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Autore: KuromiAkira    25/06/2013    3 recensioni
- Hiroto, quando eri piccolo, cosa volevi essere da grande? -
L'uomo dai capelli rossi, seduto su una sedia davanti al tavolo del salotto di casa, distolse lo sguardo dal giornale che stava leggendo e lo rivolse al compagno, appena uscito dalla cucina con due grandi tazze di tea tra le mani.
[HiroMido]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jordan/Ryuuji, Xavier/Hiroto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note iniziali: massì, mettiamo le note all'inizio per festeggiare questa cosa! Era un sacco di tempo che non scrivevo una HiroMido one-shot random come questa XD
Come accade spesso, questa fiction è ambientata quando i due personaggi sono adulti. Non dico che si svolga ai tempi di Inazuma Eleven Go, ma Hiroto qui ha comunque già il cognome Kira ed è già a capo della Kira Company. A parte questo non ci sono altri riferimenti alla serie ambientata dieci anni dopo.
Dato che è davvero a random, non so cosa dire XD Diciamo che finalmente ho voluto mettere su scritto un mio headcanon su cosa Hiroto e Midorikawa pensassero l'uno dell'altro fin dall'infanzia.
E comunque sono davvero felice di essere riuscita a scrivere una one-shot su questi due (come se non scrivessi solo su questa coppia XD) dopo tanto tempo concentrata sulle long.






- Hiroto, quando eri piccolo, cosa volevi essere da grande? -
L'uomo dai capelli rossi, seduto su una sedia davanti al tavolo del salotto di casa, distolse lo sguardo dal giornale che stava leggendo e lo rivolse al compagno, appena uscito dalla cucina con due grandi tazze di tea tra le mani.
Midorikawa ne porse una a Kira, poi si sedette sul divano e guardò il fidanzato, in attesa di una risposta.
- Dire calciatore è troppo scontato, vero? - domandò retorico Hiroto, dopo aver seguito con lo sguardo i movimenti dell'altro ragazzo.
Ryuuji ridacchiò, poi bevve un sorso della bevanda.
- Beh... per un certo periodo volevo essere un'altra persona - confessò l'uomo, dopo qualche istante. Hiroto vide il compagno abbassare appena lo sguardo. Sapeva che era ancora un argomento un po' triste, ma non gli era davvero venuto in mente nient'altro, pensando ai suoi desideri dell'infanzia. Oltre alla carriera di calciatore professionista, infatti, si rese conto di non aver avuto altri sogni nel cassetto oltre a quella stupida ambizione di essere come il vero figlio di suo padre. - Poi ho semplicemente deciso di voler essere me stesso, e ci sono riuscito, nonostante ora io porti proprio il nome di quella persona - concluse con serenità, sorridendo all'altro per tranquillizzarlo, e accingendosi a bere il tea a sua volta.
Rimasero in silenzio per qualche secondo, poi Hiroto lanciò un'occhiata a Midorikawa. Sicuramente quella risposta non era ciò che il ragazzo dai capelli verdi si aspettava. Probabilmente aveva in mente qualche altra professione, o qualcosa di più spensierato, e a Kira iniziava a spiacere di aver portato inevitabilmente il discorso su una vecchia questione ormai risolta da anni.
- E tu, Midorikawa? Da piccolo come volevi essere da grande? - chiese allora, curioso.
Ryuuji sollevò lo sguardo in riflessione; piegò la gamba destra, mettendo il piede sotto quella sinistra, e si poggiò contro lo schienale del divano.
- Scartando la stessa risposta scontata, - iniziò, incerto, - volevo essere come te - confessò, voltando la testa dalla parte opposta rispetto a dov'era il fidanzato.
Hiroto lo fissò sorpreso, piegò la testa di lato. - Come me? -
Nonostante l'altro si ostinasse a guardare altrove, probabilmente imbarazzato, Kira riuscì a intravedere un leggero sorriso sul volto del compagno.
- Sicuramente non te ne sei mai reso conto, ma da piccolo di ammiravo molto. Eri il mio ideale. Appena arrivato all'orfanotrofio ero molto timido, non sapevo nemmeno dove girarmi, o cosa fare. Tu sei stato uno dei miei primi amici, e sono rimasto colpito dalla tua gentilezza. Ancora adesso sei dolce, altruista e pieno di talento. Ti adorano tutti. E per anni ho continuato ad osservarti da lontano, pensando di voler diventare come te - disse, con una punta di nostalgia nella voce e con un leggero trasporto che fecero comprendere all'uomo dai capelli rossi che l'altro pensava ancora quelle cose, di lui. - Anche se ora sono il tuo ragazzo e conosco bene tutti i tuoi difetti, ti vedo ancora come una persona speciale e irraggiungibile. Sei una stella luminosa; e la tua luce, con gli anni, è diventata così intensa che sono rimasto accecato e mi sono innamorato di te - concluse, sorridendogli.
Le gote leggermente arrossate tradivano l'imbarazzo, ma Midorikawa riusciva ad essere schietto anche in certe situazioni.
- Comunque, - riprese il più piccolo dei due, tornando a sedersi in modo scomposto, cercando di togliersi di dosso quel disagio, - anche io ho dovuto accettarmi per quello che sono. Alla fine non sono così male, no? - domandò scherzosamente, scrollando le spalle con ostentata noncuranza.
Ma Kira non rispose; lo osservò intensamente, riflettendo sulle parole pronunciate poco prima dal fidanzato.
Non che non si fosse mai accorto dell'ammirazione dell'altro, benché da piccolo non avesse mai avuto idea di ciò che gli passasse per la mente.
Ma il discorso della luce l'aveva colpito in modo particolare; non poté fare a meno di pensare che fosse una metafora azzeccata: accecato dalla sua luce, Midorikawa non si era mai reso conto che anche lui, sin dal passato, l'aveva sempre osservato a sua volta; persino ai tempi della Aliea, quando Ryuuji, nei panni di Reize, non osava alzare lo sguardo verso il suo superiore, Gran lo teneva spesso d'occhio, preoccupato per la sua sorte e per il suo comportamento.
Le labbra del presidente della Kira Company si allargarono in un sorriso e, chiudendo il giornale a appoggiandolo sopra il tavolo insieme alla tazza, l'uomo si alzò. - Io non ho mai pensato di essere una persona speciale - disse, raggiungendo il divano in pochi passi e sedendosi accanto alla persona che amava.
- Ma se ti può consolare, Ryuuji, - riprese, cingendo con dolcezza le spalle al fidanzato, - per quel che mi riguarda tu sei riuscito a realizzare il tuo sogno d'infanzia. -
Midorikawa lo guardò confuso, senza capire quelle parole.
Hiroto gli sfiorò una guancia con le dita della mano e, prima di riprendere a parlare, avvicinò il viso a quello dell'altro.
- Perché tu sei sempre stato speciale, per me - sussurrò, godendosi l'espressione lieta e imbarazzata dell'altro, prima di baciarlo.
  
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