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Autore: miticaelvis    27/06/2013    0 recensioni
[canti orfici]
Ispirato ai viaggi dei "Canti Orfici" di Dino Campana
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il viaggio di ieri è stato fantastico, mi sono immerso nei luoghi più oscuri dell’ America latina, mi sembra di aver percorso milioni di chilometri e di aver toccato le stelle. I palazzi mi sembravano tutti addormentati.
Mi sembra di aver potuto accarezzare davvero il mare,  di aver visto una viola tremare e suonare allo stesso tempo. Non sono ancora sicuro se fosse un fiore o qualcos’altro, so solo che devo ritornare di nuovo a contatto con me stesso, devo sentirmi un uomo nuovo, ancora una volta.
Passo per la piazza sbilanciata, attraverso i palazzi rossi, apro una porta, entro.
Mi gira la testa, ma ormai sono abituato al fatto che ogni volta che vengo da lei è perché ho bisogno di forza per ritornare normale. Ho bisogno della mia dose e lei sola può darmela.
Non so in realtà quale sia il suo vero nome, si fa chiamare la matrona, all’inizio riuscivo ad intrvedere qualcosa di sensuale nel suo profilo marcato, nei capelli scuri e nei seni sodi e dritti. Ora però, so che può soddisfarmi solo dandomi la mia polvere bianca. Questa è l’unica cosa che mi aiuta a viaggiare.
Ogni volta che entro nella sua topaia non riesco a trattenere il vomito, un odore di incenso da quattro soldi profuma la stanza e tutto sembra essere ricoperto da uno strano fumo viola. Non entrerei mai in un posto simile se non ci fosse la bella matrona con la mia droga già pronta per essere sniffata.
Di solito i viaggi migliori li faccio steso sul suo letto, mentre lei mi bacia io penso all’ultima mostra di quadri che ho visto, oppure a luoghi esotici.
Prima o poi porterò al mare la mia bella matrona.
Ecco, sono dentro, lei fa finta di salutarmi con distacco, so benissimo che se non fossi uno schifoso tossico mi amerebbe. Mi da la mia dose. Me la faccio subito, la metto su un tavolino di vetro e la sniffo. È la roba migliore quella della matrona.
Eccomi, finalmente rivedo il mare, mi sembra di stare su una barca instabile, sono agitato. È  questo l’ultimo viaggio. Non si torna indietro. Il mare nella mia testa è l’ultimo che vedrò, fra poco ci sarà l’ultimo schianto.
 
  
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