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Autore: raincloud    28/06/2013    1 recensioni
Quali possono essere i più grandi problemi di un 19enne? Trovare i soldi per la benzina. Riuscire a rimorchiare quella ragazzetta carina. I genitori che rompono perché vorrebbero che tu vada all’università... I problemi Lucas non hanno niente a che vedere con questo ...
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Axe 



Quali possono essere i più grandi problemi di un 19enne? Trovare i soldi per la benzina. Riuscire a rimorchiare quella ragazzetta carina. I genitori che rompono perché vorrebbero che tu vada all’università, mentre a te viene la nausea solo a guardare un libro CHIUSO. I problemi Lucas Terri non hanno niente a che vedere con questo. Lucas è intelligente, l’università non lo spaventa e ormai non fa quasi più caso alle ragazze. Eppure Lucas scambierebbe volentieri i suoi problemi con quelli dei suoi coetanei.
La sindrome di Treacher Collins non è bella, non è simpatica. Lucas è nato con una malformazione delle ossa facciali. È sprovvisto di zigomi, gli occhi, dal taglio strano, sono cadenti, sembrano quasi scivolare sul volto (un po’ un misto tra un Picasso e  un Salvador Dalì, come gli aveva gentilmente fatto notare un suo ex-compagno di classe). La sindrome di Treacher Collins crea problemi all’apparato uditivo, per sentirci bene Lucas è costretto a portare un apparecchio. Non gli è mai piaciuto dover portare quel “coso” attaccato alla testa. Certo, dopo un po’ non lo senti più, ma ogni volta che, anche solo di sfuggita, si guarda allo specchio vede quell’attrezzo metallico attaccato alla sua testa, che sporge un po’, e di punto in bianco gli tornano in mente i nomignoli che gli erano stati affibbiati da piccolo. Il mostro di Frankenstein era il più gettonato. Lucas aveva letto quel libro, ma a parte le viti dell’apparecchio che sporgono un po’ non riesce a trovare altre analogie con il personaggio descritto nel romanzo, non sarebbe mai riuscito ad uccidere nessuno lui, scherziamo! Sua madre lo definiva “buono dentro”, aveva un carattere mite e non aveva mai attaccato briga con nessuno, neanche con quei bulletti che a scuola lo prendevano in giro. Una cosa buona l’hanno fatta però, affibbiandogli quel soprannome. Cominciando da Frankenstein Lucas si è avvicinato sempre di più alla letteratura, dapprima con i romanzi horror, fantasy, poi classici. E in breve tempo era diventato grande frequentatore della biblioteca comunale.                                                                                                                                                              
Lucas ama usare i mezzi pubblici, nell’ora di punta la gente è troppo impegnata a pensare ai fatti suoi per prestare attenzione a quel ragazzo con il berretto un po’ troppo calcato sul viso, ma Lucas ama osservarli, ognuno di loro aveva i suoi comportamenti strani, bizzarri. E Lucas si diverte a immaginare che vita facciano quei buffi figuri che incontra sull’autobus o in metro, a volte mette su carta le storie che loro gli “suggeriscono”. Una volta in metro ha incontrato uno dei commessi della biblioteca, per Lucas fu piuttosto strano essere avvicinato da quel ragazzo che aveva visto tante volte ma con cui non aveva mai parlato. Scoprirono di avere molti interessi in comune, ci misero davvero poco a diventare amici. Andrea si chiamava il ragazzo, aveva 25 anni e da almeno 7  lavorava nella biblioteca. Fu Andrea a spingere Lucas a partecipare ad un corso integrativo sulle tecniche di scrittura.  

                                                                                                                                            
Era novembre, il corso si teneva tutti i mercoledì in una piccola sezione della biblioteca. Il direttore era Mr. Joe, un omino basso e tozzo, ma dall’aria simpatica.                                                                                                         
Fu il secondo mercoledì di novembre che Lucas vide il più fantastico paio di occhi che avesse mai avuto occasione di incontrare. Lei era seduta sulla destra, una delle prime file, in un primo momento Lucas non le aveva fatto troppo caso, come avrebbe potuto? Girata di spalle, l’unica cosa che vedeva di lei erano dei lunghi capelli castani, non particolarmente interessanti …Quando Mr. Joe fece alzare, a turno, ognuno di loro per leggere un brano scritto da loro, Lucas entrò nel panico: non voleva essere sotto gli occhi di tutti! Quando fu il suo turno prese un grosso respiro, e, un po’ più impacciato del solito, si alzò dalla sua sedia, prese fiato una seconda volta e lanciò un breve sguardo generale alla stanza. Fu in quel momento che li vide, due splendidi smeraldi gemelli. Con il senno di poi, si diede dell’idiota almeno mille volte per essere rimasto imbambolato a fissarli per qualche secondo buono, era convinto di aver messo a disagio la ragazza, a lui non sarebbe piaciuto essere fissato da lui. Quando prese a leggere, la sua voce per qualche secondo uscì rotta, soffocata. Dannate farfalle che tentano di risalire la trachea!                                                                                                                                            
Il tempo di finire il brano, che Lucas era già uscito da quella soffice nuvoletta rosa, che avrebbe fatto impazzire le scrittrici di harmony che leggeva sua madre, ed era dolorosamente tornato con i piedi per terra e il sedere sulla sedia: ormai da tempo era arrivato alla conclusione che non sarebbe mai riuscito a trovare una compagna, ricordava perfettamente quando alle elementari una ragazzina, sua compagna di classe, aveva cacciato un urlo, terrorizzata, quando, giratasi, si era ritrovato lui dietro che le tendeva il pugno chiuso, con quello che voleva essere un sorriso incoraggiante in viso. Si era messa a piangere dopo e le maestre lo avevano sgridato, ma lui voleva solo riportarle l’orecchino che le era caduto! Da allora Lucas aveva evitato di soffermarsi troppo sulle ragazze. Gli  piaceva osservarle da lontano, ammirarne la bellezza, come si ammira il profumo di un fiore, a volte scriveva poesie per loro, poesie che poi restavano chiuse nel suo cassetto. In 19 anni di età l’approccio più approfondito che Lucas avesse mai avuto con una ragazza era stato un “posso sedermi qui?” con conseguenti due interminabili ore d’inglese.                                                  
 Finita la loro ora settimanale di convegno, Lucas stava velocemente tornando al presente e altrettanto velocemente si accingeva a rimettere i suoi fogli e le sue penne nella tracolla, quando si sentì chiamare da una graziosa voce femminile. “hai davvero una bella penna sai?!” cautamente, timoroso di essersi immaginato la voce, Lucas si girò. Davanti a lui si stagliava la silouette di “occhi di giada” (come aveva mentalmente ribattezzato la ragazza). “Grazie” biascicò, arrossendo. Quella rispose con un sorriso, tendendogli la mano subito dopo “sono Jade a proposito”.


Sarebbe molto dolce, in perfetto stile da romanzetto rosa, dire che quello fu l’inizio di una romantica storia d’amore, ma no. Quell’incontro fu l’inizio di una splendida e sincera amicizia, e Lucas era felice così. Seppure “leggermente” infatuato di Jade era felice di essere al suo fianco, anche come amico. Di poter abbracciare una ragazza e ambire ad un bacio sulla guancia senza paura di essere rifiutato. L’infatuazione sarebbe pian piano sparita … sperava.                                                                                                                                      
Sua madre sorrideva quando lo sentiva parlare di lei, diceva che gli brillavano gli occhi.                                        
Ma “tutto ciò che è bello è destinato a prematura fine”, Lucas non ricordava chi lo aveva detto, ma, mentre osservava un suo compagno d’università fare il filo a Jade e lei arrossire lusingata, capì che, chiunque avesse detto quella frase, aveva maledettamente ragione. Jade era una bella ragazza ed era piuttosto esuberante, combinazione di qualità, notava molto spesso Lucas, che attiravano i ragazzi come orsi al miele, e mai paragone fu più azzeccato, Jade dolce e zuccherina, i “tizi” goffi e ridicoli. Santo Cielo, osservandoli Lucas si rendeva perfettamente conto di quanto si potesse diventare ridicoli per conquistare una ragazza. Tutte le volte che le diceva questo, sua madre rideva, e facendogli una carezza sulla guancia gli chiedeva se lui non si sarebbe comportato allo stesso modo  se non fosse stato così timido, Lucas non rispondeva.                                                                       
Lui e Jade erano ottimi amici, ed andava bene così. Non aveva motivo per poter non essere contento, le cotte passano in fondo no? Ma vederla teneramente abbracciata al suo nuovo ragazzo non fu molto piacevole per Lucas.


I periodi che seguirono non furono piacevoli neanche loro, la nuova storia di Jade andava a gonfie vele, e Lucas non si era mai sentito così solo e messo da parte in tutta la sua vita.                                                                    
Da quando aveva iniziato a frequentare Jade si era sentito più sicuro, più aperto verso il mondo: alle volte usciva di casa senza indossare il berretto e aveva deciso di iscriversi in palestra. Ma ora usciva di malavoglia e i passanti gli suggerivano solo storie tragiche. Sua madre lo aveva quasi costretto ad andare in palestra quel giorno. Effettivamente, rifletteva Lucas, fare sport lo rilassava, o quantomeno, fare sport senza Jeremy che ti blatera qualcosa a proposito di una “straordinaria offerta” che la “sua” clinica può offrirti, “ma solo per un periodo limitato di tempo”, che poi la clinica non è sua, lui è solo un dipendente, certo una delle migliori cliniche di chirurgia plastica del paese, mi vanterei anche io ma … aspetta, cosa?!                                                                       
L’intervento che Jeremy propone a Lucas si basa su nuove tecniche di chirurgia plastica miste a nuove cure farmacologiche e l’intervento, lo assicura Jeremy, è sicuro al cento per cento. In più, data la sua … situazione, parte dell’intervento sarà a carico dello stato. Non ostante tutte queste rassicurazioni, Lucas è scettico, nervoso, evita di guardare Jeremy in faccia. “Amico – lo incalza questo, notando la sua indecisione – pensa ai vantaggi: nessuno che ti addita più per strada, nessuno più a chiedere alla tua ragazza se sia la tua tutrice, non sarebbe fantastico?! Hai solo che da guadagnarci”                                                                                                                                   
‘Jade non è la mia ragazza’ vorrebbe dire Lucas, ma non può negare che si è vergognato molto quando, un pomeriggio, una donna si è avvicinata a Jade, mentre erano insieme, e si era complimentata perché “non ostante la sua giovane età già vuole fare del bene a chi è meno fortunato di noi”. Alle volte Lucas sente l’impulso di sbattere la testa sul tavolo dalla vergogna al ricordo. “ti farò sapere - dice a Jeremy - entro questa settimana”.

È sabato ormai e Lucas ancora non ha deciso riguardo l’operazione. Le mani incrociate dietro la testa, sdraiato sul letto, cerca di pensare. Improvvisamente si alza e si guarda allo specchio. Pensa che sia buffo, sembra un monologo da film “dopo tanto tempo eccoci qua, mio vecchio nemico”. Dopo aver imparato a sfuggire agli specchi, quasi fossero la sua kriptonite, per una volta se ne sente assurdamente attratto. Si passa le mani sul viso,si studia, palpa, tira la pelle. La sua faccia assume espressioni grottesche, ma niente da fare, non riesce a vedersi.                                             
Sconsolato torna a sdraiarsi sul letto, ancora indeciso. Pensa a Jade. Sa che con il suo aspetto attuale non potrà mai vivere una vita normale, sa che le probabilità di costruirsi una famiglia, un giorno, allo stato attuale delle cose sono davvero esigue, ma come può sperare di essere ancora se stesso dopo l’operazione? Un timido bussare alla porta lo riporta fuori dai suoi ragionamenti. Il viso di sua madre fa timidamente capolino da dietro la porta “stai ancora pensando all’operazione?” chiede lei. Lucas annuisce. Senza una parola la donna si avvicina al letto e si siede accanto al figlio abbracciandolo dolcemente                                                                                                               
“che cosa ti preoccupa?” chiede la donna carezzandogli il capo                                                                  
“credo che perderò me stesso” la donna sta per ribattere quando il ragazzo riprende il discorso “so che è una paura irrazionale, ma preferisco avvicinarmi allo specchio e non amare ciò che vedo piuttosto che avvicinarmi e non vedere me”                                                                                          
“Lucas! – lo sgrida gentilmente la donna – tu non sei la tua faccia. Tu sei un insieme di tante cose, di tante esperienze”                                                                                                                                            
“ho anche paura …”                                                                                                                                                   
“di cosa?”                                                                                                                                                                    
“di restare solo … tutta la vita”                                                                                                                                     
“oh Lucas..”                                                                                                                                        
 “tu che mi diresti di fare?”                                                                                                                 
 La donna lo tira in piedi, tirandolo per le braccia, Lucas la supera in altezza, e lei gli prende il viso tra le mani per farsi guardare negli occhi “… ormai sei più grande di me, non posso più dirti cosa fare. Ma ricordati che qualunque cosa tu decida di fare, tu non sei il tuo viso, sei il mio bambino, e ti vorrò sempre bene. Chiunque non riesce ad afferrarlo non è degno di starti accanto” dice, posandogli un bacio sulla fronte.


Lucas ha appuntamento con Jade quel pomeriggio, dopo l’università. La sera prima ha chiamato Jeremy. Si sente stranamente bene. È sicuro di aver fatto la scelta giusta.                                       
Vede Jade da lontano, seduta ad uno dei tavolini del loro bar preferito. “Jade!” la chiama. Lei lo raggiunge di fretta, quasi correndo. D’altronde, pensa Lucas, mentre lei gli si avvicina, non sarebbe mai più riuscito a guardarsi allo specchio se avesse deciso di accettare l’operazione. Quello è il suo viso, come può sperare di sentirsi si nuovo se stesso con un altro viso? Tutto ciò che lui è, in parte, lo è anche grazie al suo aspetto.
E, in fondo, lui si vuole bene così.            

  
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