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Autore: EmmaStarr    28/06/2013    4 recensioni
Ci fu un tempo, un tempo molto lontano, in cui tutti i principi della Grecia vivevano in armonia.
I rapporti con l'Asia erano sempre cordiali, e la benedizione degli dei scendeva misericordiosa su ogni città.
Ma accadde, un triste giorno, che il re Endou scomparve dalla reggia che condivideva con il re Kazemaru.
Insieme ad Endou fuggì anche il principe troiano Rococo, ed ogni Acheo fu concorde sul fatto che si trattava di un rapimento.
L'onore del più potente fra tutti i re era stato macchiato: furono radunate tutte le armate disponibili, e con l'illustre re Goenji alla guida l'armata Achea partì alla volta di Troia per combattere una guerra lunga e senza esclusione di colpi, allo scopo di riportare il principe Endou a casa.
* * *
Siete pronti per un'avventura... Epica?
Allora non lasciatevi sfuggire quest'occasione! Tra principi e prigionieri, tra città nascoste e principesse ribelli, come finirà questo scontro che sarà narrato nei secoli? Saranno i Greci o i Troiani a vincere la battaglia? Chi rimarrà ucciso sotto quelle mura, e chi invece avrà salva la vita?
Per saperlo... Leggete!
* * *
HiroMido EndoKaze KidoFudo AtsuYuuka
Genere: Avventura, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mark/Mamoru, Shawn/Shirou, Un po' tutti, Xavier/Hiroto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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XII

 

Goenji sospirò, introducendosi nella tenda di Kidou. Vuota.

Ormai incontrare l'amico all'accampamento era un'impresa, pensò scocciato. Kidou era il più abile stratega che avesse mai conosciuto, ma da qualche tempo era diventato sempre più difficile trovarlo nella tenda.

Improvvisamente, però, si rese conto che non era perfettamente solo: quell'arrogante di Atsuya Fubuki stava tranquillamente sfogliando una pila di carte con un ghigno sempre più ampio dipinto sul volto.

Fubuki in quel momento era l'ultima persona che avrebbe mai voluto vedere, decisamente. Perché era successo solo quella mattina, sul campo di battaglia, e lo ricordava con dolorosa precisione.

I nemici attaccavano con più foga, il primo giorno. Con più crudeltà.

Goenji aveva perso di vista il suo battaglione da molto tempo, ormai, concentrandosi solo sull'abbattere il maggior numero possibile di nemici, proteggendo i soldati della sua fazione. Combattimento a terra, quel giorno, senza carro: solo così poteva essere sicuro di uccidere per davvero i nemici. Era quasi sera, e il re aveva riportato varie ferite in tutto il corpo, ma stava bene: ormai mancava poco, e già pregustava il momento in cui sarebbe tornato nella sua calda e accogliente tenda, quando successe.

Improvvisamente, si ritrovò circondato da nemici: dov'erano i suoi compagni? Erano già rientrati tutti? Com'era possibile, aveva forse perso il segnale della ritirata? No, impossibile... Era semplicemente rimasto da solo, dannazione!

I nemici si incitavano tra di loro a gran voce, esaltati dal fatto che uno dei capi dell'esercito nemico fosse lì, solo, a piedi.

Goenji non si fece intimorire, iniziando ad attaccare più avversari che poteva, ma ben presto la stanchezza cominciò a farsi sentire: dov'erano i suoi compagni? I nemici continuavano ad aumentare... Credette che fosse arrivata la fine quando udì il sibilo di una spada dietro la sua schiena: era impegnato in un combattimento sul davanti, non avrebbe mai fatto in tempo...

Vagamente sleale attaccare da dietro, però.” osservò una voce dietro di lui.

Goenji si liberò del suo duellante con un colpo solo e si voltò, senza parole: dietro di lui, la spada piantata nel petto di colui che aveva cercato di colpirlo, stava l'ultima persone che avrebbe voluto incontrare. Quel Fubuki.

Mi sa che Shirou non è neanche qui, eh? L'ho perso di vista tipo mezz'ora fa. Secondo me sono tutti tornati indietro, abbiamo perso la ritirata.” sbuffò, mettendosi in posizione d'attacco.

Che ci fai qui?” sputò invece Goenji, al colmo della frustrazione. Lui, salvato da Fubuki! Sarebbe morto dall'umiliazione.

Te l'ho detto, cercavo Shirou! Ci conviene tornare indietro.” affermò l'altro, senza smettere di ghignare.

Dopodiché, sebbene fosse l'ultima cosa che Goenji potesse desiderare, si misero spalla contro spalla, lottando con un'intesa che nessuno dei due avrebbe mai trovato possibile. E nel giro di pochissimo riuscirono a fare ritorno all'accampamento. Senza dire una parola, Fubuki si allontanò per cercare suo fratello, lasciando Goenji a ribollire di rabbia.

E adesso come si doveva comportare? Accidenti a quell'idiota, che ci faceva nella tenda di Kidou? E stava... leggendo qualcosa?

Goenji si schiarì la voce, stizzito. “Da quando ai generali è permesso frugare tra le cose dei re?” chiese, acido.

Atsuya alzò lo sguardo senza scomporsi, chiudendo con un colpo solo quello che stava guardando. “Cosa sai del principe Fudou?” domandò, curioso.

Quella sua espressione faceva imbestialire Goenji più di ogni altra cosa al mondo. “E a te che importa?” ringhiò.

Niente. Ho solo chiesto cosa sapevi del principe Fudou.” replicò Atsuya, ghignando.

E io ti ho chiesto che cosa te ne importa.” ripeté Goenji, senza staccare gli occhi da quelli così irrispettosi e beffardi dell'altro.

E io ti ho detto che ti ho solo chiesto cosa-” attaccò Atsuya, gli occhi che brillavano, ma Goenji realizzò che la situazione aveva dell'assurdo.

Smettila! Non mi importa cosa hai detto di aver detto, o... Oh, lascia stare. Che ci fai qui?”

Atsuya sembrò ringraziare il cielo perché gli fosse stata rivolta una domanda quantomeno sensata. Goenji avrebbe tanto voluto strozzarlo.

Cercavo Kidou, per quelle questioni sulla tattica di domani. Ma è fuori da tutto il giorno, se non sbaglio era andato a portare l'ultima lettera. Quindi volevo vedere se aveva lasciato qualcosa di scritto, ma non c'è niente... niente che riguardi la strategia, perlomeno. Quindi credo che tornerò nella mia tenda.” spiegò senza cancellare quel sorrisetto supponente dal volto.

Stava per farlo, e Goenji non avrebbe potuto chiedere niente di meglio, quando udirono la voce la voce di Kazemaru proveniente da fuori dalla tenda.

Ehi, Atsuya! Ma ci sei? Guarda che Yuuka si annoia!”

Goenji per poco non si strozzò. “Y-Yuuka?”

La testa di Kazemaru fece capolino dalla tenda, giusto in tempo per vedere lo sguardo assassino di Atsuya e quello ancora più assassino di Goenji.

Dopodiché, pregò ogni Dio esistente sulla faccia della terra affinché lo facessero sprofondare.

Sì, Yuuka. Il mio – uhm – cuscino. Sì, l'ho chiamato Yuuka.” sbadigliò, facendo per andarsene. “Che sonno! Mi conviene non farlo aspettare. Con permesso...”

Ma Goenji lo fermò. “Conosci Yuuka?” chiese, sconvolto. Yuuka? La sua Yuuka? Ma no, lei era partita quasi tre mesi prima! Possibile che...

Io? Di che Yuuka parli? No, perché ci sono milioni di Yuuka, nel mondo. Il cane di mia zia si chiamava così. E il mio cuscino. E la sorellina di un qualcuno che è approdata qua tipo tre mesi fa. E...” elencò Atsuya, fingendosi concentrato.

Mia sorella.” precisò freddamente Goenji.

Atsuya rischiò di strozzarsi con – con niente, rischiò di strozzarsi e basta. “Era tua sorella? Bassa, trecce castane, occhi scuri?” chiese, per sicurezza.

Goenji annuì, piano.

Mai vista.” assicurò Atsuya, scuotendo freneticamente la testa. Patetico.

Ma ormai Goenji aveva fatto due più due. “C'è una Yuuka che ti sta aspettando, là nella tua tenda, ha detto Kazemaru... Se è il tuo cuscino, non è un problema se vado a vedere?” propose, gelido.

Non mi piace chi si auto-invita, sa di persona solitaria e senza una vita sociale.” borbottò Atsuya, senza mostrare intenzione di muoversi.

Fubuki, non scherzare! Mia sorella è là nella tua tenda? E Kazemaru – cugino degenere – lo sapeva?”

Prima ancora che quell'essere si decidesse ad annuire, Goenji l'aveva capito.

Io vi uccido. Io vi faccio fuori tutti, ma come è possibile? E ha vissuto lì per tre mesi? E lo sapeva, quell'idiota! E tu, come hai osato anche solo pensare di prendere in ostaggio-” cominciò a strillare Goenji, ma Atsuya lo interruppe, furente.

Ok, sarà anche vero che vive da me, ma non farti strane idee! Intanto non è certo in ostaggio, è lei che vuole vivere qui. E l'ha capito anche Kazemaru, per questo non ha detto niente. E non dirmi che conosci tua sorella così poco da non sapere che voleva stare qui con tutto il cuore!” lo aggredì, furente.

Per quanto fosse in collera, Goenji dovette ammettere che sì, era vero.

E inoltre, io non avevo la minima idea che fosse tua sorella! Figuriamoci. Mi sarei innamorato di lei un po' più lentamente, se l'avessi saputo.”

Goenji sbiancò, e dovette appoggiarsi alla testata del letto di Kidou per non cadere.

Oh, sì, e non fare quella faccia. Non puoi essere così cieco da non aver visto quanto è splendida e meravigliosa tua sorella, andiamo! E non solo per com'è fuori – proprio no, sei fuori strada! È per come ti guarda, e quel suo modo strano di ridere come se avesse il singhiozzo, e per come dice “cioè” all'inizio della frase, e per come sa tirarti su il morale semplicemente stando lì ferma ad ascoltarti. Me ne sono innamorato appena l'ho ripescata dal pontile – tra parentesi, brutto non saper nuotare. Insegnaglielo, una volta per tutte. Poi mano a mano me ne sono innamorato sempre di più, e se ti stai chiedendo perché te lo sto dicendo è perché io non permetterò che tu me la porti via, sono stato chiaro?” esplose, svettando sopra di lui con un'espressione risoluta dipinta in volto.

C-cosa? Cos'hai detto?” fece Goenji, troppo sconvolto dagli avvenimenti.

Sì, ecco... C-cos'hai detto, Atsuya?” balbettò una voce da dietro di loro.

Goenji si voltò, esitante, e fece appena in tempo a vedere l'esile figura di sua sorella accompagnata da Kazemaru prima che quella prendesse a correre e si gettasse tra le braccia di Atsuya.

 

* * *

 

Kidou non riusciva a credere all'orrore che aveva davanti agli occhi.

Perché era abbastanza sveglio da capire che Fudou non sarebbe stato così disperato al vedere due corpi qualsiasi stesi a terra – quelli erano sua moglie e suo cognato!

Tutta la loro fatica, il suo combattimento... Non era davvero servito a niente?

Fudou non parlava, non si lamentava. Sembrava che non respirasse neanche.

Ma il suo volto era in ombra, e Kidou sapeva che doveva soffrire tantissimo: in fondo, era la prima volta che lo vedeva inchinato sopra qualcosa e non con la testa alta e fiera come di suo solito.

Ma cosa poteva fare? Fudou sembrava congelato, una statua: lì, inginocchiato davanti a quei corpi, senza emettere un suono...

Esitante, gli si avvicinò da dietro e gli appoggiò una mano sulla spalla. “Senti, io...”

“Non toccarmi!” gridò Fudou, voltandosi di scatto e spingendolo all'indietro.

Nei suoi occhi furiosi Kidou credette di aver visto risplendere delle lacrime, ma era troppo sconvolto per farci caso.

Non capisci? È tutta colpa tua!” gridò Fudou, continuando a guardarlo in quel modo, come se fosse la persona che detestava di più al mondo.

Il cuore di Kidou si strinse a quello sguardo.

Dovevi lasciarmi morire! Lasciarmi morire, chi te lo faceva fare di tirare quella maledettissima freccia? Loro sarebbero ancora vivi, se soltanto... Se soltanto non avessi voluto fare l'eroe!” concluse, ed ogni parola era sempre più dolorosa.

Perché l'hai fatto, eh?” Fudou sembrava impazzito di dolore. Sembrava una bestia. Era spaventoso.

Kidou indietreggiò quasi senza accorgersene. “Io...” Il bello era che non ne aveva idea! In quel momento aveva agito senza ragionare, e adesso... Non aveva mai visto tanto dolore in una persona, né tanto odio diretto verso di sé.

Fudou sembrava sul punto di scagliarglisi addosso, ma all'ultimo si trattenne. Chiuse gli occhi, fece un profondo respiro e quando li riaprì sembravano svuotati. Quasi quasi Kidou li preferiva prima.

Vattene.”

Non sembrava un ordine, era quasi una supplica. Kidou esitò.

Vattene, vattene, ho detto!” gridò Fudou spazientito, lanciandogli addosso la spada. Il lancio era troppo corto, e Fudou non aveva davvero intenzione di colpirlo, ma Kidou saltò indietro comunque.

Senza dire una parola, si voltò e si diresse verso la porta. Qualcosa dentro di lui gridava che non era così che doveva finire, non in quella maniera. Ma cosa poteva farci?

Decisamente nulla. Arrivato alla porta si voltò un'ultima volta, neanche lui sapeva perché.

Ma poi, poi ringraziò ogni divinità reale e immaginaria per averlo fatto.

Perché fu così che riuscì a vedere che, dall'ingresso dei servitori, l'ultimo Intoccabile stava entrando brandendo una spada.

Gridò, ma sapeva che Fudou non avrebbe mai fatto in tempo.

Gridò, ma poteva ancora vedere la spada che l'altro aveva lanciato poco lontano da sé.

Gridò, ma non era così stupido da credere che l'Intoccabile si sarebbe fermato.

Gridò, ma sapeva che l'unica cosa da fare in quel momento era mettersi a correre.

L'Intoccabile era troppo vicino, non avrebbe fatto in tempo nemmeno a sfoderare la spada: Kidou non ragionò, non mise in moto il cervello, non pensò a quale strategia adoperare per vincere.

Tutto quello che sapeva era che Fudou non doveva morire.

Si gettò in avanti, frapponendosi tra l'Intoccabile e Fudou, intendendo usare il suo corpo come scudo, sempre senza pensare: nessuna strategia, quella volta, un solo obiettivo. Fudou non doveva morire.

Quando il dolore lo raggiunse, fu davvero forte: la spada dell'Intoccabile lo colpì allo stomaco, provocandogli un dolore così acuto da farlo urlare di dolore, un urlo disperato, inumano.

Forse fu quell'urlo a riscuotere Fudou del tutto.

Oh no, non di nuovo!” minacciò, alzandosi di scatto e recuperando la spada.

Kidou si accasciò a terra, tenendosi la pancia: le mani gli si macchiarono di sangue, luci rosse gli danzavano intorno agli occhi.

Non capì come – era concentrato sul restare sveglio – ma Fudou mise fuori combattimento l'Intoccabile senza praticamente battere ciglio: sembrava una bestia, una vera bestia. Gli fece inconsciamente paura, sapere che sarebbe potuto esplodere in modo simile con lui invece che con l'Intoccabile: contro un combattente del genere, nemmeno lui avrebbe avuto scampo.

Subito dopo, Fudou gli si accucciò accanto. “Idiota...” sussurrò, afferrandogli il polso e spostandolo delicatamente dalla ferita.

La tunica era strappata, quindi anche Kidou riuscì per la prima volta a vedere la ferita nel suo insieme. Rimase scioccato.

Un colpo del genere avrebbe potuto benissimo ucciderlo. Se era ancora in vita era solo grazie alla sua faretra: quella striscia di cuoio rinforzato in ferro sulla quale aveva tanto insistito alla fine si era rivelata utile!

Fudou sospirò, e Kidou non capì se fosse per la stanchezza o per il sollievo. “Andiamo, devi sdraiarti.”

Kidou non protestò quando Fudou lo prese rozzamente in braccio e lo portò nella stanza di fianco, forse perché troppo stordito per capire bene quello che stava succedendo.

Lui non aveva pensato! Aveva agito senza riflettere, proprio un momento prima. Cosa gli era preso? Fudou l'aveva appena cacciato, no? Gli aveva detto di andarsene. Perché rischiare la vita in quel modo?

Fudou lo adagiò su un letto e gli lanciò un asciugamano umido: se Kidou si aspettava che gli avrebbe pulito la ferita, era un pazzo. In fondo però sarebbe potuta andare peggio, e Kidou non protestò, cominciando a tamponarsi il taglio.

Tu sei completamente fuori.” affermò Fudou dopo un po'.

Ah, sì?” domandò l'altro, stancamente. “Chiedo scusa. Effettivamente, l'ultima volta che ti ho salvato la vita ho fatto un mezzo disastro, quindi suppongo che anche adesso succederà qualche casino imperdonabile. Errore mio, non ho riflettuto.”

Questo sì che è strano, per te.” ghignò Fudou, e Kidou si sorprese di vedere quanto a fondo il Troiano lo conoscesse.

Scosse la testa, deciso: non era di quello che si doveva preoccupare il quel momento. “Senti, io...” attaccò, ma Fudou lo interruppe.

Oh, non preoccuparti. Non credo che ti ucciderò o cose simili, in fondo non è tutta colpa tua. Prima ho esagerato, ero... Non ero in me.” disse Fudou, seduto in bilico su una sedia, lo sguardo rivolto verso l'alto.

Kidou stava per ribattere che oh, se Fudou aveva deciso di non ucciderlo o cose simili allora doveva ritenersi davvero fortunato, ma quello non gli diede il tempo di dire alcunché, alzandosi e puntandogli il dito contro. “Ma non provare mai più a fare una cosa così stupida! Sei famoso per pensare, no? Rifletti, allora! Non avresti dovuto metterti in mezzo in quel modo. Non voglio che un'altra delle persone che amo perda la vita.” concluse, serissimo.

Silenzio.

Prima Kidou pensò di non aver capito bene, poi ad uno scherzo, ma l'espressione di Fudou... non lasciava spazio a fraintendimenti, decisamente.

Bé, potresti almeno rispondere.” sbuffò Fudou, alzando gli occhi al cielo.

Tecnicamente non era una domanda.” puntualizzò Kidou, puntellandosi sui gomiti.

Fudou ghignò. “Hai capito benissimo, oh intuitivo monarca dei miei stivali. Tu, tu mi ami o no?”

Il primo pensiero di Kidou fu che quella era la dichiarazione peggiore che fosse mai stata fatta nella storia dell'uomo, ed era assurdo che Fudou non stesse nemmeno provando a cancellare quell'arrogante ghigno dalla faccia.

Poi però realizzò che una risposta andava data per forza, e lì rimase bloccato.

Non poteva dire di essere indifferente a quel ragazzo tanto arrogante quanto pieno di sorprese, né che le milioni di pagine che aveva scritto durante l'Inverno e che stavano al sicuro nella sua tenda non contenessero anche pensieri di quel genere.

Ma... andiamo! Non aveva mai preso una decisione sicura su quel punto, non aveva ancora capito cosa provasse esattamente: in fondo non erano nemici? Avversari? Rivali?

Come poteva pensare di amare un Troiano? Lui, lui che non si era mai davvero innamorato di nessuno?

E poi, cos'è l'amore? In fondo, si trovò a pensare, l'amore non è una cosa su cui puoi riflettere. È istintivo, o almeno gli avevano detto così.

Ricordò le uniche volte in cui aveva agito d'istinto, senza pensare: era capitato soltanto in presenza di Fudou, quando questo si era trovato in pericolo. E allora forse non doveva pensare, bastava che parlasse a Fudou senza pensare. Senza pensare con la testa, insomma. Che usasse l'istinto, una volta tanto.

E non appena ci fu arrivato, la risposta scaturì dalle sue labbra come se fosse sempre stata lì ad aspettare.

Sì, io... sì. Proprio sì.”

No, non era istinto. Era il cuore.

 

* * *

 

Hiroto aveva aspettato la fine della battaglia per introdursi nella città, confondendosi con i feriti per entrare senza essere fermato. Che fosse per un colpo di fortuna, per disattenzione delle guardie o chissà cosa, lui non lo sapeva. Quello che era certo era che nessuno lo aveva riconosciuto, ed ora, finalmente, si trovava all'interno di Troia.

Mancò poco che scoppiasse a piangere: Troia! Era tornato a casa, a casa!

Ma si fece forza: doveva trovare quell'antidoto. Ne andava della vita di Midorikawa, e non poteva permettere che morisse.

Per prima cosa, doveva rendersi meno riconoscibile: rubò un mantello ad un venditore ambulante e tirò su il cappuccio fino agli occhi, nascondendo completamente il viso.

Sì, poteva andare: nessuno l'avrebbe riconosciuto.

Raggiunse senza troppi problemi il palazzo, e grazie ad un passaggio segreto che Nagumo e Suzuno gli avevano mostrato secoli prima – “Che gusto c'è ad usare l'ingresso principale?” gli avevano detto ghignando – arrivò all'interno del palazzo, più o meno a metà tra la sua stanza e quella di Afuro.

Visto e considerato che era Afuro l'ultimo sopravvissuto all'epidemia, Hiroto suppose che la cosa migliore fosse partire dalla sua stanza: qualcosa doveva pur inventarsi, no? D'altra parte, non è che avesse molte altre idee.

Ma non appena spalancò la porta della stanza, desiderò con tutte le sue forze di sprofondare nel pavimento, perché solo uno stupido avrebbe potuto irrompere in quella maniera in una stanza senza nemmeno controllare prima se era vuota.

Ehi! E tu chi sei?”

Hiroto ringraziò tutti gli dei che gli vennero in mente, perché quello non era Afuro, ma Endou. Ed Endou non era certo famoso per la sua prontezza né per la sua furbizia, quindi era un po' improbabile che...

Hiroto! Ma sei tu? Ma com'è possibile? Ma non eri morto? Oh, allora...” cominciò a gridare quello, eccitato, prima che il ragazzo in questione non gli tappasse la bocca.

Zitto!”

E quello come aveva fatto a riconoscerlo? Non c'era riuscito ancora nessuno, era praticamente tutto nascosto dal mantello...

Ehi, allora sei davvero tu! Lo sapevo, hai uno strano modo di camminare!” ridacchiò Endou, scostandosi leggermente. “Ma ora raccontami: cosa ci fai qui? Non eri morto?”

Hiroto sospirò: tanto valeva raccontargli tutto, a quel punto. E poi, pensandoci bene, Endou era l'alleato migliore che potesse trovare: a lui importava di Midorikawa, era l'unico che potesse capire.

Capisco...” borbottò infatti alla fine, concentrato.

Ecco, quindi vedi che devo trovare quel-” cominciò Hiroto, teso, ma Endou lo interruppe.

Ci sono! L'altro giorno sono andato in infermeria, c'è questa vecchietta che ha detto che ha un armadietto pieno zeppo di medicine, e ha detto che ci sono tutte! Tutte, capisci? Devi solo andare lì e fartele dare!” esclamò l'Acheo, sorridendo.

Il primo confuso pensiero di Hiroto fu che quel tipo doveva essere molto buono o molto scemo per sorridere in quel modo in una situazione simile. Poi si riprese.

Ma io non posso andare: se mi riconoscessero sarebbe la fine, non potrei mai tornare indietro!” ribatté, scuotendo la testa.

Nessun problema, ci vado io.” propose Endou continuando a sorridere. “Vado e torno, così tu puoi salvare Midorikawa. Però...” abbassò la voce, come se fosse indeciso se parlare o no. “Però mi raccomando. Lui è un tipo un po' orgoglioso, quindi siccome hai vinto non accetterebbe mai di vederti restare. È la sua parola che ti ha dato.”

Era così serio che Hiroto quasi rischiò di prenderlo sul serio. “Ma non scherzare! Non può pensare di aver vinto sul serio, solo...” sarebbe anche andato avanti, se non fosse stato per dei rumori provenienti dall'esterno.

Oh-oh...” sussurrò Endou, concitato. “Io ero venuto qui per vedere se trovavo Terumi, ma non c'era, e mi sa che è questo! Non deve assolutamente vederti!”

Senza perdere tempo, Hiroto si nascose nel primo posto che gli venne in mente: nell'armadio. Endou fece appena in tempo a chiuderlo con forza che la porta della stanza si spalancò, mostrando un Terumi e un Nagumo vagamente sconcertati.

Ehm... Cosa ti ha fatto il mio armadio, Endou?” chiese Terumi trattenendo un sorriso.

Hiroto si chiese da dove venisse tutta quella simpatia: da che ricordava, i rapporti tra i due non erano mai stati molto caldi.

Uhm, niente di che...” rispose evasivo Endou. “Ero venuto a cercarti... Cioè, non era mica per me, sai, ma per una certa persona che sta dalle mie parti e voleva sapere se eri libero per-” continuò maliziosamente.

Ho capito, ho capito!” lo interruppe Terumi in fretta e furia. Era Hiroto che aveva capito male o sembrava quasi in imbarazzo? Terumi? Oh, ma quante diavolo di cose si era perso?

Senti, Endou... Puoi dirle di aspettare un attimo? Stavo parlando con Nagumo, e...”

Oh, ma certo! Scusate se vi ho disturbato, ragazzi!” rispose Endou, e anche senza vederlo Hiroto poteva giurare che stesse sorridendo.

Sentì dei passi che si allontanavano, poi una porta sbatté. Che andasse a prendere quell'antidoto, però...

È una brava persona, no? Endou, intendo.” commentò Terumi, sorridendo.

Lo so. È anche per questo che la guerra deve finire. Non sei stanco di vederlo qui, lontano dai suoi cari?”

Hiroto drizzò le orecchie: parlavano di... far finire la guerra?

Hai ragione, ma... Come facciamo con Rococo?”

“Ascolta, ho un piano. E se ci fosse un duello? Un duello all'ultimo sangue tra Kazemaru e Rococo, solo loro. Chi vince si prende Endou. Chi perde cede, oppure se ne va.”

Ci fu un lungo silenzio, mentre Hiroto non sapeva più cosa pensare. Poi Terumi parlò, dando voce ai suoi dubbi. “Ma...Ma significa che Rococo potrebbe morire, lo sai?”

“E quanti di noi rischiano la vita ogni giorno da quasi dieci anni?” scattò Nagumo. “Questo è l'unico modo per andarci a riprendere Hiroto, hai capito? Io so che è laggiù all'accampamento Acheo, da qualche parte. Ed Endou... Merita di tornare a casa. Se Rococo dovesse morire, sarà con onore e sul campo di battaglia, per mettere fine ad una guerra che non ha più ragione di esistere!” Nagumo ormai stava quasi gridando.

Hiroto non poteva crederci: come sapeva suo fratello che lui non era morto? Come faceva a sapere che si trovava all'accampamento Acheo? Bé, non in quel momento, d'accordo, però...

Si rese conto con stupore che quello rendeva le cose molto più semplici.

Non doveva sentirsi in colpa, nascondendosi in quel modo. Non poteva negare di aver sentito il bisogno di gridare, di farsi vedere dai fratelli che aveva lasciato tre mesi prima e che lo credevano morto, ma così... Oh, così era perfetto. E avrebbero anche fatto finire la guerra? Da non crederci!

Rococo però non accetterà mai.” commentò Afuro, scettico.

Sta a te.” rispose Nagumo testardo. “Sei tu il fratello maggiore, sei tu che, se vuoi, puoi mandare un messaggio agli Achei. Puoi avvisare Rococo solo a messaggio consegnato, non sarebbe fantastico? Sarebbe obbligato a combattere, e basta.” abbassò la voce. “Puoi farlo anche adesso.”

Ci fu una lunga pausa, e Hiroto poteva sentire tutta l'importanza di quel momento.

Una guerra della durata di dieci anni stava forse per concludersi? Poteva davvero succedere?

Un'ultima cosa, però.” aggiunse Nagumo. “Se deciderai di farlo, non dire niente ad Endou. Non accetterebbe mai, lo sai.”

Afuro annuì, e anche Hiroto sapeva benissimo che mai Endou avrebbe permesso a qualcuno di lottare fino alla morte per lui.

Alla fine, Afuro sospirò. “Hai ragione. Hai perfettamente ragione, così non può più andare. Rococo si prenderò la responsabilità delle sue azioni, e basta. Hai una penna?”

Hiroto rischiò di farsi scoprire: dovette spingersi a fondo un pugno in bocca per evitare di emettere suono. La guerra finiva, finiva!

Era troppo bello per essere vero.

Alla fine i suoi fratelli uscirono, e subito dopo apparve Endou. Il fatto che brandisse una bottiglietta che aveva tutta l'aria di essere quella buona rischiò di far scoppiare Hiroto a piangere.

Stava tornando indietro – nemmeno lui riusciva a credere alla propria fortuna – ed era quasi uscito dal castello, quando una voce lo fece sobbalzare.

Ki-Kiyama? Sei davvero tu?”

Una voce che conosceva fin troppo bene, purtroppo.

 

* * *


Angolo dell'autrice:
Puff... Pant... Oh, signori, sono esausta.
Questo è il capitolo più lungo che io abbia mai scritto nella mia lunga storia di scrittrice.
Intanto, parlando di Atsuya, potrebbe sembrarvi strano che si metta a sbandierare il suo amore per Yuuka a Goenji, ma... Seguitemi un secondo: il nostro povero ragazzo ha soffocato dentro di sé questi pensieri per un sacco di tempo! Kazemaru non poteva saperlo (magari poi pensava male e portava via Yuuka), e a chi altri poteva dirlo? Insomma, moriva dalla voglia di parlarne con qualcuno.
Prima o poi io scriverò una Goenji/Atsuya perché chi disprezza compra e questi due si odiano troppo perché sia una cosa normale No, sul serio, uccidetemi prima.
Dicevo.
Siccome Goenji minacciava di portargliela via, Atsuya ha dovuto fare qualcosa, ecco.
Per la KidoFudo... Una parola: suicidio. È un suicidio entrare nella testa di Kidou, figuriamoci in quella di Fudou, e se si parla di dichiarazione faccio prima a spararmi in bocca (?) poi boh, ditemi che ve ne pare, perché questi sono difficilissimi da rendere! >.<
E Hiroto... Grandi rivelazioni! La guerra finirà? Non finirà? Aheam... forse questo è il momento buono per dirvi che il prossimo è l'ultimo capitolo.
...
...
Un po' troppo buttata lì, eh?
Oh, bé, prima o poi doveva finire, no? La guerra avrà una conclusione, ma... Come? Finirà tutto bene o invece sarà un disastro dalle proporzioni enormi? Quanti moriranno, quanti invece si salveranno?
Grazie ancora a tutti quelli che recensiscono, preferiscono e seguono! VI AMO TUTTI! (?)
A presto, un bacione, vostra
Emma ^^

  
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