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Autore: NightWatcher96    27/06/2013    1 recensioni
Michelangelo non può parlare e questo lo deprime a tal punto di richiudersi in se stesso... ma cosa accadrà se lui e gli altri vanno sul Battle Nexus?
Genere: Azione, Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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-Andiamo, fratello! Non mi dirai che sei stanco!- ironizzò Michelangelo, mentre si allenava nel dojo assieme a Raphael, con i suoi Sai nei pugni e la fronte imperlata di sudore.

Nei suoi occhi miele, umidi di sudore, si poteva leggere una gigantesca voglia matta di un po' di silenzio per continuare l'allenamento sulle arti marziali, senza avere la mente continuamente torturata da frasi provocatorie e senza senso. Raphael avrebbe dato qualsiasi cosa pur di poter definitivamente zittire il suo fratellino pestifero, che dava continuamente fiato alla bocca, senza mai stopparsi per la quiete.

-Chiudi... il... becco!- ansimò il rosso, a carponi sul largo tatami arancione del dojo circolare, tutto ramato, interrotto da pilastri ramati, porte esagonali e gradini.

-Cosa ti succede? Non riesci a mantenere la concentrazione?- ribatté l'altro, ghignando, mentre si pulì il pugno destro con il fiato, sul pettorale giallo destro, osservando il fratello in ginocchio con i suoi occhi blu.

Raphael strinse le palpebre digrignando i denti bianco latte e lanciò un'ultima occhiata furente al minore, che rise, girandosi di guscio, accennandosi a ritornare a leggere i suoi amati fumetti di Silver Sentry. Una luce fugace brillò negli occhi al rosso, che trasformò la linea dritta delle sue labbra verde smeraldo in un sorriso furbo, che la diceva lunga; si rimise in fretta in piedi e si scrocchiò rumorosamente le orecchie, spiccando una corsa velocissima, portando all'indietro le braccia, per darsi maggiore elevazione quando spiccò un agile balzo, caricato con la gamba destra, atterrando sul guscio verde salvia di Michelangelo, che spalancò gli occhi per la disattenzione, finendo in terra, rumorosamente.

-No! Raphie! Ti prego!- urlò l'arancione, battendo il palmo della mano in terra, cercando di liberare da quegli ottanta chili che gli schiacciavano la corazza e il leggero addome: -Ok, hai vinto! Hai vinto!- proseguì, mentre la sua voce raggiunse quella di un tenore, gridando così forte, da udirne una sforacchiatura in essa.

Raphael ghigno e gli mollò un potente pugno sullo zigomo destro, poggiando il piede destro sul guscio del perdente, la cui gola bruciava insistentemente, come aghi che pungevano nell'esofago; e si mise a braccia conserte, fino a quando giunsero Leonardo, Donatello e Splinter.

-Che sta succedendo, qui?- chiese un leader alquanto preoccupato, squadrando i suoi fratelli.

-Niente, Mikey ed io ci stavamo allenando!- ghignò l'altro come tutta risposta, per poi esibirsi in una nuova posa.

La gamba destra sempre sul guscio del giovane, il busto inclinato in avanti, con il viso molto vicino alla sua testa, una mano penzolante sulla coscia destra e l'altra sul fianco: -E allora? Chi è che ha vinto?- gli chiese con una punta d’ironia e superiorità nella voce bassa e tagliente.

L'arancione sbuffò e girò il capo per poter almeno osservare con la coda dell'occhio Raphael che attendeva la sua risposta: aprì la bocca, ma la sua voce fu molto bassa, roca e tremolante. La richiuse e deglutì un groppo di saliva che sembrò il fuoco bruciare la pelle della gola: ci riprovò una seconda volta, ma le sue corde vocali di rifiutarono di ripetere ciò che la sua mente stava pensando.

-L'allenamento è concluso, per oggi, figli miei- tagliò corto il maestro Splinter, con le mani appoggiate sul suo inseparabile bastone da passeggio ligneo, rimasto a guardare in silenzio la scena.

Raphael rotolò gli occhi al soffitto alto, mettendo il broncio e sbuffò: poi rimosse il suo piede dal guscio del fratellino, che si rialzò immediatamente, strofinandosi la gola con la mano destra; accennò a dirigersi dalla cucina, quando si ritrovò dinanzi Donatello e Leonardo.

-Problemi, fratello?- chiese il viola con i suoi occhi nocciola indagatori, le cui iridi correvano per i bulbi bianchi alla ricerca di sintomi di dolore.

-Sto... bene...- si sforzò l'arancione, la cui voce fu bassa e quasi impercettibile, finché un colpo di tosse gli infiammò la gola, impedendogli di parlare.

Raphael, che tentava di fare il diffidente, fissò con occhi preoccupati il minore che tentava di soffocare il malanno, stringendosi con entrambe le mani verde acqua la gola, mentre strizzava gli occhi e ansimava duro.

-Che gli sta succedendo?- chiese Leonardo, che si accigliò molto notando il pallore del fratellino, cullato nelle braccia verde oliva del terzo Hamato.

-Non lo so... Mikey, che cosa senti esattamente?- rispose l'altro, per poi rivolgere la domanda al giovane quindicenne, che si calmò un po' e tentò di rielaborare la domanda nella mente confusa.

Aprì la bocca, il cui labbro inferiore tremava in seguito agli scossoni subiti al petto e pronunciò qualcosa, che non udì: ciò preoccupò molto i quattro mutanti che lo fissarono con sguardi preoccupati. Mikey ritentò più volte, ma la sua voce era muta, non poteva parlare! 

-Perché non rispondi?- chiese Raphael, cercando di trovare la luce vivace che spicca nel blu degli occhi del minore, che tentava di sfuggire al suo sguardo.

-Perché non può. Voglio controllare se la mia idea è corretta- rispose "Dottor Donnie", con serietà e poggiò le mani sulle spalle di Michelangelo, il quale era molto triste.

Tutta la famiglia Hamato si diresse nel laboratorio di Donatello: pareti ramate, pavimento verde acqua chiaro, un tavolo ligneo incasinato da fogli con calcoli geometrici, pinze, cassette di metallo di attrezzi da manutenzione, uno sgabello di legno scuro che fungeva da sedia e, ovviamente, una serie di schermi di pc, disposti in una fila orizzontale su un tavolo di formica bianca, tastiere, mouse, cuffie, CD, lettori e molta altra tecnologia!

-Michelangelo, siediti qui e aspetta un secondo- suggerì il genio, indicando lo sgabello di legno che ospitò il guscio del giovane Hamato, che seguiva con lo sguardo umido di dolore le mosse rapide di suo fratello, mentre si dirigeva da uno scaffale e l'altro, afferrando attrezzi e lenti d'ingrandimento varie.

Non era solo un ingegnere: Don era anche il "medico" della famiglia Hamato, con una cotta segreta per April O'Neil.

Ritornò con una veloce corsetta e poggiò gli utensili con cura su un panno bianco, per evitare di esporli alla polvere che capeggiava sul tavolo. S'infilò un paio di occhiali molto grandi, che ingrandirono dal punto di vista dell'interlocutore, le sue iridi e chiese gentilmente all'arancione di aprire la bocca, più che poteva.
Mikey fece come ordinatogli e in breve, sotto gli sguardi confusi degli altri familiari, il giovane genio sedicenne, afferrò una piccola pila di metallo e l'accese, rischiarando la gola buia del minore.

-Uhm...- fece lui sottovoce, mentre continuava a roteare fra le dita la luce, alla ricerca di qualcosa di sbagliato: -Beh, la gola è completamente rossa ed è strano perché fino a un'oretta fa, stavi benissimo, Mikey-.

Quell'ultima frase provocò un senso di colpa in Raphael, che spalancò al massimo le palpebre, furioso con sé stesso: "Vuoi vedere che... è quando ha gridato a squarciagola e ho sentito quel rantolo strano...?", si chiede perplesso.

-Ti brucia molto, vero?- chiese nuovamente Donatello, palpandogli la gola con le sue dita calde, mentre il giovane paziente annuii, allontanando di poco il capo: -Mikey... Quello che sto per dirti non ti piacerà... però, temo che resterai senza voce per circa due settimane. Le tue corde vocali sono talmente irritate, che anche mangiare sarà complicato-.

Inutile dire che l'espressione curiosa di Michelangelo si trasformò in una tristezza da baratro depressivo che gli velò gli occhi di lacrime, che non riuscirono a varcare le sue palpebre. Il giovane annuii e chinò la testa, come sconfitto: si alzò e si diresse nella sua camera, il più depresso possibile, tant'è che Raph sospirò e si lisciò con fare nervoso le braccia conserte con i pollici.

-C'è qualcosa che dovreste sapere...- ammise con un sospiro nervoso e colpevole: -Prima avete sentito quell'urlo?-.

Leonardo rispose per Don e Splinter, accigliati: -Sì e allora?- incitò con gli occhi ramati ridotti a due fessure.

-Beh... L'ho torturato un pochino e l'ho fatto gridare più del dovuto...- proseguì l'altro, fissando gli occhi addolorati e castani del maestro Splinter, il cui orecchio destro si mosse rapidamente.

-Certo e gridando in quel modo, alcune delle sue corde vocale si sono lesionate. Non sono certo che una cura a base di silenzio sia la soluzione, però... vedremo- concluse Donatello, riponendo gli utensili medici in una cassettina di plastica trasparente, riponendola in una cassettiera di metallo, al quintultimo cassetto destro.

-E' così grave?- domandò Leonardo, inclinando di poco il capo, avvertendo la rabbia costruirsi nel suo corpo da fiero leader sedicenne, le cui gambe sorreggevano il peso di un cuore gonfio di dolore.

Donatello annuì e sospirò, per poi digitare alcuni parametri nel suo piccolo notebook metallico, su un solitario sgabellino nero, alquanto alto: -Sì, purtroppo. Però, vorrei non gli dicessimo nulla... Sapete quant'è emotivo, no?-.

Leo, Raph e Splinter annuirono e voltarono il capo verso la porta esagonale socchiusa, che aveva lasciato scivolare via il giovane Michelangelo...

  
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