Storie originali > Commedia
Ricorda la storia  |       
Autore: lumieredujour    28/06/2013    4 recensioni
Sei OS che scrivo per descrivere quelle che secondo me sono i momenti più imbarazzanti che quasi ogni ragazza ha il "piacere" di passare quando s’innamora. Sarà un crescendo di situazioni che mi fanno battere i denti al solo pensiero. Se siete ragazze, leggete e ditemi se non siete d’accordo anche voi.
Se siete ragazzi, vedete e ammirateci per il nostro coraggio.
Se siete genitori (e soprattutto padri), beh, vedete quanto è difficile per noi avere a che fare con certe cose. Fidatevi, esperienza personale.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quando ci si fidanza, soprattutto i primi tempi, si cerca di non dirlo a tutti per non tirarsi i piedi da soli. Figurarsi dirlo ai proprio genitori! Ma arriva sempre il momento in cui bisogna spiegare perché si vuole uscire ad ogni costo, perché ci si sta mettendo in ghingeri per una “semplice pizza con le amichE” (da sottolineare la E, che indica l’assenza di presente maschili nella compagnia) e, saranno le Parche* che spingono il nostro destino in una situazione poco piacevole, sarà la sfiga che ci perseguita da sempre, ma arriverà la fatidica domanda (se fatta dal padre, la situazione diventa incredibilmente imbarazzante): e lui chi sarebbe?!

1. E lui chi sarebbe?!



- Mamma esco!- disse Francesca, guardandosi allo specchio per l’ultima volta.
Sì, dopo varie ore di preparazione (leggi torture), di trucco, parrucco, ceretta e yoga, si vedeva abbastanza carina per poter uscire.
-Fre vieni subito qui-  le gridò la madre in modo indiscutibile
Sbuffando la ragazza si addentrò in salotto con una missione ben precisa: rimanerci il minor tempo possibile.
Sua madre, appena entrò, la squadrò da capo a piedi e perfino il padre alzò gli occhi dal giornale e sparò inconsciamente le sopracciglia verso l’alto.
-Con chi esci?- disse la madre, forse un po’ stanca di questa solita manfrina, ma Francesca sapeva che non era LEI a voler sapere ogni minimo pelo.
-Con le solite. Saremo io, Giorgia, Maria e Tiziana.- sparò nomi a caso, saltellando in modo impaziente
-Mh- e con quel suono, capì che la prima balla era andata a segno
-E quando ti dobbiamo venire a prendere? E dove?- disse il padre, analizzando ogni movimento conscio (e inconscio) della ragazza.
-Mi venite a predere alle 11.30, dietro la Piazzetta.- stava per aggiungere “come ogni stramaledetta sera”, ma si fermò in tempo.
-Mh- questa volta lo dissero entrambi e prima che potessero chiedere qualsiasi altra cosa, li baciò entrambi in fronte e volò via.
*
-Aspetta ripetimelo: hai detto ai tuoi che stavi uscendo con le tue amiche?- chiese ancora Ettore, cercando ti trattenere una risata.
-Sì, razza d’imbecille!- quando iniziò a ridere, Francesca stava seriamente pensando all’omicidio – tu sei maschio, non puoi capire! Sono rare le persone che riescono a parlare della propria situazione sentimentale con i propri genitori. In più, se mio padre sapesse che ho un fidanzato, molto probabilmente rischieresti di diventare la nuova voce bianca della città- ed mimò con le mani delle forbici.
Il solo pensiero fece inorridire il ragazzo.
-Ma è impossibile che ci credano! Insomma, sei così bella, che penseranno siano due le possibilità: o sei lesbica- e contò questa possibilità sull’indice, alzando un po’ il sopracciglio per farle capire quanto fosse assurda come cosa – o stai mentendo- questa la contò sull’anulare, sorridendo affabile.
-Non mi interessa cosa sospettano, non hanno le prove. Ma non parliamone più e godiamoci la serata-

*
Ore: 11.15
Francesca ed Ettore uscirono dal pub, si fumarono una sigaretta e si avviarono alla piazzetta, dove Francesca sarebbe stata prelevata (sì prelevata, come se fosse un pacco) e portata a casa. Ettore aveva circondato le spalle della ragazza con un braccio, mentre lei gli teneva affettuosamente il fianco. Si stavano sorridendo l’uno l’altra, quando la catastrofe accadde.
Una macchina sbucò dalla strada e illuminò i due, quasi fossero due ricercati che finivano sotto il riflettore della polizia nel più scadente dei film polizieschi. E per un attimo Francesca pensò seriamente di fuggire e andarsene in latitanza perché al posto di guida c’era una persona che assomigliava a suo padre, solo che aveva uno sguardo assassino, le narici dilatate (da cui poteva quasi vedere il fumo uscirne) e il volante stretto in maniera ossessiva.
-Beh, allora ciao- disse Francesca staccandosi immediatamente dal ragazzo, senza degnarlo del “saluto” che entrambi volevano darsi.
Il ragazzo annuì e i suoi occhi la salutarono nella maniera più affettuosa, ma le sue gambe furono abbastanza veloci da portarlo in salvo.
Francesca accese un metaforico cero a tutti gli dei di tutte le religioni mai esistite sulla terra ed entrò in macchina. Sbirciò in modo cauto il padre e per un attimo ebbe paura che si sarebbe trasformato sotto i suoi occhi in un possente drago, pronto ad incenerire la città stessa per proteggere la “virtù” della propria figlia.
-Francesca.- il suo nome non l’aveva mai spaventata così tanto. – non dovevi uscire con le amiche?-
Ogni parola aveva la propria pausa, perché il padre stava cercando di controllarsi.
-Sì infatti lui è il fidanzato di…- sentiva il rumore delle proprie unghie che stridevano sugli specchi su cui si stava arrampicando e aveva l’impressione di non essere l’unica a sentirlo.
-Francesca- altro tono gelido, altro brivido sulla schiena della ragazza – e quello chi sarebbe?-
“Quello”, sapeva la ragazza, stava per “quella sottospecie di animale che aveva poggiato le sue zampacce a te” o “quell’incauto coglione depravato che rischia di essere messo sotto dalla mia auto la prossima volta che lo incrocio” e lei non sapeva come uscirne. Doveva rischiare, doveva dire la verità.
-Papà, lui era Ettore, il mio ragazzo- abbassò lo sguardo sulle sue mani intrecciate e sentì suo padre imprecare a denti stretti mentre, ne era sicura, la stava riportando a casa per non farle più mettere piede fuori casa.
L’unica cosa che riusciva a pensare la ragazza era un semplice, quanto efficace
“Porca troia”
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Commedia / Vai alla pagina dell'autore: lumieredujour