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Autore: Margottina    29/06/2013    0 recensioni
La cosa davvero strana è che, pur essendo cosciente di star sognando, i sentimenti che provi sono così veri che una volta sveglio ti senti come se avessi vissuto davvero.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sogno Capita a volte di risvegliarsi nel proprio sogno.
Aprire gli occhi pensando di essere svegli per poi rendersi conto che la realtà in cui stai vivendo da spettatore è troppo strana per poter essere vera. A volte è molto simile alla realtà, almeno all'inizio, ma più osservi, più capisci che non è reale.
La cosa davvero strana è che, pur essendo cosciente di star sognando, i sentimenti che provi sono così veri che una volta sveglio ti senti come se avessi vissuto davvero.
Mi sono sempre chiesta come possa essere possibile.


Aprire gli occhi e vedere un cielo talmente terso e azzurro da renderti sereno. Sentire della terra sotto di te.
La sfiori un po' spaventata, con la punta delle dita finchè non capisci che si tratta di sabbia ed allora senti anche il rumore del mare, le onde sbattere sulla battigia.
Tirarsi su, a sedere, e ritrovarsi davanti l'oceano, così infinito da non riuscire a scorgere l'orizzonte. Tutto molto reale, quasi paradisiaco.
Ci sono dei corpi nell'acqua, una miriade di corpi. Corpi vivi, in movimento.
Alcuni sono seminudi, altri lo sono del tutto. Si sfiorano tutti, gli uni con gli altri, con una delicatezza che ti fa mancare il fiato. Non ti senti neanche a disagio osservandoli, non c'è nulla di sessuale nel loro sfiorarsi, vogliono solo sentire di non essere soli.
Ti ritrovi lì in mezzo ad osservare, nessun contatto con te, sei solo un'osservatrice silenziosa.
Le carezze sono talmente fugaci che cominci a pensare che loro non si rendano neanche conto di toccarsi ed è qui che cominci a sentire un dolore al petto.
Fai più attenzione ai volti dei corpi che ti circondano e realizzi che non vedono, sono tutti ciechi.
Volti bellissimi, quasi angelici, ma ciechi.
Perché devo svegliarmi con questa angoscia?

Ti ritrovi catapultata in un stanza.
Una stanza grande, pietre dure che ne delineano i contorni. Gabbie di ferro simili a quelle per uccelli, dalle sbarre larghe e arrugginite, coperte da uno strato verdognolo di muffa.
Cominci a sentire l'umidità nelle tue ossa, il freddo.
Le gabbie sono ai lati della stanza, sono solo due, entrambe aperte.
Degli scaloni in pietra daventi a te: li usano come letti. Non riesci a ricordare neanche come fai a saperlo.
Alla tua sinistra le sbarre della prigione. Da lì sei entrata. Oltre le sbarre un'altra cella, ma troppo lontana per scorgerne i particolari.
A destra della stanza una porta in legno e ferro con una piccola finistralla nel mezzo, anche questa dotata di sbarre. Guardi oltre la finestrella e vedi un piccolo spazio aperto, sarebbe sembrato più angusto se il sole non lo avesse illuminato.
D'un tratto la cella si popola.
Gli stessi corpi ciechi, ma mutilati o deformi.
Perché devo svegliarmi con questa angoscia?
Continuano a cercarsi, ma si colpiscono con le spalle, con i fianchi nella speranza di sentire. Molti non hanno mani, solo braccia monche, alcuni le hanno legate al corpo da un altro strato di pelle. Altri sono quasi esseri scheletrici, come mummificati.
Tutti hanno le gambe, tutti possono muoversi. Non possono sfiorarsi, possono solo colpirsi.
Ti ritrovi a pensare che, stranamente, lo scenario ti trasmette meno angoscia del precedente: non è mascherato da paradiso, è proprio l'inferno.
Sei terrorizzata, non c'è spazio per l'angoscia.
Ad un tratto uno dei corpi ti percepisce. Perché?
Ti colpisce con le spalle, ti spinge, e tu cerchi di spingerlo via con le braccia, urlando. Non senti le tue urla, non senti alcun rumore. Sai di essere circondata da suoni, ma non li senti. Tutto è silenzioso.
Sei troppo debole per respingerlo, loro vivono da chissà quanto in quello stato e vogliono sentire.
Ti ritrovi dentro ad una delle gabbie per uccelli, quella più vicina alla porta che dà sullo spazio aperto. Ti rannicchi su te stessa, incastri la testa tra le ginocchia che ti sei portata al petto poco prima. Non vuoi vedere cosa succede, non puoi più, non hai la forza di affrontare tutto quel dolore.
Non senti odio nei loro confronti per averti spinta lì in mezzo, per averti percepita, vorresti solo che non soffrissero così tanto.
Perché tanto dolore? Perché tanta solitudine?

Alzi nuovamente la testa per vedere, pur vivendo tutto questo nel silenzio, sai che adesso non c'è davvero alcun rumore, alcun suono.
Sei all'esterno della cella. La porta è chiusa, il sole è ancora lì ad illuminare quello spazio. Cerchi il sole con gli occhi e ti accorgi che il tetto è fatto di sbarre, non puoi fuggire, non hai via d'uscita.
Prima che ti prenda il panico vedi una figura a pochi metri da te, vicino la porta della cella. Una donna. Ti dà le spalle e guanrda la gabbia in cui ti trovavi.
Non la vedi, ma sai che prova pietà.
Per chi? Per se stessa? Perché?
Ti avvicini piano, passo dopo passo, le giri attorno e la vedi.
La osservi a qualche passo di distanza, ti dà di nuovo le spalle. Vedi comparire davanti a lei una bambina, una bella bambina sana con un vestito celeste.
E' lei, ancora. Due parti di lei che si osservano. La bambina è serena, la donna è stranita.
- Non dovresti essere qui.
La donna guarda la bambina e le sorride. - Credo sia il mio posto.
Perché?
- Non dovresti essere qui.
Lo ripete di nuovo, tu sei d'accordo con lei e speri che la donna se ne vada.
Perché tanto dolore? Perché tanta solitudine?
- La tua strada è da quella parte. - la bambina alza l'indice della mano destra e punta alle spalle della donna e alle tue.
Ti volti e vedi una porta di legno chiaro, con le venature a vista. Aperta.
Non riesci a vedere oltre, ma sai che lì si vive serenamente.
Torni ad osservare le due interlocutrici. La donna non si è neanche girata a cercare la via.
- Puoi portarmi con te. Vuoi? - la bambina apre le braccia per invitarla a prenderla in braccio.
Fallo! Prendila e vai oltre quella porta. Sii serena.
Pochi secondi dopo la donna ha preso in braccio la bambina e si gira per seguire la sua strada. La vedi sorridente, tenere il capo della bambina sulla sua spalla.
È a pochi passi da te, ma guarda solo la porta alle tue spalle.
Non appena ti passa vicino vedi la bambina trasformarsi in un anziana scheletrica tra le sue braccia, ma la donna continua a camminare.
L'anziana diventa poi una donna, un'altra gemella, e la donna che la stava portando con sè scompare.
La nuova donna è bellissima.
Il corpo ricoperto di fiori, non riesci a capire se sia un vestito o meno. Forse sono solo fiori profumati.
Sorride e ti guarda con amore.
Ti vede.
Lei torna a seguire la sua strada e tu ti volti a guardare una pietra poco lontana dalla gabbia. C'è qualcosa sulla superficie sporca di muffa, una crisalide.
Sta per schiudersi. Il tuo cuore si riempe di gioia al pensiero di poter essere spettatrice di qualcosa di così bello.
Pochi secondi ed una bellissima farfalla schiude le sue ali. Azzurre, come il cielo.

Apri gli occhi, nel tuo letto.
   
 
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