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Autore: Ginevra285    28/06/2013    1 recensioni
Questa è un’altra cavolo (e dico cavolo perché sono diventata una ragazza fine, signori e signore) di introspezione, parto di una mente contorta e di una notte di solitudine estiva. È come se stessi snodando l’ammasso di pensieri nella mia testa, quindi non badate troppo al fatto che forse non avrà un senso.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho iniziato a scrivere perché avevo qualcosa da dire. Ho scritto quello che avrei voluto urlare al mondo. Ho scritto perché certe cose non si dicono ad alta voce, per non impazzire del tutto. Ho scritto perché volevo trovare un filo logico nei miei pensieri che, come flash, balenavano nella mia mente più veloci di quanto mi fossi mai accorta.
Non sono mai riuscita a scrivere tutto, ma è sempre stata una soddisfazione vedere le mie dita che scorrevano veloci sulla tastiera, incuranti del tempo che passava, degli errori grammaticali e delle virgole sbagliate. Non potevo perdere il filo, o avrei dovuto rileggere tutto. E la cosa non mi è mai piaciuta. I pensieri cupi e tenebrosi non vanno riletti subito, bisogna aspettare. Aspettare di avere la mente fresca, libera dai demoni della notte, solo per vedere se tutte quelle parole, che la sera prima erano volate sulla pagina alla velocità della luce, avessero un senso. All’inizio non l’avevano. Non avevano nessun senso. Rileggevo e mi chiedevo se fossi pazza o se avessi semplicemente una mente molto molto complicata. Ho preferito optare per la seconda possibilità, ovviamente. Col senno di poi ho aggiunto la parola ovviamente, ma al momento ho seriamente preso in considerazione la possibilità di essere impazzita, o di essere sempre stata pazza. È una parola orribile, no? I pazzi sanno di esserlo? Lo sono veramente? Ed ecco che la mia mente partiva di nuovo, dicendo addio ai freni che mi ero imposta: le domande erano troppe e le risposte troppo poche, ma non potevo fare a meno di pormele.
Mi sono sempre considerata una persona riflessiva, profonda, anche intelligente, si, ma mai uguale agli altri. Era l’unica condizione che potessi porre, per non dover ammettere di aver qualcosa di profondamente sbagliato. D’altronde essere diversi è una nuova moda. Siamo tutti ugualmente diversi adesso, quindi ho pensato che essere diversa fosse una condizione accettabile, per nascondere i miei spettri.
Spettri… se così si possono chiamare. Quelle mie paure, quelle mie passioni, erano davvero sbagliate? Erano un’ombra della vera me stessa o erano proprio la vera me stessa? Cos’era la vera me stessa? Ed ecco che le domande ripartivano a raffica. Vedete, le fermo. Non lascio che le domande esistenziali prendano il sopravvento, sennò questo testo perderebbe di significato, di importanza.
Sono bravi tutti a porsi le domande della vita, ma la differenza tra un individuo e un altro sta proprio qua: le domande non bastano, le risposte, invece, sono necessarie ed ognuno ha le proprie. Perché bisogna rendere conto solo a sé stessi dei propri ideali e dei propri pensieri.
Queste domande stanno trovando una risposta solo ora e forse non è neanche quella giusta.  Basta, sto divagando.
Non so se chi legge avrà capito qualcosa di quello che ho scritto, non so neanche se ci sarà mai qualcuno a leggere, ma so che io ho capito ciò che ho scritto. So che ancora una volta scrivere mi ha aiutata, come mai nessuno è riuscito a fare. È un po’ come se mi dessi dei consigli da sola.
Col passare del tempo ho imparato a scrivere. È facile, sapete? Si inizia scrivendo i propri pensieri più reconditi, per poi appassionarsi, sognare di diventare scrittori, desiderare di migliorare. Allora si inizia a scrivere racconti, ma arriva proprio qua la parte difficile: avere ottime idee non basta. Perché per avere un’idea ci vuole un millesimo di secondo, mentre per scrivere nero su bianco quell’idea ci vogliono mesi, anni. Ci vuole costanza, passione.
E spero solo che questa mia passione non muoia prima di esistere davvero.
 
 
 
 

Spazio Autrice: 
Ok, non l'ho riletta e penso che si veda. Alla fine ho deciso di pubblicarla, ma probabilmente quando domani la rileggerò inorridirò. Pace, spero che la cosa non vi turbi troppo. Mi dispiace anche che ci siano pochi punto e a capo (si dice così o hanno un nome specifico?) e che la lettura sarà più pesante, ma non ho potuto fare altrimenti. Spero che questo non cambi la scorrevolezza del testo. 
Gin
  
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