AUTRICE TIME:
Per
questa breve one-shot mi sono ispirata alla melodia una canzone degli
Evanescence
「everywhere and nowhere」
Le parole del testo della canzone
trattano
di una relazione d'amore contrastata e sono totalmente diverse da
questo mio scritto.
In un
vorticoso oceano notturno, i miei
pensieri affogano fra le acque torbide dei miei più
reconditi incubi. La Luna,
silenziosa guardiana si tinge d’oscurità e la
notte incatena quel luminoso
manto stellato in cupa inquietudine.
Le emozioni e i sentimenti si rincorrono nei viluppi della mente,
ricreando
paesaggi lugubri e tristi, l’anima solitaria e spaurita
vacilla tremante, e
pregna d’oscurità avanza lentamente, come sospinta
da un leggero venticello
alle sue spalle.
Quante
volte mi sono
ritrovata a percorrere questo stesso sentiero?
Quante volte mi sono smarrita in questa notte buia?
Sentimenti perduti,
paure incontrollate e
demoni del passato prendono vita in un susseguirsi di vicoli ciechi
simili ai
sentieri di dedali impetuosi.
Perché
continuo a ricadere
in questo stupido tranello?
Non
voglio affrontare ancora una volta questo dolore.
La paura mi attanaglia il cuore, mozzandomi il respiro.
I volti felici, la
gioia crescente, il
sole accecante…
Mere illusioni di una bimba che ancora desidera credere ai sogni.
La voglia di poter credere in un domani dai contorni luminescenti
è solo una
fantasia per poter accettare il dolore del presente.
Quel raggiante prato
fiorito è solo un
paesaggio sbiadito nel tempo, perduto fra i ricordi di fanciulla. Quei
colori
così intensi e vivaci che rasserenano i cuori delle persone,
sono solo
un’immagine distorta, ricreata dalla mente e
l’ipocrisia che nasconde al suo
interno è così intensa che nelle notti senza
stelle, riesco a scovare la verità
assoluta.
Quella
verità che mai
vorresti far scorgere ai tuoi occhi.
La tristezza senza
fine ha rapito il mio
cuore da così tanto tempo che nemmeno ricordo più
cosa significhi credere in
qualcosa che non sia solo fantasia.
Affezionarsi alle persone, dedicarsi ad esse, amandole profondamente
non è
altro che la ricerca di una sola misera ragione per continuare ad
avanzare in
queste notti tinteggiate dalle tenebre. Eppure, al contempo, sono
proprio
quelle stesse persone che ci feriscono più di ogni altra
cosa al mondo,
rendendo meno, persino, il nostro attaccamento alla vita.
Mi ero
ripromessa così tante volte di non ricadere più
nello stesso tranello.
Non volevo più amare nessuno.
E nessuno avrebbe mai più dovuto affezionarsi a me.
Eppure, ancora una volta,
travolta dalle emozioni, ho ripercorso quello stesso sentiero.
E come la stupida che sono, mi sono lasciata amare da quelle mani
ricolme
d’oscurità.
Ferita, stordita e
amareggiata, continuo
ad avanzare nei boschi deserti annientati dall’odio. Dal quel
mio stesso odio
che come uno tsunami travolge ogni cosa, proiettando solo distruzione.
Nemmeno i pastelli e i pennelli possono più sovrastare
questo oblio così
opprimente.
I colori perduti, svaniti come in una foto d’epoca, non
possono più tornare a
splendere.
Il
sorriso sulle mie labbra
non sarà mai più lo stesso.
Il futuro, dapprima incerto e sfocato, ora giace a terra, frantumato
come i
cocci di uno specchio.
Certo, con un po’ di pazienza, forse anche quegli
innumerevoli cocci potrebbero
essere riassemblati. Ma non è il collante a mancarmi, ma
bensì la giusta
motivazione per privarmi di quel mio prezioso tempo.
Forse, se continuo a vivere nel presente, anche se giaccio ai piedi di
qualcun
altro, posso continuare a sperare nell’avvento di un sottile
raggio di sole.
Anche se la gente non mi nota, anche se mi calpesta, anche se il mio
cuore
martoriato fatica a respirare, pregando al cielo, forse riesco a vedere per
l’ultima volta lo splendere della Luna di mezzanotte.
Se ogni via mi
è preclusa, se ogni parola
è grave come una coltellata al petto, non posso sperare di
scorgere null’altro
oltre ad una buia giornata, consumata dalla freddezza di un amore
dilaniato
dalla vita.
Da
una vita che, giorno
dopo giorno, ti toglie la gioia di poterla vivere.
Arrampicanti
tenebre, laceranti come
le spine di un’avvenente rosa, tintasi antracite, afferrate
le mie mani,
imprigionatele nel dolore e donatemi il sonno eterno.
Era questa la preghiera inascoltata che ogni notte echeggiava nella mia
mente.
Quelle parole, per quanto desideri cancellarle con forza, alzando la
testa
e imparando nuovamente a
sorridere, continuano a scavare profonde voragini nel mio
cuore.
Non posso ricercare
l’approvazione di chi
mi sta accanto, se è la fiducia in me stessa a mancarmi.
Non posso dipingere il paesaggio che scorgo, se
l’oscurità mi priva della mia
stessa vista.
Non posso abbandonarmi ai sentimenti d’amore se nessuno prima
cura il mio cuore
ustionato.
Rifuggo silente nei
cortili del cuore,
lontano da sguardi indiscreti, privandomi
dei sogni, delle speranze e della voglia di poter
ancora correre
fra quei grandi prati in fiore.
Travolta dall’oscurità, smarrisco persino
l’unico sentiero che i miei occhi
ancora scorgevano.
Sorrido
amaramente, forse quasi ghigno, sin
dall’inizio sapevo quale sarebbe stata la fine:
Nessuno
avrebbe afferrato
la mia mano tesa nell’ombra.
Cammino a piccoli
passi nelle fredde
sabbie di un deserto ai confini dell’universo.
Sono qui, proprio davanti a te, in ogni dove.
Sono qui, proprio davanti a te, in
nessun luogo.
Semplicemente
mi lascio vincere, ancora una volta, dall’amara pigrizia di
una vita vissuta
per metà.