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Autore: giuxbouvier    10/01/2008    10 recensioni
Poi, non so come, ma forse so perché, le nostre labbra si incontrarono per pochi secondi e poi si staccarono di nuovo. “Che fai?” Chiesi, un po’ confuso. Frank si limitò a baciarmi di nuovo e poi si staccò subito. “Non lo so, ma mi piace.”
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Candies

 

 

 

“Geraaaard usciamooo!”

Lo guardai, mentre stavo steso sul letto, e sbuffai.

“Frank dove vuoi andare?!”

“In girooooo!” Urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, certe volte proprio non capisco perché Frank si comporta da bambino, solo un bambino potrebbe urlare in questo modo solo perché ha voglia di uscire.

“Frank,” Mi sedetti sul bordo del letto, dopo aver appoggiato il libro che stavo leggendo sulle ginocchia, e continuai la frase in modo molto professionale.

“Siamo in un’enorme camera da letto, a New York, abbiamo tutto: televisione, playstation, un letto morbido, la vasca idromassaggio, il servizio in camera e un sacco di altre comodità, che diamine vuoi di più?”

“Voglio uscireeeee.”

“Ma dai! Poi non vedi che sono impegnato, sto leggendo e ascoltando la musica, non posso interrompermi!”

Si avvicinò con fare losco e sbirciò la copertina del libro, poi alzò gli occhi e fisso i miei.

“Cioè tu non puoi uscire con me perché stai rileggendo per la decimillesima volta Intervista Col Vampiro e ascoltando...” Prese in mano il mio iPod acceso “I Beatles.”

“Esatto e poi devi sapere che ogni volta che lo rileggo trovo qualcosa che non avevo notato, oppure analizzo in modo più approfondito un pezzo di libro o uno specifico rapporto fra i personaggi.”

L’espressione di Frank pareva quella di una persona sull’orlo di una crisi di nervi.

“Ma vaffanculo.” Detto questo si avviò verso la porta del bagno con fare da primadonna e la chiuse dietro di sé pesantemente.

Va bene, forse avevo esagerato, in fondo uscire non era una cattiva idea, ma non avevo voglia di dargliela vinta.

Bussai alla porta del bagno.

“Fraaank, Frankie, Frankuccio!” Lo chiamai scherzosamente.

“Non ti voglio ma più parlare.”

“Daiiii non dicevo sul serio, se vuoi usciamo, andiamo dove vuoi.” Naturalmente non dicevo sul serio, era solo una scusa per farlo uscire dal bagno.

La porta si aprì e sulla soglia apparve Frank con un sorriso che si allargava su tutto il volto, il suo solito sorriso che riusciva a costringere tutti a fare quello che voleva lui, io ne sapevo qualcosa.

“Davvero??” Chiese con espressione supplichevole.

“Si, davvero.” Ormai mi ero arreso, avremmo fatto quello che voleva lui.

Mi buttò le braccia al collo e mi baciò sulla guancia, io abbassai lo sguardo per nascondere le guancie che mi erano andate a fuoco.

“Che fai lì impalato? Vestiti no?! E metti due felpe, la sciarpa e i guanti!”

“Ma cosa sono? Una nonnina con l’artrosi?” Scherzai io.

“No, ma sei sempre così freddo, non vorrei che uscendo avessi ancora più freddo.”

Mi arresi alla stupidità della sua affermazione e mi limitai ad annuire.

Mi avviai verso la porta, dove Frank mi mise a posto la sciarpa, che avevo attorcigliato intorno al collo alla ben e meglio.

Aprii la porta e gli feci segno di uscire prima di me.

“Prego, prima le signore.” Sussurrai con un sorriso sulle labbra.

“Grazie caro, forza! Vai a chiamare l’ascensore.” Mi ordinò.

Quando faceva così sembrava la Regina Elisabetta in una delle sue giornate più nere.

Uscimmo dall’albergo e ci tuffammo nell’aria invernale di New York.

Frank aveva gli occhi luccicanti e si guardava in giro come se non avesse mai visto tante luci tutte insieme, sembrava un bambino in un negozio di caramelle.

A proposito di negozio di caramelle...

“Hey Frank, mi è venuta un idea, andiamo di qua!”

Lo presi per un braccio e lo trascinai in una via laterale, al mio tocco sembrò quasi svegliarsi improvvisamente da un lungo sonno.

“Eh? Cosa? Dove? Perché?”

“Non fare così tante domande in una volta, potrebbe andarti in tilt il cervello!”

Lui mi guardò con aria di superiorità e accennò una risata.

“Ah ah che simpatico Mr Way oggi, ah ah ah, non ho mai riso così tanto in tutta la mia vita.”

Fece la faccia imbronciata e mi guardò negli occhi.

“E non fare quella faccia!”

Eravamo quasi arrivati nel posto dove volevo portarlo.

“Ok adesso fermati.”

“Cosa c’è?” Chiese lui.

Io sorrisi all’idea di ciò che avrebbe fatto dopo aver scoperto dove lo stavo portando.

Lui notò il mio sorriso ammiccante e si preoccupò.

“Oh no, no, siamo in una strada sperduta e per di più siamo soli, non mi dire che...tu mi vuoi violentare!!”

“No! Ma sei pazzo?!” Ribattei io. “Poi secondo te io sceglierei un essere insulso e basso come te da violentare?”

“Mi hai chiamato insulso e mi hai detto che sono bassoooo!” Fece finta di piangere.

“Frank, tu SEI basso.”

“Si ma non sono insulso.”

“Senti, cerchiamo di non ricominciare con le nostre simpatiche ma stancanti litigate, adesso ti calmi e ti faccio un sorpresa.”

“Ooooh Si!!”

Si calmò a mi guardò sorridendo, aspettando che facessi qualcosa.

Velocemente gli coprii gli occhi con le mani e camminai dietro di lui cercando di non inciampare a causa del suo passo trotterellante,e lo guidai fino all’angolo della via.

“Pronto?” Chiesi.

“ Si, si, si!” Disse Frank entusiasta.

Tolsi le mie mani da davanti ai suoi occhi e appoggiai la testa sulla sua spalla.

“Allora?”

“Oddio, ma...ma è un enorme negozio di caramelle!”

“Si, è proprio questo.” Dissi fissando la vetrina illuminata e l’insegna del negozio, la vetrina era piena di grossi barattoli di plastica trasparente contenenti i più diversi e strani tipi di caramelle e l’insegna era molto grossa, tutta rosa, con il bordo intorno nero, come un’enorme liquirizia con dentro quel materiale gommoso non ben identificato.

“E guarda come si chiama!” Disse indicando la scritta.

“Sweet Sweet Way...” Aggiunse con un sospiro.

Era proprio quello il nome che luccicava in rosa e nero sull’insegna del negozio.

“Eh si, perché Mr Way è molto, molto sweet!” Disse dolcemente.

Poi girò lentamente il suo volto verso il mio e i nostri nasi si toccarono e i nostri occhi si incontrarono, i suoi sembravano quasi luccicare, ma forse era il riflesso della luce emanata dalla vetrina.

“Siamo...” Sospirò lui.

“Troppo...” Prese fiato.

“Vicini...” Concluse.

Poi, non so come, ma forse so perché, le nostre labbra si incontrarono per pochi secondi e poi si staccarono di nuovo.

“Che fai?” Chiesi, un po’ confuso.

Frank si limitò a baciarmi di nuovo e poi si staccò subito.

“Non lo so, ma mi piace.”

Spostò il mio viso dalla sua spalla e si posizionò davanti a me, in punta di piedi.

Questa volta il bacio fu più lungo e più profondo e ci impiegammo parecchio a staccarci.

“Entriamo.” Disse lui.

Dopo aver effettuato una sostanziosa spesa in quel negozio di caramelle, con Frank che continuava a riempire un sacchetto enorme con i più svariati tipi di caramelle e ripeteva:” Queste si, queste pure e queste...anche! E poi queste e queste e queste.”

Insomma, inutile dirlo, ma quando arrivammo alla cassa il sacchetto traboccava di caramelle e la felicità di Frank era alle stelle, e insieme alla sua, la mia.

Non so cosa fosse quello che era successo prima, avrei chiesto spiegazioni a Frank, ma di sicuro non mi era dispiaciuto.

Usciti dal negozio guardai Frank ingurgitare caramelle e presi l’iniziativa.

“Senti Frank, cos’è successo prima?”

“Uhm...Ti ho baciato! Anzi no, ci siamo baciati! Perché tu non hai opposto resistenza.”

“Si va bene, ma perché?”Domandai mentre lui mi infilava una caramella azzurra in bocca.

“Suppongo perché tu mi piaci e non penso di essere del tutto etero.”

“Oh beh, anche io penso di non essere del tutto etero, anzi penso di non esserlo per nulla.”

“Come mai?” La sua voce era soffocata da almeno tre caramelle di tre colori diversi che si era messo in bocca poco prima.

“Beh perché anche tu mi piaci!” Arrossii violentemente e mi ritrovai a guardarmi le punte delle scarpe.

Incredibile come la nostra relazione fosse cambiata da così a così, ma forse ci eravamo piaciuti fin dall’inizio, senza esserne consapevoli.

Frank si fermò e mi fissò.

Poi si alzò in punta di piedi, come aveva fatto poco prima, e mi baciò di nuovo, nelle nostre bocche si mischiarono tutti i sapori delle caramelle appena mangiate ed era buonissimo.

Mi staccai e sorrisi, poi leccai il suo labbro inferiore e risi.

“Uhm buono...”

Lui mi riportò a sé e continuammo a fermarci a metà strada per baciarci ogni due minuti, smettemmo di farlo solo quando arrivammo in albergo. Le caramelle erano finite.

Grazie in anticipo a chi leggerà, spero che vi piaccia, anche se io non ne sono molto soddisfatta, poteva venire meglio.

Il fatto è che quando scrivo è come se fossi in trance e mi immedesimo nei personaggi e nella scena, per cui a volte non scrivo esattamente quello che penso, perché sto già pensando a cosa succederà dopo e a un sacco di altri particolari.

Non so se avete capito, in ogni caso, Buona Lettura!

 

Julia

   
 
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