vostri volantini illegali.»

Courfeyrac non voleva davvero finire in prigione e aveva qualche difficolta a spiegarlo al gendarme che, tenendolo con forza, aveva iniziato a trascinarlo lungo la strada.

«-vi siete fatto davvero un’idea sbagliata di me; liberalismo e libertinismo non sono intercambiabili-»

«Oh, finirete decisamente a La Force,» disse il gendarme, spingendo lo studente ubriaco via dalla strada e causando al poveraccio la caduta della sua bottiglia sul selciato, dove si frantumò. Lo studente imprecò ma li lasciò passare e il gendarme, invece di cogliere al volo l’opportunità di sbattere Courfeyrac contro il muro, imprecò e balzò indietro, mentre grandi gocce di vino finivano sulla sua uniforme. Courfeyrac colse l’opportunità per scartare di lato.
Il gendarme sobbalzò, vedendo Jehan che cercava di mantenere l’equilibrio.
Jehan si mantenne in piedi, raccolse le cartucce e corse dietro Courfeyrac.

«Corri!» urlò Courfeyrac, prendendo le cartucce dalle mani di Jehan. La veste da cosacco si rivelò sorprendentemente utile in questa occasione, aveva moltissime tasche nascoste , utili per portare via le cartucce e la polvere da sparo.
«Sposatati!» Enjolras afferrò Courfeyrac per un braccio e lo tirò di lato.

Combeferre gli avrebbe in seguito spiegato, con il tono calmo da dottore che usava quando aveva difficoltà a controllare le proprie emozioni, che il gendarme si era drizzato in piedi, aveva tirato fuori una pistola e puntato su Jehan.
Courfeyrac si ricordava solo vagamente quei momenti, o meglio, aveva solo dei piccoli flash, sapeva che il gendarme stava facendo qualcosa e che Jehan era nei pasticci quindi lui, Courfeyrac, doveva intervenire. Tutto ciò era poi finito in un’idiota corsa in avanti mentre il gendarme premeva il grilletto.

Siccome Enjolras aveva spinto Courfeyrac da parte, il proiettile si era piantato nella sua coscia anziché nel suo stomaco, ma la gamba di Courfeyrac cedette sotto il suo peso e lo fece cadere sui cocci della bottiglia frantumata.

In quel momento, comunque, Courfeyrac non si accorse di niente di tutto questo. Il gendarme si era mosso, Courfeyrac aveva avuto l’improvvisa impressione che Jehan fosse in pericolo e poi c’era stato un improvviso dolore e, oh Dio, la sua gamba andava a fuoco, cosa diavolo era quello? Oh, c’era anche del vetro in mezzo a tutto quel sangue e faceva male da morire. Per di più era per terra, senza il suo cappello (Dannazione, sarebbe riuscito a tenerne uno per più di un giorno?!). Il giovane strinse i denti per non gridare.

«Lasciate la vostra arma.» disse Enjolras e Courfeyrac realizzò a malapena che era in corso una sorta di rissa. Enjolras respirava velocemente, cosa che raramente accadeva. «Avete sparato ad un civile disarmato, lasciate la vostra arma.»

«Chi siete v-»

«Tre.»

Il gendarme imprecò, ma ormai aveva già sparato ed era troppo buio per ricaricare la pistola.

«Due.»

«Ma voi-»
«Il vostro tempo è finito.» disse Enjolras e, evidentemente, fornì qualche argomento non verbale e piuttosto convincente dato che il gendarme fece cadere la sua arma e corse via. Courfeyrac non era completamente certo di cosa stesse accadendo, qualcuno lo girò improvvisamente e lui colse odore di sapone fenico.

Ah, Joly e Combeferre, gli studenti di medicina al salvataggio, pensò Courfeyrac, aggrappandosi disperatamente ad ogni sorta di buonsenso che gli rimaneva.

Joly iniziò nervosamente a parlare. «I negozi sono chiusi a quest’ora della sera e siamo gli unici sulla strada. Nessuno ha visto ad eccezione dell’ubriaco e penso che dubiti di tutto ciò che vede, date le sue condizioni.»

«Dove ti fa male?» chiese Combeferre, mettendo una mano sulla fronte di Courfeyrac, per cercare segni di contusioni o bernoccoli.

 «Oh, nel profondo, nella mia anima.» disse Courfeyrac «Ho perso un altro cappello e avevo giurato solennemente a me stesso che avrei cercato di tenermi questo!»

«Stabile, cosciente, ferito da un proiettile alla coscia destra.» mormorò Joly, facendo scivolare via le mani di Courfeyrac dalla sua gamba. «E…Oh cielo Courfeyrac, come hai fatto? Ci sono pezzi di vetro nella gamba.»

«Non andare alla cieca,» disse Combeferre, «Potresti allargare la ferita ed aumentare il sanguinamento. No, no! Non provare ad alzarti Courfeyrac! Joly, aiutami a portarlo.»

Joly e Combeferre si erano messi subito a lavoro con una serietà che avrebbe fatto sorridere Courfeyrac se solo la sua gamba non fosse bruciata come l’inferno, e se non ci fosse stato il balbettio ansioso di Joly. Lo studente di medicina spinse Courfeyrac contro il muro sistemandogli il cappotto sotto la testa, per cercare di tenerlo comodo e iniziò a cercarsi dentro le tasche.

«Luce, luce! Dove sono i miei fiammiferi?!»

Courfeyrac tossì all’odore di bruciato e subito una fiammella comparve davanti ai sui occhi. La luce nel vicolo era poca e Combeferre e Joly avevano preferito non rischiare che i passanti vedessero Courfeyrac, quindi non lo avevano portato sulla via principale. La luce mostrò il volto preoccupato di Joly e quello calmo di Combeferre.

«Dove sei stato colpito esattamente?» chiese Combeferre mettendosi più vicino alla gamba di Courfeyrac. «Laccio.»

Enjolras apparì, si slacciò la cravatta e la mise nelle mani di Combeferre che riuscì a stringere la cravatta sulla coscia di Courfeyrac mentre Joly cercava di tenere lontano il sangue dalla ferita con il suo fazzoletto.
 
«Davvero una gran perdita di sangue ma non zampilla, quindi il proiettile non ha preso l’arteria.» disse Joly con un’occhiata a Combeferre per essere sicuro di non aver sbagliato la diagnosi. Combeferre annuì, stringendo ulteriormente la cravatta  attorno alla coscia di Courfeyrac, che  gemette di dolore.

«Servirà a rallentare il sanguinamento.» spiegò Combeferre. «Enjolras, spero proprio che quella guardia non si sia dimostrata così testarda a tal punto da costringerti a donargli un po’ di buonsenso…» Enjolras non rispose, Combeferre sospirò e lo scrutò «Una ferita alla testa, vero?»

«Non una pericolosa.» rispose Enjolras prendendo un fiammifero da Joly e accendendolo. Combeferre fece qualcosa di assolutamente doloroso alla gamba di Courfeyrac e lui non poté trattenersi dal gemere più volte.

«Gonfiore, ferita profonda, rallentamento del sanguinamento e più ferite superficiali causate dal vetro, ad eccezione di…» Combeferre guardò il frammento più grande, conficcato nella parte superiore della coscia di Courfeyrac. Per il ragazzo ferito questo fu troppo ed iniziò ad avvertire una vaga sensazione di nausea. La scheggia non era particolarmente grande ma brillava sinistramente, emettendo bagliori del colore del sangue, sporgeva fuori dalla sua gamba, lì dove non aveva diritto di stare.

«Non voglio rimuoverlo qui, alla fin fine ha mancato l’arteria. Ah già! L’arteria! Devo prendere la pulsazione. Courfeyrac, con permesso…» Courfeyrac annuì e dovette mordersi le labbra per non far uscire un grido mentre Combeferre avvicinava il capo alla coscia.

Joly gli pizzicò la caviglia. «L’hai sentito questo?»

«…Si?.»

«Nessun danno ai nervi, dunque, solo un po’ di insensibilità, spero.» Joly si strofinò il naso. «Muovi la gamba, Combeferre? Pensavo che quella tecnica si potesse applicare solo al petto.»
«C’è un’arteria nella gamba,» replicò Combeferre. Prese l’orologio ed Enjolras, senza che gli venisse chiesto, avvicinò il fiammifero all’orologio di Combeferre. «puoi applicare lo stesso principio. Se me lo permetti, Courfeyrac, dovrei controllare l’altra gamba, per vedere se le pulsazioni sono le stesse.»

«Qualsiasi cosa significhi…» disse Courfeyrac.

«Joly, va’ e vedi se riesci a trovare una carrozza. Dammi la tua fiaschetta prima, che c’è dentro?»
«Brandy,» disse Joly, frugandosi nelle tasche di nuovo. Tirò fuori la boccetta e la tese a Combeferre, «E’ un buon anno, non sprecarlo.»

Joly corse via, lasciando Courfeyrac il quale aveva terminato il brandy in un solo sorso, facendo sospirare Combeferre.

Courfeyrac abbandonò la propria testa contro la parete, grato per il cappotto di Joly, e si costrinse a respirare più lentamente che poteva. Dannazione, la sua gamba faceva male. Era difficile pensare a qualcosa di intelligente da dire. Cercò di ricordarsi la trama di quella novella gotica che aveva letto il pomeriggio prima,  lasciata al punto in cui l’eroe (che nell’immaginazione di Courfeyrac, assomigliava molto a Courfeyrac stesso. ) salvava, vittorioso, l’eroina priva di qualsiasi caratterizzazione, se la stava ripetendo per la terza volta quando realizzò che Combeferre e Enjolras stavano parlando di lui.

«-rischieremmo troppo.»

«Coumbeferre, hai detto tu stesso che quelle ferite richiedono un intervento chirurgico. Io mi fido di te e Joly, ma avete gli strumenti necessari per una cosa di questa delicatezza?»

«Potremmo cercare di entrare al Necker,» disse Combeferre esitante, «ma cosa diremmo? Che Courfeyrac è....rimasto coinvolto in una scazzottata al bar?! E’ sulla lista di coloro che vengono guardati a vista, Enjolras, ci saranno molte guardie qui, tra poco, che cercheranno un potenziale ribelle in Rue Mouffetard, e anche se riuscissimo a portarlo via prima dell’arrivo della polizia non potrei portare dentro qualcun con ferita da arma da fuoco, risulteremmo sospetti.»

«Ci sono dei gendarmi alla fine della strada,» disse Joly, ansante, la sua voce quasi soffocata dal passaggio di una carrozza. «Avranno sentito lo sparo e stanno cercando da dove proveniva, penso che Jehan stia bene, si starà nascondendo da qualche parte. La carrozza è qui.»

Enjolras disse «Combeferre, andate in carrozza fino al Necker, prendi i tuoi attrezzi ma aspettate un po’ ad uscire dall’ospedale, ci incontriamo…»

«Al mio appartamento?» si offrì Joly.

«Ah, mi ospitate anche, dottore?» mormorò Courfeyrac rivolgendosi a Joly, la sua gamba faceva male da morire e lui voleva disperatamente smettere di pensarci. «Combeferre, mio vecchio amico, sei troppo gentile.»

Combeferre strinse la mano di Courfeyrac. «Sarò di ritorno appena potrò.»

Courfeyrac aprì gli occhi per vedere Combeferre alzarsi e avanzare verso la carrozza, fermandosi solo quanto bastava a Joly per dire «Va’ senza di me. conosco Rue Mouteffard. Cioè, non quanto Grantaire ma la conosco. Se andiamo da questa parte raggiungeremo Rue Nouveau de Saint Genevieve e prenderemo un’altra carrozza o vicino all’ospedale o anche in Rue d’Ulm se Courfeyrac riuscisse a camminare.»

«Che orrendo scherzo,» disse Courfeyrac, spingendo il cappotto di Joly via da sotto la sua testa per passarglielo. «Va’, Combeferre. La polizia non mi ha completamente privato dell’uso delle gambe.»

«Trattieni la carrozza fino a che non saremo avanzati almeno un po’» disse Enjolras sottovoce, afferrando Combeferre per un braccio.

Combeferre annuì ed uscì dal vicolo. Courfeyrac iniziò a cercare di alzarsi e di stare in posizione eretta senza poggiare peso sulla gamba ferita. «Dov’è il tuo appartamento Jolllly?»

«All’Hotel Saint-Jacques…Courfeyrac, mi prometti di non provare a sedurre Musichetta?»

«La tua amante vive con te, Jolllly? Che spudorato.»

«Si, vive con me. Passiamo ogni notte assieme, come lei sottolinea sempre, dovresti saperlo. E’ anche molto meno costoso pagare per l’appartamento in due, invece che da solo. So che non lo faresti mai di proposito, Courfeyrac, ma mi prometti di non portarmela via? Sai che effetto fai alle ragazze e per questa io vado davvero pazzo.»

«Obietto, Jolllly! Metti in guardia me quando Bossuet flirta con lei spudoratamente?»

Joly arrssì, «Con Bossuet è diverso.»

«Ah, dici diplomaticamente che io sono più bello di lui.»

«No quest- Courfeyrac?»

Courfeyrac si era alzato in piedi, ma era inciampato non appena si era staccato dal muro. Non poteva appoggiare il peso su entrambe le gambe e la sua testa girava come se avesse appena preso parte ad una gara a chi beveva di più con Grantaire. Courfeyrac avvertì la mano di Joly sulla spalla, lo reggeva in piedi e qualcuno gli poggiò una mano sulla sua vita che il ragazzo, piuttosto stordito, pensò essere quella di Bossuet, perché dove c’era Joly c’era Bossuet e perché Courfeyrac era abituato alla compagnia di quei due.

«Bene,» cercò di dire Courfeyrac. «un poco…ah, passami il….le tue ali, Jolllly, mio caro compagno. Dopo questo nostro scontro con il governo non ho che una gamba su cui reggermi in piedi.»

Sentì Joly scivolare sottò il suo braccio. Joly era più basso di Courfeyrac e stava precisamente sotto la sua spalla e il ragazzo poteva appoggiare la guancia sulla testa di Joly. La differenza di altezza era meno evidentemente con Bossuet, ma Courfeyrac perse il filo di quella comparazione perché provò a mettere un po’ di peso sulla gamba ferita e, diavolo, fu veramente una pessima idea. C’era Joly sotto il suo braccio sinistro, come doveva essere, odorava di sapone fenico e brandy, e dall’altra parte c’era….non era Bossuet, c’erano capelli. Questo significava che non era Bossuet.

«Non sono abbastanza ubriaco per affrontare tutto questo.» disse Courfeyrac «e le fiaschette che ho nelle tasche contengono solo polvere da sparo.»

«La generazione futura loderà il tuo sacrificio.» disse Enjolras. Courfeyrac non riuscì a capire se Enjolras fosse divertito o meno e realizzò, stupidamente, che era stato Enjolras e prenderlo per la vita e ad aiutarlo lungo la via. Courfeyrac iniziò a sentirsi parecchio stupido, il che non era mai una sensazione piacevole, soprattutto unita al dolore pazzesco che provava alla gamba.

Courfeyrac non sapeva perché non avesse pensato ad Enjolras, prima, e imputò la cosa al fatto che stava diventando incredibilmente arduo pensare a qualcosa che non fosse il dolore che provava. Quello stato di semi-coscienza lo faceva riflettere su cose incredibilmente stupide come la prima volta che lui ed Enjolras erano incontrati, Courfeyrac aveva scambiato l’atteggiamento distaccato dell’altro per una totale chiusura nei suoi confronti e aveva capito che ad Enjolras non piaceva affatto essere toccato da altre persone, ecco perché non avrebbe dovuto avere il braccio attorno alla vita di Courfeyrac.

Comunque, il braccio di Enjolras era lì, e Courfeyrac iniziava a sentirsi vagamente delirante perché la sua gamba bruciava ogni momento di più. Strinse i denti e si sforzò di pensare a qualcosa di diverso.
I capelli di Enjolras – che avevano bisogno di essere tagliati, Enjolras lo dimenticava sempre – strusciavano contro la guancia, poteva pensare a questo.

Enjolras era sorprendentemente delicato e comunicativo nei gesti. Poteva trasmettere tanto con un tocco sulla spalla, uno strattone al braccio o una stretta di mano. Courfeyrac era rimasto sorpreso da quel particolare perché, secondo lui, Enjolras era molto restio a toccare la gente. Non si muoveva se non era necessario, non parlava a meno che non avesse qualcosa da dire. C’era sempre stato un muro tra Enjolras e il resto del mondo, muro che poteva essere scalato solo menzionando la Repubblica. La Repubblica occupava interamente la realtà di Enjolras; gli dava ideali e principi su cui basarsi. Chiunque poteva parlare con un uomo così, poteva ammirarlo, poteva scherzarci e discuterci ma un uomo così non poteva essere toccato da chiunque. Courfeyrac, appoggiandosi quanto più poteva a Enjolras, cercò di mantenersi in piedi.
Andava bene arruffare i capelli di Prouvarie, o appoggiare la testa sulla spalla di Bossuet, o aggrapparsi alla schiena di Combeferre come una sorta di cozza, ma non poteva fare le stesse cose con Enjolras. Non sarebbe stato giusto, sarebbe stata come una violazione.

Courfeyrac fu, comunque, molto compiaciuto nel vedere Enjolras migliorare sotto questo aspetto, dopo un po’ di settimane di amicizia aveva toccato la spalla di Courfeyrac in un silenzioso invito a parlare. Courfeyrac comunicava spesso con i gesti, ma non aveva mai realizzato che Enjolras potesse fare lo stesso. Era un affare delicato – un bacio invece di una stretta di mano, un sorriso invece di un ‘si’, un colpetto sulla spalla invece di ‘Enjolras!’, per attirare la sua attenzione. – ma alla fine aveva avuto successo.

Enjolras ora sorrideva quando Courfeyrac gli prendeva il braccio per una passeggiata al Lussemburgo e offriva volontariamente la sua guancia ogni volta che vedeva il giovane avvicinarsi.

Era strano, pensò, come quei piccoli gesti compiuti dall’alto ed elevato Enjolras, potessero rendere Courfeyrac, di gran lunga più impetuoso, felice.
 Era come se Enjolras riconoscesse il modo di Courfeyrac di interagire con il mondo, era stata una lenta accettazione, come se lo capisse.

«Dovremmo prendere la carrozza qui.» disse Joly fermandosi alla fine del vicolo. Courfeyrac scivolò addosso ad Enjolras, in qualcosa che poteva assomigliare ad un abbraccio, era veramente grato della sua presenza.

Joly, con molta cautela, sfilò via da sotto il braccio di Courfeyrac, assicurandosi che Enjolras riuscisse a reggere il suo peso prima di correre a cercare una carrozza. Courfeyrac, il proprio braccio destro attorno alle spalle di Enjolras, affondò il volto nel colletto del cappotto dell’altro uomo.

Enjolras strinse la presa sui fianchi di Courfeyrac e dopo un momento appoggiò la propria guancia sulla testa del giovane.

Non disse niente ma, forse, fu meglio così. Courfeyrac era troppo stanco per parlare il che era un evidente segno che qualcosa non andava ed era estremamente grato per quel briciolo di contatto. Quando era triste o malato, Courfeyrac cercava disperatamente contatto. Doveva toccare, abbracciare, venire coccolato da qualcuno che gli dicesse che tutto andava bene, che non era solo ed era amato.

Courfeyrac voleva davvero ringraziare Enjolras, ma non riusciva a trovare le parole per farlo. Strinse leggermente la presa attorno alle spalle di dell’amico, invece, ed Enjolras sembrò capire dato che strinse più forte Courfeyrac.

Courfeyrac sentì i passi di Joly, veloci, leggeri e leggermente ansiosi, poi udì un paio di cavalli nitrire e un rumore di zoccoli battere sulla strada.  «Eccola, andiamo.» disse Joly. «Grazie Enjolras – Vieni Courfeyrac, metti un braccio attorno alle mie spalle e…oh diavolo, le scale! Salgo prima io, poi lo aiutiamo a salire, penso sia meglio.»

Fecero come Joly suggeriva, il che funzionò ma fece scivolare Courfeyrac lungo disteso contro la pelle screpolata del sedile della vettura. La carrozza iniziò a correre lungo il selciato sconnesso.
Courfeyrac mantenne gli occhi chiusi mentre sentiva scivolare via la presa dalla sua coscienza.

«Vi ringrazio sinceramente per tutta la vostra sollecitudine, signori,» disse Courfeyrac, nel tono più aristocratico e gentile che riuscì a trovare, «ma temo di dover ripagare la vostra compagnia con grande maleducazione e svenire.»

Courfeyrac fece prontamente ciò che aveva detto.


*In inglese salnitro si dice ‘saltpeter’, quello che Courfeyrac fa sarebbe, in Inglese, un gioco di parole.
  
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