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Autore: Lady Halsingland    25/06/2013    1 recensioni
"Forse fu per questo che mio padre mi chiamò così: Destiny.
Il Destino. Artefice delle nostre fortune e sfortune, guerre e malattie. Ricchezza e povertà, plebeo e nobiltà. Puttana e Signora, Templare e Assassino. Da semplice liceale a temuta Templare. Un ordine antico e rispettato. Come stemma, una grande croce rossa col bordo in oro. Dio ci guarda, ci protegge e ci ama per ciò che siamo. Templari. Semplici uomini e donne che combattono per una causa: quella dell' "ordine nel mondo". Prima di tutto ciò non avevo una vita. Non avevo un'evocazione. Ora si. So qual'è il mio posto nella vita. Il mio Destino l'ha scritto per me e ha voluto che portassi il suo nome per onorarlo, come un cristiano che onora il proprio Dio. Mi chiamo Destiny Felt Vidic. Sono la figlia illegittima di un Templare e di un' Assassina. La prima persona gentile che conobbi fu Daniel Cross, mi disse che il mio nome sarebbe stato il mio Destino. Qui si sbagliava.
Il Destino non ti da possibilità di scegliere, ti obbliga.
Il Destino è in grado di far vacillare anche le certezze assolute.
Il Destino non può separare ciò che il cuore tiene unito."
Genere: Azione, Introspettivo, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Daniel Cross, Darim Ibn-La'Ahad, Nuovo personaggio, Warren Vidic
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Inizio qui il seguito di "Rosso Templare", Flashfic d'Azione scritta un pò di giorni fa. Questo è più un prequel, ci tenevo a dirvelo. Qui verrà raccontato in prima persona da Destiny. Vorrei anche sapere cosa ne pensate di questa storia, venutami di getto. Mi piace quando mi vengono in mente delle idee. Buona lettura!^^


L'odore di medicinali riuscivano a darmi la nausea anche a prima mattina.
Entravo lì alle otto di mattina per riuscirne alle dieci di sera. Quando tornavo a casa ero troppo stanca per raccontare a mia madre della mia giornata. Il laboratorio della "Felt International Farmaceutica" non era mai stato così pieno. Pieno di persone in cerca di un lavoro. Magari di gente diplomata allo Scientifico e pronta per entrare nel mondo del lavoro. Da un'ora più di quaranta persone facevano la fila per entrare nell'ufficio dell'amministratrice della F. I. F.
E lì, dove anch'io lavoravo, solo persone davvero fortunate e con un curriculum eccellente entravano in quella società. 
Società che era legata con un'altra, molto importante, e che anche questa faceva parte della sede dove c'eravamo anche noi: L'Abstergo Industries. Mia madre diceva che dovevamo essere molto fieri di poter lavorare con persone simili. Dal canto mio non avevo mai incontrato nessuno di quel ramo lì, anche se mia madre mi diceva di aver pazienza. Perchè prima o poi avrei fatto un incontro molto importante.
E lo ricordo bene quel pomeriggio, oh si. Mi ricordo come finì. Avevo ventidue anni, compiuti da due mesi. Il viso un pò troppo pallido, dovuto allo stress del lavoro ma questo, ovviamente, a mia madre non importava. Per lei, il lavoro, era più importante di me. E, credetemi, non lo dico come una figlia trascurata che non degna di una parola la propria madre, è vero. 
Avevo sempre avuto il dubbio di esser stata solo un peso e il suo comportamento da madre non troppo attenta e troppo permissiva non faceva che confermarmeli. 
Un sacco di persone uscivano dall'ufficio dell'amministratrice piangendo, mentre altri cercavano di incoraggiarsi da soli. La Fel International Farmaceutica stava andando in banca rotta e, di conseguenza, non poteva permettersi altro personale da pagare. La crisi stava colpendo anche la nostra società. Tutti incolpavano mia madre per aver gestito male gli affari e aver trascurato tanti prestiti non restituiti, in soldi s'intende. 
Se quel giorno, forse, sarei rimasta a casa non avrei saputo tante cose. Ad esempio, non sarei mai venuta a conoscenza dell'esistenza di una guerra. Ma forse sto correndo un pò troppo. 
Il sole stava tramontando sopra la nostra società farmaceutica, ormai in declino totale. Tutti i dipendenti si aspettavano, da un momento all'altro, che Elionor Felt, degna erede del magnante delle industrie farmaceutiche, Gary Felt, desse l'annuncio della "morte" della società. Anch'io mi aspettavo un annuncio del genere, gli altri dicevano che sarebbero bastate solo poche ore, ormai.
La porta di vetro scorrevole della sala prelievi si apre, mostrando l'elegante figura stretta nel tubino nero di mia madre. Inutile dire che, sul lavoro, dovevo chiamarla semplicemente "Miss Felt". 

-Tra dieci minuti siete tutti attesi nella sala delle riunioni.- Fu schietta questa volta.

Voltò il volto dall'altra parte e se ne andò, lasciando la stanza. Subito nella sala si alzò un chiacchiericcio insopportabile di alcune mie colleghe pettegole che discutevano sulla venuta improvvisa di Miss Felt.
"Secondo te ha deciso di vendere la società? - Le rimane solo quello da fare."
Tutti erano, ormai, convinti che l'amministratrice non avesse altre vie di scampo che quella di vendere. Sorrisi appena, amaramente, senza farmi vedere dalle colleghe. La prova indiscutibile che non conoscevano Elionor Felt come la sua figlia sgangherata.

Rimisi apposto i campioncini nell'armadietto di ferro, prima di andare nella sala riunioni. Nella sala prelievi c'ero rimasta solo io. Finalmente un silenzio degno di essere ascoltato.
Aprii il rubinetto dell'acqua, chiudendo le mani a coppa e portando la fredda fonte di gocce alla nuca, per rinfrescarmi. Con ancora il camice bianco lungo e i capelli lisci biondi che ondulavano sulle spalle, mi diressi verso l'uscita della sala. In quel momento, davanti ai miei occhi, passarono delle persone. Avevano un camice bianco ma con un simbolo diverso da quello della Felt International Farmaceutica. Era una specie di "A" con chiusura tra le due stanghette, con una linea che esce fuori.
A capo c'era un uomo anziano con barba e pochi capelli color platino. Accanto c'erano due donne, una di queste era bionda e molto alta, con occhi color ghiaccio e l'altra era mora.
Il resto erano la maggior parte degli uomini.
Decisi di passare per la seconda porta che conduceva prima all'ufficio dell'amministratrice e poi a quello della sala riunioni. Confodersi tra quei dipendenti sarebbe stato inutile e avrebbe fatto infuriare ancora di più mia madre per il ritardo.
A passi rapidi, impedendo di scivolare con i tacchi neri, salivo le scale di ferro che conducevano al terzo piano, alla sala riunioni. Attraversai il corridoio, cercando di passare inosservata davanti ad alcune guardie. Dalla parte opposta stavano arrivando i dipendenti di prima e quindi mi sbrigai ad entrare. Elionor non era ancora arrivata, in compenso c'erano i miei colleghi.
Demetra mi fece sedere accanto a lei, incoraggiandomi che sarebbe andato tutto bene. Anche perchè se la Felt International Farmaceutica sarebbe crollata, io e mia madre saremmo andate a vivere in mezzo ad una strada. La società era la sola eredità che nonno Gary ha lasciato alla figlia prima di morire, ancora ignaro della mia presenza nel grembo di mia madre. Infatti venni alla luce un mese dopo.
Le porte si spalancarono, facendo crollare il silenzio nella stanza. Mia madre entrò per prima e andò a sedersi al capo della tavola rotonda con una grande croce rossa nel mezzo. Una volta mi aveva detto che la croce rossa era la devozione che la società aveva per Dio.

-Dipendenti, lasciate che vi presenti il capo della società con la quale siamo affiliati, l'Asbergo Industries, Warren Vidic.- 

Fu allora che lo vidi.
Aveva una postura alta e a tratti anche elegante, per la sua età. Era lo stesso Signore anziano di prima. La sua voce mi parve di averla già sentita eppure ero sicura di non averlo mai visto.
E mentre nella sala riunioni si era alzato un grande battito di mani, il mio sguardo era fisso sul nuovo "protagonista". Warren, così l'aveva presentato la mamma ai dipendenti della Felt International Farmaceutica. Quel Signore che adesso aveva raggiunto la mamma e che le siedeva accanto. Per la prima volta, vidi Elionor mantenere una certa distanza. Forse per l'antipatia che aveva nei confronti del nuovo "capo".

-Buongiorno ragazzi. Vi starete certo chiedendo della mia presenza, e quella dei miei colleghi, qui. Dunque, sono stato chiamato dalla Signora Felt perchè qui, nella vostra società, esiste un virus. Ed è il virus del fallimento.-

Già da queste parole, l'espressione dell'uomo era mutata. Dall'interessato al pavoneggiamento di avere in mano la soluzione della nostra società. Molti dei miei colleghi, all'udire le sue parole, lo stavano trafiggendo con occhiate ghiacciate e fulminanti.

-Io sono stato chiamato apposta dalla vostra amministratrice per estinguere questo virus. Immagino che conosciate l'Asbergo Industries, che ha sede qui a Roma. Con il consenso della Dottoressa Felt, abbiamo scelto un gruppo composto da venti persone che verranno trasferite all'altra società per trovare il coraggio di affrontare il virus. Queste persone impareranno molto da noi. Sarà un arco di tempo di ben quattro mesi. Mi aspetto la collaborazione di tutti voi, dipendenti. Se siete stati scelti per lavorare in una società illustre, dopo l'Asbergo Industries, come la Felt International Farmaceutica vuol dire che avete delle qualità eccellenti per essere all'altezza di estinguere voi stessi questo virus. Solo così la società si rimetterà in piedi.-

Un discorso degno di un presidente, nessuno lo metteva in dubbio. Non l'aveva neanche scritto su un foglietto, recitandolo poi come il copione di una parte. E non aveva neanche tutti i torti quel Vidic.
Il virus del fallimento l'aveva fatto venire Elionor, trascurando la società e dando per scontato che fosse tutto apposto, e aveva fatto bene a rivolgersi alla società affiliata.
Per la seconda volta, nella stanza si alzò un grande battito di mani, questa volta seguito da me. Aveva fatto un bel discorso, molto pratico e dettagliato. Si vedeva che era un uomo che nella vita aveva lavorato sodo e studiato per diventare ciò che è ora.
Per un secondo mi parve di vedere i suoi occhi scuri impressi nei miei color cristallo. Quella occhiata fuggente fece cessare il mio battito di mani, il perchè non me lo seppi spiegare.

-Bene, grazie Dottor Vidic.- Nella sala risuonò nuovamente la voce di mia madre, in direzione di Warren, prima di rivolgersi a noi dipendenti. - Domani mattina vi farò avere personalmente delle lettere al primo gruppo. Potete andare nel vostro camerino a cambiarvi. A domani, dipedenti.- Salutò cordiale con un sorriso, falso, Miss Felt.

Tutti i dipendenti lasciarono la sala, me inclusa. Quando toccò a me uscire da lì, la voce di mia madre mi fermò:
-Destiny?! Puoi rimanere un momento? Ho bisogno di parlarti.-

Mi resi conto che anche i dipendenti del dottor Vidic stavano attendendo fuori dalla sala e scrutavano me come si scruta un bocconcino prelibato. Rientrai nella sala e il sistema automatico fece richiudere la porta.
Elionor mi chiamò vicino a lei, indicandomi Warren. 
Aveva un volto preoccupato, mia madre, così non l'avevo mai vista. Mi fece preoccupare sul serio. La situazione della F. I. F. era così terribile come sembrava? Il dottor Vidic non aveva appena detto che sarebbe riuscito ad estinguere quel virus?
Cercai una risposta nello sguardo di mia madre, ma non la trovai. Volgeva lo sguardo al registro chiuso, in pelle nero con le inziali della società farmaceutica. Volevo capire... cosa stava succedendo?
Vidi Warren scrutarmi da vicino, fino ad annuire col capo. Sembrava... soddisfatto? Mi guardava come se avessi fatto qualcosa per prendermi il merito... il bello era che non avevo fatto assolutamente niente.
Poco dopo, mia madre parlò, dando una risposta a tutte quelle mie domande:

-Destiny, Warren è tuo padre.-






Note di Lady H.:
Bene... ecco a voi il primo capitolo di "Rosso Templare - Il Peccato". Avvenimenti che avvengono prima della precedente flashfic, "Rosso Templare". Prequel quindi. Premetto che è la prima fanfic che scrivo su Assassin's Creed, dopo aver trovato un collegamento, forse, logico con la precedente scritta.
L'idea, qui, è nata anch'essa di getto. Premetto che dal primo Assassin's Creed, Warren mi è sempre stato antipatico ma... non so spiegarvi, ultimamente l'ho sto vedendo con una luce diversa. Sarà... amore?*_*
Smetto di farneticare, lascio a voi un parere e una parola.
Mi farebbe davvero molto piacere.
Lady Halsingland.

  
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