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Autore: bulmasanzo    27/06/2013    5 recensioni
Una riscrittura della storia riproposta in ogni titolo della saga dei fratelli Mario, in uno stile semiserio e tragicomico che diventa progressivamente sempre più impegnato.
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Bowser, Luigi, Mario, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Attenzione: questo capitolo conclusivo è lunghissimo. Cercate di leggerlo in un'unica tirata, se potete.

 

 

Meno male che non ho tenuto su quelle odiose scarpette con il tacco!” pensa Daisy mentre percorre a ritroso il corridoio, verso il mostro da cui sono appena scappati.

Sente il cuore che le pulsa, ha il fiatone ed è tutta scarmigliata, ma il timore che s'è accorta di provare le impedisce di fermarsi.

Quando è di nuovo nella sala, assiste terrorizzata a una scena impensabile.

Vede Peach -sì è proprio lei, com'è sciupata!- che fronteggia Bowser che le ringhia contro.

Lo affronta con un ombrello.

Arma un po' ridicola, sicuramente molto femminile, ma da lei non se lo aspettava di certo. Allora non è proprio quel tipo di principessa che le ha sempre rimproverato d'essere...

Dietro di lei, Luigi ha la faccia di chi è sul punto di cedere. Per via del 'sovradosaggio' di power ups, non si riesce più a capire di che accidenti di colore sia il suo cappello, tende a una sorta di beige-marroncino-cacchina. Lui perde copiosamente sangue da una tempia, santo cielo, ma si erge fieramente in piedi, com'è resistente nonostante tutto.

Il cuore le si acquieta per il sollievo di vederli entrambi vivi, ma il drago che li minaccia sembra voler rendere temporanea questa situazione.

Mentre sta andando loro incontro, quel maledetto di Bowser ruggisce di dolore e l'ombrello è sparito dalle mani di Peach...

Sembra che il tempo si sia rallentato.

Il boato che riempie l'aria sembra volerle distruggere le orecchie. Con esso, parte anche una vampata di fuoco e fumo che rende la suddetta aria in breve irrespirabile.

Daisy non ha la minima idea di come si usi questa stupida bacchetta che ha fregato poco fa a uno dei figli di Koopa, ma deve farne qualcosa, senza dubbio.

La punta, pregando di non ucciderli.

Ed è come se osservasse qualcun altro e non se stessa dall'esterno quando lancia un raggio rossissimo, lucentissimo e potentissimo sui due.

Che si sollevano in aria e vengono attratti come da una calamita, come se un lazo da cowboy li avesse acchiappati al volo e tirati indietro.

Bowser, mezzo cieco e con il sangue che gli sgorga a fiotti dall'occhio trafitto, caccia un altro rugghio rabbioso, tenta di prenderli, ma gli sfuggono per un soffio.

Daisy percepisce la presenza di Mario accanto a sé. L'idraulico le tocca un braccio, facendole intendere che è pronto a riceverli.

Ma, sarà l'emozione o la sua scarsa esperienza, il raggio che li attira si dissolve con una piccola scossa che la raggiunge, la scotta e le fa saltare la bacchetta di mano.

La pietra preziosa sulla sua punta si incrina quando tocca il suolo e la magia comincia a fuoriuscire impazzita.

Ed ecco che si apre, spuntando dal terreno, la bocca di un gigantesco tubo non concreto ma evanescente, materializzatosi dal nulla.

Peach e Luigi ci finiscono spietatamente dentro, ma Mario fa un salto e riesce in extremis ad afferrare il polso della principessa.

Daisy fa lo stesso, o almeno ci tenta. Prende la mano di Luigi, ma prima che possa muoversi ancora si vede arrivare addosso, a grandi passi, un furente, accecato e incazzatissimo Bowser.

Un colpo di coda le sferza la guancia.

Strillando suo malgrado di dolore, Daisy si accascia e viene tirata inesorabilmente giù dal peso del ragazzo che ha cercato di salvare dritta nel dirupo, da cui Mario ha appena tirato fuori Peach.

Ha perso coscienza, poveretta, forse le è mancato il respiro, e così Mario è costretto a caricarsela proprio a peso morto.

Rieccoti qua, piccolo Jumpman rosso!” esclama il drago “Per quello che mi riguarda, tu e tuo fratello vi siete semplicemente dati il cambio. Io vi riserverò lo stesso identico trattamento.” Con il rischio di tirarsi dietro pure il bulbo oculare, si strappa via il diabolico ombrello che l'insospettabile principessa gli ha conficcato dentro l'orbita. Lo scaglia via, tutto insanguinato, creando una macchia scura sul pavimento, non senza un grugnito di dolore.

La cosa fa impressione e risulta quasi una minaccia.

Mario lancia un'occhiata disperata al vortice in cui sono scomparsi suo fratello e Daisy. Non ha idea di dove conduca, può solo sperare che non si tratti di un posto pericoloso.

Comunque sia, non è disposto a rischiare. Anche perché la bacchetta è stata appena distrutta dal piede di Bowser, la voragine è sparita e con essa anche tutto ciò che c'è caduto dentro, rendendone improbabile il reperimento.

Yvan!” chiama, mentre interrompe la carica del mostro sparandogli contro un mucchio di fiocchi di neve.

Eccomi.” dice il fedelissimo toad comparendogli al fianco.

Portate la principessa al sicuro ché qui ci penso io...” gliela passa, ma ovviamente per lui è troppo grande perché possa tenerla in braccio, così Wolley lo aiuta prendendola per le gambe. Insieme la caricano sulla sella di Yoshi per portarla via.

Non vi azzardate!” grida Bowser vedendoli sparire e scioglie con le fiamme la barriera di ghiaccio che gli ha momentaneamente paralizzato le gambe “Lasciatela a me, lasciatela a me!” ripete.

Ti ha ficcato un ombrello dentro un occhio! Non lo consideri una risposta abbastanza chiara? Lei non ti vuole!” gli grida contro Mario.

Chi non ha mai avuto qualche screzio con la propria donna?” minimizza il drago “La perdono. Con voi non ha futuro. Lasciatela a me e io la renderò la mia regina.”

È già destinata a essere regina. Non ha certo bisogno di te. ”

Puah.” Bowser sputa per terra (inondando il pavimento) “E di cos'altro? Di quei ridicoli cosi con cui ci potrei fare l'insalata? Starebbe molto meglio come madre dei miei figli.”

Mario era partito per dare una poderosa testata dritta nello stomaco del koopa, ma s'è fermato e ha iniziato a riflettere su una nuova possibilità mai presa in considerazione prima. Madre dei suoi figli?

Già, chi di lei potrebbe essere più adatta?” continua il re con aria quasi sognante “Già come umana è meravigliosa, come koopa sarà ancora migliore. E gliene farò fare altri...”

Altri?” esclama scandalizzato Mario senza riuscire a trattenersi.

Sì, almeno altri due.” conferma in tono convintissimo il drago “Sono convinto che grazie a lei verranno su benissimo. Ragazzi robusti e forti. Che mi aiuteranno nella mia opera di conquista.”

Mi era sembrato di capire che ne avessi già abbastanza...”

Bowser si arrabbia per questa insinuazione, un pugno si abbatte sull'idraulico ma lo manca per un soffio.

Abbastanza?” stavolta è lui a ripetere “Credi che possano essere abbastanza?”

Quanti sono?”

Otto.”

E quindi?”

Bowser guarda il suo nemico per un momento con aria assorta, poi scuote la testa, come se si trovasse di fronte a un bambino ingenuo che ha appena fatto un'osservazione molto stupida.

E quindi tu non puoi capire, perché sei un uomo e ragioni come un uomo!” dice sprezzantemente, come se si trattasse dell'accusa peggiore che si possa muovere a qualcuno “La specie deve progredire. Con nuove creature, la specie cresce, si perfeziona. Maggiori sono i figli, migliore sarà la discendenza. Solo assicurandosi un futuro si avranno buone possibilità di progresso.”

Mario si stupisce di aver seguito perfettamente il suo discorso. Fila tutto, eppure a parlare è un drago pazzo e orribile che rapisce le principesse bellissime per trasformarle in orridi mostri...

Basta parlare, prendiamoci a pugni.” propone, e gli regala la testata che prima s'era trattenuto dal consegnargli.

Mentre se la giocano, noi dobbiamo allontanarci un momento da questa scena così tanto carina e insieme così tanto terrificante per introdurre un elemento che non possiamo definire del tutto nuovo.

Vi ricordate di Donkey Kong?

Eccovi là, come avevo previsto, siete tutti lì che pensate: ma che c'entra?!

È vero, di lui non s'era più parlato, -e voi eravate sicuramente felicissimi per questo- ma vi devo purtroppo ricordare che quando lasciò il nostro gruppo di eroi, li salutò con la promessa di rifarsi vivo. Non erano parole a vanvera, pensate che se ne sia dimenticato? Pensavate che se ne fosse tornato nel suo bel regno a farsi i cavoli suoi? E pensate che quel vecchio burbero spettro rompiscatole di suo nonno gli abbia permesso di farlo?

In una parola, in virtù del suo grande cuore scimmiesco, il grande gorilla ha accantonato la sua immensa natura di menefreghista e se n'è andato a reclutare.

Il fatto è che Koopa ha un gran bell'esercito, contrastarlo è difficile per degli esseri deboli (e per lo più stupidi, salvo eccezioni) come i toad.

Ma, una volta che costui ha rapito la loro principessa, è praticamente come se avesse dichiarato guerra all'intero Regno dei Funghi.

Eroi o non eroi, che comunque, ricordiamoci, non avevano nessuna garanzia di ritorno dall'impresa, i toad si sono resi conto (e finalmente, direi!) che se volevano recuperare la loro dolce e amatissima sovrana si dovevano dare essi stessi una mossa.

Nessuno poteva sopportare una simile atrocità, anche perché il povero re George Toadstool ne sarebbe sicuramente morto.

Ma avevano bisogno di rinforzi. Donkey e i suoi sono proprio cascati ad asino.

Grande entrata in grande stile, mi raccomando, ragazzi!” esclama a voce alta proprio lui battendosi il petto possente per spronare il suo esercito di scimmie, ma anche uomini, toad, yoshisauri e simili “Facciamogli vedere i porci verdi!”

Due cose, capitano.” prende la parola una goomba bionda dalla carnagione rosata e la mente acuta “Uno, semmai faremmo vedere loro i sorci, non i porci verdi. Due, il ponte che conduce all'ingresso è finito dentro la lava. Ergo: come facciamo a passare?”

A tutte le autorità!” grida allora il gorilla, anche ironicamente “Cambiare rotta! Dirigersi verso la porta sul retro del castello, ripeto, la porta sul retro! Dietro front, avanti march! Su, che non è difficile!

Dopo un gran giro (e occhi che roteano a destra e a manca) la truppa è arrivata alla suddetta porta che, si scopre, è scardinata.

Bene, la resistenza di questi bastardi è minore di quanto ci aspettassimo. Tutti dentro!”

Ed è così che una fiumana inarrestabile di creature urlanti fa irruzione dentro il castello di Bowser.

Toad che si ribellano perché non si vogliono sottomettere ai soprusi, che scelgono di agire in prima persona per cambiare lo stato delle cose, il che se vogliamo è un'ottima metafora di rivoluzione.

I koopa sono stati talmente presi da Mario e compagnia bella che non si sono nemmeno immaginati che potesse succedere una cosa simile.

Un'insurrezione, un attacco, un blitz, addirittura!

La calca invade tutti gli spazi disponibili, come un gas letale diffuso nell'aria.

Ci sono perfino alcuni goomba che fanno da ponte umano, che si uniscono salendo l'uno sull'altro per permettere al resto della ciurma di attraversare il fiume di lava che scorre all'interno del castello.

Tra gli yoshisauri ci sono, naturalmente, anche Poshi e Woshi. Con loro, anche Boshi, tornato più cazzuto di prima in cerca di riscatto dopo la sua vergognosa fuga, e il piccolo re Bloshi che ha fatto onore al suo (immeritato ma pur sempre suo) titolo radunando tutti i dinosauri dell'isola sulla quale ha preso il comando.

Ogni nemico che incontrano viene travolto, sepolto, calpestato, trinciato, anche mangiato; le pareti vengono sfondate, sfasciate, travolte; ogni porta spalancata, sfondata, schiantata; ogni corridoio invaso, conquistato, devastato, occupato, riempito.

In testa a questa masnada c'è Donkey Kong, il generalissimo, con in spalla il generale semplice Goombella. Si è buttato in una corsa folle a quattro mani.

Nessuno gli ha detto che nel castello ci siano dei bambini, ma in realtà lo sospettava, e la cosa gli suscita dei pensieri non esattamente pacifici.

Quando vede Larry Koopa, indubbiamente figlio dell'odiatissimo Bowser che lo ha imprigionato come la bestia da circo che suo nonno gli ha sempre demonizzato d'essere stato in gioventù, gli viene su un sorriso crudele.

Ripensa alla sua penosa cattività che gli ha quasi distrutto la reputazione.

E siccome quel santone di Luigi ha reso vano il suo gesto di vendetta nei confronti di Ludwig, il desiderio di questa torna più forte e irresistibile di prima.

Depone a terra Goombella e si fionda su di lui.

Un urlo spaventato, quasi isterico, strazia la gola del piccolo ignaro Koopa che si è voltato all'ultimo secondo, ma non abbastanza in tempo da sfuggire alla carica della scimmia.

Bowser sbatte le palpebre incredulo nel riconoscere la voce del proprio settimogenito, una voce che praticamente non ha più sentito da un bel po' di tempo, da quando gli è stata ingiustamente tolta la parola. In realtà, gli è capitato di captare a volte una frase o due, origliando dietro una porta chiusa, ma non gli è certo bastata. E in tali occasioni si era sentito un ladro e non sapeva cosa avrebbe detto o fatto per essere lui il suo interlocutore, per poter avviare con il suo bambino una sana, innocente conversazione padre-figlio.

Spinge con noncuranza Mario da una parte e, per il momento dimentico della principessa, si precipita a salvare Larry, perché adesso è lui la cosa più importante.

Non pensarci minimamente, brutto figlio di uno scimmione!” ruggisce “Nessuno si deve azzardare a toccare i miei figli!”

Donkey Kong e Bowser un tempo condividevano più o meno la stessa stazza.

Adesso, se esagerassimo un pochettino, il primo, anziché un gorilla qual è, a confronto con il secondo potrebbe risultare al massimo una sea monkey...

Non lo sapeva e non se lo aspettava nemmeno.

Vedendoselo arrivare addosso, ruggente e soprattutto gelosissimo, gli viene in mente che forse farebbe meglio a lasciar andare la sua preda... o magari a tenersela stretta.

Con un salto da scimmia vola lontano dal mostro nerboruto, sfuggendogli, e va ad appiccicarsi come una mosca fastidiosa nel muro in fondo, a strapiombo sul lago di lava, con il koopottolo che pende inerte da un suo braccio, tenuto in bilico con la mano aperta sotto il collo.

Donkey pensa così di avere la situazione sotto controllo, Bowser non lo attaccherà.

Ma non ha pensato che Larry, seppur sia piccolino, è pur sempre un Koopa e pertanto non possiede dei dentini da latte innocui come tutti gli altri pischelli, bensì è dotato di vere e proprie zanne aguzze adatte a sbranare e maciullare. Le quali, naturalmente, lo mozzicano senza pietà penetrandogli nella carne.

E fa male. Non può far altro che scaraventarlo lontano da sé.

Bowser così osserva con orrore attraverso il suo unico occhio il bambino che casca a piombo. E sotto di lui, in attesa di un'altra vittima, c'è il magma imparziale e feroce.

Il verso che il re emette è gutturale, animalesco, primitivo. Un urlo che diventa rapidamente così acuto e stridulo da straziargli la gola.

La distanza sembra infinita, lo spazio inattraversabile.

Un razzo rosso passa di fronte ai suoi occhi, Bowser immagina di avere le traveggole, di sognare, di essere precipitato dentro un incubo fiammeggiante.

Ha l'immagine, realtà o fantasia che possa essere, della testa di suo figlio spiaccicata come un pomodoro lanciato dall'ultimo piano di un palazzo, con tutto il succo che viene fuori a imbrattare l'asfalto e rabbrividisce al solo pensiero.

E poi la caduta libera del piccolo viene frenata come da una mano invisibile.

Ma in realtà è stato Mario.

Ha smesso la tuta da pinguino e ne ha indossata una nuova, tutta rossa, con un'elica sulla testa che gli ha permesso di compiere un salto molto più lungo del normale.

Ha afferrato Larry, portandolo al sicuro prima che fosse ghermito dalla lava che ora ribolle d'odio per non essere riuscita nemmeno stavolta a papparsi qualcuno.

Bowser rimane interdetto, fissa il suo nemico che ha salvato suo figlio da morte certa e non capisce perché lo abbia fatto, non lo concepisce.

I figli so piezz e core.

Poi il bambino stupisce entrambi quando, con un gesto rabbioso e quasi selvaggio, si svincola dalla stretta del suo salvatore, corre come una furia verso il padre ma ne evita agilmente la mano protesa, aggirandolo senza toccarlo per poi fuggire via con un trepestio frettoloso dei piedi.

Bowser rotea sul dorso nel voltarsi a fissarlo. Sembra voler fuggire da lui. Si chiede se non siano lacrime quelle che gli ha visto brillare agli angoli degli occhi.

Poi Donkey Kong gli si butta temerariamente addosso, scavalcando con un unico fenomenale balzo sia il fiume di lava che lo stesso Mario. Che interviene senza nemmeno rifletterci.

Bowser non s'è ingannato, Larry sta veramente piangendo.

Non per la paura, non per la vergogna. Ma perché ha visto qualcosa in suo padre, qualcosa di commovente, qualcosa di angosciante, qualcosa che gli ha causato un atroce senso di colpa che suo malgrado gli ha attanagliato le budella.

Questo qualcosa si riduceva a null'altro che a uno sguardo, ma uno sguardo molto particolare. Di apprensione, di affetto sconfinato, di puro e semplice amore che gli ha gratuitamente rivolto, che gli ha regalato senza pretese, uno sguardo più eloquente di un miliardo di parole, uno sguardo che nasconde un enorme significato, uno sguardo con il quale gli ha detto che ha sempre continuato a volergli bene, nonostante lui lo abbia ostinatamente trattato male per anni.

Tutta la sua famiglia, conscia di questo astio che senza ragione s'era creato tra loro -ma che adesso comincia lentamente a sgretolarsi e a disperdersi come la sabbia nel deserto-, ha continuato a volergli bene.

E lui sa benissimo di aver sbagliato e crede di non meritarselo affatto.

Forse preferirebbe essere odiato o, meglio, essere trattato con indifferenza.

Sarebbe più facile. E si sentirebbe meno colpevole per ciò che sta per fare.

Si tratta di qualcosa di distruttivo per cui potrebbe perdere la stima di tutti quelli che un tempo lo hanno amato, compreso suo padre che tanto ha sperato in un suo riavvicinamento.

Ma il castello è assediato, le persone che ha voluto favorire rischiano di non vincere la sfida e il futuro della principessa, la dolcissima pesca rosa che non potrà mai essere la sua mamma però magari potrebbe diventare qualcosa di ancora meglio, è in dubbio.

Larry fila e non dà retta alle creature che incontra nel suo cammino, che lo cercano, che nella sua mente vogliono ghermirlo, fermarlo, impedirlo, ma che in realtà vogliono solo parlargli pacificamente.

Ma lui scaccia tutti, senza preoccuparsi di cosa vogliano realmente.

L'affanno è tale che si fa venire il fiatone finché non sopraggiunge il dolore alla milza.

Arriva proprio sotto la ringhiera mezza crollata sulla quale pochi minuti fa s'è affacciata Peach e guarda sconsolato in alto, incapace di salire.

Poi qualcuno gli appare di fronte, facendolo trasalire e preoccupare per un attimo, gli poggia dolcemente una mano sulla spalla e si teletrasporta via insieme a lui.

Ricompaiono insieme sulla ringhiera.

Grazie per il passaggio, fratellone.” si strofina gli occhi sbalordito anche per asciugarli dalle lacrime, riconoscendo Ludwig.

Non puoi stare laggiù.” dice in tono severo il koopa più grande. “Ti potrebbero travolgere.”

Devo fare una cosa...” borbotta come se non lo avesse sentito. Cerca di superarlo, ma viene trattenuto.

No, tu non farai niente, hai già fatto abbastanza! Adesso dobbiamo portarvi alla larga dalla zona pericolosa. Mi hai capito, ragazzo?” Nel suo modo di rivolgerglisi, Larry ha sentito un tono di rimprovero appena velato di minaccia, e annuisce in silenzio.

Dietro Ludwig compaiono, scortati da Lemmy e Iggy, Wendy e Morton. La prima ha le mani sui fianchi ed è imbronciata come al solito, il secondo si morde le labbra, come se volesse trattenersi dall'inveire. Ma entrambi hanno addosso quell'aria sconfortata dei carcerati costretti a tornare in cella dopo la tanto sospirata e sempre troppo breve ora d'aria quotidiana.

Vengono raggiunti da Roy che arriva a completare il quadro tutto trafelato e contrariato che non lo abbiano aspettato.

Larry deglutisce. “Ce l'avete con noi?” chiede esitante.

Lemmy soffia come un gatto e socchiude gli occhi in modo rabbioso ma non proferisce parola.

Larry lo guarda spaventato, sembra che possa saltargli selvaggiamente addosso da un momento all'altro.

Non ce l'abbiamo con voi.” dice tranquillamente Ludwig. “Ma non si può dire che siate stati molto prudenti. Certo, siamo noi ad avere una certa responsabilità nei vostri confronti, ma voi non dovreste comportarvi in questo modo.”

Mi dispiace.” mormora Larry scoprendosi sinceramente a disagio, ma non per il rimprovero.

Non importa, siamo ancora abbastanza giovani per capirvi.” rivela in tono inaspettatamente complice il koopa blu “Ma non lo fate mai più!” precisa. E Larry si sorprende a ricambiargli un mezzo sorriso.

I quattro bowserotti adulti si apprestano a condurre via i tre fratelli più giovani.

Passando di fronte al passaggio segreto di cui si erano serviti prima, Larry pensa alle valvole di raffreddamento del castello e rabbrividisce, afferrando appieno soltanto adesso quali sarebbero state le conseguenze del gesto che aveva pensato di compiere.

Aveva pensato di svitarle, di farle impazzire, di renderle inservibili, distruggendo conseguentemente il castello per costringere suo padre a ritirarsi e lasciare andare la principessa.

Come se solo ora qualcuno gli avesse aperto a forza gli occhi, si rende conto di che razza di disastro avrebbe causato.

Si ficca sotto il braccio confortante di Ludwig che sorprendentemente risponde senza indugi alla sua improvvisa ricerca disperata di affetto.

Gli viene da piangere, per molti motivi.

Per tutti gli errori che gli sembra di aver fatto nella sua breve vita, per le cose orribili che voleva ancora fare, per la punizione meritatissima cui è scampato quando era stato preso da quel gorilla spaventoso, per essere fuggito ancora una volta, come un vigliacco senza onore, dall'abbraccio di suo padre.

Ma vuole riscattarsi, così fa una promessa a se stesso.

Farsi perdonare da suo padre quando tutto questo sarà finito, in qualunque modo finisca.

Gli sembra il minimo.

Ma torniamo a dove eravamo rimasti prima.

Se Super Mario ha una prerogativa, è quella di inseguire e ingabbiare gli scimmioni.

Può darsi che Donkey Kong lo abbia aiutato a ritrovarsi con i suoi compagni, può darsi che, nonostante il suo caratteraccio, sia dalla parte dei buoni, ma non gli piace proprio che si attacchino dei bambini, nemmeno quando si tratta dei figli di Koopa.

Afferrata la grande mano del primate, con una mossa di taekwondo o altra simile disciplina lo fa finire chissà come a terra.

Naturalmente, il possente gorilla inizia ad avere dei dubbi sul suo 'alleato'.

"Si può sapere da che parte stai?" gli chiede.

Da quella di chi ha bisogno.” risponde l'uomo sinceramente, ma la sua aura è nera.

Non è possibile, tu sei pazzo!” lo accusa disgustato, sbiancando sotto il pelame scuro. “Lo sapevo, la storia dell'Evoluzione dev'essere solo una puttanata. Mi rifiuto di credere che dei cugini nostri siano diventati così stupidi.”

È il vostro comportamento che non conosce giustizia.” ribatte lui.

Sta per lanciarsi nei discorsi più filosoficamente politically correct, sulla misericordia, sulla vera vittoria che sta anche nel lasciare in vita il nemico, sull'odio che genera odio e sul fatto che prendersela con i più deboli equivalga a un atto di debolezza ben maggiore, ma poi non può più dire niente. S'è trovato tra due fuochi, tra due carogne.

Questo era per te, volevo dartelo da molto tempo!” ruggisce il re trionfante.

Mario non capisce immediatamente cosa sia capitato, ma le parole gli si sono strozzate in gola e la schiena inizia a fare un male pazzesco spazzando via ogni residuo di luce stellare rimasto in fondo al suo essere.

L'elica sulla sua testa si spezza e cade ai suoi piedi.

Abbassati gli occhi, si rende conto che nel mezzo del suo petto c'è qualcosa che spunta orrendamente fuori e che evidentemente non può appartenere a lui.

Le parole sono troppo sopravvalutate.” mente Bowser con gli occhi sempre più grandi, sempre più furiosi e sempre più lucidi, ma intanto il suo corpo sta visibilmente perdendo volume, sta rimpicciolendosi. Il mega se stesso ritorna alle sue vere dimensioni e la forza si dimezza. Di conseguenza, anche l'artiglio che ha appena trafitto Mario alla schiena non è più così grosso e si ritira, lasciandovi su però un considerevole squarcio.

Su di esso si pone una mano rosea e vellutata.

Gli occhi di Mario seguono il braccio avvolto in una manica celeste di seta lucente e raggiungono il petto non eccessivamente prosperoso ma comunque armonico, infine il viso, l'angelico e meraviglioso viso di una stupenda ragazza dai profondissimi occhi blu seminascosti da lunghi e fluenti capelli argentati.

La mia sposa!” esulta il piccolo idraulico, piccolo perché tutto ciò che lo circonda è così immenso da farlo sprofondare. Ma la marea di pece nera che lo ha avvolto si ritira lasciandogli addosso un senso innaturale di tranquillità.

Mario riapre gli occhi e la terribile ferita che lo strazia gli sembra improvvisamente una roba di poco conto, insignificante ed estremamente superabile.

Che diavolo è successo?” si meraviglia, ma di fronte a questo miracolo ogni logica, ogni ragionamento perde di significato.

Anche Donkey sembra affascinato dalla fuggevole apparizione della Pusa e rimane immobile a fissarla.

Come casualmente, Mario si accorge della discreta mancanza di un peso che aveva addosso.

Il corpo dello Sfavillotto è sparito dalla sua tasca ed è ricomparso tra le braccia della donna.

Lei sorride, ma anche la stellina sorride e gli occhiettini minuscoli le brillano, sembra che sia tornata in vita, alla faccia dell'attacco brutale che l'aveva portata alla morte, ed è quantomai bizzarro che Mario non se ne stupisca affatto.

La fata di platino irradia una sorta di influenza benefica che sembra rafforzare e rinvigorire grazie a solo uno sguardo.

E le stelle sono fatte di energia pura.

Lo Sfavillotto resuscitato fa una capriola in aria, poi si esibisce in una specie d'inchino e sparisce in una nuvoletta di polvere stellare dorata, che finisce sul naso di Mario e lo fa starnutire e poi ridacchiare deliziato.

Ma non tutti si godono la scena.

Seppur 'normalizzato', Bowser è ancora seriamente pericoloso.

Lui e Mario si fissano per un istante interminabile, entrambi sognano la fine dell'altro ma nessuno di loro sarà accontentato.

Rosalinda ne sembra profondamente consapevole e, per la prima volta, sentiamo la sua voce, una voce molto profonda, calda e nel contempo melodiosa, diversissima da quella zuccherosa e soave di Peach, ma altrettanto magnetica.

Pronuncia un'unica parola che basta a sintetizzare il seguito degli eventi. La parola in questione è: Pace.

Significa: basta con questa guerra inutile e inconcludente, significa la fine di questa lotta insensata, significa la conclusione dei conflitti, dell'odio, dell'ingiustizia, il trionfo della ragione sulla violenza, significa il ritorno dell'ordine che si impone sul caos.

Ma Bowser è refrattario a questa ipnotica presenza, così come al suo messaggio, semplicemente perché lui ha un'altra donna dentro la testa che gli rode il cervello come un tarlo, gli consuma l'anima.

Non ha la minima intenzione di lasciar cadere tutto così, senza ragione, solo perché qualcun altro crede in ciò che sarebbe meglio ma che nel suo mondo non esiste, non è mai esistito ed è impensabile che possa esistere.

Lui è ostinato, lui è perseverante e, soprattutto, lui è 'sinceramente' infatuato di Peach e vuole combattere fino all'ultimo per ottenerla, per farla sua, per darla come madre ai suoi figli, anche se alcuni di loro hanno dimostrato di essere gelosi e di non volerla, ma è solo perché non la conoscono, se la faranno piacere perché non esiste nessun'altra al mondo che potrebbe ricoprire quel ruolo meglio di lei.

Tutto passa attraverso queste tre parole: Rosalinda deve morire.

Bowser se ne sta fregando d'essere tornato se stesso, di non essere più un gigante, e come una palla da bowling vivente sta caricando i birilli per sterminarli e fare strike.

Adesso, ché Mario è ferito.

Adesso, ché Donkey Kong è imbambolato.

Adesso, ché Rosalinda è così sicura di sé.

L'urto è shockante, supera perfino la barriera del suono.

Ma non per niente Mario è stato chiamato Super, e non è più una principessa qualsiasi, ma è la sua donna quella in pericolo e quindi non gli importa di essere schiacciato, se la cosa può servire a salvarla.

In parole povere, Bowser raspa il pavimento con il piede, arcua fieramente la schiena e punta a incornare l'ospite indesiderata.

Ma Mario, galantemente, decide che sarebbe bene mettersi in mezzo per farle da scudo e proteggerla.

La carica però è così energica che lui non ce la fa a mantenersi saldo sui piedi e crolla all'indietro.

Doppiamente ferito, si trova a sputar sangue, ma ecco che Rosalinda accorre in suo aiuto e lo copre con il proprio corpo che diventa etereo ed evanescente e inconsistente e impalpabile. Come quello di un fantasma.

Nessuno saprà mai come o perché, ma Bowser viene respinto lasciando così libero il povero Mario che ormai è però decisamente conciato male.

Bowser si ribalta sul guscio.

E la folla, che non vedeva l'ora, lo investe.

Infatti, ve l'ho detto che Donkey Kong non è arrivato al castello da solo.

Il generale Goombella ha fatto un'entrata epocale, seguita ovviamente da tutti i suoi soldati assetati di vendetta nei confronti del mostro. Che gli saltano addosso e si impadroniscono di lui.

Alcuni arrivano perfino con le corde per inchiodarlo a terra stile Lillipuziani contro Gulliver.

Il re protesta, ruggisce in modo profondo, ne arrostisce un bel po' sparando fiammate dalla bocca. Ma non basta per fermare la giusta furia del popolo in rivolta.

Anche Donkey si (ri)unisce ai festeggiamenti e ora dirige le sue truppe come se non si fosse mai staccato dal comando delle stesse.

Nel parapiglia che segue, Rosalinda ha tutto il tempo per prendere Mario per mano e lui, a dispetto delle condizioni pietose in cui versa, si alza e la segue, claudicante ma istintivamente fiducioso.

Portatolo leggermente fuori dalla calca, la fata si accorge che il suo sposo non si regge più in piedi ed è sul punto di svenire, si comprime le ferite senza poter fermare il sangue che scorre troppo in fretta, come fosse acqua.

Sei stato molto coraggioso. Non dimenticarti di tornare da me.” così dicendo lo bacia sulle labbra, in un contatto che fa esplodere l'Esistenza in un big bang di luce accecante.

Quando Mario riapre gli occhi, le ferite sono risanate, ma anche Rosalinda è sparita.

Dopo esser rimasto qualche secondo a cercarla sperando che non sia andata via ed essersi rassegnato all'evidenza, si ricorda improvvisamente di Peach.

Yvan!” chiama il suo amico a cui l'aveva affidata, ma non lo trova e così inizia a cercarlo.

Quasi per caso, ricapita dove gli infuriati popolani stanno sottomettendo tutti da soli Bowser.

Il re ha un'aria furibonda ma nel contempo spaventata, non era mai successa una cosa simile e non aveva mai considerato possibile trovarsi in una tale posizione di inferiorità.

Ludwig compare all'improvviso dal nulla di fronte al padre, seguito a ruota da Lemmy, Iggy e Roy.

I quattro Bowserotti adulti, circondati da una dozzina di Magikoopa, brandiscono le bacchette (Roy ne ha ottenuta una provvisoria di riserva) e le puntano verso il popolo, minacciandolo.

Allontanatevi dal nostro papà reale!” intimano e, per sottolineare le loro intenzioni, sparano qualche raggio fulminando chi si avvicina troppo.

È iniziata la resistenza.

Mario corre lì in mezzo, senza pensarci.

Fate come vi dicono!” urla. “Ripiegate!”

Donkey Kong lo sente e mostra i denti con disprezzo, ma Mario gli salta addosso e a sorpresa gli dà un cazzotto in piena faccia. E ne gode, ma non lo ammetterebbe mai.

Ascoltate!” grida salendogli perfino di sopra per farsi più alto. “La principessa è stata liberata! Non avete bisogno di vendicarvi del re, lasciatelo nel suo castello e tornate nelle vostre case! Non potrete mai vincere contro la magia dei Magikoopa, sarebbe uno sterminio inutile, perciò vi prego di ritirarvi, è meglio così! Credetemi!”

Mario sente delle voci contrariate ma non saprà mai se il suo saggio consiglio verrà seguito perché un Magikoopa lo prende in pieno con un incantesimo che lo schianta.

Prima di finire in un tubo che spunta dalla parete, scorge lo sguardo di Bowser, uno sguardo che non si può definire esattamente di odio, piuttosto è rabbia mista a... una specie di gratitudine, sì. O magari è soltanto una bizzarra impressione data dall'euforia del momento.

Il tubo è però inutilizzato da anni ed è stato di conseguenza, come ha occasione di constatare, ostruito da una gran bolla di sudiciume depositatosi lì dentro nel corso del tempo e allora Mario, da bravo idraulico qual è, si improvvisa sturalavandini umano e lo sgorga facendo ventosa con il proprio corpo.

Con uno sgraziatissimo gorgoglio di risucchio che gli sfrigola nelle orecchie, lascia dunque definitivamente il luogo della battaglia.

La spiacevole sensazione di essere zuppo non è prodotta dall'immaginazione.

Con un sobbalzo di disgusto, Mario si accorge che quello che sta attraversando non è che il tubo di scarico e di essersi perciò ritrovato completamente immerso nell'acqua lurida.

Ma la condizione poco salubre dell'ambiente non impedisce ai Pesci Smack, dalle grandi labbra carnose che sembrano siliconate e le altrettanto grandi file di quelli che sono più dei palettoni di avorio acuminati che dei veri denti, di tentare accanitamente di azzannargli il didietro.

Il nostro caro eroe non si perde certo d'animo e percorre in tutta fretta la conduttura nel senso della corrente, con i mostruosi esseri alle calcagna.

Il tubo però dovrà pur condurre da qualche parte!

Mentre lui lo scopre, torniamo con calma dai nostri altri eroi, e sto parlando di Yvan e Wolley e del fido Yoshi.

I nostri tre piccoli coraggiosi hanno incontrato la folla incalzante che non li ha fatti andare molto lontano, e loro, per evitare problemi, hanno preferito infilarsi in uno squarcio aperto dalla stessa coda di Bowser in una delle pareti e cercare scampo al di là di esso, difendendo la principessa alla meno peggio, in attesa che si decidano le sorti della battaglia.

"Credo che siamo alla fine." mormora Yvan assumendo un'aria assorta, da veggente, e tenendo sollevata la testa della povera principessa che ancora non s'è ripresa.

"Sì, ma la domanda è 'come' finirà?" chiede Wolley più a se stesso.

Il piccoletto sembra sconfortato.

Ne hanno passate tante, sia insieme sia separati, sono andati entrambi a un passo dalla morte e Yvan intuisce benissimo come si deve sentire.

Farsi carico della principessa per lui è un compito decisamente oneroso, una grave responsabilità.

Per fortuna, sembra che sia abbastanza resistente e che non abbia ancora ceduto, ma è evidente che stia iniziando ad accusare una lieve ma penetrante stanchezza che intacca anche inevitabilmente il buonumore e la tranquillità d'animo che lo hanno sempre accompagnato nonostante le brutte esperienze e il disprezzo che gli hanno ingiustamente dimostrato.

È come se chiedesse in silenzio una tregua.

Non potendogli promettere alcunché, si limita a concedergli un buffetto di affetto sincero sulla guancia che poi si trasforma in una vera, profonda carezza.

Lo vede abbandonarvisi chiudendo gli occhi e gli sembra un atteggiamento talmente dolce e spontaneo che, nonostante il suo riserbo e la grande paura inespressa che sta provando in questo terribile momento, il valoroso toad si scioglie veramente e riesce anche a trovare, da qualche parte nella parte più profonda di sé, lo spirito per sorridere al proprio compagno.

"Finirà bene." gli assicura, anche se, a essere sinceri, nemmeno lui è tanto sicuro di quello che dice "Otterremo la nostra ricompensa e ci accoglieranno da eroi. Cambieranno completamente il loro punto di vista... E saranno fieri di noi."

Non si sta sbilanciando più di tanto, però Wolley sa perfettamente a chi si stia riferendo. Non gli crede per niente e ovviamente non glielo dirà mai. Ma apprezza incalcolabilmente il suo tentativo.

Le loro dita si intrecciano, poi succede lo stesso alle loro lingue.

Ma Yvan si accorge subito che c'è qualcosa che non va, la bocca di Wolley è secca, asciutta come la sabbia del deserto. Gli viene voglia di scostarsene ma non lo fa per paura di mortificarlo.

In tutto questo, Yoshi li guarda e ride sotto i baffi, ma non di loro, no. Aspetta che abbiano finito prima di parlare, attirando così la loro attenzione.

Se attraversiamo questo passaggio possiamo trovare un riparo migliore.” dice fluentemente indicando il corridoio che si apre al di là dello spiazzo sul quale si sono fermati, e si ferma ad ansimare per lo sforzo di aver articolato una frase completa di senso compiuto.

Ma sembra pericoloso!” osserva Yvan.

Gli sembra di essere in un campo minato. A ogni passo potrebbe scatenarsi un disastro.

Yvan vede Wolley aggrottare la fronte per un momento, come se non si sentisse sicuro, ma poi è proprio lui il primo a muoversi, seppur con cautela.

Ha appena il tempo di formulare un pensiero tenero sul suo aspetto innocente e sulla sua andatura esitante che lo vede mettersi a correre a zig zag, quasi temesse seriamente di trovarsi una bomba sotto i piedi.

Il pericolo però non è celato dal pavimento.

Né dal soffitto, bensì dalle pareti laterali che lo chiudono claustrofobicamente in un cubo di cemento.

Mancano pochi passi, basterebbe una spinta per condurre felicemente a buon fine l'attraversamento ed ecco che invece arriva un siluro che le sfonda con un assordante crepitio come di una serie infinita di petardi tutti legati insieme con lo scotch.

Yvan aveva condotto Yoshi, con la principessa esanime accomodata sulla sella, al centro del corridoio, ma è costretto a fare un passo indietro per non finire coinvolto nell'esplosione.

Un polverone con un che di tossico si alza nell'aria e gli entra negli occhi, nel naso e nella bocca che ha malauguratamente aperto per dare in un'esclamazione di sorpresa.

Non vede nulla, soffoca e inizia a tossire e non capisce più cosa diamine sia successo, si sente avvolgere da un corpo gommoso e viscido che poi gli passa anche furiosamente sopra le palpebre e sotto le narici e sulle labbra.

Riapre gli occhi poi quando si calma e si accorge che non si trattava di altri che di Yoshi che gli ha ripulito per bene la faccia dalla polvere usando la lingua, e lo capisce più che altro per via della sua faccia schifata per il saporaccio che deve avere in bocca.

Accarezza sulla testa il piccolo gentilissimo dinosauro per ringraziarlo, poi si guarda intorno per capire.

C'è un grande foro perfettamente circolare nel muro, forse è stato un Pallottolo Bill ad aver spaccato anche quello di fronte.

Le urla al di là di essi sono diventate decisamente più forti, sembrano quasi da stadio, ma più che altro da ultrà. Se avevano ancora dubbi sulla battaglia furiosa che si sta scatenando, ora non ci saranno più.

Wolley torna indietro dal suo compagno con un volteggio leggero da ballerino.

Ehi, hai visto che botto?” dice quasi allegramente.

Lo dicevo che era pericoloso...” si lagna leggermente Yvan, solo sollevato che non siano rimasti feriti.

Ma il sorriso di Wolley muore all'improvviso, la testa si solleva e gli occhietti si spalancano.

Punta un dito alle spalle di Yvan. “La principessa!” strilla allarmato.

Yoshi trasalisce nel constatare di non averla più sulla schiena.

Yvan ha solo il tempo di voltarsi per vedere un gigantesco e obeso martelkoopa che fugge tenendo la poveretta bloccata sotto uno dei suoi enormi bracci taurini.

La bella fanciulla ha la testa rovesciata, la bocca leggermente aperta e i capelli scompostamente buttati all'indietro che le svolazzano turbinando selvaggiamente, completamente inerme e indifesa.

Il cuore del toad blu si gela più di un campo da hockey.

Come ha fatto a non accorgersi -ma anche a non immaginarsi nemmeno- che qualcuno li aveva seguiti? Qualcuno che ha malignamente approfittato dell'unico momento in cui si sono distratti.

No! Fermati!” gli intima, ma in un tono purtroppo spaventatissimo che non lo scuote nemmeno.

Anzi, lo induce a lanciargli pure contro un certo oggetto a forma di virgola che lo centra dritto nel mezzo della fronte e lì rimane conficcato dopo aver attraversato la pelle morbida come un marshmallow.

Tesoro, ti ha fatto male?” accorre il toad giallo a soccorrerlo premurosamente.

No...” borbotta Yvan mezzo accecato dal sangue.

Wolley afferra saldamente l'affare e glielo stacca con uno strattone deciso ma che in qualche modo riesce anche a essere addolcito, anche se gli strappa un gemito e il getto di sangue che ne sprizza fuori si ingrossa.

Attenti, scappa!” li avverte Yoshi. Ma nemmeno finisce di parlare che li ha già presi entrambi sulla sua groppa e si è buttato all'inseguimento.

Come corre veloce, per essere così grosso!” commenta Wolley.

Non è grosso, è grasso” lo corregge Yvan irritato tentando di fermare con la mano la lieve emorragia.

A dispetto della sua stazza, il martelkoopa compie un breve salto e, quando ricade giù, l'impatto è talmente forte da far tremare tutto il pavimento e Yoshi rimane momentaneamente paralizzato.

Intanto quello trascina la ragazza in fondo, gira l'angolo e sparisce.

Senza dire nulla, Yvan salta giù dalla sua cavalcatura e si infila dietro di lui.

Si stupisce di vedere che quella specie di sumo si sia fermato di fronte a un tubo.

Accortosi del toad, svelto, spicca un altro salto, di nuovo per scuotere il suolo.

Yvan non riesce a evitarlo e le vibrazioni lo mandano in ginocchio lasciando anche lui bloccato com'è appena successo a Yoshi.

Impotente, vede il nemico sollevare la principessa e ficcarla nella bocca del tubo tappandolo subito dopo con una specie di grossa pietra. Poi, brandendo un nuovo boomerang a mo' di manganello, il grassone salta addosso a lui.

Ma una frazione di secondo prima che lo raggiunga e gli fracassi il cappello, viene raggiunto da una palla di fuoco che lo respinge.

Il boomerang gli scappa di mano e rotea all'indietro.

Dannato!” ruggisce Wolley furioso e a denti stretti, ancora con il braccio teso “Lascialo in pace!” poi gliene spara tipo un altro centinaio costringendolo a darsi alla fuga.

Yvan si rialza con le ginocchia ancora malferme e guarda il suo compagno. Non l'ha mai visto così esagitato e la cosa lo turba, ma allo stesso tempo lo fa anche sentire euforico.

L'ha messa lì dentro...” indica il tubo.

I due miceti cercano di smuovere il sasso che lo ostruisce ma naturalmente è troppo pesante. Provano e riprovano ma è incastrato per benino.

Ci vorrebbero Mario e Luigi!” sospira Wolley pesantemente nel lasciarsi cadere seduto in terra, e di colpo appare sfinito e depresso.

Questo cambiamento di umore è così repentino da spiazzare Yvan.

Le sue sottilissime sopracciglia si sono congiunte al centro della faccia creando una curva che è quasi una retta mentre il labbro inferiore trema.

Yvan si allarma, sembra l'espressione che assume quando è molto rattristato.

Nemmeno due secondi dopo, infatti, il piccolo boleto è scoppiato in lacrime.

Dai, non esagerare adesso...” tenta di consolarlo, ma si accorge di aver valutato male.

Non piange per lo sconforto, ma per la rabbia.

Proprio adesso doveva succedere...” singhiozza il piccoletto, ma con una voce insolitamente potente. “Adesso che avevamo raggiunto la meta del viaggio, a un passo dalla fine!”

Veramente era Yoshi ad averla...”

Avevamo in custodia la cosa più preziosa e ce la siamo fatta togliere dalle mani!” lo interrompe Wolley.

Ma non è stata colpa nostra, ci hanno imbrogliati.” accenna Yvan. Ora è decisamente spaventato dal tono di Wolley, ma lui non si calma.

Siamo dei falliti, Yvan.” esplode. “Perdenti! Tu mi hai parlato di un cambiamento, ma la verità è che non avremo mai la capacità di cambiare le cose. Non ne siamo in grado e ce l'hanno appena dimostrato. Tutto quello che ti illudevi di raggiungere resterà soltanto un sogno.”

Yvan lo guarda con una tristezza sconfinata.

Dov'è finito il suo Wolley sempre così determinato e dolce nonostante la consapevolezza di essere effettivamente un pochino debole? Gli pare di vedere qualcun altro.

Vorrebbe contraddirlo, ma ha l'impressione che qualunque cosa dicesse non servirebbe a niente, o potrebbe addirittura peggiorare la situazione. E ciò non gli è mai capitato. E gli dà molto fastidio.

Mario non si sarebbe fatto fregare in questo modo. Lui s'è fidato di noi e noi più che aiutarlo lo abbiamo intralciato. E ora lo abbiamo deluso.” continua Wolley. Parla a fatica, con la faccia ormai completamente bagnata di lacrime. “E ciò che è peggio è che la principessa è finita di nuovo chissà dove...”

Già, dove sarà finita?” si chiede Yvan guardando il tubo. Dovrebbero snudarlo per capire dove conduce. E nemmeno così avrebbero la certezza di ritrovare ciò che hanno perso.

Realizza improvvisamente che è finita, ed è come un calcio nello stomaco.

Pare che non ci sia spazio per loro due nel mondo dorato degli eroi.

Ma i due toad non dovrebbero prendersela troppo.

Come si dice, non tutti i mali vengono per nuocere.

Ma ci arriveremo. Prima, andiamo a organizzare un breve spaccato per mostrarvi che fine hanno fatto gli altri due eroi della nostra storia, gli ultimi, Luigi e Daisy.

In realtà non si sono praticamente accorti di aver compiuto alcun viaggio, perché il loro è stato un attraversamento dimensionale istantaneo che li ha portati da un'altra parte in un battito di ciglia.

Dove siamo finiti?” chiede Luigi spaesato notando un cielo azzurrissimo e chiarissimo che si staglia indisturbato proprio sopra il suo berretto. Pochi minuti fa mancava poco alla sera e ora sembra di nuovo mattina.

Beh, a meno che questo non sia un miraggio, direi che siamo usciti dal castello.” suppone la ragazza, con un tono per qualche motivo acidulo e agitato.

Oh!” esclama lui “Dobbiamo tornare indietro.”

Pronto?! Allora vuoi davvero farti mangiare?”

No, volevo soltanto fare un po' l'eroe...” mormora Luigi tristemente.

Una pausa. Poi...

...Davvero vuoi ancora fare l'eroe? Non lo hai già fatto abbastanza? Pensi che Peach se lo meriti?”

Luigi si volta verso la donna che gli parla, pensando di aver capito male.

Scusa, come hai detto?”

Pensi che quello che avete fatto, tu e gli altri, lo avrebbe potuto fare chiunque?”

No?” fa lui, inspiegabilmente agitato.

Io credo di avere avuto una... fortuna sfacciata a incontrare proprio voi. Gente così si trova raramente, te lo dico io!”

Lui apre un po' di più gli occhi, non ci può credere: “Scusa? Hai appena cercato di farmi un complimento?”

Figurati!” viene subito smentito “Dico soltanto che al tuo posto io sarei fiera di me e che non tenterei di fare più di quello che gli altri si meritano che io faccia.”

Beh, grazie” sorride colpito lui, ma non del tutto convinto “Però alla fine non è che abbia fatto niente di grandioso per...”

E non buttarti sempre giù, è così irritante!” viene inaspettatamente rimproverato.

Irritante? Io?” ripete lui.

Già. E parecchio direi.”

Luigi gira gli occhi. Stavolta è lui a essere irritato “Oh, mi scusi, principessa!” sbotta.

Daisy ridacchia “E questo cosa dovrebbe significare?”

Dici che sono irritante? Lo dici tu che sei la persona più impertinente e presuntuosa che abbia mai incontrato!” sta arrossendo di non sa che cosa mentre lo dice ma non gliene frega niente.

Ah, secondo te sarei presuntuosa?!” la principessa si mette le mani sui fianchi, ma sorride, non è arrabbiata.

Intendo dire che potresti evitare di essere così pungente.”

Credi sia un male?” il suo tono è innocente, disarmante, e lo mette in difficoltà.

Non lo so se sia un male... Però c'è chi potrebbe odiarti per questo motivo.”

La ragazza si stringe nelle spalle “Non è che mi importi di essere per forza amata da tutti. Mi basta che esista almeno qualcuno che mi apprezza.”

Già, ma come fai a capirlo? Attacchi sempre tutti...”

Questo non è vero!” si risente lei “Ma insomma, io ti faccio... i complimenti e tu mi parli così...” inizia a offendersi un po'.

Luigi sospira pesantemente e si chiude in un loquacissimo silenzio. Lo sapeva, non doveva aprir bocca. S'è fatto fraintendere alla grande.

Lei gli si piazza di fronte.

Io sto cercando di esserti amica.” gli dice senza giri di parole “Però così mi fai capire che non ti piaccio. Giusto?”

Invece non hai capito niente.”

Allora vuoi essere mio amico?”

Luigi scuote la testa non per negare, ma come per dire che non sarebbe abbastanza.

Che altro vorresti?”

Ecco...”

Luigi fa scattare la mano, afferra il braccio di Daisy e la spinge in basso, bloccandola in una specie di mezzo casquet.

Ehi!” fa lei divertita e sorpresa, con i capelli che le si sono buttati tutti all'indietro “Sei diventato un furbone tutto a un tratto?”

Vedi che lo rifai?” si lamenta lui arrossendo di nuovo, subito.

Beh, ignorami.” dice lei ridendo, ma in tono serissimo.

Luigi si abbassa e contemporaneamente Daisy si solleva. Si scontrano, si crea una breve resistenza, poi è lui a cedere e assecondare il suo movimento raddrizzandosi sulle ginocchia, ma lo fa in un modo così impacciato che rischia di farla scivolare. Così lei si aggrappa a lui per non cadere. Si trovano così vicini che non resistono, anche se non sanno bene come sia andata a finire con tutto il resto.

Dopo un po', lei ridacchia.

I tuoi baffi mi fanno solletico.”

Vuoi che smetta?” si premura lui.

Ma no, perché?”

E ricominciano, ma vengono interrotti.

La volete piantare, voi due?”

Si voltano di scatto.

Chi ha parlato?”

Si guardano intorno, ma non vedono nessuno.

Quassù!”

Alzano le teste e vedono un sole con la faccia molto arrabbiata.

Trovatevi una camera!” sbraita l'astro.

Che problema c'hai?” chiede Luigi, irritato per il suo tono “Perché non pensi a far seccare le piante invece di seccare noi!”

Allora succede qualche cosa di decisamente nonsense, il sole scende sulla terra e punta i due come se volesse caricarli.

Daisy afferra la mano di Luigi e lo trascina via, ridendo di cuore mentre corre “Non lo sai che non devi provocarlo? C'è pure scritto, da qualche parte, nel libro che ti ho regalato...”

Eh, che vuoi, avevo altro per la testa.”

Trovano un rifugio, in realtà è la tana di un Tipo timido che stava dormendo ma che s'è svegliato per lo scompiglio e che ora li guarda intimidito.

Gli fanno “Shhh” e lì si acquattano.

Il sole passa davanti a loro senza vederli.

Roba da pazzi!” esplode Luigi “Nel mio mondo il Sole è molto più grande della Terra e non se ne va in giro così...”

Mi piacerebbe visitarlo, questo 'tuo' mondo.” dice Daisy come sovrappensiero.

Posso portartici, se vuoi.” le propone inaspettatamente Luigi.

Stai dicendo sul serio? Perché, tu sai come ci si arriva?”

Certo, basta infilarsi dentro il tubo giusto.”

Beh, io non ne capisco molto di tubi.” ammette lei. Non ne capisco un tubo, pensa, ma non lo dice per non sembrare il tipo che fa battute squallide. Improvvisamente, le importa dell'opinione di qualcuno.

Io sì, è il mio mestiere!” gonfia il petto in modo tronfio “E tanto ci sarei tornato comunque. Mario forse rimarrà qui, ma io ho troppa nostalgia di casa. Sul serio, vuoi venire? Ti piacerà...”

Daisy esita. Le vengono in mente tre cose. Sua madre, che vorrebbe educarla come la raffinata principessa che non è mai stata. Il suo promesso sposo, che ha visto giusto un paio di volte e verso il quale prova soltanto indifferenza. Il Regno che s'è lasciata indietro e che le appare per quello che è, cioè come una landa desertica e triste e torrida che attende invano di essere rinverdita.

Sospira. “Prima devo fare una cosa.” dice “Dammi un attimo il libro.”

Luigi la guarda strano, ma lei, apertolo, ne tira fuori la margherita-segnalibro, ormai secca, seppur ancora vagamente profumata. Ne estrae un preziosissimo semino “Questo lo porto alla mia mamma. Le sarà utile.” pensa intascandolo.

È un modo un po' squallido di pulirsi la coscienza, ma ha altri progetti per il proprio futuro.

Dovrai accompagnarmi a Sarasaland.” lo informa “Poi verrò dove vorrai.”

Sì? Però prima vediamo quello che è successo a Peach, va bene?”

Ok...”

Si alza una vocina spaventata: “Scusate, dovete star qui ancora per molto?” È il Tipo timido che s'è preso un po' di coraggio.

No, scusa, ci eravamo dimenticati. Grazie per la temporanea ospitalità.” dice in fretta Luigi alzandosi in piedi e tirando con sé la ragazza, che tenta una protesta, ma si interrompe subito dopo con un'aria beata sul viso.

Fine dello spaccato. Facciamoci una bella risata e torniamo a Peach.

Quando si riprende dallo stordimento, scopre di trovarsi stesa sul pavimento di una stanza che è stata quasi completamente riempita con svariati litri d'acqua che gravano sulla sua testa schiacciandogliela tra le scapole.

La cosa più interessante e assurda di cui chiunque si stupirebbe, è che si riesce a respirare benissimo, ma questa è soltanto l'ennesima negazione di una legge fisica che evidentemente non è poi tanto rigida come si potrebbe pensare.

Cerca di ricordarsi come abbia fatto a ritrovarsi lì dentro.

Nella sua mente si susseguono alcuni fotogrammi di memoria, a scatti.

Il mostro, la fuga, il principe, l'ombrello assurdamente uscito da un uovo, l'accecamento, l'urlo di dolore che ha straziato e scosso il mondo, la sensazione che s'è ripetuta almeno un'altra volta di essere spinta a forza dentro un tubo comparso dal nulla, la nausea devastante, il buio.

Sente una bussatina nella spalla, si volta, a rallentatore per via della resistenza dell'acqua, e vede il viso di qualcuno che le nuota accanto, la cui voce si disperde in un migliaio di bollicine: “Stai bene, principessa?”

Peach lo guarda mentre annuisce. È un uomo, è uno dei suoi salvatori, ma non è il suo principe.

Cos'è successo?” domanda a stento, non è facile parlare con l'acqua che ti entra dentro la bocca “Devo essere svenuta...”

Abbiamo pasticciato un po' con la magia, la situazione è precipitata, ma poi è andata liscia.”

Questa spiegazione non significa niente, ma è detta in un modo tale che sembra che il suo senso debba essere ovvio.

Riesci a nuotare fin lassù?” le indica un tubo situato alcuni metri più in alto che spunta dal muro, da cui l'acqua viene risucchiata.

Peach tenta di rialzarsi, ma la pressione è tanto forte da impedirle la risalita.

L'uomo allora le tende la mano, Peach si lascia trasportare verso l'uscita.

Quando la raggiungono, vengono trascinati con brutalità, Peach riprova quasi la stessa orrenda sensazione di prima. Ma dura poco.

Vengono espulsi in fretta, come in uno scivolo all'aquapark. Sono all'aperto, ora.

Si rialza tossendo, nonostante tutto l'acqua le è entrata nei polmoni, ma la butta fuori tutta. È completamente zuppa e infreddolita.

Si scosta i capelli fradici dalla faccia.

E all'improvviso le viene da ridere.

Non gliene frega più niente che il suo vestito si sia del tutto rovinato -si poteva lavare solo a secco- perché dopo un'esperienza simile le importa solo di essere viva.

Principessa, hai un occhio nero!” si accorge Mario con un sussulto.

Vederlo avvicinare le mani al suo volto la pone senza ragione sulla difensiva.

Ehi, non ti mangio!” il tono usato è dolce, non offeso “Sono onorato di fare la tua conoscenza, il mio nome è Mario.”

Il piacere è tutto mio, io sono Peach, ma lo sai già, vero?” dice lei vergognandosi terribilmente di avere avuto quel malaugurato scatto all'indietro. Gli prende le mani con calore, in un cortese gesto di gratitudine. Ha bisogno di ringraziare qualcuno. “Grazie per avermi liberata, grazie...”

Non è stato merito mio.” la contraddice Mario un po' imbarazzato.

Ma allora di chi è stato?”

Soprattutto di Luigi e di...”

Luigi?” esclama Peach e intanto pensa Il principe? “Benissimo, dov'è che lo ringrazio?”

Mario assume un'aria affranta e abbassa la testa “Non lo so.”

Le spiega in fretta quello che è si è persa e la principessa ne è turbata al punto che vede il mondo ruotarle vertiginosamente di fronte agli occhi e si sente come se dovesse svenire di nuovo da un momento all'altro...

Mario si allarma e accorre per sorreggerla. Teme che le emozioni siano state troppo forti per lei e in effetti non si sbaglia.

Ma quando lei si risolleva è impossibile non notare il suo bellissimo sorriso rincuorante che si trasforma presto in qualcos'altro.

Mario la guarda sorpreso e deliziato mentre lei perde la poca inutile dignità rimasta e prorompe in una vera e propria risata di pura gioia.

Il processo di mutamento profondo del suo essere in realtà era iniziato già dal momento in cui i koopa avevano deciso di incatenarla, di non riservarle il buon trattamento dignitoso che lei avrebbe continuato a pretendere da chiunque, anche dai suoi nemici, di contravvenire anche all'ordine dato dal loro re in persona fregandosene della sua taglia e dandole un vestito orribile.

Anche se poi avevano avuto pietà di lei e l'avevano accontentata e trattata un po' meglio, non era cambiato il loro atteggiamento e la conseguenza era stata di farla sentire non rispettata ma semplicemente compatita. E ciò l'aveva umiliata.

Peach potrebbe addirittura dire che prima di questa esperienza sia stata un'altra persona.

È consapevole di essere stata una principessa vanitosa che viveva in un mondo onirico, veramente incantato e perfetto.

Aveva tutto, aveva sempre avuto tutto e poteva tranquillamente continuare a credere che avrebbe per sempre avuto tutto.

Adesso si sta però rendendo conto che tutto quello che aveva era sì desiderabile da chiunque, ma vano, senza valore, inutile. La sua vita era sì comoda, lussuosa, ma piatta, i suoi interessi erano frivoli, le sue aspettative poco ambiziose, stava sprecando tempo, non sfruttava al meglio le sue vere capacità.

Faceva la sostenuta, ma sapeva che alla fine avrebbe ceduto al corteggiamento spietato che qualche principe di un regno vicino le muoveva da anni. Così, per pura mancanza di prospettive.

Ma guardare alle apparenze e conformarsi acriticamente all'etichetta e al protocollo reale era sempre stato del tutto naturale per lei.

Se avesse visto Mario allora -e, sembra incredibile, ma parliamo di pochissimo tempo fa- quando la sua vita era così fantasticamente monotona, lo avrebbe senz'altro giudicato nient'altro che uno dei suoi umili servitori e avrebbe avuto la sensazione che la sua totale sottomissione le fosse dovuta.

Adesso è cambiata ogni cosa, guarda tutto da un altro punto di vista e ha conosciuto un modo completamente nuovo di approcciarsi alla vita guadagnando un'irresistibile voglia di vivere che nonostante tutto ha sempre avuto ma che forse non aveva mai saputo di avere.

Ed è cambiata in un modo talmente diretto che non le sembra nemmeno possibile...

Le dispiace solo che sia dovuta passare attraverso un sequestro e una rivoluzione per capire finalmente cosa sia più importante.

Peach si china sull'uomo che la sta tenendo e lo abbraccia di slancio anche se non lo conosce, anche se non si sarebbe mai fidata di lui.

Sembra che il suo mondo sia cambiato, non le è mai sembrato così bello, così sereno.

Qual è la cosa che vuoi di più al mondo? Dimmelo. Qualunque cosa sia, te lo concederò, ti darò tutto quello che vorrai...”

Mario alza lo sguardo e fissa il cielo sulla cui volta azzurra e screziata di rosa se ne sta invischiata una sottilissima falce di luna, ammiccante come il sorriso dello Stregatto.

Seppure sia uno spettacolo, il suo sguardo la scarta, cerca un altro punto luminoso, che individua poco più distante. Una stella o un pianeta.

Mario ha l'impressione che tutte le altre le si vadano a disporre tutt'intorno, seguendo un disegno preciso. Seguono i contorni di un viso umano e nel contempo angelico, un viso molto dolce, aggraziato, puro e familiare.

Mario si sente stringere il cuore mentre la sua mente inizia a vagare, a galleggiare nell'aria, a percorrere lo spazio, il non-spazio, l'atmosfera, il cosmo. Tutta la sua vita futura sembra confondersi in un atavico caos da otto bit. Si scruta attentamente il palmo della mano come se potesse trovarvi nel cavo una risposta. Ma la vera risposta a tutto non è altro che quella stessa a cui era arrivato all'inizio. Sa cosa fare, dove andare, chi vuole trovare, anche se in realtà, lo sapeva già da prima. Lo chiude lentamente.

Si volta verso la principessa Peach che aspetta una risposta.

Lei sorride cortesemente. “Cosa ne dici se ti facessi edificare un palazzo?” gli propone “Così potresti rimanere a vivere qui... per sempre.”

Mario si stupisce di vedere la ragazza arrossire mentre pronuncia le ultime parole.

Gli fa molta tenerezza.

Ma la sua principessa è in un altro castello, un castello che sta oltre le nuvole.

Le va incontro, le prende le mani e le rivolge un sorriso molto rassicurante.

Non voglio niente.” le dice facendo spallucce "Non l'ho certo fatto per avere qualcosa in cambio. L'ho fatto semplicemente perché era giusto farlo."

Peach solleva le ciglia scoprendo i suoi limpidi e bellissimi occhi blu e li fissa in quelli altrettanto blu di Mario e improvvisamente sente un gran caldo che le fa avvampare le guance e un formicolio che le intorpidisce braccia e gambe.

La cosa la confonde, non le è mai capitato niente di simile.

Allora, adesso e per sempre, avrai la mia amicizia. Almeno questo accettalo.” sorride.

Mario annuisce e poi sgrana impercettibilmente gli occhi.

S'è accorto della sua pelle d'oca, ma probabilmente è da attribuire al fatto che sia ancora tutta bagnata.

Si guarda intorno per cercare qualcosa con cui coprirla e l'unico elemento che scorge avvicinarsi a loro a gran corsa è Yoshi.

Mario! Bravo, sei bravo! L'hai liberata da solo! Sei così tanto bravo!” grida questi felice mentre gli salta addosso buttandolo a terra.

Rischio sempre d'essere stroncato dalle tue dimostrazioni d'affetto.” osserva Mario ridendo e ricambiandogli l'abbraccio.

Poi, di colpo, diventa serio. “Com'è finita la battaglia?” chiede.

Con poche elementari parole, il dinosauretto spiega che volevano buttare a terra il castello, ma che poi sono stati costretti a ritirarsi. Ma hanno comunque resistito più che potevano, dando così lo stesso una prova di coraggio abbastanza grande.

Avendo visto quello che ha scatenato, magari Bowser ci penserà due volte, la prossima volta.” ipotizza Mario, pochissimo convinto in realtà.

Peach sembra molto colpita, è come se si fosse appena ricordata di qualcosa che non avrebbe mai dovuto farsi sfuggire dalla mente.

Il mio popolo!” esclama infatti. “Mio padre, i miei sudditi! Oh, vi prego, riportatemi subito nel mio Regno!”

Salta su.” le dice semplicemente Mario facendole segno di accomodarsi sulla sella di Yoshi.

La fanciulla esita. “Sali insieme a me?”

C'è un posto soltanto.” le fa notare gentilmente l'idraulico.

Lei scuote la testa. “Ci stringiamo.” Ha un tono così convinto che gli fa capire che ci tiene seriamente.

Mario obbedisce e lei monta all'amazzone dietro di lui.

Lo cinge con le braccia.

E partono.

Dal retro del castello escono due funghetti che si tengono per mano.

Li guardano allontanarsi.

Hai visto? La principessa sta bene.” la indica Yvan “Alla fine l'abbiamo salvata.”

Ma non siamo stati noi due.” precisa Wolley. “Si ricorderà di Mario. Adesso che ci penso, lei a noi non ci ha nemmeno visti! Era svenuta!”

Yvan si stringe nelle spalle. “Che importanza ha? Ciò che conta è che sia libera. E poi non credo proprio che Mario si prenderà tutto il merito. Lui non è così...”

Wolley guarda il suo compagno in un silenzio assorto che ha un significato mica tanto nascosto.

Senti, è vero, forse non sarà cambiata la nostra vita.” prova a spiegargli il fungo blu. “Ma io adesso mi sento in pace con me stesso. So di aver fatto del mio meglio e di essere riuscito a fare qualcosa di buono. E così, tu sei tornato da me...”

Me ne ero andato?” chiede Wolley stranito.

Yvan si trattiene dal non scoppiare a ridere “Non hai fatto altro che andartene!”

Oh.” fa il boleto giallo come se si rendesse conto “Ma io non volevo farlo.” quasi si vuole giustificare.

Lo so, non ti stavo rimproverando.”

Lo abbraccia. S'era preoccupato quando s'era fatto prendere dallo sconforto, ma ora lo sta ritrovando, sta ritornando rapidamente quello di prima.

In fondo, ridargli serenità è un po' il suo compito.

È un favore che gli deve restituire.

E insieme, dimenticandosi di tutto quello che hanno vissuto ma con la consapevolezza di non poterlo mai dimenticare veramente, vanno via, un po' più ricchi e infinitamente più vicini.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Epilogo

 

Mario sta seduto su una piccola piattaforma morbida con le gambe a penzoloni sospese nel vuoto dello spazio siderale.

È intento a fissare sotto di sé le galassie e le costellazioni e ha un'aria molto malinconica.

Uno Sfavillotto rifulgente di luce bianca gli si è accoccolato sulle ginocchia e lui lo culla come se fosse un bambino appena nato.

Una donna in carne e ossa gli si avvicina silenziosamente.

Ne percepisce la presenza ancora prima che l'effluvio colpisca le sue fosse nasali e che la voce decisa arrivi alle sue orecchie per formulare una supplica.

Non essere triste, sposo mio.”

Mario si volta a guardarla e batte le palpebre.

Lei gli si siede accanto e lui ode la propria voce che pronuncia tutta da sola alcune frasi che scaturiscono dal cuore.

Non sono triste. Non potrei mai essere triste dopo essere tornato qui da te. Ho trovato il mio posto, la mia felicità... Ma non posso cancellare quello che c'è stato nella mia vita passata.”

La Pusa comprende il tormento del suo consorte.

Chiedendoti di venire qui non ti ho chiesto una cosa facile, ma non avrei mai voluto che abbandonassi completamente la tua vita, il tuo mondo.”

Era inevitabile...”

Non devi avere rimpianti. E io non ti costringo a restare.”

Ma sono io che voglio restare.” la rassicura Mario “Non credo di essere mai stato così sicuro di ciò che voglio nella mia vita.” esita prima di aggiungere a voce bassa: “Però mi manca qualcuno.”

Rosalinda sorride.

Sai che ci troviamo in un osservatorio, vero?”

E con queste parole lo prende per mano e lo tira in piedi.

Mario solleva lo Sfavillotto assopito tra le braccia e si lascia condurre di fronte a quello che appare come un gigantesco schermo di computer.

Da qui possiamo non soltanto vedere ma anche metterci in contatto con chiunque tu voglia.”

Mario fissa lo schermo senza fare o chiedere nulla, ed ecco che vi compare su un'immagine dapprima sgranatissima e sfocata, poi sempre più limpida e nitida.

Quella è la mia casa!” non si trattiene dal pronunciare “Intendo la mia vecchia casa.”

La città di New York è impossibile da non riconoscere, e quello è proprio il quartiere di Brooklin, e quello è decisamente il palazzo in cui ha abitato per tanti anni insieme a suo fratello.

La 'telecamera' fa una zoomata ed è come se fosse lui stesso, in prima persona, ad attraversare il muro e a entrarvi dentro.

Viene inquadrata una cucina.

Un ragazzo è seduto al tavolo della colazione e sta guardando delle carte mentre sorbisce una tazza di caffè.

Ha i capelli scuri scoperti e scompigliati e indossa un pigiama a righe di un verde sbiadito, deve essersi appena svegliato eppure è già mentalmente attivo.

Luigi!” lo chiama Mario senza aspettarsi che gli possa rispondere.

Invece lui alza la testa e si guarda intorno con aria spaesata e vagamente impaurita.

Dove sei?” chiede “Non riesco a vederti.”

Tranquillo, sono nell'osservatorio di Rosalinda.” lo informa gioiosamente Mario.

Meno male!” esclama Luigi con evidente sollievo “Non sapevo più dove cercarti. Ma come riesci a parlarmi?”

Non lo so, Rosie ha un congegno...”

Come riusciamo a coprire le distanze è un mistero.” lo interrompe Luigi con aria assente “Peach è stata molto dispiaciuta della tua partenza. Quando siamo arrivati da lei te n'eri già andato. Perché questa fretta?”

Non ce la facevo.” si giustifica Mario “Ero rimasto da solo, avevo compiuto la mia missione e non avevo più niente da fare lì. Ma ho promesso a Peach che se avrà ancora bisogno di me andrò di nuovo ad aiutarla.”

Luigi sorride. “È la stessa cosa che le ho promesso anch'io.”

L'idraulico più grande sorride a sua volta. Degno dei fratelli Mario.

Una porta si apre e compare una ragazza con una camicia da notte gialla di seta che le ricade dolcemente sui fianchi snelli.

'Giorno.” fa stropicciandosi gli occhi con aria assonnata “Con chi stai parlando?” Poi lo guarda meglio. “Ah, ma non sei al telefono...”

Credo si tratti di una comunicazione unilateralmente telepatica.” dice Luigi.

Mario sta guardando i due a occhi sbarrati.

Che cosa ci fa lei a casa nostra?” balbetta.

Ah, già, lui non lo sa. Ci siamo sposati.” dice Luigi come se fosse la cosa più ovvia del mondo, con lo stesso tono che aveva sempre usato lui. Una specie di ripicca che fa il suo effetto.

Vi siete cosa?!” urla infatti Mario.

Ti avremmo anche invitato se avessimo saputo dove spedire l'invito.” Luigi solleva la mano sinistra per mostrargli la fede d'oro che gli adorna l'anulare.

Daisy scoppia a ridere. “Era Mario? Sapevo che prima o poi si sarebbe rifatto vivo. Ciao cognato!” Saluta al nulla e anche la sua vera le brilla al dito.

Non ne avevo idea! Avete davvero ottenuto il permesso?”

Daisy ride più forte. “Ma quale permesso! I miei genitori erano furibondi e mi hanno negato la corona.”

Ah...” fa Mario, completamente sconvolto. “Mi spiace...”

A me no.” dice Luigi alzando le spalle.

Nemmeno a me.” aggiunge Daisy mentre si siede a tavola e si versa anche lei un po' di caffè in una tazza. Mario non aveva fatto caso che ce ne fossero due. “Tanto non ero mai stata tagliata per fare la principessa. Ma gli ho lasciato un allevamento di Marghibruchi per farsi ricordare di me...”

Mario non afferra, ma qualcosa gli dice che è meglio evitare di chiedere.

Se hai voglia di tornare a trovarci, c'è sempre il tuo letto che ti aspetta.” lo invita Luigi e il suo tono non è per niente imbarazzato.

Mario guarda la stellina che ha in braccio e si accorge che s'è svegliata e lo guarda con occhietti curiosi.

Dovrai metterne un altro...” dice.

Certo, per la tua Rosie, giusto?” fa Luigi ridendo.

Mario lo guarda più attentamente.

C'è qualcosa di strano in lui, qualcosa che non riesce a definire.

È indubbiamente lo stesso di prima, ma al contempo non sembra più quello di una volta, il suo fratellino, quello verso cui sentiva un grandissimo istinto di protezione, è come se fosse cambiato in qualche modo, in positivo, come se fosse più grande, non fisicamente ma mentalmente, psicologicamente.

Dev'essere stata la lontananza da lui, che è sempre stato presente per aiutarlo nella vita, anche se non esattamente come un padre.

Forse era proprio quello che gli serviva, ciò di cui aveva bisogno. Un maggiore senso di responsabilità e un pizzico di indipendenza. Eppure...

Mario?” chiede il ragazzo notando il silenzio “Sei andato di nuovo via?”

Sono qui.” si affretta a dire “Luigi, ma quanto tempo è passato da quando ci siamo separati?”

Luigi si gira verso Daisy. “Quanto?” le chiede, come se fosse abituato ad affidarsi a lei per certe questioni.

Un anno e mezzo circa.” risponde lei a colpo sicuro.

Giusto.”

Mario sente una specie di tuffo al cuore.

È un'eternità e non me ne sono accorto neanche...”

Nemmeno noi. Perché quando si è felici il tempo vola.” osserva filosoficamente Luigi.

E Yvan e Wolley che fine hanno fatto?” chiede Mario ricordandosi improvvisamente.

Oh, anche loro sono partiti, ma non so di preciso dove siano andati... mi pare una cosa tipo l'Isola del Delfino, forse. Invece Yoshi è rimasto a corte con la principessa.”

Mario sospira. “Almeno non è rimasta da sola”, si sorprende a pensare. “Sono rimasto completamente fuori dal mondo. Letteralmente. Eppure non me ne è importato niente.”

Sente la mano delicata di Rosie posarglisi sulla spalla e vi appoggia su la testa.

Lascia Luigi e la sua fresca consorte ai loro affari, in futuro ci sarà tempo in abbondanza per ritrovarsi tutti insieme e ridere di avventure insensate affrontate in un mondo insensato e fuori dagli schemi tradizionali.

Voglio vedere un'altra cosa.”

E nemmeno ha finito di pensarlo che già subito sullo schermo compare un altro luogo completamente diverso da New York city.

Il castello di Koopa.

Ha un aspetto molto meno minaccioso di quello che si ricordava, la lava che lo circonda c'è sempre, ma il cielo non è più oscuro e c'è un bellissimo sole che risplende illuminando completamente la valle alla base del vulcano.

Similmente a com'è successo prima, l'inquadratura attraversa la costruzione e compare la sala del trono.

Ma Bowser non è lì.

Dov'è?” Mario percorre virtualmente i corridoi, sussegue le stanze, passa in rassegna ogni centimetro cubo del castello, ma pare proprio che sia deserto.

Dove sono andati?” chiede ad alta voce mentre uno strano presentimento gli attorciglia i visceri.

Le immagini sullo schermo scompaiono senza motivo apparente, Mario capisce che è stata Rosalinda a spegnerlo.

La Pusa gli fa segno di seguirla.

Escono insieme dalla stanza dell'osservatorio e vanno fuori a osservare il vuoto.

Ed ecco comparire dal nulla una specie di nave oblunga di legno, un vero galeone come quello dei pirati che solca acque inesistenti galleggiando nello spazio. La nave-flagello.

Passa vicinissimo al pianeta in cui si trova Mario.

Da un oblò sbuca la faccia conoscente di un giovanissimo rettile con un pennacchio di capelli blu in testa. Fa ciao con la mano e ride di tutto cuore, una risata contenta, allegra e per nulla malvagia.

Dietro di lui appare il faccione inconfondibile di Bowser.

Tiene una mano sulla spalla di suo figlio in modo protettivo e anche piuttosto possessivo.

Non sembra né felice né arrabbiato, ma un po' seccato sì. E nel contempo però sogghigna con fare accattivante.

Mario e il suo antico nemico si fissano negli occhi, rosso scarlatto contro blu cielo, entrambi senza provare alcun odio l'uno per l'altro.

Ma tutto dura solo per un momento, perché la nave continua a procedere per la sua rotta perdendosi ben presto nel turbinio confuso delle stelle.

Rosalinda e Mario si guardano.

Sono andati avanti.” dice lei, e non sta parlando della nave.

Cerca la sua mano come un conforto e Mario le concede più di questo, le cinge la vita con il braccio libero e mentre riporta lei e lo Sfavillotto nella loro casa si volta un'ultima volta a fissare il punto in cui è sparito Bowser con la sua prole.

Non che non creda a quello che ha detto Rosie, ma dopotutto continua ad avere l'impressione che prima o poi sentirà ancora parlare di loro.

E stranamente la cosa non gli dispiace affatto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Angolo autrice:

A quelli che hanno continuato a seguirmi dirò che li ringrazio.
A quelli che hanno commentato dirò che li adoro, posso dirvi che vi adoro?
A quelli che mi hanno abbandonato dirò solo che mi dispiace veramente, ma che non vi odio. Avrete avuto le vostre ragioni. Certo, mi è dispiaciuto, ma non sono morta senza di voi e voi non perdete sicuramente il sonno senza di me.
Questa storia s'è presa praticamente un anno della mia vita che nessuno mi ridarà mai indietro. È venuta com'è venuta, esattamente cento pagine. Si tratta della cosa più lunga che abbia mai scritto. È perfino più lunga della mia tesi di laurea. Ma ho amato scriverla anche se non tutti ne sono stati entusiasti. Anche se le recensioni scarseggiavano. Anche se a volte mi chiedevo perché cavolo continuassi a scriverla.
Se ci saranno mai dei nuovi lettori, vi prego di farvi sentire. Sarò ben felice di accogliere i vostri commenti e le vostre critiche, per il futuro.
Chiudo, come al solito, inserendo la disclaimer: Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e tutti i personaggi ivi presentati sono di proprietà della Nintendo Company Ltd.

Un saluto sincero da Bulmasanzo.

  
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