Inizio col dire che è dedicata alle mosche bianche, anche se
non capisco perché noi Shika/Ino fan dobbiamo chiamarci proprio così e le Shika/Tema
mosche nere… voglio dire, proprio le mosche? Un altro animale raro no? Tigre
bianca o… vabbé...
Dedicata a tutte le fan della coppia Shika/Ino,
ed in particolare a Kaho_Chan che ce ne
regala strepitose e questa non potrà certo competere visto che l’ho
scritta a scuola mentre gli altri
facevano compiti, e ad Akami,
che ha sempre bisogno di ShikaIno.
A voi due soprattutto la parte Naru/Saku (Sono
per le NaruHina, spero di non avervi rovinato la coppia…)
Buona lettura a tutti!
Androgynous conversation.
Era
una dannata, dannatissima seccatura.
Una ragazza mora, alias Shikamaru
Nara obbligato in quel corpo da una scommessa che intendeva vincere, borbottava
astiosamente frasi sommesse contro il destino avverso che avrebbero fatto la
felicità di Neji Hyuuga, mentre inorridito stiracchiava verso il basso la gonna
corta che lo faceva sentire nudo.
«Ma andiamo! Sai cosa ti dico? Se riesci a spacciarti per
una ragazza tutto il giorno senza che le altre se ne accorgano, giuro che mi
prendo tutti i tuoi turni di guardia notturni!».
Per via postumi della sbornia non
ricordava come Kiba fosse arrivato a proporgli quella scommessa folle.
Ricordava invece con orrore il suo biascicato «Ci sto!» seguito da urla animali
e fischi di approvazione, in mezzo a cui aveva faticato ad udire la risposta
dell’amico, «Bene! Ma se perdi, tu ti fai
i miei!», prima di correre fuori a rimettere il sakè rubato sulle aiuole.
Prima
ed ultima volta che aveva alzato il gomito, questo era deciso.
Ed ora eccolo lì, trasformato in una
donna, mora con occhi castani, vestito con abiti gentilmente offerti dalla
sorella affetta ormai da ridarella incontrollata di Kiba, deciso a non perdere,
che in compagnia di Choji andava a presentarsi a Sakura e, secondo le regole,
magari a indurla a truccarlo.
Errore.
Sarebbe dovuto
essere accompagnato da Choji, ma il carissimo
compagno di squadra si era fermato metri e metri prima su di una panchina dopo
aver incontrato Naruto, e i due erano ancora stesi su quella a ridere fino alle
lacrime; Shikamaru sperò che con tutte quelle risate andasse di traverso qualcosa
ad entrambi già che c’erano, e chissà, magari che gli venisse un colpo a quegli
infami. Del resto era poco propenso alla misericordia ora che aveva scoperto
quanto un paio di tacchi potessero fare del male ai suoi polpacci.
Poi accadde l’irreparabile.
Non avrebbe mai potuto rimangiare la
sua scommessa, ne andava del suo onore, ma impietosendo gli altri era riuscito
a strappar loro che almeno una delle
kunoichi non avrebbe avuto il piacere di
conoscerlo in quella versione indecente, perché quella donna se avesse
saputo lo avrebbe preso in giro fin dopo la morte.
Ed ora era lì.
Per raggiungere casa di Sakura aveva
automaticamente preso la strada più corta senza pensarci troppo, occupato a non
cadere da quei trampoli che le donne si ostinavano a portare per sembrare più
alte, e si ritrovò a passare davanti al negozio di fiori Yamanaka. Impallidì
vedendo Ino sistemare qualche fiore all’esterno in compagnia proprio di Kiba, che
evidentemente aveva previsto il suo arrivo.
E non appena i loro sguardi s’incontrarono,
uno quasi implorante e l’altro con l’aria di aver ricevuto il più bel regalo
della sua vita, Shikamaru con un brivido si rese conto che sarebbe stato male
quel giorno.
Non male, uno schifo.
Uno schifo terribilmente seccante.
«Shika…ko-chan!» esordì come nel
peggiore dei suoi incubi Kiba, con un ghigno che andava da un orecchio
all’altro. Ino si voltò di scatto con una rosa ancora tra le mani e uno sguardo
curioso; subito si dipinse un sorriso cordiale sulle labbra della ragazza, che
attese che si avvicinasse ulteriormente per porgergli la mano.
Shikamaru maledì Kiba ad ogni passo
traballante, prima di raggiungerli e stringere la mano ad Ino, con lo sguardo
basso per l’imbarazzo e le guance che gli si imporporavano per il disagio di trovarsi
in quelle condizioni davanti a lei; ma sentendosi arrossire finì col bloccarsi
ulteriormente, poiché lo reputava un segno di debolezza.
Che quel corpo fosse di ragazza o
meno, lui era pur sempre un uomo!
«Piacere! Sono Ino Yamanaka!» si
presentò intanto la bionda.
«Piacere, io sono…» e fulminò Kiba
con lo sguardo mentre lo diceva, «…Shikako.»
Ino attese qualche secondo senza
lasciarle andare la mano, quando fu Kiba a parlare per lui: «Shikako viene da
un altro villaggio, è una mia vecchia amica…»
Shikamaru sentì la rabbia
affievolirsi mentre montava la riconoscenza. Così avrebbe avuto modo di fuggire
da lei senza farsi scoprire.
«… ti sono mancato, vero tesoro? Oh,
è una ragazza così timida! Visto che ora devo andare dalla Godaime per fare
rapporto sull’ultima missione, che ne dici Ino di farle un po’ di compagnia?»
A quelle parole Shikamaru si sentì
precipitare in un pozzo senza fondo. Decise che Kiba l’avrebbe pagata, più di
Choji e Naruto.
Del resto era
stata sua l’idea, no?
Ed era stato lui a sfidarlo a bere sakè. Bastardo.
Ino stava già annuendo con una
strana luce negli occhi, che mise in guardia il povero shinobi della foglia ora
kunoichi della foglia, prima di
trascinarlo dentro senza mai lasciare andare la sua mano.
«Ecco veramente io…» cominciò a
mormorare sotto la stretta stritolatrice di Ino. Improvvisamente la ragazza si
bloccò e ruotò su se stessa, ritrovandosi ad un passo da lui.
«Dì la verità, tu sei innamorata di
Kiba, vero? È per questo che sei venuta da tanto lontano e che sei arrossita
così in sua presenza…» dichiarò Ino con aria convinta.
Shikamaru trattenne un’esclamazione
di disgusto al pensiero, facendo un passo indietro per negare, ma il tacco
maligno si vendicò degli improperi ricevuti e fece sì che inciampasse; fu Ino a
sorreggerlo di scatto, scoppiando a ridere credendo di aver ricevuto conferma
alle sue supposizioni.
«Non è come pensi!» si affrettò a
negare Shikamaru distrutto, ben sapendo che quella frase equivaleva ad una
condanna.
«Ma come no… e poi dai, l’amore è
una bella cosa, non te ne devi vergognare…» ribatté Ino con un sorriso dolce a
pochi centimetri dal suo viso.
Shikamaru sentì tutto il sangue
confluire alla faccia e si voltò violentemente, facendola ridere ancora.
«Appunto.» concluse la ragazza,
lasciandolo andare non appena fu certa che fosse stabile sulle sue gambe.
Shikamaru prese una boccata d’aria a
fatica, ora più lontano dalla fonte del suo futuro infarto, chiedendosi quando
mai Ino si era mostrata così dolce con lui. O gli avesse fatto un sorriso così
carino. O avesse parlato con un tono femminile e gentile.
.
Ma ora sono una femmina...
Maledetta femminista
del cavolo….
«Ti piacciono i fiori?» domandò Ino
mentre spostava un vaso sopra un ripiano.
«Eh? Ah… si, non mi dispiacciono.
Sono la passione di una mia amica.» rispose incerto, andando a sedersi sopra il
bancone come era solito fare. Miracolosamente ricordò di avere una gonna ed
ebbe il buon senso di accavallare le gambe.
«Anche la mia.» disse allegra la
ragazza. «E dimmi, come hai conosciuto Kiba?»
«In missione.» buttò giù lì.
«Anche tu sei una kunoichi?»
Shikamaru pensò che probabilmente si
stava chiedendo come potesse una ninja non essere neppure in grado di camminare
senza inciampare ogni due passi.
«Così dicono…» rispose vago.
«Andresti d’accordo con un mio
compagno di squadra, siete altrettanto loquaci…» commentò Ino con un sorriso.
«Ah si?»
«Si, si… lui è un tipo che non parla
molto. A dire il vero non fa nulla molto.
È uno scansafatiche, e trova tutto noioso. Mi domando come non si annoi anche
di se stesso già che c’è.»
.
Mi becco i suoi rimproveri anche quando sono donna…
Possibile che abbia sempre da ridere? Pallosa….
«Deve essere una persona terribile
allora, perché non cambi squadra?» replicò offeso Shikamaru, poggiando i gomiti
contro le proprie gambe per usare le mani a sostegno del viso. Era abituato
alle sparate gentili di Ino, ma in quel momento aveva un fastidiosissimo
reggiseno a fargli saltare i nervi abbastanza senza bisogno di ulteriori aiuti esterni.
«Oh, ma non è affatto terribile.»
rispose Ino scuotendo la testa, mentre sistemava meglio la terra su di un vaso.
«Anzi, è fantastico.»
Shikamaru sollevò il capo di scatto,
guardando la ragazza lavorare con ancora un mezzo sorriso in volto.
«Come sarebbe a dire fantastico?» non riuscì a trattenersi
dal chiederle.
«Quello che ho detto.» rispose
semplicemente non dandogli troppa attenzione. Una volta finito di occuparsi di
quella pianta, andò al bancone accanto a cui sedeva Shikamaru e vi posò qualche
fiore.
«Dimmi, ti sei dichiarata a Kiba?»
chiese infine, indecisa su che composizione fare. Sollevò il viso verso di lui
con aria interessata.
«Certo che no!» rispose con fin
troppa veemenza.
«Dovresti farlo prima che sia troppo
tardi…» suggerì Ino, optando infine per l’utilizzo dei gelsomini bianchi e
delle felci*. Trascorse qualche secondo di pesante silenzio, mentre il ragazzo
teneva d’occhio le mani esperte della kunoichi impegnate nella scelta dei colori
più adatti da mettere l’uno accanto all’altro.
Shikamaru captò l’aria malinconica
con cui osservava la futura composizione, e si decise a parlare.
«Sei innamorata?» si costrinse a
chiedere con una stretta al cuore.
Ino annuì mogia.
«…E non va molto bene…» rispose per
lei.
.
Vestito da donna…
… Mi comporto come una donna…?.
«Lui neanche mi vede.» confessò Ino.
«E allora è un idiota. Fattelo dire,
uno che non ti vede non ti merita proprio.» s’infervorò Shikamaru, di fronte a
quell’aria da cucciolo abbandonato.
Se Ino avesse parlato col solito
tono al solito Shikamaru, probabilmente si sarebbe limitato ad una risposta
annoiata, ma ora gli stava mostrando un lato decisamente più fragile e non lo
sopportava. Anzi gli faceva male pensare che non riuscisse ad aprirsi davvero
con lui solo a causa del suo sesso e ancora di più che soffrire per un amore non
corrisposto in silenzio.
«No, stavolta sono io a non
farglielo capire… certo, lui forse non è un mostro di sensibilità, anzi… però
fa del suo meglio…»
Shikamaru raggelò.
.
Non parla più di Sasuke…
Allora è per....
Si chiese cosa avrebbe fatto una ragazza
al posto suo.
«Ma lui com’è?» si azzardò a
chiedere.
Ad Ino si illuminarono gli occhi e seppe
di aver chiesto la cosa giusta.
«Lui è bellissimo… ha gli occhi e i capelli scuri, come piacciono
a me… e ha uno sguardo molto intenso… poi è alto, ed ha un bel fisico…» lo
elogiò Ino con occhi sognanti.
.
…Sai..
Senza ormai neppure più domandarsi
perché lo infastidisse, non a caso era un genio e ci era arrivato da solo, si
finse interessato. Gli occhi però mandavano lampi di rabbia, e soprattutto non
si spiegava cosa ci trovasse in uno come Sai. A parer suo aveva un sorriso insopportabile
ed era tanto pallido da sembrare un cadavere, gli era stato antipatico sin dal
primo momento.
«Ma non è solo per l’aspetto! È intelligente,
è serio, è maturo e con lui mi sento al sicuro… é forte e sa anche essere dolce
e gentile, come col suo migliore amico… è molto, molto calmo. Trasmette calma
anche agli altri tanto è calmo. Però sa essere divertente, e poi è sicuramente
astuto.» continuò Ino, riponendo la
composizione in un mazzo da esporre con aria soddisfatta e andando alla
vetrina.
«È perfetto insomma.» sbuffò
Shikamaru contrariato.
«Te l’avevo detto che è fantastico.»
affermò Ino, sporgendosi per appendere il mazzo al vetro.
.
Ma quando?!
No, aspetta… lei aveva detto che io sono….
Un tonfo improvviso la fece
sobbalzare e si voltò per vedere cosa fosse accaduto, trovando Shikako a terra a massaggiarsi la
schiena.
«Ma che hai fatto?!» chiese
incredula avvicinandosi a lei.
L’altra si rialzò col viso
scarlatto, senza sapere da che parte guardare pur di non incrociare il viso di
Ino.
«Sei caduta dal bancone? Dai che non
fa niente…» la rincuorò, ridendo divertita. Anche lei era arrossita ora,
imbarazzata dal discorso di poco prima.
«S-sto bene…» balbettò Shikamaru in
crisi.
«Comunque evita di dire a Kiba che
sono innamorata del mio compagno di squadra, ok?» aggiunse facendogli
l’occhiolino.
Shikamaru con la gola chiusa annuì
soltanto, indeciso se fuggire subito o approfondire la questione.
«Anche perché lui ha già una
fidanzata.» concluse Ino.
E ora, fosse stato per Shikamaru, avrebbe
fatto un altro volo dal bancone.
.
Nel giro di cinque minuti scopro che sono l’uomo più
amato di Konoha…
e… che ho una fidanzata?!.
«C-che fidanzata?»
«Una di Suna. Una jonin come lui.»
il cervello già collassato di Shikamaru si rifiutò di fornirgli la risposta che
cercava, troppo impegnato a ricordarsi
di respirare.
«Jonin?» ripeté con un filo di voce.
«Si chiama Temari… quella strega
esce sempre con lui… con una scusa o un'altra sono sempre insieme.» spiegò Ino
con aria indignata.
.
Io non sono fidanzato con Temari…
Io non sono fidanzato con Temari, vero? Lo saprei….
Poi il suo sguardo s’intristì,
mentre andava a sedersi a terra accanto all’altro. Si rannicchiò con la schiena
contro il bancone, stringendo le gambe al petto.
«Temari è bella.»
«Oh.»
«È una donna matura, ha tre anni più
di noi. Il mio compagno, Shikamaru, è un genio e sicuramente ha bisogno di una
donna matura per poter fare i suoi discorsi geniali. In più è anche una grande
kunoichi, superiore a me di sicuro. In genere io sono molto più sicura di me,
c’è chi mi chiama arrogante… ma tra me e lei non c’è paragone, e non riesco ad
essere combattiva. » mormorò depressa, poggiando il mento sulle ginocchia.
«… discorsi geniali?...» riuscì
soltanto a ripetere Shikamaru, che invece faticava a comprendere.
Ino sembrò non capire, poi spalancò
gli occhi.
«Ah si, certo! Shikamaru è un genio,
sicuramente lui pensa in modi che io neanche capisco! Sono certa che con me e
Choji si risparmia per non farcelo pesare… anche per questo…» la voce le si
spense sul finale.
«Anche per questo…?»
«Temari sta bene con lui. Insomma lei
è fantastica, lui è fantastico, è ovvio che siano fatti per stare insieme. E va
bene così. Io non mi metterò di certo in mezzo. Non voglio che lui stia con me,
prima o poi finirebbe per soffrirne perché io non sono alla sua altezza, mentre
con Temari starebbe bene. E io voglio che lui stia bene, anche se non con me.
Perché io lo amo.» concluse con un sorriso triste e bellissimo, che brillava di
quell’amore segreto che tale sarebbe rimasto per lei.
«Tu
sei fantastica. Non i… lui.» commentò rapito.
Ino si riscosse dai suoi pensieri
giusto in tempo per tirar fuori una risatina imbarazzata.
«Ti ringrazio. Sai, non so perché ti
ho detto tutte queste cose, ma mi viene facile parlare con te… Kiba mi ha detto
qualcosa prima e…»
«Che ti ha detto?» la interruppe
subito lui.
«Che una sua amica forse sarebbe
passata a trovarlo, che sarebbe venuta da lontano. Ha detto che me l’avrebbe
presentata perché è una ragazza speciale, affidabile e altre cose… beh, ho
visto che aveva ragione!»
«Puoi scusarmi un attimo?» disse improvvisamente l’altro alzandosi in
piedi. «Ho scordato di dire una cosa a Kiba e…»
La ragazza si alzò con lui,
annuendo.
«In un certo senso… » mormorò, prima
di rendersi conto di stare dimenticando qualcosa. Poggiò le mani sulle spalle
di Ino, e la fissò dritta negli occhi.
«Ma tu pensi troppo. Il bene di una
persona tu… non puoi sapere quale sarà. Tu sei tu ed io sono io, nessuno può
dire chi sia giusto amare se non la persona stessa, secondo me. Dimmi una cosa:
davvero lo ami? Ami Shikamaru Nara?»
«Lo amo da tanto tempo, con tutta me
stessa.» dichiarò la ragazza a testa alta.
Ino strabiliata la guardò correre
via dal negozio dopo la sua affermazione, chiedendosi cosa avesse intenzione di
fare ora.
Shikamaru corse velocemente fino a
trovare Choji e Naruto che mangiavano assieme sulla panchina dove li aveva
lasciati. Appena lo videro arrivare Naruto soffocò con le patatine, colto da un
altro attacco di ridarella acuta, mentre Choji ad occhi chiusi pregava Dio che
gli desse la forza di resistere almeno fino alla fine del pacchetto.
«Datemi i pantaloni, ora! » ordinò,
e Choji glieli passò sorpreso, mentre Naruto si calmava.
Shikamaru li infilò sotto la gonna,
sfilando poi questa con cura per evitare che la sorella di Kiba lo uccidesse, e
infine si ritrasformò in uomo. Tolse immediatamente la maglietta e l’odiato
reggiseno e si scalzò, riprendendo a correre. Dopo un’occhiata sconcertata,
anche Naruto e Choji lo seguirono.
Spalancò la porta scorrevole di un
ristorante, dove vari adulti cenavano in compagnia, e tutti si voltarono a
guardare il nuovo arrivo, che mezzo nudo e coi capelli per una volta sciolti,
irrompeva tra i tavoli dritto verso Genma Shiranui, con cui aveva fatto
conoscenza come organizzatore dei tornei di selezione dei chunin.
«Nara, che diavolo hai combinato?»
sbottò esterrefatto il jonin, lasciando cadere il senbon dalla bocca e
guardandolo dall’alto in basso. Tutti i jonin e chunin presenti, da Kakashi a Iruka,
seguirono il suo sguardo con la stessa identica espressione.
«Dammi il tuo giubbotto da jonin!»
I vari maestri e jonin si guardarono
tra loro, senza che nessuno muovesse un muscolo.
«Senti ragazzo… ma siete stati
attaccati o cosa…?» cominciò Ibiki Morino, seduto al bancone con un bicchiere
in mano.
«Una donna.» rispose semplicemente,
deciso.
Choji restò a bocca aperta assieme a
Naruto, mentre la tensione si spezzò all’istante, e tutti, adulti o meno, si
lanciarono in incoraggiamenti e risa festose, grottescamente simili a quelle
del giorno prima opera loro, dopo aver deciso la posta della scommessa.
.
Certo che qui a Konoha, che siano ragazzi a rubare
alcolici o adulti a cenare,
non cambia poi tanto….
Genma con aria solenne tolse il
giubbetto, mentre il padrone del ristorante, tra l’altro amico del padre e
portatore quindi di futuri guai, non si sa come o da dove gli procurava un paio
di stivali.
E così, accompagnato da urla d’incitamento
il ventenne rampollo Nara riprese a correre la sua ultima staffetta, dove alla
fine il destino avrebbe deciso per lui.
Un
uomo non poteva restare indifferente al discorso di una donna innamorata che
rinunciava all’amore per il suo bene, tantomeno se questa donna era Ino
Yamanaka, e quest’uomo Shikamaru Nara.
Corse, corse, e quasi sfondò la
porta a vetri del negozio, facendo sobbalzare Ino che era tornata ad occuparsi
dei fiori.
Il suo cervello stava andando a
mille all’ora per elaborare la strategia giusta per evitare il disastro che
sarebbe accaduto se Ino avesse scoperto che lui era Shikako, dato che di certo
avrebbe pensato di essere stata presa in giro e peggio ancora si sarebbe
rifiutata di rivolgergli la parola per sempre, a causa dell’imbarazzo.
«Ino, vieni un po’ qui…» la chiamò
tetro, elaborando le successive frasi.
Ino posò l’innaffiatoio e ubbidì’,
raggiungendolo alla porta con sguardo incuriosito.
«Hai mai scommesso qualcosa?»
domandò a bruciapelo, e lei gli scoccò un’occhiata interdetta.
«Si, perché?»
«Se tu in cambio di qualcosa che
vorresti tantissimo, dovessi soltanto usare un jutsu per trasformarti in uomo
senza farti beccare per un po’, lo faresti?»
«Ma certo!» esclamò la ragazza,
osservando interessata i capelli lunghi del ragazzo che sfioravano la sua
fronte imperlata di sudore, leggermente ondulati, proprio come se li immaginava
liberi dall’elastico che portava sempre.
«E dimmi… se qualcuno offendesse te
senza sapere che sei tu mentre sei un uomo… oppure se qualcuno ti dicesse un
suo segreto credendoti uomo, sarebbe colpa tua?» chiese ancora, agitato ma risoluto.
Ino parve dubbiosa, cercando di
evitare di fissarlo almeno finché la guardava.
«No. È colpa dell’altro che non se
n’è accorto. Anche se penso che lo bloccherei appena possibile per dirglielo.»
«Beh, non sempre puoi bloccare se
sei scioccato.» sentenziò il ragazzo.
«Sei tu a scioccarti troppo
facilmente, Shikako-chan.» lo provocò, poggiandosi le mani sui fianchi.
«Io non… come mi hai chiamato?» domandò
dopo un attimo di pausa e il terrore che gli compariva negli occhi.
«Shikako-chan.» ripeté lei,
arrossendo furiosamente e assumendo un cipiglio irritato.
«…Quando?»
«Tu
sei tu ed io sono io. Hai detto una frase troppo alla Nara per non farti
beccare. E poi quando mi hai guardata da vicino, dopo avermi appoggiato le mani
sulle spalle, serio serio… i tuoi occhi ti hanno tradito, li riconoscerei tra
mille.» spiegò con superiorità.
«Allora quando mi hai detto che mi
ami sapevi che ero io.» le fece notare. Notò con divertimento e una punta di
tenerezza che per la prima volta Ino aveva abbassato lo sguardo di fronte a lui
per sfuggirgli, visibilmente imbarazzata.
Fece un passo avanti, e poggiando le
mani sulle sue guance le sollevò il viso perché potesse guardarla negli occhi.
«Tutte quelle storie sulla donna
giusta per me… erano scemenze. Senza offesa ma seguendo il tuo ragionamento, tu
dovresti stare con Choji dopo quello che hai detto.»
«Ma Choji è solo un amico!» protestò
a fatica, godendosi le dita calde del ragazzo accarezzarle delicatamente il
viso.
«Anche Temari per me. Io sono un
Nara, Ino. Geneticamente predisposto per scegliere donne che mi comandino a
bacchetta per la vita. Temari è troppo buona rispetto a te.»
Ino assottigliò lo sguardo,
incenerendolo con un’occhiataccia. «Troppo buona?» ripeté, cercando di
allontanarsi da lui.
Shikamaru non glielo permise,
circondandola per la schiena e bloccandola un’altra volta.
«Se stessi con lei, poi nessuno mi
obbligherebbe a sfacchinare tutto il giorno, sai che noia… hai sbagliato i
calcoli. Io non voglio stare bene, io sono un masochista.»
.
Amiamo litigare con una donna, purché dopo si faccia la
pace…
Sacrosanta verità della famiglia Nara..
«Un masochista?» domandò divertita
Ino.
Shikamaru calò il viso accanto al
suo, fermandosi a mezz’aria ancora indeciso.
«Che fai?» sussurrò Ino, guardandolo
negli occhi alla ricerca del bacio che aspettava.
«Non posso, siamo come in vetrina.
Prima devo sapere se ti sta bene che tutta Konoha ci guardi.»
«Cos…?» cominciò Ino, spostando poi
lo sguardo dietro le sue spalle.
Per strada Naruto e Choji stavano
velocemente informando Kiba, Sakura ed
un disinteressato Sai dell’accaduto, tentando di comprendere come si fosse
giunti a questo. Tutti gli uomini e le donne del locale compreso Genma ora in
maglietta si scambiavano birre e aspettavano il finale.
«Come mai c’è persino gente
sconosciuta?»
«Sono corso al locale per farmi dare
qualche vestito decente.» spiegò corrucciato.
«Stavi bene con la gonna.»
«Ino…» protestò Shikamaru.
«No, davvero. Anche in maglietta e
reggiseno. A proposito, che taglia era?» continuò ridacchiando.
«INO…» non sapendo come zittirla,
optò per tapparle la bocca nel modo migliore che gli veniva in mente.
Con un bacio.
Scoppiò un’ovazione generale, mentre
Kiba e Choji si abbracciavano per la gioia e Naruto tentava di fare lo stesso
con Sakura.
«Sono dolcissimi…» dichiarò
emozionata la kunoichi dai capelli rosa.
«Ma… stai per piangere,
Sakura-chan?» si preoccupò Naruto, spostandosi di lato per non essere investito
da una pioggia di spuma. Evidentemente Genma aveva deciso di brindare con la
birra portata ancora chiusa di corsa dal ristorante.
«Sono commossa… sono così felice,
speravo tanto che trovasse l’amore anche lei.» confessò imbarazzata.
«Capisco… beh, vedrai che presto
anche tu potrai fare lo stesso col tuo amato!» dichiarò sonoramente Naruto,
sforzandosi di sorridere seppur amareggiato.
Sakura scosse la testa,
scandalizzata.
«Baka…» e detto questo lo tirò per
il colletto con violenza e lo baciò, facendo scoppiare un'altra ovazione.
«Ma… ma…» cominciò Naruto color
pomodoro.
«… Ancora non avevi capito che
parlavo di te? Sei veramente…»
Naruto scosse la testa, radioso, non
ascoltando una parola del suo rimprovero forzato, volutamente seccato per evitare
forse che lui notasse quanto fosse imbarazzata.
E stavolta fu lui a darle un bacio,
senza neppure aver voglia di colpire Sai, che spiegava a Kiba e Choji che non aveva
ancora notato le attenzioni della ragazza solo perché era sprovvisto di
pisello.
Dentro il negozio di fiori, ignari
dello scalpore destato e immersi nel loro momento romantico, Ino e Shikamaru si
separarono l’uno dall’altra.
«Perdonami, ma ti prenderò in giro
per sempre per questo.» disse amabilmente, dopo aver ricambiato il bacio, Ino.
«E ho anche perso per colpa tua.» si
lagnò il jonin.
«Qual’era la posta per una cosa
tanto umiliante?»
«Tutti i turni di guardia notturni…
che seccatura…»
«Ti farò compagnia allora…» propose.
Shikamaru calò nuovamente lo sguardo
su di lei.
«Dove eravamo?» sussurrò complice.
«Al lieto fine.» rispose
maliziosamente lei, poggiando le mani sul giubbotto.
«Giusto… ehi, mendekouze**…»
«Mh?»
«Ti amo anche io.»
Ino lo guardò intensamente.
«Certo che mi ami. Sei un genio.» confermò,
attirandolo verso di se e dandogli un altro bacio.
Da quella notte in poi, Shikamaru
cominciò ad adorare il turno di guardia notturno.
E ogni mattina i suoi vestiti
profumavano misteriosamente di fiori.
*gelsomini bianchi e felci. Come ho appreso da una bellissima
fanfiction di Akami, essi significano amabilità e sincerità.
**mendekouze significa “seccatura”, la frase tipica di Shikamaru.
È stupida, è insensata, ma è una Shika/Ino che sentivo di dover
scrivere, mi dispiace. Ne ho visto troppe pubblicate per poter resistere.
Il titolo è riferito alla parola “androgino” che significa "colui che
partecipa della natura di entrambi i sessi.” E in questo caso era riferito a Shikamaru
e anche al fatto che era una conversazione tra donna e uomo/donna. Spero di non
aver sbagliato a scriverlo più che altro...
Akami, prendilo come un ringraziamento perché mi sopporti, ok? E il tipico commento sul pisello di Naruto di Sai
sono riuscita ad inserirlo anche qui. °_°
Quanto a te Kaho_chan,
se leggerai queste righe, prendilo come un ringraziamento perché scrivi meravigliosamente,
e vedendo il casino che ho combinato qui, ti sentirai ancora più in dovere di scrivere
per insegnarmi come si fa, naturalmente. °_°
Un saluto a tutti coloro
che hanno letto questa storia, e sappiate che a qualunque recensione risponderò
tramite mail! Alla prossima!