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Autore: Rieper    28/06/2013    0 recensioni
Trovare lavoro è semplice, basta volerlo!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi prese come un vuoto allo stomaco. L'unico paragone con la sensazione che stavo sentendo era quella, un vuoto allo stomaco, ma circa una spanna e mezzo più in alto.
Mi guardai allo specchio. La faccia che mi fissava da lì dietro era strana e non c'entrava per nulla su come mi sentivo davvero. Mi piegai sulla tazza tentai di vomitare, ma erano un paio di giorni che l'unica cosa che ingerivo erano boccate di fumo di un tabacco scadente. Sospirai.
Il sole era già bello alto nel cielo, segno che per l'ennesima volta avevo buttato quasi metà della giornata a dormire; anche se buttato non era la parola giusta dato per buttare qualcosa bisognava averla e dato che non avevo nulla da fare da mesi mi faceva ancora sentire più confuso.
Tentai di darmi una sistemata meglio che potei, raccolsi un plico di fogli dalla scrivania e uscii chiudendomi alle spalle la porta di casa tristemente vuota e spoglia.
Mi ci volle circa una mezz'ora ad arrivare al negozio. Davanti all'ingresso, in piedi o stravaccati  sui gradini c'erano un altra ventina di poveri cristi come me, che attendevano più o meno impazientemente.
"Sei qui anche tu per il colloquio?" disse uno di quelli vestiti meglio sui gradini. Aveva una trentina d'anni, bella cera e un sorriso smagliante.

Feci cenno di sì con la testa e lui mi indicò, sghignazzando tutte le persone che stavano intasando il marciapiede e la strada
"Bhe amico, aguri! Vieni dopo di me e così a occhio ti ci vorranno all'incirca due o tre ore"
Me lo dovevo aspettare cazzo. Mai arrivare con meno di un ora di anticipo ai colloqui di posti Esperienza non richiesta, era una delle regole base non scritte di chi cerca lavoro. Mi trovai uno dei pochi posti liberi e mi rollai una sigaretta, una delle ultime considerando il tabacco rimasto nel pacchetto. Sarebbe stata una cosa lunga.
Mentre ero lì scambiai due chiacchere col ragazzo, era un po' più grande di quello che avevo stimato, 34 anni, una bambina in arrivo a breve, una casa in affitto, due lauree in economia e aveva appena perso il posto come agente assicurativo, crisi del cazzo. Questo, mi disse ridendo, non mi spaventa, ci metterò un attimo a trovare un altro impiego!
Gli odiavo gli ottimisti, Cristo se gli odiavo! Se sei pessimista, o realista alla peggio, quello che ti succederà sarà sempre un po' migliore di quello che ti aspetti, se sei ottimista sarai sempre destinato a vedere crollare i tuoi castelli in un modo o nell'altro. Al momento il castello del tipo era che sarebbe riuscito a trovare un posto per tirare avanti quel tanto che bastava per superare il momento no e dopo avrebbe aperto un agenzia assicurativa tutta sua. Con tutti i contatti che aveva sarebbe stato un gioco da ragazzi, diceva. Povero stronzo, pensai.
Mi accorsi che aveva un tic abbastanza comune nei giovani ottimisti in carriera, con la bella cera, il bel sorriso e la parlantina sciolta, si grattava la narice sinistra e tirava su col naso abbastanza spesso. Sogghignai.

La fila scorreva lenta, all'interno si tenevano colloqui che duravano dai 10 ai 20 minuti per ognuno in una piccola saletta riservata al fresco, la proprietaria non voleva creare ressa all'interno del negozio per cui lasciava il resto della gente a cuocere fuori sull'asfalto e ciclicamente una commessa spaventatissima usciva dicendoci di levarci dalla vetrina e non bloccare il passaggio.
Stavo prendendo in considerazione l'idea di andarmene, più per non sentire più le avventure del giovane assicuratore che per altro, quando, grazie al cielo, lo chiamarono dentro.
Silenzio, finalmente! La fila si fece di qualche passo più avanti e mi ritrovai all'interno del negozio molto alla moda, con scarpe e cinture da 500 euro a botta, di sicuro non il mio standard.
La commessa, tutta tesa, mi fece avanzare fin sulla porta della stanzetta dove potei risentire tutta la vita lavorativa del 34enne, finchè la padrona non lo interruppe.
"Vede, lei è un giovane brillante, lo si capisce al volo! Il problema di questi tempi dico io, non è tanto la crisi quanto il fatto che per persone come me è diventato difficile trovare gente che vuole davvero lavorare! -mi guardai intorno e c'era almeno un altra ventina di persone che potevano smentire la sua tesi, secondo me- oggigiorno la gente è abituata a voler lavorare per ricevere dei soldi e non mette passione nel proprio lavoro! Quando ereditai la catena di negozi da mio padre -alla parola ereditai mi scappò un mezzo sorriso- non ha idea di quante persone ho dovuto licenziare che avevano questa brutta abitudine! Grazie a me e mio marito, ora abbiamo solo dipendenti che posso considerare il top nei loro compiti e che trattiamo come gente di famiglia" Osservai la commessa spaventata e dal suo sguardo mi parve di capire che quelli di famiglia, avevano il posto precario e sottopagato come chiunque altro...
I minuti passarono e il colloquio, finalmente, finì. Il tizio mi battè una mano sulla spalla e mi augurò, falsamente, buona fortuna. Io gli augurai di finire sotto a un tram.
Entrai, consegnai il mio curriculum di cinque fogli e attesi le domande di rito, una volta fnito ricominciò per filo e per segno lo stesso discorso già sentito, sembrava che lo avesse provato per molto.
Quando alla fine mi salutò augurandomi ogni bene e dicendomi che si sarebbero fatti sentire sicuramente vidi che stava notando i miei vestiti che discostavano molto dai 500 euro a pezzo e capii in fretta la piega che aveva preso il pomeriggio, ciononostante attesi speranzoso per qualche giorno. Inutilmente ovviamente.

Riaprii il giornale in cerca di un nuovo annuncio per un nuovo colloquio e distrattamente notai la notizia con la foto del giovane assicuratore sotto al titolo: "Giovane padre si impicca in garage dopo aver perso il lavoro!"
Bhe, pensai, un altro castello è crollato. Voltai pagina e mi segnai a penna i numeri di altri annunci.
  
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