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Autore: Roby_Marauder    29/06/2013    3 recensioni
AU!Klaine
E se Kurt e Blaine si fossero conosciuti a Parigi?
Dalla storia:
"Facciamo un gioco: segui le mie istruzioni. Arriva al Parc du Champ de Mars, vicino la Tour Eiffel. [...]
Una persona che non conosceva voleva fargli fare una specie di caccia al tesoro in piena Parigi. Inquietante. E per quale motivo?"
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ila: la settimana prossima è il mio compleanno non il tuo , ma vabbè. 

Sei idiota, demente, antipatica, ma ti voglio bene lo stesso.

R

Kurt non era mai stato a Parigi. O almeno, non da solo.

Dopo il diploma ci era andato con Rachel, ma da viaggio di piacere si era trasformato in un vero e proprio assalto ai negozi, alle boutique e ai ristoranti e ciò non aveva concesso a nessuno dei due di godersi una delle città più belle d’Europa.

Kurt era felice di esserci andato da solo, stavolta. Avrebbe potuto trascorrere un po’ di tempo con se stesso, senza suo padre, senza Carole, senza quel cetriolo gigante di suo fratello Finn e senza la sua assillante migliore amica Rachel. Anche lui aveva bisogno di relax e svago: tra una giornata ad aiutare Isabelle con i suoi milleuno appuntamenti di lavoro e un’altra a destreggiarsi tra le lezioni alla Nyada e i continui capricci da principessa viziata di Rachel, Kurt non aveva neanche il tempo materiale di guardarsi allo specchio – eccetto quello impiegato per i suoi rituali sacri di idratazione del viso e per la scelta capillare dei suoi outfits.

Il cielo parigino quel pomeriggio era terso e sgombro di nubi ed era dominato da un caldo sole invernale.

Gli occhi di Kurt si perdevano fra quella moltitudine di persone che camminavano per gli Champs-Èlysées e in quel momento non poteva desiderare niente di meglio di star seduto su quella fantastica panchina e con quel succulento bignè a tenergli dolce compagnia.

Nell’aria echeggiava la lente canzoncina del venditore ambulante di zucchero filato e caramelle gommose e il loro profumo arrivava fino alle narici di Kurt, tanto da fargli socchiudere gli occhi inebriandosi nell’aroma.

Kurt desiderava cullarsi in quella calma assoluta per tutto il resto della sua vita, ma qualcosa di inaspettato lo svegliò dall’incantesimo.

Quel qualcosa di inaspettato fu un lieve tocco alla spalla.

Con sua grande sorpresa, Kurt si ritrovò davanti il venditore ambulante di dolciumi.

Aveva un viso paffuto e un sorriso caldo e rassicurante, con le sue guance arrossite dall’aria fredda.

Kurt gli rivolse uno sguardo incerto. Cosa mai poteva volere da lui un uomo che vendeva caramelle per strada?

L’uomo tese la mano chiusa a pugno, infagottata da un guanto; la aprì e rivelò un foglietto a quadretti, chiuso con cura.

Nella testa di Kurt si affollarono tanti pensieri.

“Cos’è quel biglietto? Mi staranno mica stalkerando? E se è una trappola e qualcuno vuole rapirmi?”

Pensando a una lunghissima sfilza di cose negative e poco ottimistiche, Kurt fece quello che dopo tante elucubrazioni mentali chiunque non si sarebbe aspettato: prese il biglietto, rivolgendo un mezzo sorriso al venditore.

« Uhm… Merci » ringraziò, guardando con curiosità il foglietto.

L’uomo cercò di attirare l’attenzione di Kurt nuovamente con un colpo di tosse. Il ragazzo alzò lo sguardo su di lui, con aria interrogativa.

Con l’altra mano, il venditore parigino gli tese un grande bastoncino di zucchero filato.

Gli occhi di Kurt si accesero di felicità, come quelli di un bambino che ha appena visto una scatola di caramelle gigante… una situazione non tanto dissimile da quella, insomma.

Il ragazzo regalò un sorriso pieno di gratitudine all’uomo e addentò lo zucchero filato, abbandonando il bignè.

Una volta finito di gustare il suo regalo, Kurt scrutò con curiosità famelica il foglietto a quadretti, rigirandoselo tra le mani.

Lo aprì con attenzione, cercando di non strapparlo.

Sopra vi erano poche frasi, scritte velocemente con una penna rossa, con una grafia larga e ben leggibile.

 

Bonjour, straniero. Si vede da metri che non sei di qui… da come mangi quel bignè.

Facciamo un gioco: segui le mie istruzioni. Arriva al Parc du Champ de Mars, vicino la Tour Eiffel.

Ti aspetterà un’altra sorpresa. Fidati di me.

B-

 

Kurt lesse e rilesse quelle parole, imparandole quasi a memoria.

Cominciò ad esaminare il volto di ogni passante, cercando di trovare in uno di loro il mittente di quel messaggio.

Una persona che non conosceva voleva fargli fare una specie di caccia al tesoro in piena Parigi. Inquietante. E per quale motivo?

Kurt appallottolò il foglietto, con l’intenzione di buttarlo nel cestino. Eppure c’era qualcosa che… che lo intrigava. Infondo, che aveva da perdere? Nessuno poteva fargli del male tra tutto quell’andirivieni di persone, nei pressi della Tour Eiffel, poi, era praticamente impossibile.

Spiegò il biglietto e se lo mise in tasca, con uno strano formicolio sul collo.

*

Come aveva previsto, il parco che accoglieva la torre madre di Parigi era gremito di turisti, bambini che si rincorrevano e coppiette che si godevano la giornata nella città dell’amore.

Kurt prestò particolare attenzione soprattutto a queste ultime.

Ormai non ricordava più l’ultima volta in cui era stato innamorato o si era quantomeno invaghito di qualcuno… no, forse se lo ricordava. Sì, lo ricordava. Finn. Si era innamorato di Finn. E poi si era invaghito di Sam.

Passeggiando nel parco, con il cappotto di renna e la sciarpa di lana pesante che ondeggiava, quasi non notò una ragazza dai tratti orientali che teneva in mano decine e decine di cordicelle di palloncini.

Kurt si avvicinò a una panchina, con passo lento, percorrendo con lo sguardo l’ambiente circostante.

Non fece neanche in tempo a sedersi che improvvisamente, come usciti dal nulla, tantissimi palloncini rossi volarono nel cielo parigino, sospinti dal vento.

Tutti i presenti cominciarono a vociare, sorpresi, indicando la grande macchia rossa che si allontanava oltre la Tour Eiffel.

Kurt osservò la scena a bocca aperta, sorpreso quanto gli altri, con le braccia abbandonate lungo i fianchi.

Un mezzo sorriso cominciò a fare capolino sul suo viso.

Chiunque fosse, quel B. sapeva davvero farci con le sorprese.

Tanto era preso dai suoi pensieri che non si accorse dell’arrivo di una ragazza, quella dai tratti orientali con in mano i palloncini.

La ragazza teneva in mano un solo palloncino, rosso, come quelli che aveva fatto volare via qualche attimo prima.

Si accostò a Kurt e gli porse la cordicella del palloncino, alla cui estremità  era attaccato un altro foglietto a quadretti, come quello del venditore di caramelle.

Kurt ringraziò la ragazza con un sorriso e afferrò il palloncino.

Staccò il foglietto e lo lasciò volare via.

La stessa calligrafia, con lo stesso inchiostro rosso.

 

Sei carino quando sorridi.

La meta finale è vicina.

Ritorna agli Champs- Èlysées, vicino all’Arc de Triomphe.

B-

 

“Sei carino quando sorridi”.

Kurt sorrise, come a comando.

“Stupido… che sorridi?”, si rimproverò. “B… chi può mai essere? Burt, mio padre, non farebbe mai una cosa del genere. Brittany… no, Britt si sarebbe attaccata a uno di quei palloncini. Chi è?”. Il ragazzo non aveva la minima idea di chi potesse essere, ma infondo era quello a rendere tutto più magico.

*

Quando Kurt fece ritorno agli Champs-Èlysées, il sole stava ormai tramontando e la strada era colorata di una calda sfumatura di arancione.

Kurt sfregò le mani una contro l’altra, soffiandoci sopra. Il freddo era pungente, tanto quanto la curiosità crescente nel petto del ragazzo.

“E se fosse una ragazzina? Oh, no, non voglio deludere nessuno…” pensò Kurt con il timore che qualche ragazza in gita a Parigi lo avesse adocchiato e stesse cercando di fare colpo su di lui.

Aveva grandemente sbagliato palazzo. Kurt era più che certo dei suoi gusti sessuali.

Percorrendo a passi lenti la strada nei pressi dell’Arco di Trionfo, Kurt si stava già preparando un discorso di scuse.

“Senti, mi dispiace tantissimo, sei stata carinissima, ma ved…” il flusso di pensieri del ragazzo venne interrotto bruscamente da qualcosa che attirò la sua attenzione.

Per terra, sull’asfalto del marciapiede, c’erano delle caramelle molto piccole a forma di cuore. Kurt le seguì con lo sguardo: erano un percorso.

Scoppiò in una sonora risata.

La sua ammiratrice doveva essere una fan di Pollicino, sicuramente.

Kurt iniziò a seguire la scia di caramelline a forma di cuore, curioso di sapere dove conducessero.

Preso com’era, non prestò attenzione a cosa c’era davanti a lui e andò a sbattere contro qualcuno.

Alzò subito lo sguardo, con aria mortificata.

« Scusami! Non ti avevo visto, ero troppo concentrato a… » si interruppe, notando che il ragazzo contro cui era andato a finire gli stava porgendo un foglietto a quadretti, con un enorme sorriso stampato sulla faccia.

Kurt sogghignò.

« Dovevo aspettarmelo… » mormorò con un risolino.

Spiegò il foglietto e lesse.

 

Sei giunto alla fine del percorso. Adesso è il momento della sorpresa finale.

Sono davanti a te.

B-

 

Kurt lesse il messaggio una, due… una decina di volte.

Con titubanza, alzò lo sguardo.

« T-Tu? » balbettò, puntando un dito contro il ragazzo che gli stava davanti.

B. sorrise, aprendo teatralmente le braccia.

« Sì, sono io! Piacere… Blaine! » tese la mano a Kurt, il quale era rimasto paralizzato.

« Kurt » rispose meccanicamente, stringendo la mano di Blaine.

La luce del sole che tramontava gettava delle ombre sul suo viso, mettendo in evidenza i suoi occhi.

Aveva capelli ricci castani e ribelli e un sorriso che avrebbe steso chiunque.

Eppure, la cosa che più colpì Kurt, quella che gli fece perdere una manciata di battiti, furono gli occhi.

Erano verdi, castani, dorati, ma il loro colore non si avvicinava distintamente a nessuno dei tre. Loro erano… erano… erano e basta. E quell’erano era semplicemente bellissimo.

« Lo sapevo che non eri di qui, ne ero certo! Chi francese mangia un bignè così? » disse Blaine.

La sua voce era penetrante e amichevole e a Kurt sembrò di conoscerla da sempre.

Sorrise al suo ammir… ammiratore? Quel ragazzo era gay?

« Blaine, scusa la schiettezza ma… sei gay? » domandò Kurt, continuando a fissare i suoi occhi sbalorditivi.

Blaine scoppiò in una risata e si massaggiò la nuca con la mano.

« Sì. Non ti avrei scritto quei bigliettini altrimenti ».

« E come fai a sapere se io sono etero o gay o altro? » gli chiese di rimando un Kurt con un sopracciglio alzato.

Il ragazzo indicò le scarpe, il cappotto e il cappello di Kurt.

« Credi che un etero indossi tutto della stessa sfumatura di beige? » aggiunse con un sorrisetto sarcastico.

Kurt incrociò le braccia al petto.

« Gay radar eccellente ».

Scoppiarono entrambi a ridere, come una vecchia coppia di amici che si conosce da anni e non solo da qualche minuto.

« Monsieur, mi concede di offrirle qualcosa da bere? » domandò Blaine con un perfetto accento francese.

« Oui, con molto piascere! » accettò il ragazzo, enfatizzando con un gesto delle mani l’ultima parola.

5 mesi dopo.

« Ci sono… ci sono quasi, aspetta un attimo »

« Per tutti i maglioni della Burberry, Blaine! È da dieci minuti che dici un attimo! »

Kurt e Blaine erano seduti ad un tavolo per due in una caffetteria di Parigi.

Erano trascorsi ormai cinque mesi dal loro primo incontro e da allora non avevano potuto fare a meno l’uno dell’altro.

Avevano scoperto di abitare entrambi a New York, anche se in quartieri diversi, e di condividere molte passioni, come i musical, il canto e le arti figurative in genere.

Dopo cinque mesi, Blaine aveva proposto a Kurt di prendersi una settimana di pausa e di tornare a Parigi, insieme.

Non erano fidanzati, ma avevano una sintonia particolare che faceva invidia anche a Rachel e Finn e, anche se non l’avrebbero ammesso neanche sotto tortura, per orgoglio o per chissà cosa, erano follemente innamorati.

Blaine finalmente si decise a sfilare un mattoncino di legno del Jenga e, come ogni volta che ci avevano giocato, fece cadere tutta la torre.

Kurt si diede una mano sulla fronte.

« Non ci credo, non è possibile! Sei negato, Blaine! » piagnucolò Kurt osservando con occhi da cucciolo tutti i mattoncini caduti sul tavolo.

Blaine gli rivolse un mezzo sorriso.

« Stavolta l’ho fatto apposta, Kurt » bofonchiò Blaine prendendo una manciata di mattoncini.

Kurt sospirò, scivolando lungo la sedia.

Intanto Blaine cominciò a scrivere qualcosa con i mattoncini che aveva ammucchiato, mettendo un braccio davanti per non far leggere a Kurt, il quale gli lanciò un’occhiata interrogativa.

« Sul serio, Bee? Hai sette anni? ».

« Oh, sta’ zitto, Hummell! Fidati di me ».

« L’ultima volta che l’ho fatto mi sono trovato davanti alla Tour Eiffel a vedere palloncini rossi che svolazzavano sopra Parigi… ».

Blaine batté le mani e mostrò la sua opera a Kurt.

Kurt si alzò per riuscire a leggere cosa aveva scritto quell’idiota del suo amico.

 

Je t’aime.

 

Il cuore del ragazzo cominciò a prendere la rincorsa e le sue guance iniziarono a colorarsi di rosso.

Lanciò uno sguardo di sottecchi a Blaine, quasi cercando di non farsi notare.

« Tu sei… » mormorò Kurt imbarazzatissimo.

« Dolcissimo, bellissimo, adorabile, fantastico? » lo precedette Blaine avvicinando pericolosamente il suo viso a quello di Kurt.

« Stavo per dire semplicemente mon amour » soffiò Kurt in un sussurro e baciò Blaine sulla punta del naso.

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Angolo Autrice: anche solo per essere arrivati fin qui, meritate un abbraccio *hugga tutti*.

Beeeh, che dire? Io amo i klaine, amo Parigi, amo la caccia al tesoro... e in questo caso il tesoro era anche abbastanza invitante *rotola*

Commenti positivi e negativi, sempre i benvenuti!

Au revoir!

Vostra Roby.

   
 
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