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Autore: jehan du moulin    11/01/2008    5 recensioni
Daniel non ha mai amato nessuno fuorchè se stesso e, sicuramente, "pecca" di lussuria. Tom è il suo migliore amico. Quali danni può provocare una bottiglia di birra in più? Forse un po' troppo grandi.
Too Much Love Will Kill In The End.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Daniel Radcliffe, Tom Felton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NOTE:
Il titolo del capitolo non c'entra o forse c'entra del tutto.
E' un muto ringraziamento alla canzone 'My Sweet Prince' dei Placebo, che non ho fatto altro che ascoltare, a ripetizione, e senza la quale non sarei riuscito a scrivere nemmeno una riga di questo capitolo.
Sarò sincero. Non ho idea di cosa dica. Bhè.. lo posso immaginare. Ma non credo abbia molto senso con quello che è scritto qui.
Quindi, mettiamola così, per tutti coloro che la conoscono immaginino di sentire quella canzone come sottofondo.
Esprime abbastanza bene gli stati d'animo che ho riscontrato nella storia.
Detto questo... Buona Lettura.

Jehan


Fu la morte improvvisa e inaspettata di un amico come Devon, due mesi e dicassette giorni dopo il lieto evento che era stato il matrimonio, a svegliarli improvvisamente, a farli cadere con violenza dal letto e ad aprire gli occhi su quello che nell'ultimo periodo era accaduto al ragazzo, facendo sentire ognuno di loro, in ugual modo, in colpa per non aver capito.
Per aver sorvolato, in qualche modo, per aver lasciato correre, senza dare troppo peso.
Eppure, quella morte così di punto in bianco, ebbe un effetto straordinario su quel gruppetto di ragazzi, che, sembravano, non aver più nulla da condividere se non qualche inutile storia alla luce di una stanza ancor non visitata, forse nemmeno costruita.
Daniel si chiese diverse volte se non era stato fatto apposta. Se quella vecchia volpe di Devon non avesse progettato la sua morte nei minimi dettagli, quel giorno, per farli ritrovare in una stanza, invece, molto familiare e allo stesso tempo assolutamente estranea ad ognuno di loro.
Rettangolare, emanava una sensazione di calore. Le pareti colorate di un morbido rosso carminio, corredato di luci soffuse.
Alle pareti qualche quadro. Un tavolo color ebano era stato avvicinato al muro parrallelo alle finestre da cui si vedeva il giardino, dove si era tenuta la cerimonia.
Non volava una mosca. Bonnie piangeva ancora e Emma la guardava.
Daniel non riusciva a capire se con compatimento o disgusto per l'emotività dell'amica.
Se ne stava ferma, la piccola rossa, come una statua di cera, seduta su una poltrona dello stesso colore del suo abito, china in avanti, con le gambe accavallate e una bottiglia di champagne ancora fra le dita.
Non ne aveva bevuto nemmeno un sorso, ne era certo.
Alzò lo sguardo verso il resto della compagnia. Un lieve borbottio sembrava essersi impossessato del sottofondo, coprendo quel silenzio riposante che era solito ad aleggiare.
Quante cose erano cambiate. Rupert parlava con i gemelli, James & Oliver, vicino ad una delle finestre.
Forse si stavano raccontando qualche storia su Devon. Infondo è usanza che ci si scambi ricordi del defunto ai funerali, no?
Tom abbracciava Emma, in piedi, a pochi metri da loro.
Dietro il divano bianco le sussurrava dolci parole, tenendola stretta, forse per rassicurarla.
E Bonnie era sola.
Sola. Quella parola rimbalzò nella sua testa a lungo, mentre gli occhi scivolavano su ogni particolare di quella stanza.
Un soggiorno come tanti. Era stato in quella casa un milione di volte. L'aveva attraversata per lo più, giungendo alla cucina, dall'altra parte, per prendere qualche birra da portare al piano di sopra. Quando erano nel pieno delle riprese lo facevano spesso. Li divertiva. Tutti.
Con malinconia si ritrovò a fissare una foto che prima non aveva notato.
Incorniciata con estrema cura. Doveva essere stata scattata anni prima, e lui nemmeno ricordava quel momento.
Fu come se una pietra gli cadesse con pesantezza sullo stomaco.
Fu come sprofondare, consapevole di aver rimosso.
Mosse qualche passo, con lentezza, avvicinandosi a quella foto.
Era incredibilmente bella. Li ritraeva belli come non erano mai stati.
Lui e Tom, naturalmente abbracciati. Emma sorrideva, di cortesia, come si sorride ai fotografi, con quelle labbra arricciate in una smorfia biricchina che tutti si ostinavano a trovare adorabile.
Bonnie era appesa al collo di James e Oliver e sembrava un quadro di vita ordinaria.
Chissà chi aveva scattato la foto.

"Un vecchino del parco" sussurò al suo fianco qualcuno, che, non si era nemmeno reso conto, fosse arrivato.
Voltò lentamente il viso.
Tom.
La cosa parve non sorprenderlo per nulla.
Parve.
Si era dimenticato con quanta facilità il biondo indovinasse cosa gli passava esattamente per la testa.
Una facilità quasi inquietante, a pensarci bene.
Si limitò ad annuire, lentamente. I ricordi sembravano prendere forma lentamente.
I contorni di quel pomeriggio a delinearsi con precisione quasi magica.
Poso le labbra sul suo bicchiere di cristallo ben lavorato, bevendo un sorso del liquido alcolico.
Si costrinse a non guardare l'(ex) amico, fissandolo nel riflesso del vetro che proteggeva quel ricordo, e forse, fissando anche quel sorriso ben dipinto sul suo viso, anni e anni prima.

"Bel discorso da Linda" continuò con voce piatta. Di cortesia.
Una cosa che feriva Daniel più dell'indifferenza stessa.
Si riferiva a qualche settimana dopo il suo matrimonio. Stephanie aveva fatto di tutto perchè potesse riscattarsi e c'era riuscita, e anche con una certa maestria.
Non vi era niente di meglio del 'Linda Talk Show' del Venerdì sera.
Un programma tenuto da un'arpia, a detta di Steph, ma era l'unica cosa che gli avrebbe dato la possibilità di spiegare.
Aveva accampato in aria la storia di un gioco.
Uno scherzo, una sfida. Tom lo aveva sfidato a dire quelle parole davanti a tutti.
Penitenza: un segreto.
Era stata la scusa migliore che Bonnie e Stephanie erano riuscite a trovare quindi non si era lamentato.
Tom non aveva avuto la stronzaggine da andare a dire in giro che era una balla e la cosa si era chiusa lì.

"Grazie"
Rispose tagliente.
Continuava a non guardarlo.
A non riuscire a guardarlo.

"Stai lavorando a qualcosa?" domandò ancora, portando il bicchiere alle labbra.
Non si guardavano. Grazie al Cielo.

"Come mai tutto questo interessamento?"
Gli occhi azzurri del giovane Potter scattarono verso quelli altrettanto chiari di un ex Malfoy.
Lo stavano fissando con qualcosa di strano dentro che non riconobbe.
I suoi, di Daniel, mostravano la confusione.
Un silenzio durato mesi e mesi trasformato in domande di cortesia dopo un'amicizia di dieci anni.
Quelli di Tom erano curiosi. Voleva sapere davvero della sua vita.
Conoscerlo, capirlo. Di nuovo, e parve spaventare l'ex Potter.

Scrollò le spalle, tornando a guardare il quadro.

"Non posso più fare domande?" innocenza dal tono di voce.

"No. Non tu"
Continuava a guardarlo con insolenza, rabbia quasi.

"Daniel.. senti.. lo so che l'ultima volta non è andata proprio come..." abbassò lo sguardo, voltandosi quasi totalmente verso di lui, ma continuando a tenerlo fisso nel vuoto, poco sotto il mento dell'altro, mentre un'espressione scandalizzata prendeva il posto della sorpresa sul viso di Radcliffe.

"Come? Come doveva andare Tom? COME?" controllato.
Non alzò la voce. Non di molto, per lo meno.

"Io... non... non lo so. Non così, comunque"

Rise. Una risata sporca tagliò l'aria attirando l'attenzione di tutti.
Emma si era spostata velocemente verso Bonnie, e le aveva cinto le spalle con un braccio, parlottando fitto di qualcosa che ora si era interrotto, portando l'attenzione sui due amici, suscitando la sorpresa generale.
Una volta sarebbe stato diverso.
La sorpresa sarebbe stata nel non vederli insieme a confabulare.

"Bonnie... - non la stava chiamando. Stava iniziando un discorso.
Posò il bicchiere sul piccolo mobiletto che gli stava davanti, prima di ruotare e muovere un passo verso la rossa ragazzina.
Avanzò ancora, ignorando le persone che gli stavano intorno.
Sembravano sparite, in qualche modo.
Lei alzò lo sguardo verso il viso regolare del moretto che le veniva incontro.
Abbassò gli occhi, lui, giocherellando con un braccialetto che teneva al polso destro. - Sei una ragazza meravigliosa -
la sala stava trattenendo il fiato - e credo di essermi reso conto troppo tardi di quello che realmente provo per te - aveva capito. Aveva capito dove voleva andare a parare e sapeva anche il perchè. Lo avrebbe mandato al diavolo, ne era certo. Non era stupida. Sapeva le cagate che stava sparando. Le conosceva a memoria. Eppure non oppose resistenza. Si limitò a sorridere con falso compiacimento - perdona il mio ritardo, ti prego - la voce non tremava, fissava con impudenza la ragazzina, tenendo, allo stesso tempo, sotto controllo tutti coloro che lo circondavano. - Io ti amo Bonnie Wright - sussurrò forse più piano del resto, mentre cadeva in ginocchio, prendendo la mano libera della fanciulla, che si stava lentamente raddrizzando, senza nascondere quel sorriso così radioso da illuminare la sala. Forse per qualcuno, ma non per Daniel - E ti sto chiedendo di sposarmi"

"NO"

Tom aveva il bicchiere a mezz'aria e li fissava con occhi ricolmi di rabbia, sotto la perplessità di tutti, il compiacimento di Daniel, e la confusione di Emma.

"Vo...voglio dire.. Daniel ma.. ti sembra il caso? E' appena morto un nostro caro amico! Non potevi aspettare domani?"

Inarcò un sopraciglio perplesso.
"No" rispose in tutta calma, riponendo la sua attenzione su Bonnie, nuovamente.

"Dici sul serio Radcliffe?" mormorò con la voce tradita dall'emozione.

"Dico sul serio"

"Non è un tuo stupido scherzo?"

"Non lo è" scosse piano la testa.

"Allora... mi vedo costretta ad accettare, Radcliffe"

Un sorriso si delineò sul viso del giovane ex Grifondoro, mentre l'aiutava a scrollarsi Emma di dosso, ad alzarsi e abbracciarla con dolcezza, posando le labbra sulle sue con la dolcezza con cui un fratello bacia la sorella.

"Non credevo saresti arrivato a tanto, Potter - sussurrò la rossa nell'abbraccio. - Sei folle"

"Nemmeno io lo credevo possibile - mormorò in risposta - Ma tu sei più folle di me"

Le sorrise, allungando una mano e dandole un lieve buffetto sulla guancia.

"Per amore..."

Ma non udì quelle ultime parole che la giovane fanciulla pronunciò, un po' a se stessa, un po' a lui, che ancora le teneva la mano, stringendola nella sua.
Le parole furono poi spazzate via dal brindisi di Oliver (o era James?).

"Agli sposi e a Devon. Che per una volta nella sua vita - ci fu una pausa - Ha fatto qualcosa di buono"

Sfilarono prima gli amici, come Rupert , i due gemelli ed Emma (per quanto dubbiosa) che andarono a congratularsi di persona, Stephanie (che non appena saputa la notizia si precipitò nella stanza dov'erano per constatare coi suoi occhi la grandissima cazzata che il suo cliente si era premurato di fare, precisando che non avrebbe spillato un soldo per quella ignobile farsa, che se l'avesse saputo un qualsiasi prete non solo li avrebbe chiusi fuori da qualsiasi chiesa con un cartellino come quello per i cani, ma che si sarebbe anche premurato di chiamare all'inferno e prenotare due stanze - ben separate viste le attitudini di ognuno dei due, accertatasi di questo fece ad ognuno dei due le più sincere congratulazioni. Sì. Sincere.) e tutto il resto della troupe che assicurò la sua presenza al lieto evento.

Ma quando fecero per uscire, con Bonni e Daniel per ultimi, la mano di Tom si posò sulla spalla di Daniel, tirandolo indietro e costringendo la fidanzanta ad avanzare da sola, almeno per un po'.

Lo precedette, attraversando la stanza in due ampie falcate, chiudendo la porta, escludendo le persone all'esterno per quella che si prospettava una lunga chiacchierata, voltandosi poi verso il ragazzo, serio in volto.

"Congratulazioni" proferì piatto.

"Mi hai chiuso dentro una stanza per farmi le congratulazioni? Non potevi fare come tutti gli altri?" il tono ironico era voluto, espressione accigliata e le braccia incrociate al petto.
Che diavolo vuoi Thomas Felton da me?

"Sai che non è per quello" sbottò il biondo verso di lui.

"E per che cos'è allora, Tom?" lo provocò.

"Io ti devo delle scuse, suppongo" mugugnò.

"Supponi?"

"Sì, ok, va bene. Ti devo delle scuse. Scusa Daniel, mi dispiace. Non avrei dovuto.. ma.. capisci.. era... lì.. davanti a tutti.. io..." gesticolò con le mani senza mai guardarlo. Era a disagio.

"E se ti avessi detto di sì dentro il mio camerino cos'avresti fatto Tom? Cosa? Avresti mollato Emma di punto in bianco, così e saresti venuto via con me? Io non credo. Certo, forse l'umiliazione sarebbe stata minore, ma sono sicuro che i giornalisti fossero l'ultimo dei tuoi pensieri in quel momento. Non hai mai avuto intenzione di mandare tutto a puttane. Non l'avresti fatto. Troppo in gioco. Volevi solo avere la conferma dei tuoi sospetti. Il tuo ego è stato soddisfatto, mi pare. Che altro vuoi da me, ora?" aveva perso il controllo. Urlava. Era furioso, ma l'immobilità all'esterno gli suggerì che la stanza era stata insonorizzata come tutta la casa.

"No"

"No, cosa, Tom?" stringeva i pugni convulsamente. Sentiva il dolore accrescere e ringraziò mentalmente il cielo di essersi tagliato le unghie qualche giorno prima.

"No. Non avrei lasciato Emma, probabilmente. Non lì -

"Ecco" sbottò amareggiato.

- Ma, fammi finire cazzo, non è stato per orgoglio" sputò tutto d'un fiato.

"E allora per cosa?" sbuffò.

"Perchè... - era difficile. Dannatamente difficile. - Perchè.. avevo bisogno di sapere cosa provavi per me prima che fosse troppo tardi. Per me. Per te. Per... per... per noi."

"Bhè lo è - incrociò le braccia - E' troppo tardi ora"

Annuì debolmente, consapevole di una verità non sua. Una verità che si era lasciato scivolare via dalle mani con troppa facilità.

"La porta è aperta" mormorò, ma Daniel non si mosse.

"Sposerò Bonnie"

Annuì di nuovo.

"Andremo a vivere dove lei ha sempre sognato"

Annuì di nuovo.

"Lontano da voi"

Non annuì. Si limitò a tenere il capo abbassato.

"Avremo dei bambini"

Rimase immobile.

"E, ti assicuro Thomas Felton, che non avrai più alcuna notizia mia o sua se non dai giornali"

Sibilò tagliente.

"E fammi un ultimo favore"

Alzò gli occhi speranzoso.

"Non venire. Non disturbarti. Nessun addio smielato. Vattene e basta - lo guardò con un odio che non credeva possibile provare - dalla mia vita. Intendo"

Ebbe un sussultò. Sembrava sull'orlo di una crisi.

Gli dissero poi che non distrusse ogni cosa solo perchè la casa era di Devon.
Sarebbe finita lì.

"Non sbattere la porta mentre esci"

Sputò per l'ultima volta.
Lo aveva ucciso.
Era consapevole di averlo fatto.
E, forse per la prima volta, si sentiva incredibilmente in simbiosi con Harry Potter dopo che aveva lasciato Ginny Weasley, consapevole di averle, in qualche modo, salvato la vita.








  
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