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Autore: SerMisty    29/06/2013    2 recensioni
"Un ultimo viaggio prima di partire per sempre.
Un ultimo pazzo, folle, inutile tentativo.
Un'ultima illusione di felicità, solo una, soltanto un'altra.
Un’ultima slitta per Dawson."

Una what if? ispirata alla storia "Last sled to Dawson", quindi in effetti c'è spoiler nel caso non l'abbiate letta. ScroogeXGoldie, che domande! ^^
Warning: TRISTE. E molto, pure. Forse pure più triste dell'originale. Siete stati avvertiti.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Un ultimo viaggio prima di partire per sempre.
Un ultimo pazzo, folle, inutile tentativo.
Un'ultima illusione di felicità, solo una, soltanto un'altra.

Un’ultima slitta per Dawson
.
 
 




 
Stava viaggiando in mezzo a quell’infinita distesa ghiacciata da ore, e ancora non vedeva stagliarsi all’orizzonte le luci della città della corsa all’oro. D’accordo che mancava di due anni – due anni fruttuosi, nei quali aveva guadagnato ben un milione di dollari, tutto il denaro che avrebbe potuto desiderare! – ma non pensava di essersi dimenticato la strada in tal modo!
Si tirò su il cappuccio del giaccone che volava via per il vento, guardandosi indietro. Il Fosso dell’Agonia Bianca era ormai sparito alla vista: non c’era altro che ghiaccio, a destra, a sinistra, ovunque.
I cani che trainavano la slitta guaivano, preoccupati.
Forse l’eccesso di eccitazione precedente gli aveva fatto sbagliare strada. Doveva essere finito sul ghiacciaio Mooseneck.
Aggrottò le sopracciglia.
Continuando dritto sarebbe comunque arrivato a Dawson, ma la via era molto più gelida e impervia. Il ghiaccio scricchiolava al passaggio della slitta, minacciando di spaccarsi da un momento all’altro; il vento soffiava e probabilmente avrebbe portato di lì a poco una tormenta; e per di più gli ululati dei lupi riempivano in maniera agghiacciante il già teso silenzio.
Frustò i cani per farli correre più in fretta.
Non sarebbe stato questo a fargli cambiare idea. Doveva giungere a Dawson. Aveva una cosa troppo, troppo importante fare.
Sfiorò con una mano il bagaglio che si portava dietro, per tranquillizzarsi che fosse sempre lì. Eccezionalmente – ormai non credeva di essere più quel tipo – non c’era denaro, ma solo un doppione della sua giacca rossa, quella non scucita, i suoi attrezzi con cui aveva scavato centinaia di pepite e migliaia di sassi inutili, la caffettiera e il padellino, compagni silenziosi delle sue notti accanto al fuoco scoppiettante.
E un regalo.

«Vorrei… Uh… Vorrei quella scatola di cioccolatini.»
«Sono cinque pezzi.»
«Cosa!? È un furto!»
«Prendere o lasciare.»
«Io… Va bene, prendo.»
Sbuffò, consegnando le monete al commesso dell’emporio, ed uscì tenendo stretta sotto al braccio la scatolina troppo costosa. Sperò di poter uscire da Whitehorse senza essere notato, ma non riuscì a fare tre passi che la sua speranza si dissolse.
«Il grande Scrooge McDuck che compra qualcosa senza contrattare sul prezzo? Il mondo va proprio a scatafascio.»
Ringhiò, voltandosi.
Soapy Slick lo guardava sogghignando, sul molo, davanti alla sua nave fluviale approdata in città per uno scalo. Oh, come odiava quelle orecchie a punta e quel pizzetto arrogante!
«Sai cos’altro andrà a scatafascio, se non ti levi dai piedi?» sibilò, indicandogli l’imbarcazione alle spalle. Gliene aveva già affondata una, non ci avrebbe messo niente a portarle un po’ di compagnia sul fondo del mare.
Soapy Slick non si scompose, lisciandosi l’occhiello della giacca blu.
«Ho sentito che devi andare a Dawson.» ghignò «Vuoi un passaggio?»
«Solo farabutti e imbecilli sprecano il loro denaro sulla tua chiatta per il gioco d’azzardo, Slick. I veri duri attraversano la neve!»
«I veri duri non comprano cioccolatini a forma di cuore.»
Il giovanotto si irrigidì. Non si mosse più.
Soapy rise.
«Grandi affari ti richiamano a Dawson, eh?» sghignazzò «Non farti illusioni, lei ha un cuore di ghiaccio.»
Strinse i pugni fino a graffiarsi i palmi.
«Non ho idea di cosa tu stia parlando.» disse a denti stretti.
«Due anni fa girava una voce che parlava di un incendio in un famoso saloon della città…»
Dannazione. Lui sapeva.  
Per un istante pensò di scagliarglisi contro pur di cancellargli quel ghigno sornione dal volto, ma preferì lasciar perdere e si allontanò a grandi passi lungo la strada.
«Credi che si ricorderà di te?»
«Affogati, Slick.»
«Ti sbagli! Tu non conti niente per lei! Mi hai sentito? Lei non ti amerà mai!»
Sfuggì all’eco delle sue parole in mezzo alla folla.


Si accorse di aver stretto le redini dei cani tanto forte da rendere le nocche bianche.
Non doveva dar conto alle parole di quel farabutto. Lei non poteva aver dimenticato. Non dopo quello che era successo in quel mese… E poi due anni dopo.
Sì, due anni dopo averla portata alla sua concessione la prima volta, due anni dopo l’aveva rivista.
C’era stato un incendio a Dawson, lui era entrato nel saloon e l’aveva trovata lì… Bellissima e gelida in mezzo al palco circondato dalle fiamme, come qualcosa da ammirare soltanto, e da non toccare.
Il salvataggio, a dirla tutta, non era andato a buon fine. Ma era troppo imbarazzante da ricordare.
Poi aveva ricevuto una lettera. Da parte sua. Ed era stato colto dal panico, dal panico di un sentimento troppo grande da controllare – perché lei non scriveva certo lettere d’amore – e l’aveva abbandonata nella neve senza nemmeno leggerla.
Codardo.
Eppure… Eppure adesso era lì, in viaggio verso Dawson per un unico, maledetto motivo. A pensarci bene, avrebbe attraversato l’intero mondo pur di tornare. Doveva… Vederla, un’ultima volta…
C’era un bigliettino, allegato a quel ridicolo regalo. Lo aveva riscritto innumerevoli volte, prima di lasciare il Fosso dell’Agonia Bianca quella mattina, sembrandogli sempre troppo sdolcinato, troppo infantile, troppo sconclusionato, troppo banale. Alla fine – abbandonando la strada delle frasi fatte – aveva semplicemente scritto, in calligrafia frettolosa un po’ tremante:
“Non è la mia pepita uovo d’oca, ma spero ti piacerà lo stesso. S.”
Cosa sperava di ottenere in quel modo? Non lo sapeva. Non sapeva nemmeno cosa realmente desiderava da lei.
Forse voleva che lo seguisse. Voleva che abbandonasse tutto che andare con lui, e se la sarebbe portata in spalla come aveva fatto quasi tre anni fa, se fosse stato necessario. Voleva chiarire tutto, dannazione, voleva semplicemente parlarle e vederla un’ultima volta.
Perché si era… Perché lui era…
Senza alcun preavviso, una crepa nel ghiaccio interruppe i suoi pensieri, aprendosi proprio sotto la slitta. I cani guairono terrorizzati, e lui si lasciò scappare un urlo mentre veniva sbalzato in aria, e precipitava sul ghiaccio duro.
Si rialzò, scuotendo la testa. Gli animali abbaiavano senza sapere cosa fare, mentre la spaccatura fra i due blocchi cominciava a richiudersi alla stessa velocità con cui si era aperta.
La slitta era incastrata.
«No!»
I cani avevano preso a scalciare, cercando di liberarsi. Scrooge scattò in piedi, afferrò i lacci della slitta e tirò, facendo ricorso a tutte le sue forze per contrastare la potenza del ghiaccio.
Non poteva perdere quello che c’era lì dentro. Non poteva perdere il regalo. Non avrebbe mai avuto il coraggio di rifare quel viaggio, di affrontare di nuovo tutte quelle indecisioni, quei dubbi. Non poteva.
Strinse i denti e puntò i piedi. Era il Re del Klondike, maledizione! Non c’era uomo nello Yukon più forte di lui!
Sentiva i lacci della slitta scivolargli fra le dita.
Chiuse gli occhi. Un solo viso si dipinse sotto le sue palpebre.
«Goldie!»
Fu quell’immagine, quell’unico pensiero che gli diede la spinta. Tenne strette le redini e tirò, tirò con tutte le sue forze, perché non aveva nient’altro a cui affidare i suoi sentimenti.
Con uno strattone, la slitta sgusciò via.
Scrooge cadde duramente all’indietro e cacciò un urlo a metà fra il dolore e la liberazione. I cani guairono, ansimando provati.
La crepa si richiuse, e sembrò quasi borbottare lamentandosi di essere stata privata del suo prezioso bottino.
Il giovane, prima ancora di recuperare il fiato o le forze, si sollevò e quasi cadde sulla slitta, boccheggiando. Frugò nel bagaglio, il cuore batteva dalla stanchezza e dall’ansia.
Le sue dita trovarono la scatola.
Sorrise.
Era salva! Era salva! Era salva!
Si asciugò il sudore dalla fronte, buttando fuori l’aria che aveva trattenuto e appoggiandosi alla slitta per riprendere a respirare più o meno regolarmente. Aveva rischiato di perdere tutto, ogni cosa! In quel caso… No, non voleva nemmeno immaginarlo!
Il vento prese a soffiare più forte, gelido, chiaro segno del principio una tormenta. Gli ululati dei lupi si fecero più acuti.
Era sfinito, ma si rimise in piedi e salì di nuovo sulla slitta.
«Coraggio, ragazzi, prima che si apra un'altra crepa! Tutti verso Dawson, hip hip!»
I cani obbedirono, e per quanto stanchi ripresero a correre. Scrooge si voltò all’indietro, guardando la crepa maledetta allontanarsi sempre di più.
Il batticuore continuava.
Ma aveva un’origine differente.

Andiamo, non era così difficile.
Il giovane si scoprì incapace di svoltare l’angolo. Sbirciava dal muro, faceva un passo e poi al primo vociare troppo forte si appiattiva di nuovo contro la parete di legno di una delle abitazioni, sospirando frustrato.
Il Blackjack Ballroom era proprio lì dietro.
Scrooge strinse più forte fra le dita la scatola di cioccolatini. Il saloon era pieno, come sempre. Tutti ubriachi rissosi che urlavano e latravano. Per parlare da solo con lei, avrebbe davvero dovuto sollevarla di peso e trascinarla fuori.
Dannazione, non era certo di riuscire a toccarla di nuovo senza cedere dopo tutto quello che era successo…
Prese un respiro – il Re del Klondike, lui era il Re del Klondike! –  e fece nuovamente un passo fuori dal suo nascondiglio. Poteva farcela. Avrebbe spalancato con fierezza le ante del saloon, si sarebbe guardato attorno nella sala e avrebbe detto…
«Dai, tesoro, non piangere.»
Sobbalzò, e tornò a nascondersi quasi d’istinto.
Era la sua voce!
Veniva dai piani superiori del saloon. Deglutì, e sollevò lentamente la testa.
La scintillante Glittering Goldie era lì, accanto alla finestra, bellissima come ricordava. Vederla gli scatenò una serie di emozioni simultanee quasi incontrollabili. Oh, quella donna l’avrebbe fatto impazzire!
Gli sarebbe sicuramente cedute le ginocchia se la sorpresa non avesse preso il sopravvento.
Fra le braccia, con la testa appoggiata sulla spalla, teneva un bambino.
Lo vedeva bene, mentre piangeva e si agitava. Goldie lo cullava, mormorando qualcosa, probabilmente una ninna nanna che lui non riusciva a sentire.
Un bambino.
Perché diavolo Goldie aveva in braccio un bambino?
Si sporse un po’ di più, per vedere meglio.
 Lei si voltò verso l’interno della stanza.
«Dan, visto che sei qui, ho lasciato giù il sonaglino, me lo vai a prendere?»
«Va bene, dolcezza.»
Scrooge spalancò gli occhi. Le ginocchia cedettero davvero, ma per tutt’altre ragioni, e si nascose di nuovo dietro il muro appiattendosi con la schiena per non cadere a terra.
La vista si offuscò, ogni suono della città divenne un brusio di sottofondo. Sentiva solo i battiti del proprio cuore.
Dan. Dangerous Dan. Quell’idiota che le stava sempre dietro.
In pochi secondi, un terribile puzzle si compose davanti ai suoi occhi.
Un puzzle, purtroppo, completamente sbagliato.
Il suo volto si deformò per la rabbia e la gelosia incontenibile. Dangerous Dan! Glittering Goldie e Dangerous Dan, ma che bella coppia! Sarebbe nato il bambino più imbroglione dell’intero universo!
Si morse un labbro per contenere l’urlo che voleva scappargli dalla gola.
Soapy Slick aveva ragione.
Non contava niente per lei. Non era altro che un’ennesima sua conquista. Si era ingannato con un’illusione di felicità. I suoi occhi gli avevano appena mostrato quanto poco il suo ricordo influenzasse la vita della giovane donna. Lei non lo amava, non lo aveva mai amato.
Sentì gli occhi bruciare, e fu inutile provare a convincersi che una pagliuzza lo avesse accecato. Ma non avrebbe ceduto anche a questa debolezza, non le avrebbe dato anche questa vittoria!
Le gambe lo trascinarono via.

Glittering Goldie, la bellissima Stella del Nord, continuò a cullare il bambino finché Dan non rientrò nella stanza.
«Ecco il sonaglio.»
«Grazie.»
Prese il giocattolino e lo agitò davanti al piccolo. Lui smise quasi subito di singhiozzare, lo strinse nella manina e rise.
Il volto di Goldie si illuminò di una gioia rara. Si accorse solo per caso che Dan era ancora lì.
«Puoi andare, bambolo. Torna a goderti lo spettacolo.»
Lui esitò.
«Non posso credere che tu sia finita in questa situazione.»
«Non sono affari che riguardano te.»
«Sono due anni che la gente chiacchiera. Non la smetteranno finché non sapranno chi è il padre del figlio della Stella del Nord. Alcuni dicono addirittura che sia Sc…»
«Non dovresti ascoltare tanto questi pettegolezzi.» lo interruppe la giovane donna, fulminandolo con lo sguardo, e sicuramente non scattò solo per non far agitare il bambino.
Dangerous Dan sospirò.
«È lui, non è vero?»
«Ti stai perdendo lo spettacolo, Dan.»
«Se è lui, non tornerà.»
Goldie non rispose, e si affacciò alla finestra.
Per un attimo, uno solo, le parve di vedere un familiare cappello alla Davy Crockett sparire dietro l’angolo.
Sobbalzò, ma quando l’attimo finì non c’era più nulla.
«Tutto bene?» chiese Dan.
«Sì.» Goldie aggrottò le sopracciglia, faticando un po’ a distogliere lo sguardo dalla strada «Mi era sembrato di vedere… Non importa.»



La scatola di cioccolatini, bagnata di lacrime, finì abbandonata nella neve, nello stesso punto dove, due anni prima, era planata pesantemente quella lettera mai aperta.





Sarebbe stato meglio perdere la slitta in mezzo al ghiaccio.

 




















Angolino dell'autrice: DON ROSA MALEDIZIONE NON FARMI QUESTO.
*piange*
Va bene. Ho letto (questa volta per bene, ho trovato il link della storia completa) "Last sled to Dawson" e DANNAZIONE ora mi sento male. Perché cavolo c'era un regalo per Goldie su quella slitta. Maledizione. Maledizione. Maledizione.
DON ROSA SEI UN FOTTUTO GENIO. Ma sei anche sadico. Molto sadico. Non puoi giocare con le mie emozioni così. Punto.
D'accordo XD Quindi questa what if nasce dal bisogno fisico di scriverci qualcosa. E l'ho scritta di giorno, quindi cercate di capire quanto ero (e sono ancora) disperata.
Non ho molto da aggiungere. Metterei qui la solita riga di autocritica, ma poi ho paura di far arrabbiare qualcuno (Spheater sto guardando te XD) e quindi lasciamo perdere, se non vi è piaciuta pensateci voi ad insultarmi ^^ 
Vi lascio, un bacio! 
Ser <3

 

  
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