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Autore: Encha    26/06/2013    6 recensioni
Nessun nemico, nessuna crudele profezia, semplicemnte due ragazzi che si amano.
Questa è la mia prima Fic in assoluto, per questo ho deciso di accantonare problemi e sofferenze per lasciare spazio a 1555 parole di pura dolcezza, siate buoni ^^
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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NOTE: Innanzitutto grazie per aver cliccato su questa Fan Fiction! *Alza la manina e saluta*. Come ho già detto nell' introduzione, questa è la mia prima Fic. Ho deciso di scriverla dopo aver letto le fantastiche storie di elyxyz, oltre che per la noia estiva e per il volermi cimentare in questa nuova "impresa". Mi scuso già per eventuali errori di grammatica o di forma, che altro... Buona lettura!


Era un normale pomeriggio d'inverno a Camelot, uno di quei pomeriggi in cui il freddo e la neve sembravano competere con il re per chi avesse il vero predominio sul regno.

Dalla sera prima infatti, dopo un' abbondante nevicata, un velo bianco ricopriva gentile la città e tutte le terre che la circondavano, talmente soffice da sembrare una distesa di zucchero che brillava sotto i raggi del sole che, pigramente, lasciava il posto alla sera, scomparendo piano all’ orizzonte.

Gli abitanti del borgo sonnecchiavano ognuno nelle proprie case, beandosi con le proprie famiglie attorno alle fiamme che scoppiettavano ancora impavide sfidando il gelo, costituendo forse l’unico rumore nel silenzio della giornata che volgeva al termine.

Affacciato alla finestra dei suoi alloggi nel castello, Arthur Pendragon rimirava il candido panorama, posando lo sguardo prima su un albero, la cui ultima foglia veniva sottratta dal venticello lieve, e poi  sullo sbuffo scuro di un comignolo di una casetta lontana al di fuori della cinta muraria.

In altre condizioni, avrebbe reputato fastidioso tutta quella calma e quel silenzio, anche perché la neve lo aveva costretto a saltare i suoi tanto adorati allenamenti, ma dopo una sfiancante riunione con suo padre per discutere di tasse e roba simile, il principe era più che felice di godersi un po’ di meritata pace e tranquillità… No, ora che ci rifletteva, c’era troppo silenzio: mancava qualcosa, o meglio, qualcuno.

E mentre l’erede al trono scalpitava per l’inattività e per l’addestramento saltato, l’altra faccia della sua moneta non vedeva l’ora di rintanarsi nel comodo letto rosso, assaporando già il calduccio delle coperte mentre era impegnata a pulire il regale box del regale destriero del regale Babbeo.

Essendo troppo occupato a crogiolarsi nel pensiero del giaciglio caldo che lo aspettava, Merlin non si accorse che un valletto gli si era schierato alle spalle, farfugliando qualcosa che, tralasciando i vari aggettivi lusinghieri e titoli pomposi, avrebbe dovuto significare che il principe richiedeva i suoi servigi.

Lo stregone impiegò qualche istante prima di comprendere a pieno ciò che gli era stato riferito, forse a causa della mente intorpidita dal gelo, ma una volta recepito il messaggio si affrettò a raggiungere il suo padrone - Mai far attendere l’ Asino Reale! -.

Appena si trovò di fronte all’imponente porta degli alloggi dell’erede al trono il giovane salutò di sfuggita le guardie e bussò con forza sul legno massiccio, poi, senza aspettare il minimo permesso, entrò nell’ ampio salone.

“Mi avete fatto chiamare, Sire?” disse il servo con la voce affannata per la corsa, mentre si piegava in un rapido inchino che sapeva più di burla che di reale rispetto.

“Si! Era ora che arrivassi!” Sbraitò il nobile, non curante della distanza – e soprattutto i gradini – che separavano i suoi alloggi dalle scuderie. “Per la cerimonia di domani la mia armatura deve essere lucidata e la mia spada affilata, questi lavori non si svolgono certo da soli!”

“Ma è tardi e io ho passato una giornata a spalare letame del vostro regale cavallo! Lo sapevate che anche i servi dormono, Sire?” Rispose Merlin, seccato da quei lavoretti extra che ultimamente l’Asino Reale non si faceva scrupoli ad assegnargli.

Il principe non fece caso al tono irriverente del suo servo, ormai ci era abituato e, nonostante qualche mese prima l’avrebbe volentieri mandato alla gogna, ora era addirittura divertito da esso. “Stai forse mettendo in discussione gli ordini del tuo padrone?” Chiese in tono autoritario, tradito però dal sorrisetto allegro che le sue labbra accennavano.

Questa volta lo stregone non rispose, probabilmente per la stanchezza di quella giornataccia che sembrava non volesse finire mai. Si limitò quindi ad annuire piano, poi aprì uno degli armadi e cominciò ad armeggiare con la spada, valutando il lavoro che avrebbe dovuto compiere.

Quando però si accorse che la lama era ben affilata, fece finta di lavorare, consapevole del fatto che il Nobile Asino lo stesse osservando alle sue spalle, comodamente seduto sul letto.

Per caso, e sottolineo, per caso, Vostra Maestà mi  farebbe mai  chiamare con tanta urgenza semplicemente perché si sente solo?” Domandò Merlin con tono ironico.

“No” Fu la risposta secca dell’ altro.

“E, nel caso in cui lo facesse, sempre per caso, Vostra Maestà mi affiderebbe mai degli incarichi che erano già stati svolti?” Continuò allora il servo con tono sempre più divertito, mentre con lentezza riponeva l’arma.

“No” Rispose il nobile, questa volta con voce leggermente titubante.

A quel  punto lo scudiero non potè che sorridere e girarsi, certo che il volto del principe si fosse imporporato, ma mentre si voltava l’altro aveva anticipato il suoi movimenti  e con uno scatto aveva abbassato lo sguardo, facendo finta di sistemarsi il merletto della camicia e mostrandosi  disinteressato.

Divertito, Merlin porse un ultima domanda, questa volta in tono più dolce “Vostra Maestà avrebbe qualcosa da ridire se, ovviamente per caso, la baciassi?”

A quelle parole il nobile alzò nuovamente lo sguardo, potendo vedere finalmente il volto dell’ altro che si avvicinava piano, incrociando il suo sguardo.

Perso nelle sue iridi chiare, Merlin lo baciò dolcemente, sedendosi sulle sue gambe.

“Mi sei mancato, Babbeo!” disse lo stregone dopo essersi staccato dalle labbra del suo principe, rimanendo però con il volto talmente vicino al suo da poterne percepire il respiro.

Il nobile sorrise e mentre con una mano teneva stretto al se il suo amato, con l’altra gli accarezzava il volto con delicatezza. “Anche tu, Idiota!” dichiarò piano, prima di travolgere l’ altro in un nuovo bacio, questa volta più profondo e appassionato, spingendolo sul letto e sovrastandolo con il suo peso.

Quando poi furono costretti a terminare quel dolce contatto per mancanza d’aria, Merlin affondò il volto nell’ incavo del collo del principe, beandosi ancora una volta del suo profumo. Rimasero così per un po’, stretti fra loro e avvolti nel silenzio, come se bastasse un solo sospiro per infrangere quel momento talmente perfetto da sembrare quasi etereo, un sogno.

“Arthur, sempre per caso, questa sera potrei rimanere qui a dormire?” Chiese Merlin piano, alzando delicatamente il proprio sguardo fino a posarlo sugli occhi dell’ altro.

Il principe sorrise ancora, pensando al fatto che, anche se avesse voluto, non sarebbe riuscito a dirgli di no, poiché si sarebbe sciolto nel suo sguardo, nei suoi occhi teneri che riuscivano sempre a convincerlo. Aveva uno sguardo da cucciolo. E delle orecchie enormi. - Un cucciolo di elefante! – Concluse poi, ridendo da solo a quel suo pensiero.

Per quella reazione apparentemente insensata lo stregone rimase perplesso. “Perché ridi?” Chiese poi incuriosito, alzando un sopracciglio come aveva imparato dal suo mentore.

“Nulla…” Rispose l’altro “Comunque anche questa sera puoi rimanere qui a dormire” Si affrettò a dichiarare, per evitare che lo scudiero facesse altre domande.

Il valletto reale si alzò euforico, regalando un enorme sorriso all’ altro, poi andò a prendere i propri abiti da notte che da un po’ di tempo si erano guadagnati un posto fisso nell’ armadio del principe.

Mentre si cambiava, ignorando le sbirciatine dell’ erede al trono, pensò che avrebbe dovuto trovare una scusa plausibile per quelle continue permanenze nelle stanze del Nobile Babbeo da raccontare a Gaius, l’indomani ci sarebbero state altre corazze da lucidare e pavimenti da pulire. Non che a lui dispiacesse passare ore a strofinare e rammentare, sempre  vicino all’ Asino Reale. – Infondo, chi era lui per sottrarsi al volere di un Pendragon?-.

Finito di rivestirsi, il giovane si fiondò nuovamente fra le braccia dell’altro, gettandosi letteralmente addosso al suo bel padrone, che trattenne a stento un’ imprecazione colorita per la delicatezza del suo scudiero.

Mentre la luna filtrava attraverso i tendaggi del baldacchino, i due giovani si accoccolavano sotto le calde e morbide coperte di un inconfondibile rosso Pendragon. Nonostante la sera si fosse sostituita da poco al vespro, decisero ugualmente di coricarsi, siccome quella giornata li aveva stremati. Prima di addormentarsi rimasero però a discutere, fra una carezza e un bacio, degli sproloqui paterni di uno e dei carichi di fieno dell’altro. Finalmente potevano abbandonare, anche se per poco, i loro ruoli, sentendosi  finalmente felici, amati, completi.

Un sonoro sbadiglio dello stregone annunciò il momento di addormentarsi. Così, Arthur spense la candela sul proprio comodino e strinse ancora più forte il ragazzo che amava, il quale ormai usava il suo petto come cuscino, condividendo con lui il proprio calore, quasi come se temesse che il freddo al di fuori della finestra, dove aveva ricominciato a nevicare, potesse portarglielo via
.
“Buona notte” gli sussurrò poi il principe, posandogli un lieve bacio tra i capelli scuri.

“Buona notte” concordò l’altro, ormai quasi caduto tra le maglie del sonno. “Ti amo” finì poi lieve.

“Ti amo anch’io” Concluse il principe, certo che ormai l’altro si fosse addormentato, concedendosi anche egli al meritato riposo.

Se qualcuno li avesse potuti vedere, avrebbe di sicuro pensato che fossero stati creati così: insieme. I loro corpi combaciavano perfettamente, talmente uniti da un sentimento così profondo che forse anche i loro cuori battevano all’ unisono.

“E se per caso…” Trillò ad un tratto Merlin, ridestatosi dal sonno  per non si sa quale strano dubbio, venendo però interrotto dall’altro.

“Tu parli troppo!” Constatò divertito l’erede al trono, zittendo il suo valletto nel modo più efficace che conosceva: baciandolo.


NOTE FINALI: Un grazie a te che hai letto la mia Fic! (Se hai semplicemente fatto scorrere la pagina sappi che il mio unicorno è gia partito per venire a prenderti! è.é Scherzo, il poveretto ha fatto indigestione di arcobaleni e non può raggiungerti u.u). Spero sia stata all'altezza delle vostre aspettative! Se i personaggi vi risultano OCC o trovate errori grammaticali non esitate a farmelo sapere!
Le ripetizioni, credo si sia capito, sono volute, non scannatemi per questo ^^"
In più vorrei riservare un grazie speciale a chi commenterà, ho un grande bisogno di opinioni, sia elogi che critiche, insomma, vorrei capire se è meglio lasciar perdere e dedicarmi al mini-golf!
Grazie ancora, alla prossima! ^^



  
   
 
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