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Autore: Hubris    29/06/2013    0 recensioni
Se per cambiare la tua vita ed incoronare i tuoi sogni fosse necessario distruggere l'intera umanità così come la conosciamo, cosa oseresti fare?
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E' arrivata un'altra notte, precipitata sulla mia pelle come una vecchia ghigliottina. E i miei occhi si tingono d'argento, quello vivo. Quello che uccide. Con lo sguardo di chi non tollera la sconfitta, illumino il corpo gelido e biancastro che giace a terra. Il solco sul mio viso si inasprisce selvaggiamente e il ghigno più bello che l'intero pianeta possa mai mostrare, si lascia esplodere beffardo. Un'altra notte, un'altra possibilità per mostrare al mondo intero quanto odio serbiamo per loro e quanto desiderio anima violento il movimento bramoso delle nostre perfette mani. 
 
-No, Joe..non va bene. E' troppo..- Inizia a mordersi le labbra, probabilmente cerca una parola che mi lasci interedetta, confusa e insoddisfatta. 
-Troppo..?- Lo incoraggio. Se c'è una cosa che davvero odio di quel ragazzo, è quel suo modo di fare lento, abbandonato a chissà quale bisogno di mostrarsi più affascinante a me. Che lo conosco ormai da più di tre anni. 
-Mainstream.- E gli occhi gli si illuminano magicamente. Un verde acceso, un semaforo che lascia libero passaggio ai pensieri più vivaci.
-Main-cosa? Ma che cazzo Alex, sei sempre il solito hipster fallito. Dammi un giudizio come si deve!- 
-Senti ragazza mia, ho da fare adesso. Passo a prenderti stasera al solito orario. E non mettere il rossetto imbarazzante di ieri sera, per favore.- E con una risatina a dir poco infantile sgattaiola via e si dirige verso casa. Lasciandomi come una deficiente sul marciapiede di fronte casa mia. Con un cavolo di diario consumato in mano. 
-Vaffanculo!- Grido. E anche io mi dirigo verso casa, delusa come al solito. 
Non riesco ancora a capire come Alexander sia potuto diventare il mio ragazzo. Effettivamente tutto è successo troppo in fretta, e i suoi occhi e quel suo modo di fare infantile mi hanno fatto innamorare fin dal primo momento che lo vidi. Eppure, non sentirsi compresi fa sempre male. Soprattutto quando a non capirti è proprio la persona che ami. Io amo Alexader, così come amo scrivere. 
Sono una scrittrice. Una di quelle fallite e sempre troppo poco convinte che trovate dietro l'angolo pronte a parlarvi e a confondervi le idee per una mezz'ora buona. Mi piace parlare con le persone, conoscerle, studiarle, intrattenerle e notare immadiatamente nei loro sguardi la scocciatura che sto procurando. Mi affascinano anche i vampiri. I demoni. I licantropi. Insomma, tutte quelle robacce lì che vanno tanto di moda adesso. Infatti, ho deciso di scrivere un bel romanzo su questa roba. "Argento". Mi è sempre parso un titolo degno di nota, dall'impatto curioso per una storia di vampiri, sangue e strane morti. E poi l'argento è il mio colore preferito. E resto anche fermamente convinta che Alex non capisca un cazzo di questo genere, d'altra parte lui è stato come ammaliato da quella luce artificiale che emana la fantascienza esattamente l'anno scorso, quando mio padre gli regalò un libro descisamente inquietante secondo me, che raccontava di una guerra esplosa in chissà quale pianeta e per colpa di chissà quale specie aliena.Troppo meccanica ed esplosiva per me, troppo..mainstream. 

Sempre il solito disordine, dannazione. E' ormai pomeriggio inoltrato, la casa è sommersa dal delirante guazzabuglio offerto gratuitamente da una madre avvocato e da un padre medico. Non un medico qualunque, uno di quelli che mi cura con affetto la bronchite quando restoe a letto..no. Uno psichiatra. 
Dopo un'apparente corsa ad ostacoli, afferro la cornetta del telefono che ha iniziato a suonare gusto quando ho messo piede in casa.
-Pronto?- La mia voce risulta dannatamente acuta, ma..tempismo perfetto! 
-chernaya roza! chernaya roza!- E' una voce terribilmente rauca e grave, una donna anziana, probabilmente. Sento un leggero sibilo accompagnare un respiro sofferto, malato.
E' caduta la linea. Resto qualche secondo ancora in linea, nonostante la chiamata sia finita. Sono abbastanza sconcertata. Ma che cazzo di lingua era quella, poi? Abbasso la cornetta e scrollo le spalle e maledico inesorabilmente colei che mi mise al mondo. Ha dimenticato di nuovo il portafogli in frigo. Perchè madre? Perchè ti fai questo? 
 



 

   
 
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