Candies
“Geraaaard
usciamooo!”
Lo
guardai, mentre stavo
steso sul letto, e sbuffai.
“Frank
dove vuoi andare?!”
“In
girooooo!” Urlò con
tutto il fiato che aveva in corpo, certe volte proprio non capisco
perché Frank
si comporta da bambino, solo un bambino potrebbe urlare in questo modo
solo
perché ha voglia di uscire.
“Frank,”
Mi sedetti sul
bordo del letto, dopo aver appoggiato il libro che stavo leggendo sulle
ginocchia, e continuai la frase in modo molto professionale.
“Siamo
in un’enorme camera
da letto, a New York, abbiamo tutto: televisione, playstation, un letto
morbido, la vasca idromassaggio, il servizio in camera e un sacco di
altre
comodità, che diamine vuoi di più?”
“Voglio
uscireeeee.”
“Ma
dai! Poi non vedi che
sono impegnato, sto leggendo e ascoltando la musica, non posso
interrompermi!”
Si
avvicinò con fare losco
e sbirciò la copertina del libro, poi alzò gli
occhi e fisso i miei.
“Cioè
tu non puoi uscire
con me perché stai rileggendo per la decimillesima volta
Intervista Col Vampiro
e ascoltando...” Prese in mano il mio iPod acceso
“I Beatles.”
“Esatto
e poi devi sapere
che ogni volta che lo rileggo trovo qualcosa che non avevo notato,
oppure
analizzo in modo più approfondito un pezzo di libro o uno
specifico rapporto
fra i personaggi.”
L’espressione
di Frank
pareva quella di una persona sull’orlo di una crisi di nervi.
“Ma
vaffanculo.” Detto
questo si avviò verso la porta del bagno con fare da
primadonna e la chiuse
dietro di sé pesantemente.
Va
bene, forse avevo
esagerato, in fondo uscire non era una cattiva idea, ma non avevo
voglia di
dargliela vinta.
Bussai
alla porta del
bagno.
“Fraaank,
Frankie,
Frankuccio!” Lo chiamai scherzosamente.
“Non
ti voglio ma più
parlare.”
“Daiiii
non dicevo sul
serio, se vuoi usciamo, andiamo dove vuoi.” Naturalmente non
dicevo sul serio,
era solo una scusa per farlo uscire dal bagno.
La
porta si aprì e sulla
soglia apparve Frank con un sorriso che si allargava su tutto il volto,
il suo
solito sorriso che riusciva a costringere tutti a fare quello che
voleva lui,
io ne sapevo qualcosa.
“Davvero??”
Chiese con
espressione supplichevole.
“Si,
davvero.” Ormai mi ero
arreso, avremmo fatto quello che voleva lui.
Mi
buttò le braccia al
collo e mi baciò sulla guancia, io abbassai lo sguardo per
nascondere le
guancie che mi erano andate a fuoco.
“Che
fai lì impalato?
Vestiti no?! E metti due felpe, la sciarpa e i guanti!”
“Ma
cosa sono? Una nonnina
con l’artrosi?” Scherzai io.
“No,
ma sei sempre così
freddo, non vorrei che uscendo avessi ancora più
freddo.”
Mi
arresi alla stupidità della
sua affermazione e mi limitai ad annuire.
Mi
avviai verso la porta,
dove Frank mi mise a posto la sciarpa, che avevo attorcigliato intorno
al collo
alla ben e meglio.
Aprii
la porta e gli feci
segno di uscire prima di me.
“Prego,
prima le signore.”
Sussurrai con un sorriso sulle labbra.
“Grazie
caro, forza! Vai a
chiamare l’ascensore.” Mi ordinò.
Quando
faceva così sembrava
Uscimmo
dall’albergo e ci
tuffammo nell’aria invernale di New York.
Frank
aveva gli occhi
luccicanti e si guardava in giro come se non avesse mai visto tante
luci tutte
insieme, sembrava un bambino in un negozio di caramelle.
A
proposito di negozio di
caramelle...
“Hey
Frank, mi è venuta un
idea, andiamo di qua!”
Lo
presi per un braccio e
lo trascinai in una via laterale, al mio tocco sembrò quasi
svegliarsi
improvvisamente da un lungo sonno.
“Eh?
Cosa? Dove? Perché?”
“Non
fare così tante
domande in una volta, potrebbe andarti in tilt il cervello!”
Lui
mi guardò con aria di
superiorità e accennò una risata.
“Ah
ah che simpatico Mr Way
oggi, ah ah ah, non ho mai riso così tanto in tutta la mia
vita.”
Fece
la faccia imbronciata
e mi guardò negli occhi.
“E
non fare quella faccia!”
Eravamo
quasi arrivati nel
posto dove volevo portarlo.
“Ok
adesso fermati.”
“Cosa
c’è?” Chiese lui.
Io
sorrisi all’idea di ciò
che avrebbe fatto dopo aver scoperto dove lo stavo portando.
Lui
notò il mio sorriso
ammiccante e si preoccupò.
“Oh
no, no, siamo in una
strada sperduta e per di più siamo soli, non mi dire
che...tu mi vuoi
violentare!!”
“No!
Ma sei pazzo?!”
Ribattei io. “Poi secondo te io sceglierei un essere insulso
e basso come te da
violentare?”
“Mi
hai chiamato insulso e
mi hai detto che sono bassoooo!” Fece finta di piangere.
“Frank,
tu SEI basso.”
“Si
ma non sono insulso.”
“Senti,
cerchiamo di non
ricominciare con le nostre simpatiche ma stancanti litigate, adesso ti
calmi e
ti faccio un sorpresa.”
“Ooooh
Si!!”
Si
calmò a mi guardò
sorridendo, aspettando che facessi qualcosa.
Velocemente
gli coprii gli
occhi con le mani e camminai dietro di lui cercando di non inciampare a
causa
del suo passo trotterellante,e lo guidai fino all’angolo
della via.
“Pronto?”
Chiesi.
“
Si, si, si!” Disse Frank
entusiasta.
Tolsi
le mie mani da
davanti ai suoi occhi e appoggiai la testa sulla sua spalla.
“Allora?”
“Oddio,
ma...ma è un enorme
negozio di caramelle!”
“Si,
è proprio questo.”
Dissi fissando la vetrina illuminata e l’insegna del negozio,
la vetrina era piena
di grossi barattoli di plastica trasparente contenenti i più
diversi e strani
tipi di caramelle e l’insegna era molto grossa, tutta rosa,
con il bordo
intorno nero, come un’enorme liquirizia con dentro quel
materiale gommoso non
ben identificato.
“E
guarda come si chiama!”
Disse indicando la scritta.
“Sweet
Sweet Way...”
Aggiunse con un sospiro.
Era
proprio quello il nome
che luccicava in rosa e nero sull’insegna del negozio.
“Eh
si, perché Mr Way è
molto, molto sweet!” Disse dolcemente.
Poi
girò lentamente il suo
volto verso il mio e i nostri nasi si toccarono e i nostri occhi si
incontrarono, i suoi sembravano quasi luccicare, ma forse era il
riflesso della
luce emanata dalla vetrina.
“Siamo...”
Sospirò lui.
“Troppo...”
Prese fiato.
“Vicini...”
Concluse.
Poi,
non so come, ma forse
so perché, le nostre labbra si incontrarono per pochi
secondi e poi si
staccarono di nuovo.
“Che
fai?” Chiesi, un po’
confuso.
Frank
si limitò a baciarmi
di nuovo e poi si staccò subito.
“Non
lo so, ma mi piace.”
Spostò
il mio viso dalla
sua spalla e si posizionò davanti a me, in punta di piedi.
Questa
volta il bacio fu
più lungo e più profondo e ci impiegammo
parecchio a staccarci.
“Entriamo.”
Disse lui.
Dopo
aver effettuato una
sostanziosa spesa in quel negozio di caramelle, con Frank che
continuava a
riempire un sacchetto enorme con i più svariati tipi di
caramelle e ripeteva:”
Queste si, queste pure e queste...anche! E poi queste e queste e
queste.”
Insomma,
inutile dirlo, ma
quando arrivammo alla cassa il sacchetto traboccava di caramelle e la
felicità
di Frank era alle stelle, e insieme alla sua, la mia.
Non
so cosa fosse quello
che era successo prima, avrei chiesto spiegazioni a Frank, ma di sicuro
non mi
era dispiaciuto.
Usciti
dal negozio guardai
Frank ingurgitare caramelle e presi l’iniziativa.
“Senti
Frank, cos’è successo
prima?”
“Uhm...Ti
ho baciato! Anzi
no, ci siamo baciati! Perché tu non hai opposto
resistenza.”
“Si
va bene, ma
perché?”Domandai mentre lui mi infilava una
caramella azzurra in bocca.
“Suppongo
perché tu mi
piaci e non penso di essere del tutto etero.”
“Oh
beh, anche io penso di
non essere del tutto etero, anzi penso di non esserlo per
nulla.”
“Come
mai?” La sua voce era
soffocata da almeno tre caramelle di tre colori diversi che si era
messo in
bocca poco prima.
“Beh
perché anche tu mi
piaci!” Arrossii violentemente e mi ritrovai a guardarmi le
punte delle scarpe.
Incredibile
come la nostra
relazione fosse cambiata da così a così, ma forse
ci eravamo piaciuti fin
dall’inizio, senza esserne consapevoli.
Frank
si fermò e mi fissò.
Poi
si alzò in punta di piedi,
come aveva fatto poco prima, e mi baciò di nuovo, nelle
nostre bocche si
mischiarono tutti i sapori delle caramelle appena mangiate ed era
buonissimo.
Mi
staccai e sorrisi, poi
leccai il suo labbro inferiore e risi.
“Uhm
buono...”
Lui
mi riportò a sé e
continuammo a fermarci a metà strada per baciarci ogni due
minuti, smettemmo di
farlo solo quando arrivammo in albergo. Le caramelle erano finite.
Grazie in
anticipo a chi leggerà, spero che vi piaccia, anche se io
non ne sono molto
soddisfatta, poteva venire meglio.
Il fatto
è che
quando scrivo è come se fossi in trance e mi immedesimo nei
personaggi e nella
scena, per cui a volte non scrivo esattamente quello che penso,
perché sto già
pensando a cosa succederà dopo e a un sacco di altri
particolari.
Non so se
avete capito, in ogni caso, Buona Lettura!
Julia