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Autore: Telyn    25/06/2013    5 recensioni
È piccola. Magra, con le lentiggini. E ha pure i capelli rossi: sua madre dice che portano sfortuna, ma a lui sembrano solo una cosa stravagante; gli sono sempre piaciuti i capelli rossi.
E poi piange. Piange spesso, forse un po' troppo. Insomma, sembra proprio una lagna antipatica o stupida, e invece è simpatica. Anche se piange.

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Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Colin Canon, Ginny Weasley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Nickname: TelynBia sul forum, Telyn su Efp
Titolo: Crying will fall us apart, but it's the only thing that keeps us together
Coppia che avete scelto: Colin Canon/Ginny Weasley
Pacchetto/Restrizione: Occhiali (obbligo di usare Colin Canon)
Punti Bonus: Mi ero proposta di usare sia la citazione del titolo che il monologo da "La tigre e la neve", ma purtroppo sono riuscita a inserire solo la prima dei due, chiedo perdono a te e Benigni ç_ç anche se in realtà dovrebbe sentirsi più tranquillo, ora che non posso infangare il monologo...
Rating: giallo
Genere: Angst, Romantico, Triste
Introduzione: È piccola. Magra, con le lentiggini. E ha pure i capelli rossi: sua madre dice che portano sfortuna, ma a lui sembrano solo una cosa stravagante; gli sono sempre piaciuti i capelli rossi.
E poi piange. Piange spesso, forse un po' troppo. Insomma, sembra proprio una lagna antipatica o stupida, e invece è simpatica. Anche se piange.

Note d’Autore: Uhm. Parto con le note utili, dopo quelle inutili. Per quanto riguarda l'IC di Ginny so che può sembrare un po' strano, anche se visto dagli occhi di Colin deve essere necessariamente diverso. Ho pensato che i fatidici consigli di Hermione le venissero dati tra il 4 e il 5 libro, che mi sembra sia pure il canon. Inoltre ho pescato un po' dalla voce del fandom che dice che in fondo Ginny potrebbe non essere così tanto forte come la dipinge Harry, ma semplicemente abbastanza forte da nascondersi le lacrime. Il che potrebbe darle uno spessore maggiore nei punti dei libri in cui sembra solo una povera ed ignobile Mary Sue.

Altra nota importante: stavo per scrivere di Colin ad Hogwarts durante il settimo anno, poi ho avuto un flash e ho ricordato che non poteva essere a Hogwarts, visto che è un Nato Babbano (i Mangiamorte avevano vietato ai Nati Babbani di frequentare Hogwarts). Allora ho fatto riferimento ad un'altra parte del settimo, in cui (parafrasando la seconda guerra mondiale) la Row ha scritto per bocca di Radiopotter che alcune famiglie di maghi nascondevano Nati Babbani e Babbani stessi per proteggerli dai Mangiamorte. Ho immaginato che un amico Purosangue di Colin, conosciuto durante il suo quinto anno, tenesse lui e la sua famiglia a casa sua, durante la guerra. Il dialogo si svolge ipoteticamente nelle vacanze di Natale (non mi andava di mettere date ai paragrafi) in cui i due amici sono a casa entrambi.

 

Poi (queste sono le note inutili). Questa storia era una delle tante storie da contest, l'unica che nell'ultimo periodo sono riuscita a partorire sul banco di scuola (Uh, che immagine tremenda D:) È molto Angst. Non che quella frase fosse allegra, eh; però alla mia compagna di banco è piaciuta, anche se trabocca lacrime da tutte le parti. È una cosa che mi fa sperare.

E... Boh. Spero che non ti faccia troppo schifo e che, nonostante tutto, a qualcuno piaccia :)

 

 

 

 

Crying will fall us apart, but it's the only thing that keeps us together

 

È piccola. Magra, con le lentiggini. E ha pure i capelli rossi: sua madre dice che portano sfortuna, ma a lui sembrano solo una cosa stravagante; gli sono sempre piaciuti i capelli rossi.

E poi piange. Piange spesso, forse un po' troppo. Insomma, sembra proprio una lagna antipatica o stupida, e invece è simpatica. Anche se piange.

Non lo fa mai davanti a tutti: Colin l'ha notato dagli occhi rossi, da quei sorrisi un po' strani. Da quelle ombre umide sulla divisa. Per Colin è una cosa curiosa: a casa sua non piange mai nessuno. Suo papà mai, di sicuro; ora che ci pensa, in effetti, a volte Dennis quando cade dalla bicicletta piange, ma non se ne vergogna mai. Ginny invece sì, ed è per questo che è strana. Però è simpatica.

Passano insieme le ore del pomeriggio, si passano qualche compito, studiano insieme. È quanto di più simile ad un amico abbia: gli altri gli si tengono un po' a distanza, forse per l'euforia che ha quando prende la macchina fotografica in mano. Colin si sente strano, quando ci pensa: non può fare a meno di comportarsi in quel modo, però a volte si chiede se non dovrebbe cambiare. Di sicuro gli altri non lo guarderebbero così. Il fatto è che non riesce a farne a meno, e che anche se provasse a cambiare non ci riuscirebbe; dunque, tanto vale tenersi Ginny.

- Colin - gli chiede lei a un tratto. - Tu sei mio amico, vero?

Colin alza lo sguardo dalla sua macchina fotografica, le dita che sfiorano l'obiettivo.

- Certo - dice. - Io ti voglio bene.

Lei ha la fronte agrottata, contratta per non far scivolare un pensiero tra le ciglia. - Gli amici sono quelli che non ridono mai quando piangi, giusto?

Lui annuisce.

- Sì, è così. Ma non tutti loro. Altrimenti - dice accennando ad un sorriso, - il nostro migliore amico sarebbe lo specchio, no? A lui verrebbe proprio difficile ridere!

Ginny sorride insieme a lui. - Sei il mio migliore amico, Colin.

 

***

 

Ginny piange ancora.

Da quando aveva undici anni Ginny è cresciuta, ed è cambiata. Colin l'ha capito, però: piange ancora, e il motivo per cui piange è Harry Potter.

Colin non sa cosa pensare, di lui. Lo ammira: ha distrutto un mago cattivo, anche se tutti si rifiutano di dire come si chiama (dai, non può veramente chiamarsi Tu-Sai-Chi-Sono-Io!). Harry è coraggioso. È bravo a Quidditch. Però Ginny piange per lui.

Colin non sa il perché, ma quando la vede piangere sente una strana stretta allo stomaco. A volte la trova rannicchiata nei corridoi, infagottata nella divisa troppo grande e umida di lacrime mentre tenta di non farsi notare. Colin non lo sa mai dov'è Ginny, se è in quegli occhi gonfi o impiastricciata tra le ciocche di capelli rossi che le finiscono in faccia, sulle guance e tra le ciglia. Quando la vede si accuccia a fianco a lei, le prende la mano e aspetta che passi. In silenzio.

Ieri le ha portato uno specchietto, di quelli babbani che sua madre compra nei supermercati per riuscire a truccarsi.

- Ti ricordi? - le ha detto, sorridendo un po'. - I nostri migliori amici dovrebbero essere specchi, perché loro quando piangiamo non ridono mai.

Ginny ha fatto un sorriso strano, un po' dolce e un po' no, come chi sorride con una pietra nello stomaco o un nodo nella gola. L'ha scostato lievemente con la mano.

- Sai, gli amici reali sono meglio degli specchi. Uno specchio ti tiene davanti agli occhi tutto il brutto che hai, invece un amico ti illude di esser buono quanto lui.

Colin non ha capito bene cosa intendesse Ginny, però gli sembra che fosse un complimento.

Magari, se la potesse invitare, Ginny verrebbe al Ballo del Ceppo con lui.

 

***

 

 

Ginny non piange più.

Colin ci ha messo un po' per accorgersene, ma è proprio così. Ride tanto. È sempre con i suoi amici. Scherza con loro, e Colin non sa più dov'è finito, lui, nel mondo di quella Ginny strana e nuova e bella.

La guarda da lontano, Colin, a quella strana ragazza bella e senza lacrime. Da una parte è contento, perché lei è felice; dall'altra sente ancora quella strana stretta allo stomaco, e non sa perché.

Il corridoio del settimo piano è vuoto. Colpa sua, se resta solo: non dovrebbe andare in anticipo alle riunioni dell'ES, però gli piace essere il primo ad arrivare là, gli piace stare altri cinque minuti a pensare da solo. Gli dà l'idea che ci sia qualcuno a controllare che vada tutto bene.

Sente un rumore. È un rumore strano: non come una goccia che cade sul pavimento, assomiglia di più ad un fiocco di neve che vi si scioglie dolcemente. Non una lacrima: qualcosa di più doloroso, ecco.

Un altro. Sembra quasi un soffio.

Viene dal corridoio a fianco, e nel corridoio a fianco c'è Ginny. Sta lì, accucciata come quando insieme a lei non c'erano tutti i suoi amici e quel Michael Corner.

- Oh, ciao, Colin - dice, quando lo vede. Fa un po' di tramestio, e Colin le porge un braccio per aiutarla ad alzarsi.

Non è così bella, vista da vicino. Ci sono tutte le occhiaie che prima notava solo lui, ci sono le guance più incavate di come le ricordava.

Si muove in modo un po' affrettato, lei; scuote la gonna, afferra la borsa piena di libri accanto a sè e fa miriadi di piccoli gesti che sembrano solo distrarre, distogliere l'attenzione dal viso smunto. Nascondono, quei gesti, e mostrano come in un ologramma tutta la bellezza che c'è anche se non si vede. Le occhiaie che dovrebbero restare ne proiettore, però, Colin non riesce a dimenticarsele

- Va tutto bene? - le chiede, un po' incerto.

- Sì, sì, tranquillo - risponde con quel sorriso sicuro negli occhi scuri a cui sembra impossibile non credere. Gli prende il braccio e lo gira intorno al suo, e Colin arrossisce perché è una cosa strana: non l'avrebbe mai fatta, prima, ma prima è prima e Ginny non era né così bella né così alta né così distante, prima. - A me va tutto bene. Tu come stai? È da un po' che non parliamo...

Colin vede un luccichio, prima di rispondere alla domanda, ed è quasi certo che sia lo specchietto babbano che le aveva dato tempo prima.

Una crepa, sul viso di Ginny, come il filo nel vetro che romperà lo specchio.

"Forse gli specchi sono meglio degli amici veri, perché quando ti vedono piangere non hanno occhiate scomode da rassicurare" pensa.

Lo sa già, lui: lo sente soffiare, sibilare nella pelle e nella mano che ha una stretta, senza bisogno di una parola o di uno sguardo. Ginny l'ha già persa, e non tornerà mai più.

 

***

 

- Ginny come sta?

Charles sogghigna, senza neanche bisogno di fare domande. - Ancora.

Colin fa spallucce. - Lo sai. Non mi passerà mai. Dai, allora?

Sbuffa, Charles, poi sta un attimo a pensare. - È una grande. Voglio dire, è sempre stata simpatica, ma non è semplicemente simpatica, ha proprio... beh, le palle. È forte in tutti i sensi, mica solo perché smercia la roba dei Tiri Vispi. Cioè, non è che smerci tanto, però qualcosa ogni tanto ce l'ha. E poi è forte: pensa che quando siamo arrivati ad Hogwarts... Beh, alla stazione era tutto pieno di Dissennatori, e a lei è bastato il tempo di arrivare in aula per insegnare a tutti come fare un Patronus.
O il modo in cui risponde ai prof. Sembra sbruffona e basta, però per merito suo i primini non sono pallidi come unicorni, ecco. Porta un po' di sicurezza. E poi ha un senso dell'umorismo unico. Ora che ci penso, mi sa che un bel po' di primini sono cotti di lei, ormai.

Colin sorride, consapevole di tutto quello che la sua faccia esprime in quel sorriso.
I suoi sentimenti sono cresciuti. Non se andranno mai: sono come una macchia strana, un qualcosa incrostato al vetro che è troppo rischioso togliere senza rompere lo specchio. Anche senza vederla, Colin sa che non c'è macchia più bella di lei.

La domanda gli sfugge di bocca. - Piange?

Charles aggrotta la fronte. - Ma chi, Ginny? Macché! Lei non piange mai, te l'ho detto che è unica! Casomai consola gli altri. Perché, prima piangeva?

Lui scuote la testa. Sembra che stia meglio sul serio, anche se lui ha una sensazione strana. Che stupidaggine.

- Nah, niente. Era una domanda così.

L'altro annuisce, poi sgrana gli occhi e si infila la mano in tasca. - Giusto, dimenticavo! Ha detto di darti questo. Dice che... - strizza gli occhi. Colin sente il cuore che palpita, mentre quella sensazione si acuisce.

- Ecco, sì. Dice che ne ha trovato un altro, e vuole che questo ce l'abbia tu. E poi che per lei era importante, quindi grazie da parte sua. Qualsiasi motivo ci sia, eh, ché non l'ho capito mica a che si riferiva.

Allunga la mano, Colin, ma sa già che vedrà il suo riflesso sul vetro di uno specchio.

 

***

 

Polvere. Macerie.

Le macchine fotografiche del Profeta, e i loro lampi dolorosi che le ricordano un sorriso strambo, troppo euforico per essere normale.

E le lacrime, che affogano i polmoni in silenzio.

Gliel'hanno detto: stava disteso in un corridoio. Chissà cosa l'ha ammazzato: gli altri manco lo sapevano, che c'era.

Tranne lei: non avrebbe mai potuto pensare il contrario.

Solo lui saprebbe che il sorriso che rivolge agli altri è la cosa più falsa che ha. La più dolorosa sembra il suo ricordo, e il sorriso di Fred.

Eccolo lì, Colin. Ha l'espressione corruciata, come quando lei diceva qualcosa di strano, e non sa se è cresciuta lei o cos'altro ma le sembra molto più piccolo dell'anno prima. Le lacrime premono contro la gola, forzano il nodo che impedisce loro di uscire, lottano per mostrare a tutti che Ginny Weasley non è affatto una ragazza felice, ma solo un'altra ragazzina ridicola e sperduta, la versione appena più grande di quella che si nascondeva a piangere nei corridoi.

Gli si avvicina, e si inginocchia accanto a lui. Non doveva andarsene, ed è l'unica cosa che riesce a pensare, ma è troppo debole per piangere o mormorare a mezza voce.

Un riflesso, uno spiraglio di luce. Scosta la giacca dal suo fianco. Chi l'ha appoggiato a terra, per sbaglio, ha fatto scivolare qualcosa dalla tasca: uno specchietto babbano.

 

 

Il mio migliore amico è lo specchio,

perché quando piango non ride mai.

Jim Morrison

  
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