Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |      
Autore: Nemainn    30/06/2013    5 recensioni
Ci sono volte in cui un passato antico e vissuto solamente come folklore torna con prepotenza e si dimostra molto più reale di quello che si vorrebbe.
In questa storia troverete i Túatha Dé Danann e i discendenti di uno di loro in particolare muoversi e vivere nell'Irlanda di oggi.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


La quarta invasione che giunse dal mare a occupare Ériu fu quella delle Túatha Dé Danann,
le «tribù degli dèi di Danann».
Dicono che le Túatha Dé Danann derivarono questo nome da tre loro giovani,
figli di una certa Danann,
così abili e sapienti nelle arti druidiche che furono chiamati i «tre di dèi di Danann»;
da costoro le Túatha Dé Danann presero il loro nome.

Tratto da: Cath Maige Tuired.


 

Nella terra non c'era più memoria di loro, le grandi distese di Èriu che, sotto lo stesso immutato sole di migliaia di anni prima, li avevano accolti, erano cambiate e li avevano dimenticati. Ora li chiamavano leggende, Sidhe, piccolo popolo, dicevano che vivevano nella terra sotto le colline, erano favole, erano dimenticati. Eppure erano loro ad aver portato nell'isola di smeraldo la conoscenza dalle loro quattro città perdute. Fàlias, Findias, Gorias e Murias erano perdute da tempo immemore, e i tesoro che erano arrivati con loro da quelle città erano salvi solamente grazie alla stoltezza dei mortali.
Pietra, Lancia, Calderone e Spada. Il potere immenso di quegli oggetti era fonte di leggende e ricerche, generazioni di mortali li avevano cercati attraverso le vie più strane, ma loro, gli ultimi dell'antica razza, li avevano sempre custoditi al sicuro. Lùg sospirò, eppure sentiva nelle ossa che il tempo era arrivato, le guerre erano di nuovo alle porte i Fomori stavano tornando stavolta per conquistare il mondo dei mortali e degli Dei.
Quando li sconfissero la Morrigan era corsa in tutta Èiru tra fiumi e colline, sui prati e tra le immense foreste cantando la sua profezia, anzi le sue profezie. Perché la Dea ne aveva donate due a uomini e Danann. Nella prima tutto andava per il meglio e per secoli così era stato. Ma la seconda... Le parole della Morrigan tornarono alla mente del Danann come le aveva sentite quel giorno di millenni prima dalla folle voce della Dea della guerra, che potente e vittoriosa correva sui campi di battaglia con la veste che simile alle ali dei suoi corvi le volteggiava attorno al corpo nella corsa sfrenata.

 

Vedrò un mondo
che non mi sarà caro:
estate senza fiori,
mucche senza latte,
donne senza pudore,
uomini senza valore,
conquiste senza un re...

Boschi senza alberi,
mari senza frutto...

Iniqui giudizi degli anziani,
falsi precedenti dei giudici.
Ogni uomo un traditore,
ogni giovane un ladro.
Il figlio entrerà nel letto del padre,
il padre entrerà nel letto del figlio,
ognuno sarà cognato di suo fratello...

Un'età empia.
Il figlio tradirà suo padre,
la figlia tradirà sua madre...

 

Quello era il risultato della libertà che avevano donato ai mortali, pagandola con il loro sangue, il sangue dei figli di Dana.
A quella terra non davano neppure più il nome che loro, che avevano donato la conoscenza e portato lì legge e ordine, avevano donato. Inis Fàil, Isola del Destino. Perché era lì che il destino prendeva forma ogni volta e, ancora una volta, era alle porte dando forse termine alla sua lunga attesa.
Non visto e non udito, immutabile, Lùg aveva atteso accanto alla Pietra a Tara per più di quattromila anni, in perenne guardia. Era il suo compito, era l'unico tra tutti i discendenti di Dana ad avere la forza di sorvegliare quelle porte. Lui che eccelleva in tutte le arti e le tecniche, che possedeva la Lancia, Lùg il luminoso, Lùg dalla lunga mano, Lùg dalle molteplici arti attendeva che arrivasse un nuovo eroe. Aspettava il grido della Pietra che avrebbe dato inizio alla nuova invasione dei Fomori e proclamato il campione che li avrebbe guidati.


 

Niall era andato con la madre e la gemella Wynne a visitare la collina dell'Inaugurazione presso Tara, nel County Meath.
Non ne aveva voglia, ma sua madre aveva insistito, le esatte parole della donna erano state “Non vi ho mai chiesto nulla, per una volta potete anche accontentarmi!” e i gemelli, davanti a quelle parole, non avevano potuto fare altro che acconsentire ad accompagnare la madre in quella gita fuori porta. La donna li aveva cresciuti da sola, rinunciando a qualunque cosa per non far loro mancare nulla, in tutto quel tempo non aveva mai chiesto nulla per sé.
Seduto dietro, perso nei suoi pensieri e annoiato come non mai, il ragazzo guardava il paesaggio fuori dal finestrino abbassato della vecchia Passat blu. Il mattino era soleggiato e poche nuvole bianche galleggiavano, indolenti, nel cielo azzurro; la strada a quell'ora era poco trafficata e arrivarono velocemente al parcheggio ancora deserto quando erano solamente le nove di mattina.
-Mamma ma è lontana questa pietra?- La donna sorrise alla figlia, una sua versione più giovane. Bionda e con gli occhi grigi la ragazza si guardava attorno senza un briciolo di entusiasmo.
-Nemmeno mezz'ora a piedi, su dai!- Niall e Wynne si scambiarono un'occhiata e un'alzata di spalle e seguirono la madre che li aveva preceduti con passo energico lungo la strada di terra battuta che saliva sulla collina.
-Non ti sembra strano che non ci sia proprio nessuno? Non dovrebbe essere un posto turistico?- La ragazza si guardava attorno e Niall si rese conto che aveva ragione, c'erano davvero solo loro. Era vero che erano a metà Luglio, durante la settimana e non nel week end, e altrettanto vero che erano solo le nove di mattina, ma che non ci fosse proprio nessuno era strano. Aveva letto che la Lia Fàil era un posto di grande interesse turistico per tutti quegli sciroccati che venivano in Irlanda alla ricerca di folklore e magia.
-Si vede che è davvero troppo presto Wy, per essere al posto giusto ci siamo, stavolta la mamma non si è persa al suo solito.-
-Speriamo si accontenti di fare il pic nic qua in zona e poi di tornare a casa, devo vedermi con Michael stasera.- Niall sogghignò. Michael era il nuovo “circa” ragazzo di sua sorella, un tipo tutto sport e amici e lui era sicuro che presto la storia sarebbe finita. A diciassette anni sua sorella aveva una lista di ex decisamente ragguardevole. Si stancava subito di qualunque cosa, era volubile e assolutamente spietata. Ma se si trattava di lui o della loro madre era capace di diventare la creatura più dolce del mondo e di fare cose incredibili.
-Già, Michael. Non dirmi che sei geloso perché io batto chiodo e a te non ti si fila nessuno!-
Il ragazzo sbuffò, contrariato. Erano gemelli e lui si poteva definire bello quanto la sorella, con gli stessi occhi grigi particolarmente luminosi dalle folte ciglia e i capelli di un biondo scuro tagliati corti che gli cadevano disordinati in tutte le direzioni. Eppure non trovava mai nessuna ragazza che volesse uscire con lui. Se ci provava riusciva ad avere una mezza storia, ma duravano sempre poco, troppo poco. Se ne andavano sempre loro dicendogli che non lo amavano, che dispiaceva, bla, bla, bla... Ora Niall era di pessimo umore mentre salivano la strada, fiancheggiata da qualche albero e da un'immensa distesa d'erba corta e verdissima.
Wynne continuò a camminare in silenzio, sogghignando ogni volta che incrociava lo sguardo del fratello. Alla fine Niall sbottò irritato.
-E dillo dai, so che muori dalla voglia di farlo!-
-Prova con i ragazzi, ce ne sono un paio che ti sbavano dietro da almeno due anni a scuola!-
-Non sono interessato e lo sai.- La sorella rise, il volto abbattuto del fratello che la guardava in cagnesco.
-E come lo sai se non provi?-
-Cretina.- Lapidario, allungò il passo seguito dalle risate della sorella ma, dopo la curva poco lontana, si fermò di colpo, colpito dal paesaggio. La cima della collina era come scolpita, un disegno coperto come tutto dall'erba circondava il menhir, che si innalzava a qualche centinaio di metri. Sembravano dei cerchi, quasi delle spirali. Per un attimo gli sembrò di vedere un uomo alto e biondo, vestito come nelle rievocazioni storiche e con in mano una lancia, appoggiato alla pietra, ma quando guardò meglio non vide nulla. Scosse la testa, confuso, e tornò a guardare il paesaggio che si apriva dinnanzi a lui.
Wynne l' aveva raggiunto e guardava anche lei il panorama, mentre la madre, in jeans e maglietta, era praticamente arrivata alla pietra.
-Non dirlo a mamma, ma aveva ragione... è un posto decisamente bello e strano. Tu sai perché ci teneva tanto a venire qua?- Il sorriso della sorella voleva dire solo una cosa, lei lo sapeva. E in realtà lo sapeva anche lui, anche se non ne aveva mai parlato con nessuno ma aveva sentito, anni prima, sua madre fare alcune confidenze ad una amica.
-Qua ha conosciuto nostro padre.-
-Ma allora lo sapevi! E non me lo hai detto!- Il tono d'accusa della sorella era evidente e stavolta fu Niall a ridere.
-Neppure tu me lo hai detto quando lo hai saputo, o sbaglio?- Un pugno ben assestato alla spalla del ragazzo gli strappò una smorfia di dolore. La ragazza, dopo quel gesto colmo di dispetto, si era avviata quasi di corsa dietro alla madre, con i lunghi capelli svolazzanti nel leggero vento che si era levato. Niall la seguì con passo più tranquillo e raggiunse la pietra con un'espressione assorta. Gli arrivava circa al petto, non era certamente imponente, di pietra chiara e segnata dal tempo.
-Sembra un grosso cazzo che esce dalla terra!-
-Wynne!-
-Ma è vero mamma! Guardala, insomma...-
-Il fatto che sia vero non vuol dire che sia rispettoso dirlo!- La donna rise, abbandonando il tono severo, mettendo un braccio sulle spalle della figlia. Dopo alcuni minuti di silenzio la sua espressione mutò, diventando seria. Sfiorò la pietra con le dita e sospirò, prima di riprendere a parlare. -Vi ho portato qua per parlarvi di una cosa che volevo farvi sapere da tanto tempo, ma che non ho mai avuto il coraggio di dirvi. Qua, circa diciotto anni fa, ho conosciuto vostro padre...- Niall e Wynne guardarono la donna che fissava la pietra, il viso assorto e venato da sentimenti in continuo mutamento.
-Non ce ne devi parlare per forza, mamma, tanto non lo abbiamo mai conosciuto! Non ci cambia la vita sapere queste cose...- La voce di Wynne era dolce mentre abbracciava la madre e Niall abbracciò a sua volta la donna, che sembrò ritrovare coraggio.
-Ma ve lo devo dire, sento di doverlo fare. E voi mi ascolterete fino in fondo!- La donna prese tempo, guardandosi attorno lungo la collina ancora deserta. -Circa diciassette anni fa venni qua con mia sorella, eravamo venute assieme al suo ragazzo dell'epoca, era il primo maggio. Vostra zia mi aveva trascinato qua solo perché, altrimenti, la nonna non l'avrebbe mai lasciata andare via, per tutto un fine settimana, da sola con lui. È all'antica, lo sapete!- A quella frase i ragazzi ridacchiarono, la loro nonna era un sergente, rigido e fiero. -Beh alla fine eravamo qua e lo vidi. C'era pochissima gente, alcuni erano vestiti con i costumi... sapete come è qua, arriva gente di tutti i tipi. E poi a Maggio c'è la festa di Beltane. Ma lui, anche se era vestito con gli abiti storici, li portava come se fossero i suoi, perfettamente a suo agio... era bellissimo e me ne sono innamorata al primo sguardo. Biondo, aveva i capelli lunghi e aveva in mano una lancia. Mi sembrava un guerriero uscito da una leggenda, così forte e fiero. Quando vide che sorridevo proprio a lui sembrò sorpreso. Alla fine ci mettemmo a chiacchierare e a passeggiare, sapete, mi ero completamente dimenticata di vostra zia! Lui si presentò come Lùg Samildánach e beh, una cosa tira l'altra, ero completamente presa da lui e potrei dirvi tante stupidaggini. Invece semplicemente non ho pensato. Alla fine, quando sono tornata da vostra zia, era quasi notte e lui se ne era andato per la sua strada... nove mesi dopo siete nati voi. Lo ho cercato, volevo fagli sapere che aveva dei figli: sapete. mi sembrava giusto. Ma non esisteva nessun Lùg Samildánach , è uno dei nomi del Dio Lùg... Samildánach significa colui che unisce molte arti. Mi aveva preso in giro, ma non sono mai stata arrabbiata con lui e non potrei mai, è solo grazie a lui se ho voi due!-

 

Invisibile, il Dio ascoltava. Lùg aveva riconosciuto la donna, era cambiata in quegli anni, ma lo sguardo luminoso che lo aveva trovato e conquistato non era mutato, era ancora colmo di vita e di gioia. Realizzò, quindi, che quei due ragazzi erano suoi figli e il sorriso si allargò sul suo volto, la gioia più immensa gli infiammò il cuore. Ma il senso del dovere lo fermò, non poteva mostrarsi, aveva un compito! Eppure, come quel giorno di molti anni prima, se lo avessero visto con le loro sole forze, come aveva fatto la loro madre...
Vide il ragazzo guardarsi attorno e abbracciare di nuovo la donna, che ora sorrideva. Vedere come i mortali invecchiassero in così breve tempo lo intristiva: a lui sembrava avvenuto il giorno prima l'incontro d'amore con quella donna, il loro matrimonio di una notte, quella più sacra.
Si dispose quindi ad attendere, speranzoso.

 

 

Niall abbracciò la madre e le sorrise, la stessa cosa fece sua sorella, con trasporto colmo di affetto.
-Non voglio mai che pensiate che mi sia pentita, ragazzi. Mai!-
-Tranquilla mamma, nessuno potrebbe pentirsi di averci avuti non vedi quanto siamo belli?- Wynne rise e la donna strinse a sé la figlia con forza, baciando lei e Niall con un amore colmo di dolcezza, gli occhi lucidi.
-Mi dispiace di non avervi potuto almeno far conoscere vostro padre, mi dispiace così tanto...-
-Mamma, smettila! Tra te, la zia e la nonna, a cosa ci sarebbe servito? Su, dai, adesso non piangere, sai che dopo piange anche Wynne e se piange lei, attacco anche io. E non mi pare il caso di fare la giornata delle lacrime!- La donna rise e si sciolse leggermente dall'abbraccio.
-Hai ragione Niall, siamo qua, godiamoci il posto e il pic-nic!- Il ragazzo si guardò attorno e appoggiò, distrattamente, la mano sul menhir che gli arrivava al torace. In quel momento sentì un urlo potentissimo e, assieme all'urlo, un canto senza parole che era gioa e forza assieme. Sentì le ginocchia cedere e la testa frantumarsi, come se una bomba gli fosse esplosa accanto alle orecchie. Sentiva la voce spaventata della sorella e mille voci che non conosceva, era sommerso di sensazioni, come frammenti di luce che gli attraversavano gli occhi, brividi che stringevano la bocca dello stomaco, sensazioni che distorcevano la sua percezione del mondo. Vedeva come attraverso dei filtri, tutto sembrava sfumato, con contorni luminosi e la sua testa sembrava scoppiare. Alla fine fu solo buio e la voce della sorella che lo chiamava, disperatamente.

 

La testa era in preda a un dolore martellante, straziante. Sentiva le fitte violente che gli trapassavano il cervello, a ritmo del pulsare del cuore. Nella sofferenza lentamente si svegliò, qualcuno gli teneva la mano e sapeva, come aveva sempre saputo della sua presenza attorno a lui, senza neppure bisogno di aprire gli occhi, che era la mano di Wynne. Gli sembrava così piccola nella sua... la strinse leggermente e aprì gli occhi. La luce, anche se scarsa, gli ferì la retina, aggiungendo una nuova fitta e gli occhi presero a lacrimare.
-Sei sveglio Niall! Sei sveglio!- La ragazza lo abbracciò, piangendo disperatamente e, per svariati minuti, tra dolore e confusione, il ragazzo non poté fare altro che abbracciarla a sua volta. Nella scarsa luce vacillante si rese conto di non essere in nessun luogo conosciuto. Non una casa, non un ospedale... Sembrava l'interno di una capanna, quasi, ma non ne era sicuro. La luce tremolante e scarsa non illuminava molto l'ambiente e, anche se gli pareva di intravedere delle travature in alto, non ci avrebbe scommesso. Una fitta agli occhi glieli fece chiudere. Cercando di mettere ordine tra dolore e caos spostò la sorella, che lo stava praticamente soffocando.
-Calmati Wy. Cosa...?-
-Hai urlato quando hai toccato la pietra e.. e anche la pietra ha urlato, come nelle leggende. Poi io ti ho toccato e tutto il mondo ha preso a girare, c'era un uomo, e poi mi sono svegliata qua con te, ma tu non ti svegliavi! Continuavo a chiamarti avevo così tanta paura! Poi c'è questo qua, che dice di essere Lùg! Ho provato a chiamare la mamma, a uscire da qua, ma il telefono non prende e ora è scarico e se metto il naso fuori dalla porta mi ritrovo qua! Non lo so dove siamo, ho così paura, Niall!- Il ragazzo aveva spalancato gli occhi, incredulo. Lùg? Non riuscire ad uscire da quel posto? Cercò di parlare ma si accorse di avere la gola riarsa. Aveva sete, una sete immensa.
-Wy.. acqua?- La ragazza si asciugò il viso e gli porse, sollevandolo da terra, un grosso bicchiere di metallo, colmo d'acqua. Bevve, sentendo il liquido fresco scorrere in gola, gli sembrava di bere con ognuna delle sue cellule, tanta era la sete che provava: come aveva fatto a non accorgersene subito? Aveva perfino i denti secchi... Bevve e tossì, ma finalmente cominciava ad andare meglio, bevve un altro bicchiere colmo e sospirò.
-Bene, ora sono sveglio, proviamo a uscire da qua, che ne dici?- Con lentezza, la testa che pulsava a livelli ora tollerabili, si mise seduto. Solo in quel momento si accorse che era rimasto sdraiato su delle pellicce e che sembravano decisamente vere. Il letto era basso, poco più di una branda e il pavimento era di terra battuta che si intravedeva attraverso le stuoie intrecciate ,sparse al suolo. Niall alzò lo sguardo, sentendo la sorella accanto a lui irrigidirsi.
-Prima di volere andare, mi ascolteresti?- Davanti a lui era stagliato un uomo alto almeno due metri, con i chiari capelli biondi lunghi ben oltre le spalle e completamente sbarbato. Aveva un fisico possente, ma non massiccio. Indossava calzoni di tartan, verde e marrone, e scarpe di una strana foggia, con dei lacci che si incrociavano sui polpacci, tenendo legata della pelliccia alla gamba come fossero degli stivali. Una tunica verde fermata in vita da un'alta cintura, da cui pendeva un corno e uno spesso pugnale e un grosso torque d'oro al collo completavano quella figura anacronistica. Accanto a lui era appoggiata una lancia, con la larga punta lucida che mandava bagliori in quella luce che, Niall, aveva scoperto provenire da una lanterna, appoggiata su un piccolo tavolo all'entrata inizialmente nascosto dalla figura della sorella. La stanza a forma di cuneo sembrava improvvisamente minuscola, riempita dalla presenza dell'uomo.
-Chi sei tu? Uno di quelli che vanno in giro vestiti strani e si spacciano per druidi e roba simile?- L'uomo rise, scuotendo il capo.
-Sono Lùg Samildánach dei Túatha Dé Danann .- L'uomo sembrava convinto di aver detto tutto e li guardava, sereno.
-Non penserai che mi beva la storia che sei un Dio!- L'uomo sorrise e si scostò dalla porta.
-Liberi di uscire, se trovate da soli il modo di tornare al mondo dei mortali, vi siete guadagnati di rimanerci, togliendomi il diritto di chiedervi l'aiuto che desidero. Non credo mi ascolterete, fintanto che il pensiero di essere prigionieri di un mentitore vi consuma.-
I due ragazzi si guardarono, non sapevano se quell'uomo intendesse davvero lasciarli uscire liberamente, ai loro occhi era un folle e, quindi, potenzialmente pericoloso. Aiutato dalla sorella, uscirono dalla stanza a forma di cuneo. La casa era circolare e divisa in stanze come una torta e la metà libera in cui entrarono era scaldata da un grosso focolare in pietra, la porta era davanti a loro che, guardinghi si avvicinarono e la aprirono, guardando fuori e trattenendo un verso spaventato.
Notte, alba e tramonto, tutto nello stesso cielo.
Una sconfinata distesa di colline verdi, punteggiate di alberi raccolti a macchie e una foresta, come un muro verde torreggiante e impenetrabile, oltre le colline. Alba luminosa appena accennata ad est, nessun sole, ma la sottile linea verde che così raramente si poteva intravedere a delineare l'orizzonte. Scarlatto e porpora sfumato nel viola cupo, a ovest e in alto, sopra le loro teste, il nero della notte punteggiato di stelle e una falce di luna calante, appena accennata, pallida e storta.
Wynne si strinse al fratello, tremando, le ginocchia improvvisamente prive di forza e gli occhi che si riempivano di meraviglia e terrore, davanti a quello spettacolo. Sentiva suo fratello stringerla allo stesso modo, con forza, lo stesso stupore nello sguardo, lo stesso timore. Alle loro spalle spuntò Lùg, che uscì dalla casa rotonda e li squadrò.
-Ora cosa pensate?-
-Tu sei davvero Lùg? Il Dio?- Wynne parlò, la voce ridotta a un sottile sussurro, incerto e tremante.
-Sono veramente uno dei figli di Dana, della tribù dei Dannan. Ci avete chiamato in tanti modi, nel corso del tempo, anche Dei.- Niall, a quelle parole, si lasciò scivolare con la schiena lungo il muro. Nella sua mente si fece strada il ricordo della pietra, il dolore e il rumore, e l'uomo che, prima di raggiungere la pietra, aveva intravisto pensando a un miraggio era effettivamente il gigante biondo che li osservava, calmo, in attesa. Gli occhi dell'uomo erano blu come il cielo, pieni di una luce indescrivibile, ma che parlava di una attesa di secoli, di inumana determinazione e pazienza. Di capacità e conoscenze al di fuori di ogni comprensione umana, tanto erano immense. Niall aprì e chiuse la bocca, come per parlare, varie volte, ma nessun suono ne uscì. Solo dopo molti tentativi, finalmente, la voce collaborò.
-Quando ho toccato la pietra c'è stato un rumore assordante, un urlo. Come un'esplosione nelle orecchie. E mi sono svegliato qua... Diciamo che ti credo, che sei Lùg, cosa è successo? Perché io e Wy siamo qua?-
-Cosa sapete della vostra storia? Della storia del vostro popolo?- I due ragazzi si guardarono, incerti su come interpretare la domanda. -Intendo dire cosa sapete delle invasioni d'Irlanda, dei Fomori.-
-Sono leggende, sappiamo che sono stati cacciati...- Wynne parlò lentamente, incerta, guardando l'uomo in piedi davanti a lei.
-Vero, sono stati cacciati, ma non sono, non siamo, leggende.- I ragazzi annuirono, non potevano negare quello che era ormai evidenza. Un intero mondo di miti era reale e tangibile. -Sono stati cacciati, ma ora vogliono tornare e ci serve un nuovo campione, un nuovo eroe. Serve una nuova guida per far si che l'invasione non avvenga. Io non posso più impugnare sia Lancia che Spada e Nùada ci ha, da tempo, abbandonato. La sua discendenza si è dissolta come lacrime nel mare e ho atteso per quattromila anni che la pietra cantasse, dicendoci chi ci avrebbe guidato.-
Niall impiegò parecchi minuti a capire, l'uomo lo fissava con le braccia incrociate sull'ampio petto, mollemente appoggiato alla parete di pietra della casa.
-No...- L'uomo non disse nulla, continuando a sorridere al ragazzo seduto al suolo davanti a lui. -Non è possibile.-
-La pietra ha urlato quando la hai toccata tu, e tu soltanto. Nelle migliaia di anni che ho passato in attesa, in continua sorveglianza e senza mai riposo solo al tuo tocco si è destata.-
-Non posso!| Non posso aiutarti! Cosa dovrei fare, io? Guidare gli Dei contro una nuova invasione? Mi dispiace, hai aspettato per niente, io non voglio fare nulla del genere!- Niall scuoteva la testa, pallido e con gli occhi grigi spalancati. Lùg alzò lo sguardo e indicò un lontano punto all'orizzonte che si avvicinava velocemente.
-Sta arrivando Morrigan, credo voglia dire la sua, del resto la profezia è nata dalla sua voce. Ascolterai quello che anche lei ha da dire?-
I ragazzi guardarono la figura avvicinarsi, per un attimo sembrarono tre figure femminili distinte, ma quando la distanza diminuì, videro che era una sola figura. Una donna che ricordava una furia, nello sguardo luminoso e venato di una follia incomprensibile per gli uomini, si fermò davanti a loro. Gli occhi erano neri come la più scura delle notti, eppure contenevano la luce dell'intero firmamento stellato. Folli e saggi, sensuali e gelidi, gli occhi della Dea incatenarono senza scampo quelli di Niall. Catene che si legavano nelle ossa, che avvinghiavano l'anima, che imprigionavano senza alcuno scampo. Vestita di un lungo abito nero e rosso, i capelli di cupa fiamma, sciolti sulle spalle, erano onde di fuoco liquido che scendevano, scarmigliati, oltre la cintura ad anelli d'argento che stringeva la vita sottile e flessuosa.
-Sono Morrigan, e tu devi essere colui per il quale la Lia Fàil ha cantato. Come ti chiami, uomo?-
-Niall...- Incatenato da quello sguardo il ragazzo rispose, perso in quegli occhi dalle insondabili e oscure vastità. Wynne si strinse ancora di più al fratello, quella donna la attirava e terrorizzava al tempo stesso. La Dea della guerra, della follia del campo di battaglia, la più potente e la più magnifica, li guardava entrambi con un lieve sorriso sulle labbra, rosse come la più matura delle mele.
-Il tuo nome contiene già la tua strada, sai cosa significa nell'antica lingua? Ma vedo dal tuo sguardo, che non lo sai, e me ne dispiaccio. Così tanto avete perso voi mortali, eppure qualcosa ancora sopravvive in voi. Niall, il tuo nome significa Campione... e il nostro campione sarai, ci guiderai? La pietra ti ha scelto, nelle tue mani è il destino di noi Túatha Dé Danann.- Incatenati entrambi senza via di scampo da quegli occhi, pieni di paura e riverenza, i gemelli non riuscirono a dire nulla, stringendosi uno all'altra, le mani annodate tra di loro, in cerca di sostegno e rassicurazione.
-Io... Io non credo di poterlo fare. Non so come potrei aiutarvi, non so fare nulla che possa aiutare...-
-Il re, la guida, il campione... loro fanno. Lui è. La magia e la forza sono nell'essere, e dall'essere nasce il fare. Ma non lasciare che il tuo pensiero corra troppo avanti, se accetterai, sarai aiutato.-

-Sono solo ragazzi mortali Morrigan, da' loro tempo.-
-Tempo, Lùg? Abbiamo tutto il tempo che desideri qua, nell'altro mondo, ma non per questo nel mondo della forma lo scorrere inesorabile si fermerà per loro, come mai si è fermato per noi.-
Wynne deglutì, spaventata. Altro mondo? Come “andare all'altro mondo”? Erano morti? La ragazza si morse il labbro inferiore, cercando di calmarsi, non si sentiva particolarmente morta ad essere onesta. Ma se la pietra aveva cantato solo per Niall, come mai era lì anche lei? Lei non aveva sentito nulla, in realtà.
-Perché sono qua anche io? Siamo... morti?- Con la voce spezzata parlò, la gola chiusa in un nodo che solo a fatica le permise di dar voce ai suoi dubbi.
-In effetti è una buona domanda.- La Dea sembrò assorta mentre portava il suo sguardo sulla ragazza, Niall sospirò, sentendosi liberato dagli occhi penetranti che lo avevano inchiodato al suolo, più saldamente di qualunque peso. -Tranquilla non siete morti, siete vivi. Credo dipenda dal vostro sangue, siete pur sempre entrambi figli di Lùg e avete affinità con questo mondo, siete in parte anche voi discendenti di Dana.-
Sul viso dei due ragazzi comparve la medesima espressione sconvolta. Figli di Lùg? Di quell'uomo? Anzi di quel Dio... I pezzi del mosaico si riunirono con un suono quasi fisico nella mente dei ragazzi, il racconto della madre e l'aspetto di colui che in piedi davanti a loro sorrideva.
-Figli TUOI?- Niall emise un grido strozzato, mentre si alzava in piedi, fissando l'uomo.
-Spiegherebbe perché la pietra ha scelto te. A suo tempo fui io il condottiero, sembrerebbe il tuo turno. Ma devi scegliere e lo devi fare ora. Se non accetterai sappi che, nella tua breve vita di mortale, nulla cambierà: non avrai memoria di questo incontro. Ma i Fomori arriveranno e non avremo la guida che la Madre ci ha donato, quindi perderemo. Lotteremo, certo, ma saremo sicuramente sconfitti. Gli umani tutti, anche i vostri discendenti, saranno le vittime e gli schiavi; sarete perduti. Se accetterai perso sarà il tuo mondo, la memoria di te sarà cancellata, vivrai e imparerai e sarai Niall figlio di Lùg.- L'uomo guardò Wynne e sorrise alla ragazza, spaventata, raggomitolata ai piedi del fratello. -Anche tu sei stata portata qua, non conosco il motivo, ma la stessa scelta voglio che sia data a te. Potrai rimanere ed essere dimenticata, o andare e dimenticare.- I ragazzi non parlarono, ammutoliti. La donna, la Dea, si avvicinò e appoggiò le mani sulle spalle di Niall. La vertigine si impadronì di lui che scivolò al suolo, con la testa che vorticava e con un violento senso di nausea che si dipanava dal centro del suo essere, divorandolo. Intravide la mano della Morrigan posarsi anche sulla spalla di Wynne e cercò di fermarla, protettivo, non voleva che toccasse la sorella.
-Vi mostrerò! Vi mostrerò quello che sarà, così potrete decidere!-
Niall si sentì precipitare, davanti a lui si aprirono sterminate valli e colline, il cielo era coperto di fumo e nell'aria, contaminata dalla cenere, l'odore del sangue era talmente forte da nauseare. Nella terra delle colline, incastonati come macabri gioielli, scheletri, a volte non del tutto abbandonati dalla carne, spuntavano come lugubri fiori.
Centinaia, migliaia, ovunque. Il suolo era brullo e secco, nessuna vita in esso, nessun sole brillava attraverso il fumo e le nuvole, solo un grigio e spento chiarore che sapeva di desolazione. Ovunque, solo la morte regnava, sovrana.
In lontananza una grande forma massiccia si muoveva, come un gigantesco e nauseante scarafaggio e, nello scorgerla, Niall vi si trovò improvvisamente accanto.
Quella spaventosa cosa si rivelò essere una sorta di castello, una mostruosità di acciaio e pietra che, semovente, vagava sulla terra con un frastuono infernale: ruote cingolate grandi come palazzine, il tutto di tale estensione da oscurare l'orizzonte. Era dalle sue ciminiere che il fumo usciva, nero e oleoso, inquinando l'aria... era agghiacciante, enorme, folle e insensato.
Dentro, uomini e donne laceri ed esangui, vivevano in schiavitù per far funzionare quella mostruosità, per permettere a chi li aveva soggiogati di vivere nel lusso, nutriti e serviti. Seppe che i conquistatori erano i Fomori, così come sapeva che quel futuro non era poi così lontano, qualche centinaio di anni, non di più. La terra distrutta, brutalizzata, gli uomini ridotti a nulla più che animali da lavoro. Nessuna gioia, nessuna speranza in nulla di quello che vedeva. Nella sua testa risuonò la voce della Morrigan e le immagini svanirono.
Wynne accanto a lui singhiozzava disperatamente e lui la abbracciò, rendendosi conto che anche lui aveva pianto. Con il gelo nel cuore strinse i denti e fissò il Dio biondo che altri non era che Lùg, suo padre. Quella consapevolezza sconvolgente vagava ai margini della sua coscienza, troppo immensa per essere accettata, ancora, troppo grande per essere stata realmente recepita, non in quel momento, almeno, dove tutto accadeva troppo in fretta, dove troppe cose gli erano state dette.
-Se... se rimango qua, non si avvererà quel futuro?- La voce era incerta e spaventata, era un peso enorme che sentiva gravare sulle sue spalle. Lui era solo un ragazzo, uno studente, tra l'altro abbastanza svogliato, la cui unica aspirazione era stata trovare la ragazza.
-Se rimani c'è la possibilità di vincere contro i Fomori, se non diventi lo strumento della Madre, invece, loro vinceranno sicuramente, senza alcuna possibilità per noi.-
-Niall, è orribile, tutti quei morti, tutta quella sofferenza! Io... Io... - I singhiozzi impedirono alla ragazza di continuare, mentre il fratello la stringeva a sé, sentendo il viso di lei che gli affondava nella spalla. Veramente tutto dipendeva da lui e solo da lui? Veramente? Ma che ragione avevano per mentire?
-Perché io? Perché? - La domanda era sussurrata, rivolta al nulla che sentiva nel cuore, una voragine disperata e viscida di paura. Essere dimenticati dalla madre, dagli amici, non essere mai esistiti, ma così salvarli. Quel futuro era lontano centinaia di anni, come poteva impedirlo? -Quando ci sarà l'invasione?-
-Non lo sappiamo, non crediamo manchi molto, ormai, visto che c'è un campione. Qualche centinaio di anni, forse un migliaio, nulla più.- A quelle parole Niall rise. Era un suono venato di isteria, folle, spaventato.
-E tu credi io possa vivere tutto quel tempo? Sarò morto e sepolto per allora!-
-Ti dimentichi che sei figlio di Lùg, venendo qua, il tuo sangue Danann si è risvegliato. Tu sei come noi, ora, sei uno dei Túatha Dé Danann. Hai la nostra vita, la nostra forza e, con il tempo, la nostra conoscenza e abilità. E lo stesso vale per te, Wynne la luminosa. In te c'è la luce e sei degna figlia di Lùg, come tuo fratello.- La donna, spaventosa con i capelli scarmigliati che si muovevano a un vento inesistente, incombeva, terribile e meravigliosa, su di loro. -Scegliete e fatelo ora!-
I due ragazzi si guardarono e Wynne alzò lo sguardo, incontrando quello intenso e feroce della Dea. Negli occhi grigi della ragazza splendeva la determinazione, il brillio che corre sul filo della lama della spada.
-Ci assicuri che nessuno soffrirà? Che nostra madre non piangerà per noi?- La Morrigan sorrise, inaspettatamente l'aspetto da furia si quietò, i capelli smisero di ondeggiare come una cosa viva attorno a lei.
-Nessuno piangerà, fanciulla, nessuno.-
A quelle parole i due ragazzi si strinsero tra di loro, le mani allacciate strettamente. Non avevano bisogno di parole, sapevano che ognuno di loro aveva accettato quel gravoso compito. Avevano deciso di lasciarsi una vita, e un mondo, alle spalle e di accettare il peso che veniva dato loro, il futuro era nelle loro mani; il domani del mondo che avevano deciso di lasciare era nuovamente colmo di speranze.



NdA:
Significati dei nomi in Gaelico:
Niall - campione (M) Wynne - luce (F)
-i Fomori sono le “bassezze umane” gli istinti primordiali più bassi e semplici oltre “incarnati” in uno dei popoli che hanno cercato di conquistare l'Irlanda.-
-Morrigan è la dea della battaglia Irlandese. È composta da “tre Dee” Nemain, Macha e Babd Chaba. Portano ognuno un aspetto della Morrigan, che le racchiude in sé. Il suo nome significa Grande Regina, ed è maga e guerriera, sensualità e follia sanguinaria. La accompagnano i corvi, suo simbolo.-
Detto questo vi annuncio che ho deciso di continuarla, per qualunque ulteriore informazione contattatemi pure, qua o sulla mia pagina FB!

Le storie di Nemainn
Grazie di leggere e, se vi piace, ricordate che i commenti fanno bene all'autostima dell'autrice! XD

 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Nemainn