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Autore: FairLady    28/06/2013    11 recensioni
La storia si pone dopo la fine della Quarta Stagione. Spero di non essere caduta in una Caroline un po’ OOC, ma non credo. Penso che gli avvenimenti che hanno visto protagonisti Klaus e Caroline nell’ultima puntata della stagione, abbiano potuto in qualche modo incasinare la bella vampira, già piuttosto affascinata dall’Originale. Ho voluto “esagerare”, ingigantendo un po’ la cosa, ma siccome shippo sempre le coppie difficili, spero di vedere una cosa simile, accadere davvero nella Quinta Stagione.
Sesta classificata al contest "7 days, 7 fandom" indetto da _DreamerGirl_ sul forum di EFP
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caroline si sdraiò sul suo letto, che da tanti giorni era rimasto intatto.
Finalmente tutti i tasselli di un puzzle che era sembrato ormai troppo disastrato, impossibile da completare, erano andati al loro posto, e lei poteva tirare un profondo sospiro di sollievo.
Elena aveva preso la sua decisione. Opinabile, ma l’aveva presa: Damon.
Stefan era partito per chissà quali lidi; era davvero triste sapere che l’amore epico che lo legava alla sua amica era finito, ma evidentemente erano cose che succedevano, anche alle migliori coppie.
Bonnie aveva richiuso il velo, ma era riuscita, con le sue nuove e potenti capacità, a riportare indietro Jeremy, e si era concessa un periodo di riposo per stare con sua madre.
Poi c’era Matt. Lui stava per lasciare Mystic Falls. Si era preso un anno sabbatico per permettere a Rebekah di mostrargli il mondo. Scelta discutibile, sicuramente, ma chi era lei per giudicare? Tutto considerato, non poteva sparare sentenze. Non più.
Tyler era tornato. Klaus gli aveva concesso di vivere, di tornare a Mystic Falls e stare con lei, nonostante gli ibridi morti ammazzati, il suo tradimento e il tentativo di farlo fuori. Ma cosa aveva fatto a loro, l’Originale? Si era lasciato dietro sé una scia di crudeltà ed efferatezze, che sarebbero state sufficienti a farsi odiare per millenni. Allora perché era così incredibilmente difficile?
Il telefono squillò in quel momento.
“Caroline, farò tardi anche stasera, scusami…Ti voglio bene.”
Sua madre…
Lanciò il cellulare che, con un tonfo sordo, attutito da qualcosa di non meglio identificato, cadde a terra. Era diventata una stupida di prima categoria: lei, che aveva creduto di essere cambiata, di non essere più la ragazzina superficiale ed egoista di un tempo, si faceva prendere dalle palpitazioni ogniqualvolta quell’aggeggio cominciava a suonare!
“Oh, dannazione!” Si alzò sbuffando, togliendo le scarpe e lasciandole dove capitava. Fece il giro del letto e, prima ancora di individuare il telefono, vide il foglio di carta sotto di esso.
Il disegno di Klaus…Lo raccolse con particolare lentezza, continuando a studiarne i contorni, tratteggiati con inaspettata – e improbabile, considerando il creatore – delicatezza. Sospirò brevemente, per poi gettarlo di nuovo a terra con rinnovata stizza.
“Basta! Basta! Basta!”
Si lasciò cadere mollemente sul letto, buttando la testa all’indietro, con le braccia penzoloni.
Non poteva continuare a pensare a lui in quel modo! Non era naturale, non era una buona cosa.
Non era…praticamente possibile smettere!
Quante altre cose orribili avrebbe dovuto fare ancora, prima di convincersi che era un mostro indegno di qualsiasi tipo di amore?
Quante altre cose meravigliose avrebbe dovuto fare ancora per lei? Quanto avrebbe permesso che andasse avanti quel bizzarro corteggiamento, prima di ammettere, almeno a se stessa, di esserne perdutamente innamorata?
La chiamava ad ogni ora del giorno e della notte, lasciandole messaggi in segreteria a cui non rispondeva. Le mandava foto dei luoghi in cui si trovava, con continui inviti a raggiungerlo, che  lei prontamente cancellava. Le spediva souvenir di ogni sorta, che finivano in una scatola da scarpe chiusa nell’armadio. Cercava in ogni modo di evitare qualsiasi cosa la riportasse con il pensiero a lui, sebbene ogni sforzo fosse inutile: non le servivano stupidi oggetti di vetro o bigliettini o fotografie, era perfettamente in grado di impazzire per lui anche senza.
Sbuffò di nuovo – ultimamente non faceva altro – e si mise a pancia in giù, allungandosi per raggiungere il disegno con la mano. Prese a fissarlo intensamente, come se già non ne conoscesse ogni minuscolo dettaglio a memoria, e si sorprese a desiderare che l’oggetto dei propri pensieri non fosse altro che un ragazzo qualunque, e che lei fosse libera di poter sospirare per lui, ammirando un prezioso regalo come quello che stringeva tra le mani.
Come un sogno comandato, evocato dalla propria mente confusa e combattuta, Klaus si materializzò di fronte a lei.
“Sai quante volte ho cercato di non amarti, conscio di non essere alla tua altezza? Oh, amore. E’ una storia vecchia quanto il mondo, io lo so, non si può sfuggire ad un sentimento così.”
Era talmente vicino da poter quasi saggiare la morbidezza delle sue labbra; talmente vicino da poterlo accarezzare, se solo ne avesse avuto il coraggio. Non era reale, eppure sembrava così vero che, per un momento, fu tentata di alzare una mano per toccarlo.
“No, mai! Sparisci! Vattene!” Caroline si alzò di scatto, in preda all’ennesima crisi di nervi. Il suo essere vampiro enfatizzava ogni emozione, ed in quel momento sentiva dentro una voglia incontrollabile di uccidere quel maledetto ibrido! Era anche peggio di avere Silas nella testa: lui almeno la controllava, la incasinava contro la propria volontà! Ora il problema era suo, e suo soltanto. Era lei che agognava la presenza di Klaus. Lei che, deliberatamente, lo metteva al centro dei propri pensieri.
Il suo cervello prese a lavorare freneticamente, nel tentativo di trovare una soluzione, una scappatoia a tutto quel casino. C’era Tyler nella sua vita! C’era sempre stato lui e ci sarebbe sempre stato!

Stava ancora pensando a lui, mentre faceva la doccia. Era insensato continuare a torturarsi in quel modo, soprattutto perché non avrebbe potuto fingere per sempre e, a lungo andare, Tyler avrebbe iniziato ad insospettirsi.
Aveva sperato con tutta se stessa che la lontananza forzata dall’Originale l’avrebbe aiutata ad allontanarlo anche mentalmente. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Purtroppo, però, le cose non erano andate proprio così, anzi, l’impossibilità di vederlo e i suoi continui assedi psicologici lo avevano trasformato nella sua ossessione personale.
Chiuse l’acqua di scatto, come presa da un’illuminazione.
“Ecco cos’è’! Dannazione, Caroline, perché diavolo non ci hai pensato prima? È solo un infantile, egoistico capriccio!”
Si avvolse nell’asciugamano e si guardò intensamente allo specchio, sperando che il suo riflesso potesse magicamente far luce nella nebbia dei suoi pensieri. In effetti, si disse, una cosa da fare c’era.
“Caroline! L’unico modo per liberarsi di una tentazione è cedervi!” Lo aveva detto Oscar Wilde.
I suoi occhi si spalancarono, increduli, per la sorpresa: non poteva averlo detto davvero anche lei!
In quel momento sentì dei rumori provenire dalla sua camera e vi corse a velocità vampiresca.
Non poté credere ai suoi occhi! Vide Klaus entrare agilmente dalla finestra e sorridergli, quando finalmente i loro occhi s’incrociarono.
“Direi che non potrei essere più d’accordo con te.”

“Cosa ci fai qui?” berciò seccata, ma segretamente felice di vederlo.
“Non hai mai risposto a nessuno dei miei messaggi; non mi hai mai fatto sapere nulla dei miei regali. Ergo, ho creduto che ti fosse successo qualcosa. Sono una persona un po’ apprensiva, alle volte, e considerati i precedenti di questa città…” disse, avvicinandosi di più a lei.
Caroline arretrò di qualche passo, fino ad appoggiarsi alla porta. Non proferì verbo.
“È evidente che stai bene, almeno fisicamente” la stuzzicò, senza fermarsi e arrivando ad un palmo da lei. “Mi stavo appassionando al tuo discorso di poco fa, vogliamo parlarne?”
“Vai via, Klaus!” disse, anche se il tono mellifluo e un po’ insicuro della sua voce era in netto contrasto con le sue parole.
“Che significa, letteralmente: Niklaus, sono felice di vederti, vorrei che restassi.”
La bionda arcuò un sopracciglio, incredula, e sospirò quasi rassegnata.
“Significa che non dovresti essere qui…” tentò di nuovo.
“…ma visto che ci sono, vuoi che rimanga” finì la frase per lei, mentre le sue mani erano già ai lati del suo viso. Un dito le sfiorò una ciocca di capelli, e benché il contatto materiale tra i loro corpi ancora non avesse avuto luogo, sentiva la pelle scottare, in un potente mix di ansia e desiderio.
“Oscar era davvero un uomo saggio. Mi ricordo distintamente il momento in cui partorì quella frase. Credimi, amore, non esiste niente di più vero.”
Per un attimo Caroline si lasciò affascinare da quella scoperta. Klaus aveva conosciuto Oscar Wilde! La cosa, però, durò un battito di ciglia.
“Devi smetterla, odioso, insolente di un ibrido! Smetterla con i tuoi racconti su quanta gente figa hai conosciuto nella tua infinita vita e smetterla di guardarmi in quel modo! Ero una vampira equilibrata e serena, finché non hai puntato i tuoi artigli su di me! Lasciami in pace, per favore!” La frase era iniziata con rabbia, per poi, sul finale, suonare quasi come una supplica. L’esasperazione la stava consumando da dentro. Aveva sulle spalle l’angelo da una parte e il diavolo dall’altra. Entrambi a tartassarla, consigliandola per il bene o per il male.
Il dramma era che lei desiderava ardentemente il male, lo agognava, quasi. Finché poteva solo sognarlo, sarebbe riuscita ad evitare certe situazioni, ma adesso lui era lì e, chiaramente, non era più una visione.
“Gente come noi non può vivere di privazioni. Quando si vive in eterno, amore, si ha la possibilità di essere ciò che si vuole. E il dovere di cedere a tutto ciò che è tentazione.”
Le sue labbra sussurrarono le ultime parole mentre già sfioravano quelle di Caroline. La vampira deglutì a fatica l’ultimo sprazzo d’ aria, intrisa completamente del profumo di lui. Non necessitava di respirare, eppure si sentiva mancare il fiato.
“E’ inutile resistere, tesoro. Noi ci apparteniamo.”
“Klaus…” l’arrendevolezza che trasparì da quelle ultime cinque lettere fece il resto e l’ibrido azzerò completamente le distanze.

Caroline aprì gli occhi.
Lo specchio di fronte a lei si era asciugato dal vapore della doccia e il suo asciugamano era caduto per terra. Le ginocchia le tremavano in modo preoccupante, tanto che dovette sedersi sul bordo della vasca per non cadere.
Solo in quel momento capì cosa fosse successo.
“Dio mio!” sospirò, annaspando per riprendere il controllo di se. Poi corse in camera e rimase inaspettatamente delusa quando la trovò deserta: chissà cosa aveva creduto di trovare!?
Quando si rese conto di aver disperatamente sperato di vedervi Klaus entrare dalla finestra e sorriderle, aveva il telefono in mano e stava già componendo il suo numero.

Poco distante da casa Forbes, tra gli alberi, un telefono stava vibrando. Klaus aprì gli occhi sospirando, tornando alla realtà, e guardò il viso serafico di Caroline illuminarsi sul display. Un sorriso compiaciuto e soddisfatto gli si dipinse sul volto all’idea che fosse davvero vicino alla sua meta.
“…io sarò l’ultimo.”

 

The only way to get rid of a temptation is to yield to it (O. Wilde)

   
 
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