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Autore: SorridiRagazzaSeiBella_    27/06/2013    2 recensioni
"Ci furono due minuti di silenzio imbarazzante dove i nostri occhi si incrociarono. Quegli occhi. Non so spiegare le emozioni che mi provocano quegli occhi sconosciuti."
Genere: Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1 Mancano solo poche risposte da dare su questo dannato foglio, ma il continuo picchiettare di penne di alunni non preparati a questo esame non mi permette di concentrarmi al meglio, mi ritrovo a guardare fuori dalla finestra per ritrovare la concentrazione ma mi distraggo ancora una volta a fissare tante goccioline che fanno a gara scendendo veloci sul vetro. È il penultimo esame da dare prima della fine del corso di medicina, mi sono trasferita qui a Long Island apposta per seguirlo essendo la scuola migliore. Ho sempre adorato il picchiettio della pioggia e quando abitavo con mia madre a New York era impossibile sentirlo a causa di tutto quel traffico. “Allyson Davies..” mi appellò il professore per consegnare il mio esame ormai terminato, ma la voce preoccupata della preside lo interruppe, rimbombando in tutta la scuola: “A tutti i professori, siete pregati di accompagnare gli studenti al di fuori dell’edificio e attendere nuove indicazioni”. Fuori dall’istituto una decina di uomini in divisa e uomini vestiti di bianco occupavano il giardino della scuola, nessuno aveva idea di cosa fosse successo, persino i professori si guardavano con aria interrogativa. I professori vengono richiamati in un aula dalla preside. Dopo una ventina di minuti si diressero verso gli alunni della loro classe. “Se avete impegni pomeridiani fareste bene a disdirli, ragazzi.” disse il professor Green. “Cos’è tutta questa agitazione? Ci volete spiegare cosa succede, manco fosse morto qualcuno?!” intervenne Brittany, la classica cheerleader americana. “Signorina Ocean non le conviene fare tutto questo umorismo. Dato che se siamo qui fuori è proprio per questo motivo. Una studentessa è stata ritrovata morta nei bagni della scuola e dato che al colpevole non è ancora stato attribuito un volto, siamo tutti dei possibili indiziati e dovremo attendere il nostro turno per essere interrogati”. Più tardi a casa di Nate: “Però, povera Jessica non si meritava di essere smembrata così brutalmente!” “Di questi tempi non si è nemmeno più sicuri in una scuola. Forse è meglio che ti fermi qui a dormire, è già buio e non voglio che tu vada in giro da sola.” disse Nate, era sempre stato protettivo nei miei confronti, quasi come un fratello. Ci conosciamo da ormai quattro anni e da quando mi chiese un accendino durante una sera d’estate entrò a far parte della mia vita. “Mi piacerebbe Nate ma mio padre mi aspetta per cena, ci vediamo domani a scuola.” mi stampa un bacio sulla guancia e mi raccomanda di fare attenzione. Sono le 19.30 ho ancora un po’ di tempo prima della cena con mio padre,quindi decido di fermarmi sulla spiaggia. Mi piace passeggiare sulla sabbia e ascoltare il rumore delle onde che si infrangono sulla scogliera. Mentre passeggio in riva al mare noto un’ombra, in un primo momento non mi insospettisco ma poi mi accorgo che si avvicina sempre di più a me. Barcolla. Tiene in mano una bottiglia semi vuota di Wishky. Inizia a farfugliare qualcosa di incomprensibile. Ho paura. Istintivamente inizio a correre, questo lo istigò ancora di più ad avvicinarsi a me. Sento una mano che afferra i miei lunghi capelli color mogano e tira verso di lui. E notevolmente più forte di me, cerca di girarmi verso di lui, di toccarmi e di baciarmi contro la mia volontà. I bottoni della mia camicia si rompono a causa della forza che mette quest’uomo nel cercare di togliermi i vestiti. Dopo avermi tolto la camicia si avventa sui miei jeans e rimango impietrita dalla facilità con cui li strappa. Mi tira un pugno in piena faccia, cercando di farmi perdere i sensi e ci riesce. Quando mi risveglio faccio fatica a realizzare dove mi trovo e mi imbatto in due occhi color oceano. Inizio a dimenarmi e cado sulla sabbia. “Chi sei? che vuoi da me?” dissi con un fil di voce. “Non aver paura, l’ho mandato via, non ti farà più del male. Comunque piacere, io sono Will” disse il ragazzo porgendomi la mano. Fui titubante nell’accettare la sua mano, ma era il minimo che potessi fare dopo che mi salvo, quindi gliela strinsi. “Allyson, piacere” guardai la mia mano mentre la ritraevo e mi accorsi di essere in intimo. Arrossii. Lui senza dire nulla, mi porse la sua giacca e io accettai imbarazzata, sussurrando un timido “grazie”. Ci furono due minuti di silenzio imbarazzante dove i nostri occhi si incrociarono. Quegli occhi. Non so spiegare le emozioni che mi provocano quegli occhi sconosciuti.
  
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