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Autore: XanderXVII    26/06/2013    2 recensioni
Prima Guerra Mondiale.
Per non dimenticare quei giovani meno fortunati di noi.
Genere: Drammatico, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
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Francia, 1916.
È un semplice fiore.
Cresce sul bordo della trincea, un fremito di vita in un mare di morte.
Petali bianchi in un oceano di rosso.
Unica, semplice,  apparente manifestazione di vita in un universo distrutto.
Tenue  speranza in un mondo senza più amore.
Eccoli, i figli d’Europa, rintanati nelle trincee, stretti, tremanti, chiusi, rattrappiti come se qualcosa potesse salvarli.
“Dolce et decorum est pro Patria mori”.
« E dolce e bello morire per la patria « .
Una semplice frase, sette parole. Sette parole che hanno ucciso milioni di giovani.
Tremanti, infreddoliti, terrorizzati, si alzano gli occhi, si tendono le orecchie, si alzano le preghiere.
Ma non c’è alcun Dio che possa salvarli e forse è meglio così.
Quale Dio potrebbe permettere una cosa del genere?
Piovono le bombe, scheggie d’acciaio, tempeste di ferro e fuoco, lampi di artiglierie, sciabolate di proiettili, cui si contrappone carne, la carne dei milioni mandati a difendere la Patria.
Siate Eroi.
Ma gli eroi vanno creati. All’Assalto allora!
Milioni di morti, infiniti lutti, infiniti dolori, infiniti gemiti.
Muoiono, muoiono come mosche, muoiono per conquistare 100 metri di un terreno che mai hanno sentito nominare ma che un generale ritiene fondamentali per vincere.
Eccoli gli eroi, costellano il terreno, raggomitolati, raggrinziti, rattrappiti, aggrappati al terreno impregnato di sangue.
Si spegne una vita, poi due, tre, dieci, cento, mille. Che importa?
È un abisso dove la vita umana vale meno di zero, dove la speranza e l’amore vengono schiacciati.
Non muoiono solo i ragazzi, muoiono anche le loro speranze, le loro ambizioni, i loro sogni, i loro amori e i loro desideri.
Muoiono, muoiono per difendere una patria di cui sono l’unico futuro, muoiono per respingere il nemico che sono ragazzi come loro.
Si disse:”La guerra la si fa col cuore degli uomini”.
Triste e amara verità.
Ma questi ragazzi non danno solo il cuore, danno la vita, rinunciano a tutto senza neppure saperlo, sperando in un avvenire che mai avverrà.
Dimenticati, abbandonati, perduti.
Un sacrificio vano?
No, se il loro eroismo non andrà perduto, se la loro memoria verrà preservata.
Che si sappia quanti sono caduti, che si sappia chi sono i ragazzi della  Generazione Perduta, che lo si sbandieri ai quattro venti.
Loro sono morti.
Noi abbiamo una scelta, una possibilità, una chance.
Come quel fiore che decise di crescere in quell’abisso di orrore dando loro speranza.
Così noi scegliamo di non dimenticare, di non lasciare che il loro ricordo svanisca.
  
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