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Autore: rinoa81    26/06/2013    4 recensioni
Ino guardò indietro con la coda dell'occhio, incuriosita. Camminava di fianco a Shikamaru, mentre Chouji rimaneva stranamente dietro loro due a mangiare patatine come al solito, e TenTen insieme a Kiba per ultimi. Li aveva intravisti parlare prima, mentre adesso se ne stavano in silenzio e l'Inuzuka rimaneva sempre accanto a lei, stranamente tranquillo. Va bene che erano in missione, ma lui di solito era il primo a fare casino, a stuzzicare gli altri quando si annoiava, a provarci con lei quando capitava, e la cosa le puzzava parecchio. Guardò il profilo di Shikamaru che guardava davanti a sé con un'espressione così seria che la fece arrossire, e inciampò distrattamente su una pietra che non aveva visto, rischiando quasi di cadere, provocando delle risatine da parte di Chouji, a cui non era sfuggito nulla.
“Imbranata.” La ammonì Shikamaru, voltandosi a guardarla per darle un'occhiata veloce e assicurarsi che fosse tutto a posto.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Kiba Inuzuka, Shikamaru Nara, Tenten | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Tsunade lavorava a ritmi serrati da più giorni, ormai. Aveva stupidamente pensato che una volta conclusa la guerra le cose sarebbero andate solo per il meglio, e invece ogni cosa sembrava sfuggirle di mano. Troppe cose da fare, e il mondo là fuori aveva comunque continuato a girare. Le missioni da svolgere erano nettamente aumentate, molti villaggi chiedevano aiuto alla adesso potente Konoha, terra di grandi ninja ed eroi che avevano salvato tutti.

Era sicuramente soddisfacente e gratificante essere visti e considerati in quel modo, ma da una parte il fatto di non riuscire a soddisfare tutte le numerose richieste e in tempi decenti, la avviliva. Dall’altra però, si sentiva una meschina a chiedere ai suoi ragazzi di rimettersi sul campo dopo così poco tempo. Non avevano nemmeno avuto il tempo di raccogliere i pezzi delle loro vite, dopotutto. C’erano ancora squadre da rimettere insieme, altre da riformare a causa della morte di alcuni membri, altre ancora completamente distrutte.

Andò alla finestra con una richiesta di aiuto che aveva catturato subito la sua attenzione per la sua particolarità. Si affacciò per respirare un po’ d’aria fresca e guardare il suo villaggio rimettersi in piedi dopo quella disastrosa e sanguinosa guerra. Non era affatto facile, e stava iniziando a pensare di non riuscire a portare avanti tutto da sola.

Cosa dovrei fare, Jiraya?

I suoi pensieri furono interrotti da qualcuno che bussava alla porta, per poi entrare dopo aver sentito il suo consenso.

“Hokage, i ragazzi sono arrivati.” Annunciò Gai con aria seria così inusuale, per uno come lui.

“Falli entrare…” disse massaggiandosi le tempie, cercando di trovare la forza di proseguire e la determinazione di una volta.

Gai aprì la porta, permettendo ai sei ragazzi di entrare nella stanza, richiudendola subito dopo, lasciandoli da soli con Tsunade, la quale non perse tempo e prese una cartina del posto dove li avrebbe mandati, insieme ovviamente ai dettagli della missione scritti in un foglio.

“Bene ragazzi, questa missione è un po’ particolare, per questo eccezionalmente manderò due squadre insieme,” iniziò ad informarli, cercando comunque di non essere troppo formale. “Non è una caso che abbia scelto proprio voi, quindi mi aspetto che collaboriate e cooperiate insieme senza problemi, perché ognuno di voi è essenziale per la buona riuscita di questa missione.” Continuò seria, guardandoli in faccia uno per uno. “Shikamaru, tu sarai il caposquadra.” Gli disse porgendogli la cartina e il foglio della missione.

“Ino, Chouji, Kiba, TenTen, seguite sempre gli ordini del caposquadra come se venissero direttamente dati da me, siamo intesi?” chiese, osservandoli annuire senza obiezioni. “Per motivi logici non potrà esserci un adulto per la supervisione, ma sono sicura che Shikamaru sarà più che adatto al ruolo come mi ha già dimostrato più volte in passato. E dopotutto, ormai non siete più dei bambini, siete più in gamba di quanto io stessa possa immaginare.” Aggiunse, riuscendo a strappare un sorriso a qualcuno. “Mi dispiace avervi dovuto chiamare così presto, so che alcuni di voi non hanno ancora nemmeno una casa, ma ora più che mai non dobbiamo fermarci, dobbiamo andare avanti, anche per quelli che non ci sono più.” Disse guardando Shikamaru, poi Ino, ed infine TenTen. “Shikamaru  vi dirà tutti i dettagli della missione più tardi, partirete domattina all’alba. Buon lavoro, ragazzi.” Chiuse il discorso con risolutezza, maledicendosi per essere diventata così fredda e incapace di comunicare quello che davvero provava.

I ragazzi la salutarono educatamente prima di sparire dalla sua stanza. Si morse un labbro, guardando una foto della sua vecchia squadra, soffermandosi su Jiraya, sbattendo poi un pugno sul tavolo, facendo cadere in giù la cornice con la foto.

Shikamaru si era fermato subito nel corridoio per leggere le informazioni riguardanti la missione, notando subito il grado S che spiccava in alto a destra sul foglio, cerchiato in rosso. Ricominciare con un grado di livello così alto poteva essere una buona cosa, in fondo. Forse concentrarsi su qualcosa di grosso e che non avesse a che fare con la guerra appena finita era quello di cui avevano tutti bisogno. Fino a quel momento il da fare non era certamente mancato, con la ricostruzione del villaggio e tutto, ma andare via per un po’ sarebbe stato benefico. Non avrebbero potuto dimenticare, era impossibile, ma perlomeno staccare un po’ la spina avrebbe aiutato, anche se ovviamente quella non era una vacanza.

La missione riguardava un’omicida. Dovevano riconoscere e rintracciare questo assassino senza ancora un volto. Sembrava uccidesse le sue vittime a caso, apparentemente senza che queste ultime fossero collegate in qualche modo. Non avevo nulla in comune, se non dettagli davvero insignificanti ma che forse andavano approfonditi ulteriormente. Le vittime erano di sessi diversi, uccise in modo diverso, e in zone diverse. L’unica cosa che aveva permesso di collegare i vari omicidi era stato che l’assassino lasciasse accanto ai corpi un pezzo di nastro di stoffa colorato. Anche in quel caso i colori erano differenti, e non avevano un significato particolare per le vittime. Probabilmente avevano a che fare con un professionista, che si divertiva non solo a depistarli, ma anche a prenderli in giro.

Mise il documento nella tasca della sua giacca, dirigendosi verso il locale dove gli altri lo aspettavano. A dirla tutta non era corretto chiamarlo “locale” visto che i lavori non erano ancora terminati; ma per loro era già un lusso riavere un tetto sulla testa, e avevano deciso di cenare tutti insieme almeno una volta a settimana per passare qualche ora in allegria e spensieratezza.

Quando arrivò sul posto notò che il tavolo non era stato ancora apparecchiato, ma tutti i suoi amici erano lì, puntuali come sempre. Di solito era sempre lui l’ultimo ad arrivare, dato che l’Hokage lo tratteneva sempre più del dovuto per studiare insieme piani e strategie in modo da riuscire a completare più missioni possibili con il numero di ninja a disposizione, che tra l’altro era calato parecchio a causa dei morti in guerra, e non solo. Molti avevano deciso di ritirarsi, altri di trasferirsi, e non poteva di certo biasimarli. Però il villaggio doveva essere ricostruito d’accapo e i soldi non bastavano.

In ogni caso, gli amici lo aspettavano fino a tardi anche se poi cenavano, mettendogli qualcosa da parte. A volte trovava persino qualcuno che dormiva sfinito appoggiato sul tavolo, e lui non poteva fare a meno di sentirsi in colpa, sebbene si sentisse fortunato.

Per fortuna quella sera la convocazione era durata meno del solito e poteva cenare ad un’ora decente.

Ino alzò la mano per far vedere dove fossero seduti, indicandogli poi il posto vuoto di fronte a lei, e non riuscì proprio a trattenere un sorriso. Dopo la morte dei loro padri il loro legame si era rafforzato molto, e spesso veniva frainteso dagli altri che spettegolavano maliziosamente, il che ad essere sincero non gli dispiaceva, e forse nemmeno a lei, a giudicare dal suo comportamento. Litigavano come sempre ma riuscivano a capirsi di più, con la differenza che entrambi erano maturati molto durante la guerra e si erano resi conto delle cose davvero importanti nella vita. E per lui Ino era una di quelle. Non le aveva ancora detto nulla riguardo a quello che provava per lei, ma contava di farlo presto. Non era più il codardo che si nascondeva dietro a banali scuse e paure pur di scappare. Nemmeno il fatto che probabilmente Ino non lo ricambiasse gli avrebbe impedito di lasciar uscire quello che ormai si teneva dentro da cinque anni, o forse erano anche di più. Aveva iniziato a contare il tempo che passava solamente dopo aver accettato la cosa, quindi era molto probabile che si fosse innamorato di lei molto ancora prima senza saperlo. Se all’inizio aveva pensato ad una semplice cotta adesso non poteva più. Era passato davvero troppo tempo per continuare a dire una cosa del genere, e aveva provato innumerevoli volte e in ogni modo a togliersela dalla testa, ma non c’era stato proprio nulla da fare: era impossibile scordarsi una come Ino Yamanaka.

Ricambiò il gesto di Ino alzando un po’ la mano, andando a prendere posto dove gli aveva indicato e che probabilmente lei stessa si era preoccupata di tenergli perché sapeva che sedersi di fronte a lei e Chouji gli piaceva.

Lo salutarono tutti a parte Sasuke, cosa che non lo sorprese né infastidì come le altre volte. Ormai quasi tutti avevano accettato il ritorno dell’Uchiha, al contrario invece di lui e Kiba che lo tenevano sott’occhio e che al primo passo falso non ci avrebbero pensato due volte a sistemarlo. Lui solitamente non giudicava la gente, ma per quel ragazzo era disposto a fare un’eccezione, perché dopo tutto quello che aveva fatto non riusciva a credere che fosse tornato sui suoi passi in modo così totale e veloce. Non era possibile, non gli credeva fino in fondo. Persino Ino era ancora dubbiosa, anche se non come lui, ed era quasi certo che anche Naruto non fosse totalmente convinto del radicale cambiamento del suo compagno di squadra. Tuttavia, le cose adesso sembravano tornate come un tempo e non sarebbe stato di certo lui a rovinarle, finché stava bene ai suoi amici, sarebbe stato al gioco.

“Mamma che fame, ma quando si mangia? Non hanno nemmeno apparecchiato!” brontolò Chouji guardandosi intorno probabilmente in cerca del personale.

“In effetti è strano,” fece Shino con la sua solita aria tetra. “forse sono tutti morti…” terminò, facendo raccapricciare i presenti.

“Shino non dire queste cose, per favore…” lo pregò Hinata, imbarazzata per lui.

Shikamaru ghignò divertito, sporgendosi a guardare se arrivare qualcuno, senza successo. Notò che anche gli altri tavoli non erano ancora stati serviti, e la gente poco a poco si spazientiva, mormorando lamentele.

Dopo un quarto d’ora, finalmente uscì il proprietario del locale dalla cucina. Sembrava in difficoltà per qualcosa, e lo osservò girare inquieto per i tavoli, forse per scusarsi con le persone. Arrivò anche al loro tavolo, chinandosi più volte, mortificato.

“Sono davvero desolato, questa sera manca il personale e non so davvero come fare… se volete andare via capirò, anzi, penso che forse farei bene a chiudere, a questo punto…” spiegò il signore confuso e sudato.

“Cos’è successo al suo personale, signore?” chiese Naruto dal suo posto di capotavola.

“Non ne ho idea,” si grattò nervosamente la testa. “non si è presentato nessuno, senza avvertire poi! Non era mai successo!” esclamò stupito quanto i ragazzi, che non sapevano cosa fare.

“Se le serve posso darle una mano!” si offrì subito Ino. “Potrei andare ad apparecchiare e parlare con gli altri clienti, le sarebbe di aiuto?” chiese sorridendogli.

L’uomo si illuminò, battendo le mani felice e sorpreso.

“Davvero lo faresti? Non lo chiederei se non fossi davvero nei guai…” piagnucolò commosso, asciugandosi il sudore.

“Nessun problema!” sorrise di nuovo Ino, alzandosi.

“Vengo anche io,” si aggiunse TenTen. “tanto non ho nemmeno fame!” disse abbozzando un sorriso debole.

“P-posso venire anch’io?” domandò Hinata, guardando l’uomo che sembrava essere rinato e che si asciugò le lacrime, sentendosi letteralmente salvato. “Siete degli angeli, ve ne sarò eternamente grato! Venite pure, da questa parte!” indicò verso la cucina.

Shikamaru osservò la scena in silenzio, guardando Ino ascoltare attentamente le direttive dell’uomo, per poi andare agli altri tavoli, calmando la gente che sembrò rapita dalle sue parole. “E’ incredibile…” mormorò. Non era davvero stupito, Ino aveva sempre avuto quest’istinto più forte di lei che la portava sempre a preoccuparsi per chi vedeva in difficoltà e ad aiutarlo, probabilmente non sarebbe cambiata mai.

“Lo sai, è fatta così!” affermò Chouji sorridendo.

“Tu non vai, Sakura-chan?” chiese Naruto notando che fosse l’unica rimasta seduta con loro.

Lei lo guardò male, indicando la sua faccia.

“La vedi questa? Non faccio una dormita decente da non so quando a causa dei turni sballati in ospedale. Sono sfi-ni-ta.” Sillabò lentamente. “Francamente non so come faccia Ino a stare ancora in piedi, con i turni che abbiamo fatto…” finì sbadigliando, portando le braccia sul tavolo per appoggiarci la testa sopra.

Shikamaru tornò a guardare Ino, ricevendo subito una piccola gomitata da parte di Kiba seduto accanto a lui.

“Amico, se continui così la consumerai! Ormai non ti preoccupi nemmeno più di essere discreto, ti manca solo la bava alla bocca… mi fai impressione!” lo prese in giro Kiba, ridendo di gusto.

“Ehi, non prenderlo in giro! Shikamaru non è così!” si alterò seriamente Chouji, sgridandolo. Tutti sapevano quanto fosse buono e pacifico, l’unico modo per farlo andare fuori di testa era dargli del ciccione, mentre tutto il resto gli scivolava addosso, o comunque lo affrontava in assoluta tranquillità. Ma sapevano anche quanto fosse legato a Shikamaru. Non sopportava quando i suoi sentimenti venissero sminuiti, nessuno poteva né sapere né capire quanto fosse stato male il suo migliore amico in tutti quegli anni, in silenzio, senza che nessuno se ne accorgesse, tranne lui. Amava Ino in silenzio da quando lo conosceva, anche se aveva tentato più volte di convincerlo a farsi avanti perché tra loro non si sarebbe mai potuto rovinare niente, ma non c’era stato verso; i dubbi e le paure erano state più forti.

Kiba si accigliò; vedere Chouji arrabbiarsi era raro tanto quanto vedere Shino ridere. Forse aveva esagerato.

“Va tutto bene, Cho… tranquillo.” Lo tranquillizzò Shikamaru, per nulla toccato dalle parole di Kiba. Guardò stancamente il soffitto, immaginando che al suo posto ci fossero le sue tanto amate nuvole.

Aspettarono tutti più di un’ora mentre le ragazze continuavano a fare avanti e indietro dalla cucina. Kiba notò come fosse abile TenTen nel maneggiare piatti e posate; sicuramente era dovuto alla sua innata capacità di destreggiarsi con le armi neanche fossero caramelle. Non aveva ancora incontrato qualcuno con la stessa abilità e passione che aveva lei. Notò anche che per tutto il tempo non avesse sorriso nemmeno per sbaglio, aveva l’aria tremendamente seria e imbronciata, nonostante stesse facendo una bel gesto.

“Ehi Lee,” lo chiamò, facendo un cenno con la testa verso la ragazza in questione. “Me la ricordavo più sorridente,” ammise, facendosi serio. Vide il ragazzo dalle sopracciglia folte scuotere la testa, sospirando. “E’ così da quando è morto Neji…” disse soltanto, triste nel vedere la sua compagna in quello stato. Kiba rimase in silenzio ad osservarla, chiedendosi se fosse soltanto per quello o invece per il motivo per il quale Neji era morto.

Dopo più di un’ora e mezza, proprio quando alcuni di loro iniziavano a chiedersi se fosse veramente il caso di rimanere ancora lì o cercare un altro posto, le ragazze arrivarono finalmente con la cena, anche se tecnicamente nessuno aveva ancora ordinato. Ma con la fame che avevano ormai, avrebbero spazzolato volentieri qualsiasi cosa che fosse commestibile.

Ino iniziò a sistemare le posate, mentre TenTen pensava ai bicchieri e ai tovaglioli, ed infine Hinata portava i primi piatti di carne o pesce.  “Ragazzi stasera è andata così, quindi accontentatevi, anche perché non pagheremo nulla! Se a qualcuno dovesse capitare un piatto che non gli piace può provare a scambiarlo con qualcun altro, sennò a letto senza cena!” scherzò la ragazza cercando di sdrammatizzare, facendo ridere gli amici. Passò poi da Shikamaru, controllando che le posate ci fossero tutte.

“Ehi, tutto bene? Non starai esagerando con il lavoro?” gli chiese lui piano, preoccupato.

Lei sorrise, facendogli l’occhiolino. “Questa è la frase che ripeto sempre a te, non rubarmela!” rispose lei, toccandogli poi una spalla per rassicurarlo. “E’ tutto ok, davvero!” gli sorrise ancora tranquilla. Il ragazzo si arrese quindi al suo sorriso, e da lì la serata passò senza altri intoppi. Gli sembrava davvero di essere tornato indietro nel tempo a sentire le risate degli altri, era come se il tempo non fosse mai passato. Forse a vederli così qualcuno avrebbe potuto giudicarli male viste le varie tragedie che avevano avuto e i lutti subìti. Ma lui lo sapeva, la gente aveva sempre qualcosa da dire, a prescindere da come si fossero comportati. Senza contare che molti ignoravano che in quelle risate c’era solo la voglia di riscattarsi e riprendersi tutto quello che gli era stato tolto, non potevano di certo sapere che, ad esempio, Hinata passasse ogni mattina al cimitero a trovare suo cugino e pregare per lui, accompagnata da Kiba e Shino.

Non sapevano che Sakura dormisse ormai tutte le sere da Naruto perché incapace di dormire da sola senza che gli incubi la terrorizzassero e lui fosse lui che sembrava riuscire a calmarla, non sapevano nemmeno che Ino si addormentasse sfinita dai pianti per la perdita di suo padre. La gente vedeva soltanto quello che voleva vedere, era sempre stato così, ed era per questo che lui aveva iniziato a fregarsene altamente di quello che potevano pensare gli altri, anche se in fondo non è che gliene fosse mai importato davvero qualcosa.

Finita la cena si salutarono tutti dividendosi, tranne i ragazzi che sarebbero dovuti partire da lì a poche ore, ormai.

“Allora ci vediamo domani alle cinque in punto alle porte di Konoha.” Si raccomandò Shikamaru, accendendo una sigaretta. “Chi arriverà in ritardo per punizione porterà gli zaini degli altri per tutto il viaggio.” Minacciò seriamente, guardando Kiba.

“Ohi, perché guardi me? Piuttosto…” disse, curioso come sempre. “Di che missione si tratta, questa volta?”

“Ne parleremo domani durante il viaggio.” Terminò Shikamaru, salutando e avviandosi verso casa, seguito da Ino e Chouji.

Kiba sbuffò. Non gli erano mai piaciuti i misteri e partire senza conoscere nulla della missione non gli dava la giusta carica che gli serviva sempre. Si voltò per tornare a casa come tutti, notando però che TenTen era rimasta immobile a guardare la strada. Sembrava immersa nel suo mondo, in chissà quali pensieri. Ebbe un moto di compassione per lei, non l’aveva mai vista così e avrebbe voluto evitarlo, non era decisamente un bel vedere. In generale a lui non erano mai piaciute le persone tristi e musone, specialmente le ragazze. Per questo finiva sempre col fare il buffone per farle sorridere, gli veniva naturare, era più forte di lui. TenTen però non gli faceva venire voglia di scherzare, bensì voglia di capire cosa le passasse per la testa, cosa provasse.

Era curioso di sapere se era quello che aveva provato lui nel vedere Hinata rischiare la vita più volte per un’altra persona. Se fosse morta, adesso probabilmente saprebbe  esattamente cosa stesse pensando e provando la ragazza di fronte a lui. Le si avvicinò silenziosamente, non voleva disturbarla né spaventarla. Lei sembrò notarlo ma non disse una parola, guardandosi intorno come se si fosse appena svegliata e fosse arrivata lì per caso.

“Ti accompagno a casa.” Decise lui istintivamente, pensando che forse Tsunade non avrebbe dovuto mandarla in missioni in quelle condizioni. Poi però si rese conto che quasi certamente non ne sapeva nulla, occupava com’era sempre da mille cose.

“Non ne ho bisogno.” Rispose lei in modo deciso, ricordandosi solamente in quel momento che doveva tornare a casa.

Ma Kiba non era uno che mollava per così poco, e iniziò a camminare dietro di lei.

“Non ho detto che ne avessi bisogno,” le disse, osservandola bene. “mi fa piacere, e poi abitiamo anche vicini!” ghignò, notando che lei accelerava il passo.

“Lui non mi ha mai accompagnata a casa…” disse lei in un soffio più a se stessa che al ragazzo, che però riuscì a sentirla grazie al suo udito più sviluppato del normale. “Va via.” Lo invitò lei, prendendo a camminare ancora più veloce.

“Ti dò fastidio?” chiese lui, tenendo il passo veloce della ragazza, standole sempre dietro.

“Va via ho detto!” gli urlò lei arrabbiata, mettendosi a correre all’improvviso.

“Ma che ti ho fatto?”

La ragazza si fermò di botto dopo aver corso per un bel po’ e vedendo che Kiba non accennava ad esaudire la sua richiesta. Tirò un pugno su un muro, facendolo crepare lievemente.

Il ragazzo sbarrò gli occhi correndo infuriato verso di lei, afferrando la mano con la quale aveva sferrato il colpo. “Ma dico, sei impazzita? Vuoi buttare di nuovo giù tutto?” le chiese urlandole contro, sapendo quanta fatica stessero facendo tutti quanti per rimettere le cose a posto. Lei liberò il suo braccio dalla presa, e Kiba si accorse che stava sanguinando. Mugugnò qualcosa afferrandole di nuovo il braccio e osservò meglio la mano: si era procurata un taglio e stava tremando. Prese subito una benda dalla tasca dei pantaloni che si solito utilizzava proprio per i primi soccorsi, quelli di lieve entità che non richiedevano l’intervento di un ninja medico. Le asciugò il sangue con un fazzoletto e poi la fasciò subito, cercando di non stringere troppo. “Quando arrivi a casa disinfettala,” le disse seccato. “e risparmia le energie per la missione. Buonanotte…” la salutò infine, lasciandola da sola come voleva.

Il giorno dopo, alle cinque in punto come dettato da Shikamaru, i ragazzi si radunarono davanti le porte di Konoha pronti a partire. Kiba notò subito che TenTen aveva ancora la fasciatura che le aveva fatto la sera prima e sospirò contrariato. Che fosse combattiva lo sapeva, ma anche così dannatamente testarda, no.

Mentre camminavano, Kiba rallentò il passo di proposito per rimanere per ultimo insieme a TenTen."Ti avevo detto di disinfettarla!" Le disse piano, per non farsi sentire dagli altri. Non voleva che diventasse un affare di stato, e poi si sentiva in colpa per averle provocato quella reazione, anche se non l'aveva di certo fatto apposta.

“Scusa per ieri,” iniziò la ragazza, che sembrava più ragionevole rispetto alla sera precedente. “Non so cosa mi sia preso...” si scuso sinceramente, guardandolo dispiaciuta. “Ripagherò quel muro con i miei soldi...”

Kiba sorrise, infilandosi le mani in tasca. “Facciamo a metà, ok? Dopotutto se non avessi fatto lo zuccone non ti saresti arrabbiata così,” spiegò lui, sentendosi un po' in imbarazzo. Non era abituato ad essere così arrendevole con qualcuno, specialmente con una ragazza. Né ragionevole, né carino. Diventava così idiota solo quando si trattava di Hinata.

Ino guardò indietro con la coda dell'occhio, incuriosita. Camminava di fianco a Shikamaru, mentre Chouji rimaneva stranamente dietro loro due a mangiare patatine come al solito, e TenTen insieme a Kiba per ultimi. Li aveva intravisti parlare prima, mentre adesso se ne stavano in silenzio e l'Inuzuka rimaneva sempre accanto a lei, stranamente tranquillo. Va bene che erano in missione, ma lui di solito era il primo a fare casino, a stuzzicare gli altri quando si annoiava, a provarci con lei quando capitava, e la cosa le puzzava parecchio. Guardò il profilo di Shikamaru che guardava davanti a sé con un'espressione così seria che la fece arrossire, e inciampò distrattamente su una pietra che non aveva visto, rischiando quasi di cadere, provocando delle risatine da parte di Chouji, a cui non era sfuggito nulla.

“Imbranata.” La ammonì Shikamaru, voltandosi a guardarla per darle un'occhiata veloce e assicurarsi che fosse tutto a posto.

“Ci sono sassi ovunque!” Cercò invano di giustificarsi lei agitandosi, non sopportando lo sguardo del ragazzo su di sé che sembrava scavarle dentro. Aveva paura di venire beccata a fantasticare su di lui, che era già di per sé, imbarazzante di suo. Da quando si era scoperta innamorata di lui aveva cercato di nasconderlo come meglio poteva, riuscendoci anche piuttosto bene. Poi aveva deciso di accettarlo e aspettare di capire di cosa esattamente si trattasse, se di cotta, infatuazione, attrazione, ed era venuta a sapere di lui e Temari.

Aveva un tempismo da schifo, lei. Era sempre stato così. Adesso però iniziava seriamente a preoccuparsi del fatto che oltre ad aver scoperto di amarlo davvero, la cosa le stava anche sfuggendo un po' di mano, e non capiva il perché. Forse semplicemente non voleva nasconderlo, lei non aveva mai fatto una cosa del genere, non era abituata. Quando era stata innamorata di Sasuke non l'aveva di certo tenuto per sé, e nemmeno quando Sai aveva iniziato a piacerle. Sia che si fosse trattato di amore, che di semplice infatuazione, lei l'aveva manifestato, le era sembrato naturale così.

Ma con Shikamaru era diverso, non poteva permetterselo. Erano amici d'infanzia, non poteva rischiare di perderlo così. E Oltretutto erano anche compagni di squadra, per non parlare di Temari. Troppe cose in mezzo, troppi rischi, e sentirsi respingere da un altro ragazzo non era di certo quello di cui aveva più bisogno, in quel momento.

Il problema di non riuscire più a nasconderlo tanto bene come all'inizio però continuava ad esistere, si stava esponendo troppo senza nemmeno rendersene conto. Prima o poi sarebbe esplosa, si conosceva fin troppo bene.

Il ragazzo la riscosse dai suoi pensieri, poggiandole una mano sulla testa e scompigliandole un po' i capelli. “Stai attenta.” Le disse soltanto. Ma ad Ino bastò per sentire il cuore fare le capriole e correre all'impazzata.

Appena si fermarono per fare una piccola pausa, Shikamaru iniziò a spiegare il tipo di missione che avevano, cercando di non tralasciare nulla, anche se i dettagli erano davvero pochi.

“Ma scusa, perché non hanno mandato una squadra Anbu? Mi sembra più una missione adatta a loro, che a noi... non siamo mica investigatori privati!” si lamentò subito Kiba come previsto. In effetti aveva ragione, a parte il piccolo dettaglio riguardante la squadra speciale Anbu.

“Degli Anbu è rimasto ben poco,” ghignò lui ironico, accendendo una sigaretta. “La maggior parte sono morti, e quelli rimanenti già impegnati altrove.” Spiegò Shikamaru lanciando occhiate in giro per assicurarsi che non ci fosse nessuno nei paraggi.

Kiba annuì comprendendo la gravità della situazione, bevendo un po' d'acqua dalla sua bottiglia, asciugandosi poi con il braccio. “Siamo davvero nella merda.”

Arrivati sul posto, i ragazzi andarono per prima cosa dal capo del villaggio per avere tutta la documentazione riguardante gli omicidi, cercando di ottenere quante più informazioni possibili, ma con scarsi risultati. Passarono tutto il pomeriggio a fare dei sopralluoghi nelle zone in cui erano morte le vittime, ma non riuscirono a cavare un ragno dal buco. Arrivata la sera e aver mangiato qualcosa al volo, Shikamaru propose di andare a sistemarsi con le tende nella zona poco fuori da quel villaggio per fare il punto della situazione e passare lì la notte.

Mentre Shikamaru rileggeva tutti i documenti nelle loro mani, gli altri montavano le tende e accendevano due piccoli fuochi per avere più luce possibile visto che probabilmente sarebbero rimasti svegli tutta la notte per studiare la missione.

Ino si presentò davanti a Shikamaru, porgendogli una tazza di caffè. “Amaro, giusto?” Chiese conoscendo già la risposta, dopo tutti quegli anni insieme. Lui fece un mezzo sorriso accettando il caffè, immergendosi di nuovo nella lettura. Ino si sistemo accanto a lui, dando un'occhiata a quei fogli con aria interessata, ma con una strana sensazione di angoscia.

Tra le vittime c'erano anche ragazze giovanissime, e non riusciva davvero a capire come una persona potesse fare così tanto male. Malattia? Pazzia? Vendetta? Forse avrebbero dovuto partire proprio da lì, ma certamente Shikamaru aveva già pensato a qualcosa, conosceva bene quella luce nei suoi occhi. Era la stessa che aveva avuto durante la guerra, quando gli era venuta in mente quell'idea geniale e aveva chiesto il suo aiuto.

Aveva aspettato quell'occasione da sempre forse, sicuramente da quando Temari l'aveva sminuita quando era ancora inesperta e l'aveva quasi convinta di non essere utile a nessuno. Ma si era allenata, aveva studiato come un'ossessa per raggiungere i suoi obiettivi, per non sentirsi mai più così inutile ed impotente. E quando Shikamaru le aveva fatto quella richiesta, aveva sentito come un fuoco accendersi dentro lei, mettendoci tutta se stessa per non fallire. Era andata bene alla fine, forse anche più di quanto avesse sperato, ma senza di lui di certo non ci sarebbe mai arrivata da sola.

“Cosa hai trovato?” Gli chiese, leggendo lo stupore nei suoi occhi.

“Beh...” iniziò lui, sorseggiando il suo caffè. “Credo che questa persona lavori per qualcuno. Da quello che ho potuto constatare nei vari rapporti, non c'è assolutamente nulla che leghi tra loro le vittime, e nemmeno un motivo valido da far pensare che qualcuno volesse ucciderle.” si fermò, facendo segno agli altri di raggiungerlo, riprendendo quando ebbe la loro attenzione. “Il modo in cui sono state uccise è diverso, e questa è stata la cosa che mi ha fatto riflettere. Se si fosse trattato di un regolamento di conti, di una banda criminale ad esempio, sarebbe venuto fuori qualcosa già da un pezzo. Cosa che sarebbe comunque risultata strana, visto che hanno ucciso anche ragazze giovanissime.”

Bevve un altro sorso di caffè. Sembrava che tutti pendessero dalle sue labbra, ma la cosa ormai non lo infastidiva più, c'era abituato. “Questo però non vuol dire che la persona in questione sia un dilettante, anzi. Uccide in modo diverso semplicemente perché obbedisce agli ordini di qualcuno. Probabilmente questo signor qualcuno non può e non vuole sporcarsi le mani, e sapendo che sarebbero scattate le indagini, ha ordinato di depistare. Ma per fare una cosa del genere devi avere o molti soldi o una gran potere.”

“E i nastri?” Chiese Kiba, cercando di immaginare chi potesse volere la morte di persone innocenti e ovviamente il movente.

“In un primo momento ho pensato che anche quelli fossero stati messi per depistarci. Poi li ho analizzati meglio, e ho notato quanto ognuno di quei nastri fosse come consumato e un po' bruciato. Ma le vittime non hanno segni di bruciature sul corpo, né segni di soffocamento, che ovviamente sarebbero stati più che visibili.”

Chouji deglutì, come se gli stessero raccontando una storia dell'orrore.

“È un jutsu?” Disse quasi di riflesso Ino, senza che se ne accorgesse.

Shikamaru la guardò sorpreso un'altra volta, ghignando.

“E brava Ino, bingo.”

“Scusa ma che tipo di jutsu comprende un nastro?” Domandò Kiba perplesso grattandosi la testa.

Tenten che aveva ascoltato tutto con molta attenzione sembrò illuminarsi.

“Beh è una tecnica che ormai non usa più nessuno, è parecchio vecchia...” disse la ragazza, esperta di armi ninja. “Anzi, se non ricordo male fu vietata molti anni fa, perché considerata troppo pericolosa e disumana. Anche se siamo dei ninja ci sono delle regole e dei codici da rispettare," si fermò un attimo a riflettere, poi riprese più decisa.” In pratica si impastava in una palla di nastro il chakra in modo che, quando la persona ne veniva a contatto, scoppiasse come una bomba. Ma la persona in questione non moriva bruciata o spappolata, come normalmente dovrebbe accadere con una normale bomba; piuttosto la vittima sarebbe stata vittima della sua più grande paura.

“Per questo le morti sono tutte diverse...” disse Kiba, iniziando a collegare.

Chouji aprì un pacco di patatine, iniziando a mangiare freneticamente.

“Ma se questo jutsu è stato vietato da anni... chi può esserne a conoscenza?”

“Beh, questo non è così strano.” Riprese Shikamaru. “Ci sono molti jutsu che sono stati vietati, ma qualcuno che le usa nonostante tutto c'è sempre.”

“Conoscerlo però è un conto, metterle in pratica un altro. Vi assicuro che questo richiede una quantità di chakra non indifferente, oltre che una padronanza da manuale...” affermò Tenten con sicurezza.

“Scusa, ma...”  intervenne di nuovo Kiba, che continuava a rimuginare. “Perché si usa proprio un nastro?”

“Come ho detto prima, questa tecnica è vecchia, molto vecchia. Risale ai tempi in cui si combatteva ancora come dei primitivi, quando non c'erano armi vere e proprie, ma si arrangiavano alla meglio. Con carta e nastri.” Disse Tenten, togliendogli infine ogni dubbio.

“Ok, così si spiegano molte cose...” rimuginò Ino. “Sappiamo come uccide, ed è sicuramente un bel passo avanti... ma non sappiamo ancora il perché. Né abbiamo idea di chi possa essere...”

“Beh, siamo arrivati soltanto stamattina e siamo già a buon punto, no?” Chiese Kiba, rivolgendosi a Shikamaru che annuì. “Potete andare a riposare, se volete... grazie, TenTen.” Ringraziò il ragazzo, vedendola accennare un sorriso. Il gruppetto si sciolse, tornando alle tende lì vicino. Chouji si mise davanti al fuocherello aprendo un altro pacco di patatine, mentre TenTen entrò nella sua tenda, e Kiba finì di sistemare la propria. Soltanto Ino era rimasta con Shikamaru, che aveva ripreso a studiare i documenti. Sorrise, pensando a quanto fosse cambiato. Fino a qualche anno prima era così pigro che già alzarsi dal letto gli risultava faticoso, mentre adesso lavorava sempre senza sosta.

Gli mise una mano sulla spalla, richiamando così la sua attenzione, facendolo voltare verso di lei.

“Andiamo a dormire?” Gli chiese, sapendo che altrimenti sarebbe rimasto probabilmente tutta la notte a leggere e rileggere quei fogli.

Lui sorrise ironico, mettendo subito via tutto, bevendo l'ultimo sorso di caffè rimasto.

“Prima mi porti il caffè e dopo mi chiedi di andare a dormire?”

“Perché pensavo che avremmo passato tutta la notte a lavorare!” Si difese lei, aggrottando le sopracciglia.

“Non è colpa mia se sei un genio!”

“Quindi sarebbe colpa mia?”

“Come sempre.” Gli disse, facendogli la linguaccia e alzandosi. “Buonanotte!”

“Notte...” sussurrò lui, vedendola allontanarsi e sparire nella sua tenda.

**************************************************************************************

Il giorno dopo i ragazzi decisero di fare un giro di ricognizione, dividendosi in quel piccolo villaggio per vedere come andavano di solito le cose, prestando attenzione ad ogni dettaglio che potesse rivelarsi utile per la loro missione, fermandosi anche a chiedere alla gente con domande non troppo sospette e a volte persino banali, ma che potevano essergli di aiuto. Sembrava tutto regolare e tranquillo, finché un ragazzino sui dodici anni che correva come un matto richiamò la loro attenzione. Ci volle un attimo perché tutti e cinque si ritrovassero nello stesso punto, attirati dal grido terrorizzato che chiedeva aiuto.

“Ehi! Che succede?” chiese subito Tenten, cercando di fermarlo. Il ragazzo indicò verso la parte opposta della città, sconcertato. “C’è qualcosa di strano nella spiaggia laggiù! Mi inseguiva! Mi ha lanciato qualcosa, ma ho avuto paura e sono scappato!”

“Cosa ti ha lanciato?” gli chiese Kiba, fiutando qualcosa di grosso.

“Non lo so! Una palla forse!” rispose terrorizzato il ragazzo.

Istintivamente, quattro paia di occhi si posarono su Shikamaru pensando tutti la stessa cosa: caso fortuito o trappola?

“E’ sicuramente una trappola. Penseremo dopo a come faccia quest’individuo a sapere che saremmo venuti proprio oggi, adesso non possiamo fare finta di niente e lasciare che qualcun altro muoia.” asserì sicuro, voltandosi poi verso Chouji. “Tu occupati del ragazzo, andate ad avvertire il capo del villaggio e cerca di farti dare più informazioni possibili su cosa ha visto, poi raggiungici.” terminò vedendo il suo migliore amico annuire. Sparendo in pochi secondi insieme agli altri.

Mentre correvano e saltavano, Ino ebbe come una brutta sensazione, un tuffo al cuore. Guardò i suoi compagni, e si avvicinò a TenTen. “Ho un brutto presentimento, cerca di tenere Kiba a distanza da qualsiasi cosa troveremo una volta arrivati.”

La ragazza sembrò non capire e la guardò leggermente perplessa, mentre scorgevano da lontano la piccola spiaggia indicata dal ragazzo di prima. “Perché lo dici a me?” Le chiese curiosa, indicando con la testa i due ragazzi davanti a loro.

“Perché sei una ragazza e sai cosa vuol dire sesto senso,” spiegò Ino semplicemente, rivolgendole un sorriso veloce, prima di riportare l'attenzione completamente davanti a sé.

Tenten non aggiunse nulla, sgranando poi gli occhi per lo scena che le si presentò davanti agli occhi. C'erano decine di corpi probabilmente privi di vita in mezzo alla sabbia, ombrelloni spazzati via, giochi di bambini sparpagliati qua e là. Sembrava quasi fosse passato un tornado.

“Oh mio Dio...” riuscì a dire solamente Ino, mettendosi una mano davanti la bocca.

Kiba ruggì qualcosa digrignando i denti, scattando subito verso una bambina poco distante da lui. Tenten lo trattenne subito di scatto, sentendo la rigidità di tutti i suoi muscoli. “Aspetta! Potrebbe essere una trappola!” Gli disse ricordargli le parole di poco prima dette da Shikamaru.  

Ino strinse i pugni, mordendosi le labbra. Tutti quei morti, di nuovo. Circondata da cadaveri, ancora. Diede un'altra occhiata intorno: gente piena di sangue e sabbia. Sangue e terra, lo ricordava bene. Un lampo le passò in un attimo per la testa.

“Un momento...” disse rivolgendosi ai compagni.  “Voi la sentite?”

“Sentire cosa?” Le chiese allarmato Shikamaru.

“La puzza di sangue.” Disse la bionda, guardando di nuovo i corpi esanimi.

“Io non sento niente,” rispose Kiba fiutando l'aria. “In effetti avrei dovuto già sentirla da un pezzo!”

“È un'illusione. Ottimo Ino, non ci avevo pensato...” si complimentò Shikamaru. Ebbe giusto il tempo di finire la frase, quando un boato li scaraventò verso la riva. Kiba afferrò d'istinto TenTen che stava per volare dritta in acqua, Shikamaru cercò di attutire la botta tenendosi saldo con i piedi, mentre Ino rotolò letteralmente sulla sabbia. Notò subito qualcosa arrivare verso di loro, forse era la figura di uomo, non ebbe tempo di pensarci mentre sollevava Ino dalla sabbia per rimetterla in piedi.

“Corri più veloce che puoi lontano da qui!” Le gridò mentre l'aiutava, vedendola spalancare gli occhi.

“Che cosa?” Chiese lei interdetta. “Io non vado da nessuna parte! Che ti prende?”

Una figura incappucciata arrivò alle loro spalle, afferrando Shikamaru per poi buttarlo via come fosse spazzatura, avanzando verso Ino.  Kiba cercò di ostacolarlo lanciando kunai e shuriken, ma sembrava gli facessero il solletico. Tenten lanciò una palla di fumo gridando ad Ino di scappare via, e la ragazza si allontanò abbastanza da non ritrovarsi in quella nuvola, mentre Shikamaru invece ci si buttava in mezzo.  “Ino, va via ti ho detto! È un ordine!”

La Yamanaka sentì le lacrime pungerle gli occhi, capendo soltanto in quel momento che quel tizio incappucciato stava mirando a lei, sebbene le sue ragioni fossero ancora un mistero. Non aveva attaccato gli altri, si era subito diretto verso di lei senza esitare un attimo, soddisfatto forse della sua trappola. La nube di fumo stava per sparire, e in mezzo a quella nebbia, vide l'uomo che aveva tirato fuori una palla di nastro viola. Il terrore la assalì, ma ciò nonostante era ancora combattuta tra lo scappare e lasciare i suoi compagni in una situazione come quella.

“Ino!” La richiamò la voce di Shikamaru, piena di rabbia.  "Scappa! Adesso!”

“Non posso! Non ti lascio!” Urlò lei ormai con la voce rotta dal pianto, tirando fuori due kunai.

L'uomo avanzò ancora verso di lei come fosse un robot, e Shikamaru riuscì ad agganciare la sua ombra, immobilizzandolo. Non sapeva però quanto avrebbe resistito, perché quell'individuo sembrava possedere una forza oltre ogni immaginazione. Fortunatamente intervenne subito TenTen, che immobilizzò l’uomo con le proprie catene, seguita a ruota da Kiba che sferrò un colpo secco e deciso contro la sua nuca per stordirlo.

Shikamaru mollò la sua presa oramai inutile, cadendo in ginocchio sulla sabbia ansimando per la fatica, mentre Tenten si curò di legare a quell’assassino sia le mani che i piedi, rovistando poi all’interno del giubbotto per toglierli tutte le armi che poteva avere, incluso il nastro che aveva tirato fuori poco prima.

Kiba si avvicinò ad Ino chiedendole se fosse tutto ok, ricevendo solo un cenno positivo con la testa.

“Ok, penso non abbia altro con sé,” comunicò Tenten agli altri, finendo di controllare tutto l’arsenale dello sconosciuto.

Shikamaru si rialzò scrollandosi la sabbia di dosso, avvicinandosi al corpo privo di sensi disteso a terra. “Portiamolo subito via da qui prima che si risvegli.” ordinò, lanciando un’occhiata a Kiba.

“Shikamaru...” lo chiamò Ino a voce bassa, sentendosi ancora stordita per quello che era successo nel giro di pochi secondi.

“Con te faccio i conti dopo,” disse lui severo senza nemmeno voltarsi a guardarla. “hai disubbidito all’ordine del tuo caposquadra.” le ricordò, cercando comunque di calmarsi. In fondo era andato tutto bene.

“Mi hai ordinato di abbandonare la squadra!” gli urlò la bionda adesso indignata, correndo verso di lui e facendolo voltare, costringendolo a guardarla. “Non ti azzardare mai più a dirmi una cosa del genere, Shikamaru!”

Il ragazzo si massaggiò la fronte, portando poi la mano sui capelli come per lisciarli.

“Ne parliamo più tardi, Ino.” le disse con un tono secco che non ammetteva repliche.

“Senti, Shikamaru...” lo chiamò Tenten, incerta in un primo momento se intromettersi o meno. “Capisco cosa provi, ma... dovresti essere contento solo di sapere che c’è qualcuno pronto a morire per te.” gli disse, finendo di sistemare tutte le armi nel suo zaino. “Adesso possiamo andare,” annunciò infine, iniziando a camminare da sola.

Kiba avvertì una stretta allo stomaco alle sue parole, mentre Ino le corse dietro, rimanendo comunque in silenzio. Nemmeno Shikamaru disse più nulla, afferrando la catena con la quale era legato il loro nemico, fissando la sabbia per qualche secondo prima di andare via da quel posto.

Quando consegnarono l'uomo ricercato al capo del villaggio, furono ricompensati come precedentemente d'accordo con Tsunade e ringraziati più volte offrendo loro persino la cena per aver risolto il tutto in tempi tanto brevi. C'erano ancora delle cose da sapere, ma la loro missione era comunque da considerarsi completata, al resto ci avrebbe pensato qualcun altro. Shikamaru non era comunque soddisfatto, e una volta tornato a casa, avrebbe certamente chiesto all'Hokage di indagare sulla faccenda, perché c'era qualcosa che non gli tornava.

“Ci fermiamo a dormire qui stanotte? Ormai si è fatto tardi per mettersi in viaggio...” iniziò col dire Kiba, stiracchiandosi.

“Sì, conviene, in effetti...” confermò Shikamaru. “Andiamo a dormire, partiremo domattina presto.”

“Di già? Ma è ancora presto... andiamo a bere qualcosa, festeggiamo!” Propose Kiba con un certo entusiasmo.

“Cosa dobbiamo festeggiare?” Domandò Chouji perplesso, ancora turbato dal resoconto che Shikamaru aveva fatto al capo del villaggio su quello che era accaduto sulla spiaggia.

“Ehi amico, sveglia! Abbiamo portato a termine una missione di livello S in poco meno di due giorni! Ci sei?” Lo prese in giro Kiba, puntandogli un dito contro.

“Se si mangia ancora io ci sto!” Disse solamente Chouji.

“Ma sì dai, basta non esagerare e non fare troppo tardi!” si unì Tenten, rivolgendosi a Kiba, conoscendo le  sue abitudini in merito al suo modo di festeggiare.

“Tu vuoi andare?” Chiese Shikamaru ad Ino che stranamente non aveva detto più una parola.

“Perché no,” disse lei soltanto, afferrando Tenten per un braccio trascinandola con lei in cerca di qualche locale.

“Chi le capisce le donne... che seccatura...” si lamentò Shikamaru seguendole.

“Io!” Alzò la mano Kiba, come se fosse stato interrogato. “Adesso ti spiego un paio di cose...” gli disse, mettendogli un braccio intorno alla spalla, mentre Shikamaru sospirava rassegnato.

“Grazie per oggi,” iniziò Ino mentre camminava a fianco di Tenten, sorridendole. “So che non è facile per te...”

“Almeno ho imparato qualcosa da tutta questa storia,” rispose la ragazza ironicamente, piena di amarezza.

Ino non se la sentì di dirle qualcosa, dirle che si sbagliava, perché non era certa che fosse la cosa più giusta da fare. Lei non conosceva bene Neji, se non per quello che l'amica le raccontava di tanto in tanto nelle loro uscite settimanali. Non sapeva se effettivamente lui la ricambiasse, se fosse morto anche per lei. Ma ormai era troppo tardi per chiederglielo, era troppo tardi per loro. Non riuscì a trattenere un singhiozzo.

“Ehi!” La richiamò Tenten, cercando di usare un tono più allegro. “Ma che ti prende?” Le chiese stupita dalla sua reazione.

“È solo che... mi dispiace, mi dispiace che le cose siano andate così...” spiegò la bionda cercando di trattenersi.

Tenten rimase interdetta dalle sue parole, sentendo gli occhi bagnarsi in pochi secondi, abbracciando la ragazza di scatto. Aveva sempre tenuto quello che provava per sé, perché non voleva essere compatita da nessuno, non voleva sentirsi dire “Beh ma che ti aspettavi?” Pensava che nessuno avrebbe mai potuto capire quello che provava, ma si sbagliava.

“Grazie... grazie, Ino...” le disse piangendo sommessamente, facendo scoppiare in lacrime anche l'altra. “Sai qual è la parte più stupida?” le chiese, vedendola scuotere la testa. “Mi manca... mi manca tantissimo...” si sfogò infine, lasciandosi andare completamente. Non le interessava se i suoi compagni la stessero guardando straniti, se la gente che passava di lì si stessero chiedendo cosa mai fosse successo, aveva semplicemente bisogno di piangere, cosa che non aveva ancora fatto nemmeno una volta, da quando era morto Neji.

Ino la abbracciò più forte smettendo di piangere, riuscendo a capire esattamente cosa volesse dire, sebbene non l'avesse provato sulla propria pelle, fortunatamente. Si asciugò le lacrime con un braccio, facendo segno con la testa ai ragazzi di andare avanti, che obbedirono senza dire una parola.

“Scusami, io... sono stata così occupata, non avrei dovuto lasciarti da sola...”

“Ino, non scherzare! Hai perso tuo padre, semmai sono io a dovermi scusare!” Smise subito di piangere anche Tenten, sciogliendo l'abbraccio. “Mi sento già meglio, davvero.” Cercò di sorriderle, prendendole la mano. “In fondo... io non ero nessuno per lui, solo una compagna di squadra. Altrimenti le cose sarebbe andate diversamente.” Ammise con una tranquillità che fece venire la pelle d'oca ad Ino. Tenten aveva sempre avuto una consapevolezza che invidiava, non si nascondeva dietro a scuse o improbabilità: vedeva le cose così com'erano, e le accettava.

“Hai tutto il diritto di piangere e sentirti così, nessuno può toglierti questo.” Le disse chiaramente Ino. “In fondo, tu gli hai voluto bene probabilmente più di chiunque altro, gli sei stata accanto per anni, giorno dopo giorno,” continuò senza tanti giri di parole, facendola arrossire. “Quindi non pensare che qualcuno possa biasimarti, Tenten.” Terminò la bionda sorridendole.

“Grazie...” le disse di nuovo la ragazza, sentendo di nuovo le lacrime agli occhi.

“Beh, che ne dici di raggiungere gli altri? Beviamoci su!” Trillò energica Ino, tentando ovviamente di farla distrarre. La vide annuire, poi le afferrò la mano e corsero verso i tre ragazzi, con il cuore un po' più leggero.

**********************************************************************************

“Cazzo che mal di testa...” si stava lamentando Kiba da quando si era svegliato, continuando per tutto il viaggio di ritorno verso Konoha. Come al solito, non aveva avuto freni nel bere la sera prima, e adesso ne pagava le conseguenze. “Ino-hime, curami tu! Dammi qualcosa!” piagnucolò, unendo le mani per pregarla.

“Ti dò un pugno se vuoi, così avrai qualcosa di cui lamentarti davvero!” Lo sgridò lei, facendo sorridere Tenten, cosa che non sfuggì a Kiba, che si fiondò subito da lei.

“Tenten, tu sei più dolce di lei, abbi pietà!”

“Te l'avevamo detto ieri di fermati, ben ti sta!” Sentenziò lei, passandogli avanti.

“Sono sicuro che se mi daresti almeno un bacio starei subito meglio!”

“Rilancio il pugno di Ino e ci aggiungo tre calci!”

“E dopo però mi baci!”

“Certo, ti seppellisco anche vivo però!”

“Beh, e se uscissimo insieme, una volta? Giuro che starò zitto per tutto il viaggio!”

“Sei serio?”

“Certo, voglio uscire con te!”

“No, intendevo se starai davvero zitto per tutto il viaggio!”

“Mettimi alla prova!”

“Ok, ci sto. Ma se dici anche una sola parola la promessa è annullata! Chiaro?”

E Kiba la prese in parola, rispondendole con il pollice in su, senza aggiungere altro.

Chouji e Ino si misero a ridere, mentre Shikamaru rimase perplesso. Era inutile: le donne, lui, non le avrebbe mai capite.

“Ino, ho bisogno di te.” Le disse Shikamaru avvicinandosi a lei, mettendo le mani in tasca.

Chouji sorrise sornione, raggiungendo Tenten e Kiba poco più avanti, avvertendoli che gli altri due li avrebbero raggiunti dopo.

Ino sentì un battito mancarle, o forse due. No, anche tre.

“Puoi mettermi in contatto con l'Hokage?”

La bionda sorrise ironica. Che stupida. Oltretutto era ancora arrabbiata con lui per la faccenda del giorno prima, e non voleva fargliela passare liscia.

“Non puoi aspettare?” Gli chiese con aria seccata, sbuffando.

“Direi di no.” Rispose lui in modo secco.

“In fondo... io non ero nessuno per lui, solo una compagna di squadra. Altrimenti le cose sarebbe andate diversamente.”

Ino si morse il labbro inferiore, ripensando alle parole di Tenten. Probabilmente la cosa valeva anche per lei, per questo l'aveva capita così bene e l'aveva sentita così vicina. Ma non voleva. Non voleva fare il suo stesso errore, non voleva sentirsi come lei.

“Non ne ho voglia,” tagliò corto lei, voltandosi per andarsene. Ma fu prontamente bloccata per un braccio dal ragazzo, la guardava con aria seccata.

“Tu sei... sei incredibilmente seccante, lo sai?” Le disse diretto, stringendole il polso senza rendersene conto. “Riesci a rigirarti sempre le cose a tuo favore, spiegami come fai,” si fermò un momento per vedere se volesse ribattere, ma non lo fece, quindi continuò. “Fino a prova contraria dovrei essere io ad essere seccato con te, visto che hai disobbedito ad un mio ordine e stavi per farti ammazzare,” la guardò grave, e Ino pensò che non l'aveva mai visto così arrabbiato e turbato. E a pensarci bene quello che diceva aveva senso, era giusto, perché lei si era così risentita del fatto che lui volesse farla scappare, che non si era fermata a riflettere che in fondo l'aveva fatto per proteggerla. Voleva farla scappare per salvarle la vita, anche a costo della sua.

Diversi come sempre, diversi in tutto, persino in una cosa grande come quella.

“E tu cosa stavi per fare, invece?” Gli chiese lei, sperando che lui afferrasse subito.

Shikamaru si accigliò un secondo, poi capì. “Farmi ammazzare, presumo,” rispose ironico, guardandola negli occhi.

Ino si mise a sedere a terra, tirando giù anche lui, facendolo posizionare di fronte a lui. Poi gli si avvicinò di più, appoggiando la fronte alla sua.

“Cosa stai facendo?” Le domandò imbarazzato.

“Ti metto in contatto, non me l'hai chiesto tu?” Rispose lei sorridendogli spavalda, chiudendo poi gli occhi.

“Non l'hai mai fatto così,” le disse il ragazzo, sentendo un gran bisogno di prendere una boccata d'aria pur essendo totalmente all'aperto.

“Non importa, basta che funzioni, no? Adesso concentrati...” sussurrò con un tono che a Shikamaru sembrò suadente. Forse si era avvicinata ancora? Riusciva a sentire il suo respiro solleticargli le labbra. E adesso la sua immaginazione probabilmente stava andando troppo oltre, ma avrebbe giurato di sentire le sue braccia circondargli il collo. Spalancò di colpo gli occhi, trovandola effettivamente così, rimanendo fermo come un baccalà.

Ino si mise in contatto con Tsunade, e Shikamaru provò a tornare lucido, facendole un breve rapporto sulla missione, sui suoi dubbi, e sul fatto che dopo essere tornati avrebbe voluto qualche giorno libero per andare a Suna. L'Hokage non fece più storie del previsto stranamente, ma si raccomandò di rimanere comunque disponibile per le emergenze, dicendogli che in ogni caso gli avrebbe dato qualcosa da fare per il viaggio.

Quando Ino chiuse il contatto, si sentì più la ragazza più stupida e patetica dell'intero universo. Già che era seduta avrebbe voluto che si fosse aperta una voragine sul terreno così che potesse risucchiarla, farla sprofondare nella sua stessa vergogna.

Si alzò in piedi, guardando Shikamaru fare lo stesso, iniziando poi a camminare. O meglio, a trascinarsi. Sentì di nuovo la mano di Shikamaru afferrarle il braccio come aveva fatto poco prima, e l'istinto di mollargli uno schiaffo fu davvero forte, e la voglia di lasciare le sue belle dita sulla sua faccia di bronzo meglio di un tatuaggio indelebile aumentò quando si sentì gli occhi bruciare senza rendersene conto.

“Hai dimenticato qualcosa?” Gli chiese, di nuovo inviperita. Più che con lui, con se stessa.

“Devo andare a Suna per chiudere una faccenda, e voglio farlo al più presto.” Le spiegò lui serio, non lasciandole andare il braccio.

“Non sono l'Hokage, non mi devi spiegazioni! Non sono affari miei!” Cercò di tagliare corto lei, riuscendo a liberare il braccio dalla sua presa, voltandogli le spalle e iniziando a camminare.

“E invece sì,” le comunicò lui, andandole dietro, non provando più a fermarla. Poteva dirlo anche così, in fondo. Anzi, vigliacco com'era sempre stato, sarebbe stato meglio così per lui. “Non sono mai stato totalmente onesto con Temari, finora. Ho sempre evitato e negato, ma mi ero ripromesso che quando sarebbe finita la guerra, avrei rimesso tutto a posto, Ino. Capisci?”

“Capisco.” Rispose falsamente lei, grata del fatto di non doverlo guardare in faccia.

“Mi ha detto di essere innamorata di me, tempo fa.”

“Mi stai scambiando per Chouji, e l'ora delle confidenze è alle 17, insieme a the e biscottini! Se vuoi ti presto anche qualche mia vecchia bambola!” Cercò di interromperlo lei, accelerando il passo.

Shikamaru ghignò, continuando a seguirla.

“Io non le ho risposto, anche se avrei dovuto farlo subito, sapevo già cosa dirle...”

Ino si fermò di botto. Forse ascoltare tutto con le proprie orecchie l'avrebbe aiutata a toglierselo dalla testa prima e a farsene una ragione.

Il ragazzo continuò. “L'ho tirata troppo per le lunghe, probabilmente le è passata.”

“Ma tu vuoi dichiararti lo stesso, dico bene?”

“Voglio solo essere onesto. Ho sbagliato a lasciare le cose in sospeso per così tanto tempo,” disse infine, tirandole leggermente la coda. “Sei gelosa, vero?” Le chiese schiettamente, come se le avesse chiesto qualcosa in prestito.

Ino quasi si strozzò con la sua stessa saliva, tossendo leggermente.

“Cosa diavolo stai dicendo, adesso?”

“Non importa, torniamo dagli altri,” disse improvvisamente, sorpassandola, ghignando per la trappola che le aveva teso.

“Aspetta!” Lo fermò difatti Ino, bloccandolo per la giacca. “Hai detto chiudere una faccenda?” Si ricordò improvvisamente lei, facendo caso a quel dettaglio solo in quel momento. “Ma se vuoi dirle che la ami...  la cosa non torna. È perché sei convinto che lei non ricambi più?” Cercò di capire lei, parlando da sola. “Mi sa che non corri questo pericolo, a giudicare da come ti stava addosso l'ultima volta,” gli ricordò, riferendosi a quando Temari si era fermata a Konoha per aiutare con la ricostruzione insieme ad altri ninja della Sabbia mandati da Gaara.

“L'hai osservata bene!” le fece notare Shikamaru, mettendo le mani in tasca. “Sei più gelosa di quanto pensassi,” disse, ghignando divertito.

“Non stiamo parlando di me!” Sbottò la bionda, smettendo di negare.

“E invece sì,” rispose lui, tornato serio. “Quando andrò a Suna... dovrò rifiutare Temari perché a Konoha c'è una seccatura tremendamente gelosa che crede di sapere di chi sono innamorato,” si fermò, per vedere la sua reazione. “Abbiamo raccolto insieme i pezzi delle nostre vite distrutte, Ino.” Si avvicinò a lei, che era rimasta immobile e con l'aria a dir poco sorpresa. “Adesso sarebbe anche il caso di farcene una nuova insieme, che ne dici?” Le chiese, guardando i suoi occhi farsi lucidi e la mano che andava a coprire la bocca per reprimere un singhiozzo.

Non gli servì altro per capirla, stupendosi di come avesse imparato negli anni a percepire ogni sua emozione, ogni suo gesto. Le mise una mano sul viso, asciugandole una lacrima e acquistando maggiore sicurezza di sé quando si trattava di rapportarsi con lei, superando ogni imbarazzo, indecisione o ripensamento.

La baciò con una naturalezza che sorprese persino lui, chiudendo gli occhi come aveva fatto lei subito, perdendosi completamente in quel bacio che aveva aspettato da anni e che Ino ricambiava come mai aveva pensato potesse fare. Quando le accarezzò la lingua con la sua si lasciò sfuggire un grugnito pieno di passione e forse di soddisfazione, mentre lei gli circondava il collo con le braccia e gli accarezzava poi la nuca con una mano.

Adorava già baciarla.

Si separò da lei giusto il tempo di respirare un attimo, per poi riprendere possesso della sua bocca per un secondo bacio più lento. Shikamaru pensò che probabilmente se avesse raccontato ai suoi amici di come sentisse le sue gambe, e della strana, stranissima sensazione allo stomaco, l'avrebbero preso in giro a vita. Si sentiva stupidamente felice, euforico, sensazioni completamente nuove per uno come lui. Ma certi dettagli, con gli amici, era sempre meglio evitarli.

D'altronde, non avrebbe nemmeno saputo come spiegare una cosa come quella. Era fuori dalla sua portata, fuori da ogni schema. Stava baciando Ino. Lo stava facendo davvero.

Si staccò un'altra volta da lei, tirando un sospiro liberatorio che aveva represso senza accorgersene, cercando di regolarizzare il suo respiro. Quando aprì gli occhi e incontrò quelli azzurri di lei gli tornò voglia di baciarla, soprattutto quando Ino si toccò le labbra e lo guardò con aria incredula.

“E se ti avessi stampato cinque dita sulla faccia?” Chiese lei, trattenendo un sorriso.

“Ma non l'hai fatto,” le rispose lui ghignando e scrollando le spalle, voltandosi per vedere se riusciva a capire da che parte fossero andati gli altri. “Dovremmo tornare, prima di perderci... la mappa l'ho data a Chouji,”

“Sei in imbarazzo?” Lo stuzzicò lei.

Shikamaru le prese la mano e iniziò a camminare verso quello che da lontano sembrasse Chouji.

“Guarda avanti e non inciampare,” le disse in risposta lui.

Ino si imbronciò e cercò qualcos'altro di più imbarazzante, ma sfortunatamente per lei, Shikamaru ne faceva ben poche, di cose imbarazzanti. Sorrise comunque, ripensando alle sue parole riguardo la loro vita insieme.

Il ragazzo lasciò la sua mano per accarezzarle la testa e sorriderle, prima di attirarla nuovamente a sé per baciarla.

Quando si rimisero in cammino, passati alcuni minuti in silenzio, Ino sorrise di nuovo, pensando a cosa avrebbe detto Sakura una volta raccontato tutto, ricordandosi poi del viaggio di Shikamaru.

Lo guardò un momento attirando la sua attenzione, poi tornò a guardare in avanti, con aria seria che fece stranire il ragazzo.

“E comunque a Suna ci vengo anch'io.” Disse infine, con l’aria più seria del mondo, facendo ghignare Shikamaru.





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N/a:  Se siete arrivati fin qui, devo farvi i miei complimenti. XD Ero in dubbio se dividerla in due capitoli, ma alla fine ho deciso di lasciarla nel solito capitolo unico... io e le storie a capitoli non abbiamo un bel rapporto XD Spero non sia risultata troppo pesante, prometto di cercare di regolarmi la prossima volta XD

Grazie come sempre  alla mia beta  Solarial/Lucy  per il suo lavoro che apprezzo sempre :*

E, scontato come sempre, ma non mi stancherò mai di dirlo, grazie di cuore a tutti quelli che leggono e a quelli che spendono anche un po' del loro tempo per lasciare una recensione :)

Oggi non so perché ho dovuto litigare con l'html, quindi se dovessero esserci problemi abbiate pietà e segnalatemelo pure senza problemi!

Alla prossima! :)

   
 
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