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Autore: Yuki_o    29/06/2013    8 recensioni
"Esitò un attimo, valutando come avrebbe potuto spiegargli tutto quello che le frullava per la mente e come nonostante quel caos si sentisse così vuota, tanto da poter essere trascinata via dal vento. Poi parlò.
-Credevo lo prendessi amaro…ero proprio sicura.-"
L'incontro-scontro di due universi e l'aroma del caffè.
Prima ff su Teen Wolf: spero vi piaccia :)
Buona lettura!
Genere: Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allison Argent, Derek Hale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caffè amaro
 
Aveva iniziato a pensare ad una scusa più o meno a 10 minuti dalla sua destinazione, nell’esatto istante in cui aveva capito quale fosse.
Era in macchina, le mani strette attorno al volante e lanciava lunghi sguardi indecisi all’entrata del vecchio magazzino/loft. Il vicolo buio, la luna quasi del tutto oscurata, i lampioni dalla tinta aranciata: nulla la spaventava quanto la prospettiva di affrontare il perché si trovasse lì.
Perché si ritrovasse lì come ogni maledetta notte soprattutto…
 
Stava per mettere rabbiosamente la retromarcia e tornarsene da dove era venuta, pronta a ignorare lo sguardo preoccupato di suo padre che passava rapido dal suo viso alle ruote infangate della sua macchina, e gettarsi sul suo letto morbido e fresco -freddo- aspettando quella notte in cui sarebbe di nuovo riuscita a riposare, invece che limitarsi a dibattersi nel sonno per poi svegliarsi sempre più stanca. Stremata.
Stava per inserire la maledetta marcia quando comprese che era esattamente per quello che si trovava lì.
Troppe notti insonni per tornare indietro...mai più avrebbe potuto tornare indietro, in ogni caso.
Scese dall'auto e si avviò lungo le scale fino alla porta del loft.
C'era musica nell'aria, una canzone triste ma viva...Spirits in the night.
Bussò leggera e attese. Non udì i passi avvicinarsi ma in qualche modo quando la porta si aprì se lo aspettava.
Soliti jeans, solita T-shirt bianca di cotone e poi, beh...Derek Hale.
-Posso entrare?- chiese Allison titubante.
-Vuoi?-
Non era la risposta che si aspettava e fu difficile non dire la verità.
-Sono qui.- rispose invece…invece che: Non lo so.
-Non è quello che ti ho chiesto, Argent.- e dicendo ciò si spostò, rimanendo accanto all’entrata e chiuse la porta dietro di lei appena riuscì a convincere i suoi piedi a muoversi.
Rimase ferma a pochi passi dalla porta ormai chiusa, sentendosi in qualche modo di troppo in quell’appartamento così spazioso ma semivuoto, esclusi i mobili strettamente necessari. Quella casa sembrava molto di più un altro nascondiglio temporaneo, che non una casa.
-Vuoi del caffè?- lo sentì chiedere.
Fu strano e innocuo, ma soprattutto…cortese. Allison si volse e scorse Derek a meno di due metri da lei, con le braccia incrociate al petto e un atteggiamento rilassato.
Già, pensò, non sono più un pericolonon sono una cacciatrice.
-Sì, grazie.- rispose annuendo.
-Ok, vieni.- le volse le spalle senza esitazione.  
Fu uno shock.
Le aveva appena mostrato le spalle! Avrebbe davvero voluto ridere –di sé, di lui, del motivo per cui tutto quello che stava succedendo era assurdo.
Le porse una bella mag rossa piena di caffè fumante e dopo aver servito se stesso le offrì dello zucchero. Fu sorpresa anche di vederelui servirsi lo zucchero, tanto da strabuzzare gli occhi proprio di fronte e Derek, che alzò un sopracciglio, perplesso.
-Cosa?- le chiese.
Esitò un attimo, valutando come avrebbe potuto spiegargli tutto quello che le frullava per la mente e come nonostante quel caos si sentisse così vuota, tanto da poter essere trascinata via dal vento. Poi parlò.
-Credevo lo prendessi amaro…ero proprio sicura.-
Tacquero per qualche secondo, poi il rumore del cucchiaino di Derek che veniva poggiato sul piano in metallo della cucina ruppe quella bolla di sapone.
-Adoro il gelato…e le brioches alla crema.-
Eh?
Derek era mortalmente serio, tranquillo e…oddio, non scherzava. Non scherzava, vero?
 
Rise.
Non voleva farlo e perciò si portò un mano alla bocca cercando di trattenere la sua voce che si diffondeva cristallina per la sala e veniva inghiottita da quelle mura spoglie, come se ne fossero affamate, come se fino a quel momento non avessero mai riecheggiato risate in quel luogo.
 Ma non importava.
Per quanto premesse forte, per quanto cercasse di soffocarle non  volevano smettere e non avrebbero smesso. Fu un attimo perché lo capisse e allora le risate si trasformarono in lacrime e anche quelle riecheggiarono tra le pareti intorno a loro.
Per un lungo istante tutto quello che udì fu l’eco dei suoi gemiti e singhiozzi, incapace di trattenerli o smorzarli per averli trattenuti troppo a lungo in passato. Come il primo temporale dopo la siccità, quando si aprono le cataratte e sembra che il cielo voglia riversare sulla terra secca tanta tanta acqua da canellare tutto, non solo l’aridità quanto la terra stessa, ecco quelle urla non si stavano portando via solo la tristezza, ma anche quella stanchezza, quella frustrazione impotente.
Sua madre era morta, Kate era morta, Gerald li aveva traditi…e Kate…e anche sua madre.
I traditori devono morire.
Sua madre…
-Mamma…- non poteva sapere da quanto tempo stesse singhiozzando quel nome, sapeva però che anche se solo ora riusciva a udirne il suono, quella nenia era iniziata prima. Non riusciva ad aprire gli occhi, sentiva la gola chiudersi e contrarsi dolorosamente e la mascella era intorpidita tanto stava stringendo i denti.
Non ce la faceva a smettere e aveva paura che non si sarebbe fermata mai più.
-Non trattenerti.-
Era alle sue spalle. Aveva il respiro accelerato e si sentiva stordita, senza riuscire a smettere di emettere quei tremendi suoni strozzati.
Non la stava toccando ma era abbastanza vicino da percepirne il respiro regolare, il profumo di dopobarba e il calore.
Era davverovicino.
Più di suo padre, più di Lydia…diamine, più di Scott!
-Non smetterà mai di mancarti e forse, una parte di te, non riuscirà nemmeno mai a perdonarla. Non importa, va bene così, Argent. È giusto così.-
Parlava lentamente e senza inflessioni particolari. Era sincero e non condiscendente. Ma la stava consolando, era così…ed era bello.
-I morti, per quanto amore ci abbia legati a loro, sono un peso per i vivi: portiamo con noi la loro vita o quello che ne resta e il dolore non è altro che il peso di quella vita che si aggiunge alla nostra. È normale rifiutarlo, è normale chiedersi perché. Tu hai il diritto di essere arrabbiata, Argent. Di essere delusa.-
Un altro singhiozzo la scosse. –Ma era mia madre…- che tono petulante…
-Lo era. E ti ha ferita.-
Si volse di scatto.
-Non voglio! Io non sono così! Questa non sono io!- urlò dritto in faccia al licantropo.
-Sì, invece. Sei tu.-
-No!-
-Bugiarda.-
-Zitto! Non voglio- non voglio essere così!-
Silenzio e un mano leggera le scostò un ciuffò di capelli. Senza una vera funzione, non era né una carezza né un gesto casuale. Era solo…vero. Reale. E non faceva male.
Gentile.
-Ci sono cose che posso cambiare e altre che devono essere accettate, Argent. Tu sei fragile ora, ma non significa che tu sia debole.-
Alzò lo sguardo consapevole delle guance bagnate, degli occhi e il naso altrettanto arrossati.
-Non ho una balestra in mano.- disse, cercando di non essere sprezzante.
-E nonostante ciò sei qui, con me. Questa è forza.-
-È disperazione…-
-Ti stupirà quante volte siano l’una lo specchio dell’altra.-
La mano di Derek tornò a pendere al suo fianco e lui si mosse per tornare al bancone e finire il suo caffè.
Anche lei riprese in mano la tazza e cercò di mandare giù qualche sorso, mentre tirava su con il naso in modo ben poco elegante, ma per quanto le importava…
Un leggero gorgoglio la distrasse per l’ennesima volta dalla sua tazza. Fu difficile accettare che si trattasse della risata di Derek. Seriamente.
Risata.di.Derek.
-Che c’è?- non era paura quella che risuonava nella sua voce…solo non sopportava di essere presa in giro.
-Nulla. Solo…mi ricordi molto-
-Kate.-
Silenzio.
-Laura. Stavo per dire Laura.-
Nemmeno questo fu facile da accettare.
-Laura? Tua…sorella?-
-Sì.-
La maggior parte delle volte la felicità fa sentire stupidi. In quel momento Allison si sentiva molto –molto- stupida.
L’Alpha tacque ancora qualche istante, poi riprese con un vigore nuovo.
-Senti un po’, Argent, tu non pensi di…insomma…-
Lo fissò qualche istante finché lui abbandonò di nuovo l’altro lato del piano cucina e si pose di nuovo di fronte a lei.
-Io non ti ho mai visto come un’altra Kate…siamo intesi? Non ci vuole un genio per capire che sia tu che Scott siete quanto di più lontano si possa immaginare da me e…beh,lei.-
-Sicuro? Se non sbaglio sono proprio io quella che –cito testualmente- ha sparato una trentina di frecce su te e il tuo branco.- ribadì con un’amarezza che non le era nuova. Rimorso. Ma lui non cedettè.
-Tu hai attaccato frontalmente, Argent. Hai cacciato, inseguito e agguantato. Lei ha ucciso la mia famiglia intrappolandoli tutti come topi e non ha nemmeno avuto il coraggio di farlo con le sue mani.-
-Quindi io vinco per fair-play?-
-Tu hai il mio rispetto, se non la mia fiducia…lei aveva tutto e mi ha tradito.-
-Tu hai morso mia madre…-
-Ma non l’ho uccisa io.-
-Lo so…- era poco più di un sussurro ma le tolse ogni molecola d’aria dal corpo. Si sentiva leggera. Lo aveva ammesso.
-Devo andare a casa ora.-
-Dammi pure la tazza.-
Allungò la mano e la pose in quella di lui. Era grande e segnata ma sorprendentemente giovane. Derek portava dentro di sé così tante età diverse, così tante vite.
Arrivò davanti alla porta e lasciò lo sguardo attraversare il loft fino a trovare il licantropo, appoggiato con i palmi lì dove stavano bevendo il loro caffè fino a pochi istanti prima.
Sembrava ancora rilassato nonostante tutto.
-Io non assomiglio a Laura.-
Allison suppose che quel ghigno fosse il suo modo di sorriderle.
-Con il naso così rosso e lo sguardo truce che avevi, sì.-
-E non ti da fastidio?-
Questa volta le concesse un leggero, ma autentico, sorriso. Un po’ triste.
-Mi mette nostalgia.-
Giunse alla porta e chiuse gli occhi. Focalizzò l’immagine: Derek in cucina, il loft vuoto intorno a loro e lei, come la vedeva lui, voltata di spalle e aggrappata alla porta.
-Grazie, Derek.-
 Disse aprendo la porta, ormai consapevole che quello che sentiva non era un’illusione.
E non sentiva nulla…o meglio, nulla che le impedisse di sentirsi finalmente stanca e assonnata. Il dolore, certo, c’era sempre, come la rabbia, il rimpianto: erano sempre lì, ma era diverso.
Non occupavano più il centro del suo essere, erano ai margini con i ricordi e i sentimenti provati, passati…dove dovevano essere.
Dove era giusto che fossero. Perché erano giusti , questo le aveva detto e –Dio!- quanto aveva bisogno di sentirlo dire! Quelle esatte parole: non Andrà tutto bene o Passerà.
 No.
Va bene così! È giusto sentirsi così.
Ferita, spezzata, arrabbiata, tradita…non più innamorata o almeno non come prima.
Di questo aveva bisogno.
Andava bene.
Chiuse la porta dietro di sé, mentre sentiva ancora una volta qualcosa di sorprendente venire pronunciato dall’Alpha.
 
-Buonanotte, Allison.-
 
Il suo nome.
 
Si era proprio sbagliata.
Pensava davvero che prendesse il caffè amaro.
 
 
 
Angolo dell’autrice (?)
Eccoci qua :D
Questa ff è nata con il supporto di una persona straordinaria la mia adorabile sorellina Donia_ ed è a lei dedicata.
Finora ho lasciato la possibilità di aggiungere altri capitoli a questa storia, ma il tutto dipenderà dalla solite grandi variabili: A-la risposta del pubblico; B- l’ispirazione;
So che la Dellison è al limite del Crack (ok, è decisamente Crack…sigh) ma il potenziale di una storia con Derek ed Allison è innegabile: con tutte le scene che nella terza serie hanno lasciato aperto una sorta di dialogo tra loro (erano litigi, lo so, ma usavano parole… quindi erano dialoghi!) mi sono lasciata travolgere dal vortice della ship :P
Fatemi sapere cosa ne pensate!
With love,
boby (aka Yuki_o)
 
  
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