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Autore: LyssNokomys    28/06/2013    7 recensioni
KakaSaku a tutto spiano, se non vi piace, non aprite.
Tratto dal testo:
«Ma come auguri?! Prima te ne dimentichi, e poi mi dici auguri?!» esclamò la rosa. A lui scappò una risatina: «Non l’avevo dimenticato, Sakura. Avevo perso la cognizione del tempo.. la perdo sempre quando sono con te.»
Lei scoppiò a ridere senza trattenersi: «Avevi dimenticato che giorno fosse?! ..Ma tu sei senza speranza!» rise, e la sua risata contagiò anche Kakashi.
«E’ per questo che mi ami, no?» le chiese con un sorrisino. Lei si gettò sul letto, con i capelli ancora umidi: «Oh, certo..» lo tirò per la maglietta fino ad avvicinarselo.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Sakura Haruno
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Premessa: I personaggi della storia non mi appartengono, ma sono esclusivamente di quel genio di Kishimoto ^-^
Pooi.. Sakura in questa shot è assolutamente maggiorenne ed adulta. Vi lascio alla lettura, ci rivediamo a fine pagina ! Bye!

Pioggia di fiori di ciliegio.

Sakura l’adorava. Adorava vedere quei piccoli fiori rosa e bianchi che volteggiavano nell’aria, nella primavera di Konoha. Amava stare su quel ponte dove ci passava la maggior parte della giornata (più che altro quando doveva aspettare il resto del suo team, quando ritardavano, e cioè praticamente sempre).
Erano stati tempi abbastanza duri, quelli appena trascorsi. Nulla sembrava andare mai per il verso giusto: come se l’Universo fosse contro di lei.. contro Konoha, a volte.
Ma si stavano rialzando, aspettavano solo il momento giusto per tornare a splendere come un tempo.
I suoi genitori due anni prima divorziarono, dopo settimane -mesi- di continui litigi. Dopo due giorni dal divorzio scoprirono che suo padre aveva una relazione ‘clandestina’.. con un uomo. Sakura si sentì devastata: i litigi dei suoi, Sasuke che non faceva altro che rifiutarla. A proposito di Sasuke.. da quando era tornato a Konoha dopo tutta quella storia, Sakura doveva ammettere di non provare più quella bruciante passione che sentiva prima ogni volta che lo guardava. Doveva ammettere di sentirsi relativamente libera, sotto quel punto di vista. Sentiva che per tutto quel tempo era stata innamorata di un fantasma, qualcosa che inseguiva disperatamente, aggrappandosi al passato per non lasciarlo andare.. e dover affrontare il presente.
Si era avvicinata di molto a Naruto, insomma.. avevano dovuto raccogliere i cocci insieme. Il team 7 si era unito più di quanto fosse prima, e di conseguenza si era avvicinata anche a.. Kakashi Hakate.
Oh, andiamo. Doveva ammettere a se stessa che fosse un bell’uomo. Ma si vergognava persino di pensarlo: era il suo sensei, che diamine! Però.. ripensandoci..

Era una giornata di qualche settimana fa, faceva abbastanza caldo per essere primavera, ed avevano appena finito gli allenamenti. Kakashi li aveva fatti allenare con una tecnica che utilizzava l’acqua, infatti erano su un fiume. Per impararla correttamente erano stati costretti più volte a cadere nel fiume, infatti sembravano tutti e quattro dei pulcini bagnati. Lei, Sasuke e Naruto si erano seduti sul prato della radura per riprendere fiato. Di Kakashi, neanche l’ombra.
«Dovremmo andare a vedere dov’è il sensei.» considerò Naruto.
«Già» concordò l’altro. Ma ovviamente, pensò Sakura, nessuno di loro due si sarebbe scomodato alzandosi per cercarlo.
«Ho capito, ho capito.. vado io..» disse sconsolata.
Si alzò e andò verso il fiume per vedere se Kakashi era lì. C’era un albero, vicino al fiume, un albero di ciliegio. Si fermò un attimo ad osservarne i boccioli fioriti, senza accorgersi di chi c’era sotto. Il suo sensei era sotto l’albero, mentre si spogliava della maglia bagnata della divisa. Era di spalle e Sakura non poté fare a meno di osservare la schiena bianca e muscolosa, le spalle larghe e perfette. Come non poté fare a meno di immaginare di toccare quella schiena. Subito dopo scosse la testa, pensando che forse stava diventando pazza.
Kakashi si girò in quell’esatto istante, vedendola lì con quello sguardo imbambolato.
«Che guardi, Sakura?» le chiese, con un sorrisino a metà tra il divertito e il malizioso. Sakura diventò di un colore vagamente simile al peperoncino e cominciò a balbettare: «I-io? N-niente, s-s-sensei..» abbassò lo sguardo.
Ormai era una donna, pensò, non doveva imbarazzarsi anche solo nel vedere la schiena di un uomo. Era adulta, no?!
Considerò che, involontariamente, cercava di essere sempre impeccabile quando Kakashi era nei paraggi. Non era una cosa che faceva apposta, le veniva naturale. Lei voleva che Hakate la vedesse come la donna che era.
Certo, arrossendo come una scolaretta alle prime armi, non dimostrava questa grande maturità.. ma non poteva farne a meno.. aveva appena pensato a cose non proprio pure sul suo insegnante! Si accorse che probabilmente era da ricovero.
«Sicura..?» ancora quel sorrisino sulle labbra. Aveva il viso nascosto dalla sua inseparabile maschera, ma Sakura sapeva benissimo che stava sorridendo come un cretino, lo intuiva.
«Kakashi-sensei!» disse più sicura di prima «Non stavo guardando proprio niente!» le sue guance di solito candide, si colorarono di nuovo di rosso, ma stavolta non abbassò lo sguardo, guardando Kakashi dritto nell’unico occhio scoperto.
«Mi sembrava quasi che stessi guardando i miei muscoli..» la ragazza involontariamente (o forse non proprio) fece cadere gli occhi sugli addominali scolpiti dell’uomo. Scosse di nuovo la testa: era decisamente da ricovero.


Quando il flashback finì ritornò nuovamente sul ponte. Sorrise un po’ a quella scena: infondo aveva qualcosa di estremamente comico.
Tornò a casa. E in breve, tra compiti da svolgere per Tsunade, e altre faccende, si fece sera.
Stava per mettere la camicia da notte, quando qualcosa colpì la sua finestra. Andò lì vicino e l’apri, trovandosi davanti chi non avrebbe mai immaginato.
«Kakashi-sensei?» chiese sorpresa. Il ragazzo (infondo possiamo chiamarlo così, aveva appena trent’anni.. no?) si mise la mano dietro la nuca quasi imbarazzato.
«Ehm.. ciao, Sakura» era la prima volta che vedeva Kakashi imbarazzato, così le scappò un sorriso.
«Che ci fai qui?» chiese lei, appoggiandosi con i gomiti al davanzale. Era inutile negarlo: era affascinante, tanto. Il modo in cui la luce della luna danzava sui capelli color argento, e poi sembrava tuffarsi nell’iride di quell’unico occhio visibile… le piaceva, solo che non voleva ammetterlo.
«Beh.. passavo di qui, e volevo farti un saluto, tutto qui.» lei annuì, e stettero per un po’ in silenzio. Stava per invitarlo a salire, ormai viveva da sola e non c’era sua madre a scandalizzarsi ogni volta che un essere di sesso maschile entrava in casa sua. Voleva invitarlo, senza sembrare inopportuna o.. equivoca. Ma lui parlò prima che potesse dire niente: «Ehm, se vogliamo parlare potresti scendere? Sai, mi sta venendo la cervicale, così..» lei rise e poi scese.
Kakashi non era uno che azzardava richieste, più che altro era un lupo solitario. Sapeva che era terribilmente sbagliato, ma ogni volta che il suo sguardo incontrava quello scintillante di Sakura.. quella dolorosa sensazione al petto che lo accompagnava da tutta una vita, quella solitudine glaciale che cercava di non far trapelare nascondendola dietro un sorriso e dietro alle sue battutine squallide da idiota, veniva spazzata via. Sentiva solo un piacevolissimo tepore al cuore, quando le stava vicino.
Quando la vide uscire dalla porta di casa, si chiese perché non poteva andare lì e semplicemente.. baciarla. La realtà bussò prepotentemente al suo cervello come a chiedere: «Ehi, c’è qualcuno lì dentro?»
Le sorrise, osservando come fosse carina anche indossando una semplice tuta e una maglietta. Trovava che senza la divisa era perfetta, esattamente come quando era sul campo di battaglia, con la divisa, e aveva quell’espressione a metà tra il corrucciato e il concentrato. Lei era perfetta sempre, infondo.
Tre secondi dopo si ritrovò a pensare che sarebbe stata bene anche senza niente, ma si diede mentalmente del malato.
«Facciamo due passi?» gli chiese, un po’ timida. Ma Kakashi lo sapeva, sapeva che quella timidezza estrema era solo una facciata dell’impetuoso carattere di Sakura, perché dentro di lei era sepolta quella magnifica forza in stile ‘Tsunade Seconda’ che tanto la caratterizzava. Annuì sorridendo e cominciò a camminarle affianco.
«Sapevi che Tsunade ha detto che ho buone probabilità di diventare jonin il prossimo trimestre? Sono molto contenta.» disse lei sorridente, pensando già come doveva essere.
In più, non sarebbe stato più il suo insegnante.. lo pensarono entrambi, ma nessuno lo disse ad alta voce.
«Congratulazioni, Sakura. Sono molto contento per te.» Kakashi le strinse una spalla con la mano, consapevole di non poter andare oltre, di non poterla abbracciare.. perché se qualcuno avesse visto, avrebbe senz’altro frainteso.. anche se non c’era niente da fraintendere, perché lui voleva davvero andare oltre. Si diede ancora una volta del pervertito da solo. A quel semplice contatto, con quelle dita appoggiate leggermente sulla sua pelle, Sakura ebbe una scarica di brividi lungo la spina dorsale che quasi la destabilizzarono.
Continuando a camminare, arrivarono alla radura dove qualche giorno prima si allenavano, quella col fiume. Il ciliegio aveva lasciato cadere i suoi fiori ed adesso il prato sembrava un tappeto di petali, un mare di rosa e bianco.. ed era semplicemente bellissimo alla luce della luna.
«Io adoro i fiori di ciliegio, li trovo bellissimi.» sorrise lei, guardando l’albero. Invece, Kakashi guardava lei. Così bella, così innocente, così.. Sakura.
«Un po’ ci assomigli.» le disse, continuando a guardarla.
«A cosa? All’albero?» chiese stranita Sakura.
«Ma no! Ai fiori di ciliegio. Con la tua pelle bianca, i capelli rosa..» si fece prendere la mano, così le prese una ciocca di capelli rosata dal viso e gliela spostò dietro l’orecchio. Ma subito dopo si staccò, riprendendo coscienza di chi era, e tossicchiò per riprendersi dall’imbarazzo.
«Ehm.. sens.. Kakashi..» si corresse Sakura: non aveva intenzione di chiamarlo ‘sensei’, perché non erano in allenamento, o in missione, e non c’era nessun’altro oltre a loro due. Quella sera erano solo Kakashi e Sakura, solo un uomo e una donna, niente di più niente di meno.
Sakura stava per dirgli tutto, riguardo i suoi sentimenti, ma si accorse di non poter trovare le parole giuste, perché certe cose non sono certo facili da dire. Si mise difronte all’uomo, sicura di quello che stava per fare.
«Ti fidi di me?» gli chiese, ferma.
«Ehm sì.. sì che mi fido.» rispose lui incerto, chiedendosi quali fossero le intenzioni della rosa.
«Allora chiudi gli occhi.» lui fece come richiesto, un po’ perplesso. Kakashi sentì le dita lunghe e sottili di Sakura avvicinarsi al suo viso, per poi afferrare i lembi della maschera e abbassarla lentamente, quasi con la paura che lui la fermasse. Ma lui non l’avrebbe fermata.. normalmente, avrebbe tagliato la mano a chiunque si fosse avvicinato alla maschera ma, insomma, lei era Sakura, non so se mi spiego.
Le mani si allontanarono, ma sentì qualcos’altro che si avvicinava al suo viso. Presto sentì un respiro caldo farsi sempre più vicino. Teneva gli occhi chiusi per paura che fosse solo un’illusione.
Dopo due secondi, delle labbra morbide e vellutate si appoggiarono delicatamente sulle sue, bianche e fredde, in un casto bacio a stampo. Un semplice contatto di labbra, nulla di più. Ma la sensazione che si liberò nei cuori di entrambi non era di certo ignorabile..
Sakura si staccò lentamente dall’uomo. In realtà, non voleva lasciare andare quelle labbra, voleva assaporarne ancora il sapore, ma si sentiva troppo imbarazzata.
Kakashi si sentiva lo stomaco sottosopra. Aveva immaginato così tante volte quelle labbra sulle sue, che gli sembravano irreali. Quando aprì gli occhi, si ritrovò lo sguardo smeraldino di lei che lo contemplava. Non appena i loro occhi si incontrarono, l’uomo mandò mentalmente al diavolo tutto il resto. Fece due passi avanti e avvolse Sakura in un caldo abbraccio, ma non gli bastava. La guardò negli occhi, prima di far incontrare nuovamente le loro labbra. Chiese accesso con la lingua, in modo da approfondire il bacio, un accesso che Sakura gli concesse subito. Preso dalla foga, la spinse dolcemente verso il tronco di quell’albero di ciliegio che qualche minuto prima stavano contemplando. Lei con un piccolo salto incrociò le gambe intorno al suo bacino.
Kakashi pensò che forse stava sbagliando tutto. Che forse stava mandando all’aria il lavoro di tutta una vita. Che forse lei meritava di meglio.
Ma poi sentì le sue cosce strette sul suo bacino, come se la carne e i muscoli non esistessero, sentiva quel calore bruciare direttamente sulle ossa. Sentì i loro toraci così vicini, da poter sentire i loro cuori pulsare quasi all’unisono. Sentì le loro labbra arrossate.

Sentì che si trovava nel posto giusto, con la persona giusta, ma nel momento maledettamente sbagliato.

Lei si spinse con la schiena verso di lui, come a volersi avvicinare più di quanto non fosse già.
“Che diamine stai facendo?” la interrogò la voce nella sua testa “Vuoi davvero farlo col tuo sensei, adesso, su un prato?” Sakura non si prese la briga di rispondersi.
Quando la mano di Kakashi andò ad accarezzarle dolcemente la schiena, la ragazza non capì più niente. Si lasciò sfuggire persino un gemito. Lei. Un gemito. Mentre Kakashi le stava soltanto accarezzando la schiena. Si disse di nuovo che probabilmente il ricovero in manicomio era troppo poco, ma nemmeno le importava.
L’uomo sorrise divertito dalla sua reazione e lasciò che scivolassero giù per la corteccia fino ad arrivare a terra, adagiati sui fiori di ciliegio. Continuò a baciarla. Continuò a baciarla per tutta la notte. Mentre le sfilava lentamente la maglietta e la tuta. Mentre le accarezzava il corpo come a volerlo imprimere nella memoria. Mentre lei si accingeva a fare la coraggiosa e a levargli qualche indumento di dosso. Mentre le toccava delicatamente la pelle, privandola della biancheria e mentre lei faceva lo stesso con lui. Mentre finalmente, quella notte, con solo un ciliegio a fare da testimone, entrambi ebbero quello che bramavano da tempo. Troppo tempo.


*Tre anni più tardi*

Le lenzuola candide del suo letto gli coprivano stranamente il corpo, quella mattina. Si era abituato, ormai, a dormire scoperto, perché Sakura involontariamente si avvolgeva nelle coperte tirandole tutte per sé. Così, la mattina, Kakashi si svegliava e si ritrovava una specie di baco da seta al fianco, al posto di una ragazza. Ma sorrideva sempre, perché gli piaceva che uscissero soltanto gli occhi e il nasino all’insù da quella specie di involucro.
Ma quella mattina, quando si girò per tastare il letto, aspettandosi di ritrovarsi i fianchi sottili della sua ragazza sotto le mani, accarezzò soltanto altre lenzuola.
“Strano..” pensò. Si mise a sedere, agitandosi un tantino. Anche la sola idea che lei potesse allontanarsi da lui, lo metteva in agitazione. Quando però sentì il rumore dell’acqua della doccia scrosciare, si tranquillizzò e si voltò di nuovo a pancia sotto per godersi qualche altro minuto a letto. Il rumore dell’acqua si interruppe, e sentì dei passettini leggeri camminare per la stanza. Kakashi sorrise con la faccia immersa nel cuscino.
«Sei sveglio..?» la voce dolce della ragazza lo fece svegliare del tutto «..Amore?»
Emise un piccolo mugolio, come a dire che c’era.
«Non è il momento di dormire, questo! Oggi è un giorno speciale, ricordi??» trillò allegra. Kakashi si girò finalmente verso di lei: no, non ricordava. Non che fosse una novità. A malapena si ricordava di indossare i boxer, la mattina.
«Non te lo ricordi?! Come puoi non ricordare?!» strillò Sakura. Non gli piaceva litigare con lei, specialmente quand’era coperta solo da un asciugamano, come quel giorno.. avrebbe preferito fare altro.
Assunse una faccia colpevole: non conveniva far arrabbiare Sakura.. e la sua forza devastante.
«Di questo non ti ricordi, ma di comprare l’ultima uscita di quel libro non adatto ai minori, non ti dimentichi mai, vero??» lo aggredì Sakura. Esasperata dal continuo silenzio del compagno, parlò di nuovo, sperando di chiarire i suoi dubbi esistenziali: «Oggi è il 23 Marzo, Kakashi.» sibilò, irritata. Kakashi, a quel punto, si illuminò: il ventitré marzo! Come aveva potuto dimenticarlo?? Non è che non si ricordasse della ricorrenza, è che aveva dimenticato semplicemente che giorno fosse.
«Auguri, amore mio!» saltò dal letto, cercando di abbracciarla. Le aveva persino comprato un regalo tre giorni prima: infondo, l’anniversario capita una volta all’anno.
«Ma come auguri?! Prima te ne dimentichi, e poi mi dici auguri?!» esclamò la rosa. A lui scappò una risatina: «Non l’avevo dimenticato, Sakura. Avevo perso la cognizione del tempo.. la perdo sempre quando sono con te.»
Lei scoppiò a ridere senza trattenersi: «Avevi dimenticato che giorno fosse?! ..Ma tu sei senza speranza!» rise, e la sua risata contagiò anche Kakashi.
«E’ per questo che mi ami, no?» le chiese con un sorrisino. Lei si gettò sul letto, con i capelli ancora umidi: «Oh, certo..» lo tirò per la maglietta fino ad avvicinarselo. Kakashi lanciò uno sguardo fuori dalla finestra: nell’aria volavano alcuni fiori di ciliegio, come quella notte. Sorrise, per poi baciare Sakura.



Ok, ok. Era abbastanza lunga e dubito che qualcuno sia arrivato fino alla fine, ma io parlo lo stesso u.u E’ la mia prima One-shot ed la prima cosa che pubblico nel fandom di Naruto, anche se lo amo follemente da taaaanto tempo. Shippo troppissimo la KakaSaku (non s’è visto, guarda =.=) e quindi ho deciso di pubblicarla anche se dubito che qualcuno la legga. Alla prossima, bebies. Lasciatemi qualche commentino, sempre se non siete collassati sulla tastiera per questo schifetto ^-^’. –Elle ♥
   
 
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