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Autore: Kengha    30/06/2013    4 recensioni
« Che significa? » Domandò fermandosi a pochi passi da Stark, senza scartare l’omaggio e cercare di capire cosa volesse rappresentare.
« Significa che è ufficialmente invitata alla mia festa, Miss Potts ». Ribatté Tony, rialzandosi da terra e pulendosi le mani con un asciugamano di fortuna.
Pepper sorrise istintivamente e abbassò lo sguardo leggermente imbarazzata.
« Le ho già detto che avrei declinato la sua offerta, in ogni circostanza ».
« Vero, ma io non le ho detto che avrei respinto il suo declino, ragion per cui prenderà parte alla mia festa, Venerdì sera ».
« Questo Venerdì? Cioè dopodomani? C’è la riunione di massima importanza indetta da Obadiah e, visto che mi ha ripetuto almeno un centinaio di volte che non ha la benché minima intenzione di presentarvisi, mi sono ritrovata costretta a dire che avrei preso il suo posto. Potrebbe trattarsi del futuro delle Industries, signor Stark! »
« Conosco Obdiah, indice queste riunioni circa una volta l’anno e finiscono sempre con un paio di licenziati e una cena offerta da lui… nulla di imperdibile. Ah, quasi dimenticavo, la festa è a Venezia ».
« Venezia? Stiamo parlando dell’altra parte del mondo: non può farmi questo! » Esclamò la donna esasperata.
« L’ho già fatto, a dire il vero ».
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sex, Alcool and Strawberries


« Ecco fatto! » Sbottò Tony lasciando cadere sonoramente la chiave inglese sul tavolino del garage. Quella stramaledetta Ford Mustang Prima Serie lo aveva fatto faticare veramente un sacco: il Boss 429 non aveva la minima voglia di riavviarsi e le ruote erano così consumate e il rischio di un’esplosione così alto che, più che una macchina, avrebbe potuto spacciarla per l’ultimissima arma delle Stark Industries.
Sospirò e tornò ad osservare quel gioiello automobilistico… del resto, aveva quasi quarant’anni.
« Signor Stark! » La voce squillante di Pepper Potts echeggiò dal piano di sopra della villa di Malibu. L’aveva assunta circa otto mesi prima, quando aveva mancato una ventina di appuntamenti nell’arco di una settimana e si era ritrovato sommerso da una pila di scartoffie impossibili da riordinare. L’idea di una segretaria personale gli era balenata nel cuore della notte, appena rientrato da una festa, completamente sbronzo; alla fine, però,  aveva dovuto ammettere che l’idea di un’assistente (o balia, come la chiamava Rhodey per schernirlo) a cui far fare quello che nel suo ambiente veniva chiamato “lavoro sporco”, era stata la più brillante degli ultimi anni se considerate le condizioni in cui gli fosse venuta.
Senza tener conto, poi, che la signorina Potts fosse talmente abile nel suo lavoro, nonostante si trattasse del suo primo vero incarico, – cosa che aveva portato Tony a supporre che l’eccessiva e maniacale precisione fosse dovuta, forse, ad un’inesperienza in ambito lavorativo e alla voglia di non fallire- da organizzare così impeccabilmente le sue giornate e riuscire sbrigare da sola tutte quelle maledettissime burocrazie, che lui si era automaticamente ritrovato gran parte delle giornate libere.
« Signor Stark, è appena arrivato dall’Italia il motore Boss 429 che aveva ordinato per la sua nuova macchina ». Esordì aprendo la porta a vetro del garage con un grosso scatolone ed un caffè –il solito- in mano.
Tony si concesse venti secondi del suo tempo per darle un’occhiata: quel giorno indossava una camicetta bianca leggermente sbottonata e una gonna al ginocchio celadon, con scarpe abbinate. Sì, decisamente la migliore idea  degli ultimi tempi.
« Può buttarlo ». Rispose qualche secondo dopo, così da non destare strani sospetti, vista la sua usuale rapidità di risposta.
« Buttarlo? Viene dall’Italia! Ha impiegato settimane a trovarlo e ci è voluto un mese e mezzo prima che arrivasse, le sembra il caso di comportarsi così? Visto, tra l’altro, il prezzo esageratamente alto che ha pagato per ottenerlo ».
« Sì, può buttarlo. Le piace l’Italia, Pepper? » Domandò distrattamente, mentre con un panno umido puliva gli sportelli rossi fiammanti della macchina.
« Non mi sembra un comportamento maturo, signor Stark. Che ne pensa di metterlo all’asta su qualche sito web? Già solo il fatto che è stato in suo possesso per, non so, quindici minuti aumenterebbe di circa il 20% il suo valore ».
« 20%? E’ così bassa la mia influenza? » Chiese ferito, mentre si sedeva su uno sgabello cominciando ad esaminare accuratamente la scatola imballata che conteneva il motore.
« A quanto pare sì e, detto in confidenza, se i suoi fans la conoscessero anche solo un millesimo di più credo che scenderebbe al di sotto del 15% ». Rispose suadentemente, porgendogli la tazzina e riafferrando lo scatolone che era stato scrutato senza essere aperto.
« Ne è davvero così sicura? Ho un carattere così pessimo? » Domandò Tony, tirando giù tutto d’un sorso il caffè e ridando alla donna la tazzina vuota.
« Più che un carattere pessimo, direi che ha un sacco di vizi che non l’aiutano. Se riprendesse lei in mano l’azienda di suo padre e s’impegnasse a controllarla personalmente, anziché scaricare il lavoro a me o a suo zio –come sta facendo ultimamente-, credo che la sua immagine migliorerebbe in maniera notevole ». Sorrise, per poi voltargli le spalle e dirigersi verso la porta del garage mantenendo un’estrema leggiadria nonostante il peso estraneo che si ritrovasse a portare.
« I vizi fanno parte del gioco dei miliardari e… ehy, non ha ancora risposo alla mia domanda! » Esclamò ricercando l’attenzione della donna, la quale si voltò col suo solito sorriso -un misto tra il dolce e il saccente- e rispose:
« Sì, mi piace molto l’Italia. In questo periodo dell’anno, poi, credo che sia semplicemente meravigliosa ».
« Mi dica il nome della prima città che le viene in mente ».
« Venezia ». Rispose immediatamente. « E’ tutto, signor Stark? » Chiese qualche istante dopo, cercando di congedarsi. Lui annuì, distrattamente.
« Faccia sparire quell’affare! » Esclamò mentre Pepper usciva dal garage.
« Non si preoccupi, entro domani non sarà più in questa casa e, nel caso in cui non volesse l’incasso, farò sparire anche quello! » Esclamò di risposta lei, salendo agilmente le scale nonostante il tacco 12.
Determinata.
Ecco perché aveva scelto Miss Potts.

Quella stessa sera, Tony salì al piano di sopra e si sedette sul divano, esattamente accanto a Pepper che stava accuratamente sfogliando fascicoli e ordinando dei fogli riguardanti gli affari delle Industries. Lei gli rivolse una sola rapida occhiata, accompagnata da un sorriso doveroso e imbarazzato.
« Le occorre qualcosa? » Chiese, tornando a occuparsi dei fogli ancor prima di terminare la frase. Gli occhi si muovevano svelti sulle righe nere e selezionavano in una manciata di secondi le offerte interessanti.
« Sì. No. Ehy, parlava di un missile quel foglio? » Domandò cercando di afferrare un fascicolo che Pepper aveva appena scartato; peccato che, con un gesto fulmineo, la donna riuscì a rientrarne in possesso prima di lui e lo guardò con gli occhi ridotti a due spilli.
« Dov’è che vuole far arrivare questa conversazione, Signor Stark? » Chiese senza smettere di fissarlo. Lui resse il suo sguardo per una manciata di secondi, poi abbassò il suo sperando di riuscire a riflettere quel poco che gli sarebbe bastato per dare una risposta sensata.
« Cosa le fa pensare che sia qui per dirle qualcosa? » Decise di ribattere con un’altra domanda, almeno per capire se –di recente- la sua segretaria si fosse data alla stregoneria.
« Vediamo… » Iniziò alzandosi dal divano e cominciando ad ordinare i fogli scelti in diverse cartelline «Diciamo solo che, in quasi un anno che lavoro qui con lei, mai una sera si è interessato al lavoro che stessi svolgendo. Il che mi porta a pensare che abbia da pormi una richiesta importante ». Spiegò con poche parole, accuratamente misurate, che lasciarono basito Tony. Non si era mai accorto veramente di quanto fosse attenta Pepper a ciò che la circondava.
« La sua precisione è maniacale in questo. Mi inizia a fare paura! » Esclamò, guardandola intensamente.
« Non ha ancora risposta alla mia domanda… » Lo schernì, giocandosi le stesse parole usate da Stark qualche ora prima.
« Voglio organizzare una festa ». Disse secco, alzandosi con decisione dal divano e avvicinandosi e Pepper.
« Una festa?! Di nuovo? Ne abbiamo data una… mi correggo, ne ha data una visto che nonostante sia stata io ad organizzarla non ha avuto la premura di inserirmi nella lista degli invitati, che non mi pare sia finita troppo bene visto che il suo amico, il colonnello Rhodes, mi ha chiamato alle quattro del mattino per chiedermi se poteva far intervenire l’esercito o se la situazione fosse sotto controllo».
« Il solito esagerato! Comunque non sapevo che fosse “un animale da festa”, Potts ».
« Non sono un animale da festa, avrei declinato quasi sicuramente la sua offerta, sto solo dicendo che sarebbe stato educato da parte sua ». Puntualizzò lei.
« E allora non crede che dovrebbe ringraziarmi?! Le ho risparmiato la fatica e l’imbarazzo di dirmi di no! » Sottolineò Stark, riducendo la distanza che lo separava da Pepper a poco più di un metro e mezzo.
« Oh, la ringrazio di questo atto così premuroso. Ma riguardo l’imbarazzo avrei parecchie cose da ridire… ». Affermò secca, mentre abbandonava definitivamente i fogli e si voltava a guardarlo negli occhi. Sospirò leggermente, perché finivano sempre a discutere?
« In effetti, è una delle poche donne che non si fa problemi a rispondermi. Questo è…»
« Strano? » Azzardò Pepper.
« No, avrei detto più qualcosa come “devastante” o “demoralizzante”, ma vada per strano ».
La donna afferrò lentamente una piccola agenda blu di velluto che era alle sue spalle e dopo averla aperta sfogliò le pagine fino ad arrivare alla data odierna.
« Invitati, ora, giorno e luogo della festa, Signor Stark ». Ordinò come se fosse una monotona filastrocca ripetuta troppe, troppe volte.
« Pensavo di contattare tutti quelli dell’altra volta. Rhodey escluso, naturalmente ». Cominciò Tony riallontanandosi e dirigendosi a passi strascicati verso il divano, seguito da una Pepper che già si stava facendo venire il mal di testa al pensiero di dover contattare certi soggetti al cui confronto il signor Stark era l’uomo più umile del mondo.
« Devo avvisare la stampa della sua iniziativa? » Chiese sedendosi sulla poltrona opposta, accavallando lentamente le gambe.
« Negativo. Vorrei avere meno giornalisti possibili… sono occhiaie quelle? » Cambiò discorso lui, notando solo in quel momento dei profondi solchi sotto gli occhi cerulei della donna.
« Può darsi, non si faccia problemi. Orario? » Continuò quella, instancabile come sempre.
« No, me ne faccio. È la mia assistente personale e come tale non può permettersi di addormentarsi durante riunioni o peggio ancora di sbadigliare in mia presenza… ha i dea dei germi che ignorerebbero il mio spazio vitale? »
« Era strano che il discorso non volgesse a lei ». Puntualizzò Pepper, riponendo la penna sul tavolino e chiudendo l’agendina blu.
« Facciamo così: lei adesso va a casa sua, si fa una doccia e si spara… che so, una decina di ore di sonno, domani la aspetto per le undici, anziché le otto. Non sono ammesse obbiezioni ». Sentenziò Stark alzandosi deciso dal divano e avviandosi verso il tavolo per riempirsi un bicchiere di vodka.
« E i termini del suo party? »
« Ci penserò io ». Disse con massima serietà, allungando una mano per farsi lasciare la leggendaria agendina contenente tutti i segreti dei party organizzati da Stark negli ultimi otto mesi.
La sfogliò con rapidità dalla prima all’ultima pagina scritta, così da avere un’idea di come muoversi: non aveva mai organizzato una festa senza l’aiuto di nessuno. O almeno, una festa di un certo calibro come quella che aveva in mente.
« E’ sicuro di potercela fare da solo? Può aspettare domani, sistemeremo gli ultimi dettagli insieme! » Propose ancora una volta Pepper, mentre si dirigeva verso l’ingresso della villa a passo strascicato. Effettivamente, era parecchio che non si concedeva una lunga e sana dormita, quella settimana era stata piena di impegni e di chiamate notturne, forse aveva ragione Tony: aveva bisogno di una decina di ore di sonno.
« Così mi ferisce! Sono Tony Stark, perfezioni armi, invento cose e non sarei in grado di organizzare un’innocuissima festicciola tra amici? »
Si ritrovò a sospirare notando il sopracciglio alzato della Potts, segno del suo scetticismo. Le posò le mani sulle spalle e gliele passò fino ad arrivare all’altezza dei fianchi.
« Me la caverò ».
La rassicurò un’ultima volta, dandole così la forza di salutarlo e di abbandonare definitivamente la casa, sparendo a bordo della sua –modesta- automobile.
“Che i giochi abbiano inizio”.



Il giorno seguente, Pepper scese direttamente nel garage, tenendo in mano anziché il solito caffè un sostanzioso piatto contenente quello che doveva essere il pranzo del suo capo. Prevedibilmente, Tony era lì e stava facendo gli ultimi ritocchi al suo nuovo “giocattolino”, con gli AC DC a palla.
« Quell’auto non ha visto giorni migliori! » Esclamò la donna sorridendo,  spegnendo lo stereo con un gesto deciso e posando il piatto pieno su un tavolino più o meno libero e pulito.
« Si allena? Non l’ho sentita arrivare, avvisi la prossima volta, mi spaventa altrimenti. Ah, prima che dimentichi, c’è una cosa sullo scaffale in alto, la prenda ».
Obbediente, si diresse verso lo scaffale indicatole da Stark e in punta di piedi cercò quello che le aveva richiesto il suo esigentissimo superiore.
« Non credo ci sia nulla ».
« Cerchi meglio ».
Finalmente, le dita sottili di Pepper sfiorarono qualcosa, qualcosa che il suo occhio non riusciva a vedere perché troppo in profondità. Riuscì ad afferrare a  malapena la carta della scatola che doveva prendere, tirandola giù senza farla cadere solo per puro miracolo. Tenendola tra le braccia si avvicinò a Tony con l’intento di passargliela quando lesse un bigliettino sulla superficie dello scatolone: “Per Pepper”.
« Che significa? » Domandò fermandosi a pochi passi da Stark, senza scartare l’omaggio e cercare di capire cosa volesse rappresentare.
« Significa che è ufficialmente invitata alla mia festa, Miss Potts ». Ribatté Tony, rialzandosi da terra e pulendosi le mani con un asciugamano di fortuna.
Pepper sorrise istintivamente e abbassò lo sguardo leggermente imbarazzata.
« Le ho già detto che avrei declinato la sua offerta, in ogni circostanza ».
« Vero, ma io non le ho detto che avrei respinto il suo declino, ragion per cui prenderà parte alla mia festa, Venerdì sera ».
« Questo Venerdì?  Cioè dopodomani? C’è la riunione di massima importanza indetta da Obadiah e, visto che mi ha ripetuto almeno un centinaio di volte che non ha la benché minima intenzione di presentarvisi, mi sono ritrovata costretta a dire che avrei preso il suo posto. Potrebbe trattarsi del futuro delle Industries, signor Stark! »
« Conosco Obadiah, indice queste riunioni circa una volta l’anno e finiscono sempre con un paio di licenziati e una cena offerta da lui… nulla di imperdibile. Ah, quasi dimenticavo, la festa è a Venezia ».
« Venezia? Stiamo parlando dell’altra parte del mondo: non può farmi questo! » Esclamò la donna esasperata, cercando di poter ancora far desistere Stark.
« L’ho già fatto, a dire il vero. Il mio jet decollerà tra poco più di tre ore… per quanto ne so io è stata avvisata con largo anticipo, ha dunque tutto il tempo per disdire tutti i nostri appuntamenti fino a Sabato –incluso- ed andare a fare i bagagli. Solo l’essenziale, mi raccomando ». Affermò avviandosi fuori dal garage ed iniziando a salire le scale a due a due.
« Si può sapere che cosa c’è in questa scatola? » Gli urlò, esasperata.
« Diciamo solo che contiene il suo “pass” per poter prendere parte alla festa ». Disse prima di scomparire al piano di sopra. Ormai sola, Pepper posò il pacco sullo stesso tavolino dove giaceva ancora il pranzo di Tony, completamente intatto, e con attenzione cominciò a scartarlo. Tolta tutta la carta non rimaneva che una scatola grigia firmata Valentino.
Le aveva appena regalato un costosissimo abito da sera.


« E’ arrabbiata con me? » Chiese Tony rompendo l’imbarazzante silenzio che si era andato a creare tra lui e Pepper dalla discussione nel garage. La donna aveva ubbidito e si era presentata alla pista di decollo all’orario stabilito, dopodiché aveva aspettato circa due ore che lui arrivasse e un’altra mezz’ora che congedasse le due giornaliste che gli si erano accollate e sembravano avere tutte le intenzioni di partire con loro due.
« Lei cosa pensa? » Domandò di risposta, fissandolo con aria distaccata e troppo professionale anche per lei.
« Penso che le farà bene ». Ammise con sincerità, volgendole uno sguardo troppo intenso.
« Ah, crede che mi farà bene? Mi ritiene così esaurita o si sta dando alla beneficenza? » Il rumore provocato dal motore del jet era fastidioso ed entrambi erano costretti a parlare voce molto alta per potersi udire chiaramente. In un modo o nell’altro, finivano sempre per strillarsi contro.
« N-non è… non è quello che intendevo! »
« Come? Può ripetere? Non l’ho capita! Credo mi si siano tappate le orecchie ».
Tony si avvicinò di più all’assistente, così da porre fine a quello scambio di versi che stava diventando la loro conversazione.
« Ho detto che non intendevo quello ». Ripeté con un tono molto più calmo e suadente. « Il punto è che l’ho fatta lavorare parecchio da quando l’ho assunta, le ho lasciato gli incarichi più noiosi e lei non si è mai lamentata. Se lo merita ». Sorrise sinceramente al termine di queste parole, non era il tipo che si legava a qualcosa o, in generale, alle persone, ma quello che si era andato a creare tra lui e Pepper era qualcosa di unico. Lei c’era sempre, in ogni istante della sua caotica vita… ed era l’unica certezza che avesse.
La donna arrossì visibilmente e abbassò la testa imbarazzata, lasciando che la frangetta le coprisse gli occhi azzurri « Un pensiero molto premuroso e per niente degno di lei… ». Ridacchiò poco prima di rialzare lo sguardo.
« Cos’era, un altro insulto nascosto? » Azzardò Tony, afferrando il bicchiere di cristallo in cui brillava con scarlatta eleganza lo Chateau Lafite.
« Più che un insulto nascosto, direi che fosse un ringraziamento ». Rispose, afferrando il suo calice « Anche se non prenderò parte alla sua festa ».
« Pepper, è confusa? È sul mio jet privato che sta andando al mio party! » Esclamò Stark temendo che la donna fosse leggermente brilla per via dell’alcool.
« Il suo jet sta andando al suo party, io sto andando a Venezia ». Sollevò le sopracciglia in maniera naturale e arricciò leggermente le labbra, una smorfia che Tony conosceva fin troppo bene: stava cercando di schernirlo.
« Cosa c’è a Venezia di tanto più interessante della mia festa? » Domandò, facendo un altro sorso di vino.
« Molte cose, davvero. Ho anche delle vecchie conoscenze con cui credo occuperò la serata di Venerdì ». Disse, bevendo anche lei.
Tony posò il suo bicchiere con un gesto leggermente troppo brusco per il suo solito, poi si alzò lentamente e dopo aver preso un abile respiro si congedò.
« Vado a chiedere al pilota quanto manca ancora ».
« Va bene ». Asserì la Potts afferrando con disinvoltura un giornale che le aveva appena porto una delle numerose hostess semivestite che erano ormai l’attrazione principale di tutti gli ospiti maschili del jet di Stark.
Atterrarono poche ore dopo, durante le quali Tony aveva avuto l’accortezza di tenersi ben distante dalla Potts e di degnare le altre ragazze a bordo di eccessive ed evidenti attenzioni.
« Cipriani, semplicemente meraviglioso! » Esclamò sceso dal jet, con la solita aria da diva del cinema. Pepper era pochi passi dietro di lui e guardò sbalordita di fronte a sé. Sapeva che Tony era un megalomane ma questo era troppo anche per un tipo come lui: proprio sulla facciata frontale del lussuosissimo albero Italiano era stato installato un enorme neon con scritto “Tony Stark”.
« V-vuole dirmi che ha affittato l’intera struttura per una festa? » Chiese, standogli dietro a fatica.
« Esattamente ».
« E tutte le prenotazioni? Come ha fatto a sbarazzarsi di clienti che avevano chiamato da settimane… o magari da mesi?! »
« Con un’offerta molto generosa ». Una frase concisa, diretta e fin troppo chiara.
« Devo chiederle quanti milioni di dollari ha speso? » L’esasperazione nella voce di Pepper era chiara e distinguibile, ma Tony si sforzò di non notarla.
« No, non deve ». Disse secco.
« Per l’amor del cielo, signor Stark! Questo va ben oltre i suoi soliti azzardi e le sue spese folli. È un’esagerazione anche per lei! » Esclamò sperando di fargli capire quanto in là si fosse spinto questa volta. Peccato che, trattandosi di Tony Stark, tutte quelle belle parole gli scivolarono addosso come un po’ d’acqua fresca.
« Si rilassi Potts, è solo un party. E poi… lei non ci sarà neanche ».


Tante cose si sarebbero potute dire di Tony Stark: era superficiale, egocentrico, egoista e a volte anche un po’ infantile… ma mai nessuno avrebbe potuto dire che non sapeva come organizzare una festa.
I party di Stark erano noti a tutti quanti, i pochi eletti che venivano inseriti nella lista degli invitati ci mettevano parecchio a dimenticarli (a meno che non rientravano completamente sbronzi, in quel caso ricordavano poco e niente), ma questo li batteva tutti quanti. Le manie di grandezza di Tony avevano portato ad una serata senza precedenti: era quasi un centinaio la varietà di super alcolici che venivano serviti dalle sei dozzine di camerieri agli invitati, la musica –di generi contrastanti- si sentiva per chilometri e grazie ad un permesso speciale che era riuscito a strappare a Rhodes, si era anche risparmiato la ramanzina dei poliziotti e una denuncia per disturbo della quiete pubblica -in ogni caso gli affari erano Rhodey-.
I gondolieri erano stati pagati per lavorare tutta la nottata e, nel caso in cui avessero ricevuto un extra dal riccone di turno a bordo, avrebbero chiuso un occhio anche davanti atti sconci, che con le spogliarelliste che Tony aveva avuto l’accortezza di contattare non mancavano certamente.
Stark si stava godendo il momento di gloria bevendo l’ennesimo bicchiere di Brandy, ricevendo pacche sulla schiena e complimenti un po’ da chiunque, quando notò una figura alta, snella e famigliare muoversi impacciata tra la folla. Tirò giù tutto d’un sorso l’alcolico e camminò a passo deciso verso la donna, piombandole alle spalle silenzioso come un avvoltoio, come era solita fare lei.
« Le sue conoscenze le hanno dato buca? » Le sussurrò ad un orecchio, sfiorando con le labbra ciuffi ribelli di capelli rossi, stretti in una particolare acconciatura fatta fare sicuramente per l’occasione.
La sorpresa negli occhi di Pepper fu evidente, logico che non l’avesse sentito arrivare con tutta quella confusione e il volume eccessivamente alto della musica.
« Diciamo solo che mi sentivo terribilmente in colpa, visto che ha speso tutti questi soldi per causa mia ». Rispose semplicemente, voltandosi a guardarlo.
« La sua è una colpa solo parziale, diciamo del 37,5%... che equivale ad un rimborso di circa 7  milioni e mezzo di dollari ».
La donna sgranò gli occhi di riflesso e subito Stark alzò le mani in segno di resa. « Ehy, scherzavo! »
Pepper si rilassò quasi immediatamente e un genuino sorriso le si dipinse sul volto.
« Ha indossato il vestito ». Constatò Tony afferrando due bicchieri di Bacardi senza toglierle gli occhi di dosso. Quando aveva visto quel meraviglioso abito da sirena turchese aveva pensato immediatamente a lei e a come le sarebbe stato bene: non aveva mai visto Pepper in abito da sera, ma era sicuro che fosse uno schianto… infatti, il suo genio non aveva toppato.
« Considerato che fosse di Valentino, di un colore che apprezzo particolarmente e che avessi un paio di scarpe che sembravano esser state fatte su misura… » iniziò con un sorriso, diverso da tutti quelli che Tony aveva avuto modo di conoscere nel tempo.
« E’ in difficoltà, Pepper? Sembra in imbarazzo ». Constatò immediatamente Stark, porgendole uno dei due bicchieri appena presi.
« Sono in imbarazzo: non credo di avere preparazioni per una cosa del genere ». Disse con un mezzo sbuffo mentre le guance le andavano a fuoco, affrettandosi subito ad aggiungere: « No grazie, non bevo super alcolici ».
Tony parve non udire l’appunto della sua assistente visto che ripeté il gesto obbligandola ad accettare per buona educazione. Alzò il suo bicchiere molto in alto, poi saltò senza indugio su un muretto e afferrò un microfono che iniziò a battere per assicurarsi fosse funzionante.
« E’ acceso questo coso?! » Disse continuando a tamburellarvi sopra con le dita fino a quando non sentì la sua voce rimbombare per tutto l’albergo. « Molto bene! » Esclamò con un sorriso.
« Innanzi tutto buona sera a tutti quanti, mi fa molto piacere di vedervi qui… con tutta sincerità, vista la decisione dell’ultimo minuto e il viaggio piuttosto lungo da compiere non mi aspettavo che veniste in così tanti ». Si fermò un istante, giusto il tempo per mandar giù il Bacardi e prendere dal vassoio di una cameriera di passaggio un bicchiere di Vodka alla pesca, per poi lasciarle un bigliettino da visita e boccheggiarle un “chiamami”, provocando il risolino del pubblico.
« Va bene, scherzavo, ero sicuro che sareste venuti tutti quanti: è la mia festa! » Esclamò ridendo, lasciando che la folla si unisse alla sua sonora risata.
« Oh beh, è mezzanotte, direi che posso proporre un brindisi! A Pepper Potts, che pianifica ogni singolo istante della mia caotica vita da quasi un anno. Non so dove sarei senza di lei, la ringrazio ».
La donna cercò di allontanarsi il più possibile dal suo capo ma in pochissimi istanti fu al centro dei riflettori e sotto gli sguardi di tutti gli invitati; era abituata ad essere motivo di attenzione, soprattutto durante le riunioni in cui prendeva il posto di Stark ed era l’unica donna a presiedere. Questa volta, però, era diverso: le persone non la guardavano con sorpresa o con ammirazione per il ruolo rivestito, ma la fissavano con stupore e un pizzico di invidia –soprattutto la parte femminile degli invitati- perché era il centro delle attenzioni del miliardario più desiderato del pianeta.
Quei lunghissimi istanti di tensione vennero sciolti dall’applauso di Tony, a cui si unirono immediatamente quelli di molti altri che batterono le proprie mani con più o meno enfasi (senza smettere di fissare la Potts), poco prima di incollare le labbra ai bicchierini contenenti le bevande. Quando Tony la raggiunse era evidente il suo stato d’animo: era in difficoltà, arrabbiata, confusa e fuori luogo… non era al proprio agio quando si trattava di certe cose e lui l’aveva messa nelle peggiori delle situazioni rendendola in mezzo minuto la donna più odiata e desiderata della terra.
« Piaciuta la sorpresa? » Chiese con un sorrisetto accomodandosi accanto a lei.
« Se questa lei la chiama sorpresa ». Sbuffò con tono chiaramente seccato, stringendo tra le mani il suo primo bicchiere, ancora pieno fino all’orlo.
« Pensavo le avrebbe fatto piacere sentirsi apprezzata ». Disse Stark, guardandola.
« Ed è così che sperava di farmi sentire apprezzata? Ho tutti gli invitati maschili che mi spogliano con lo sguardo e quelli femminili che vorrebbero potermi incenerire con un’occhiata ». Spiegò la donna con esasperazione.
« Non deve farci caso, sono solo un gruppo di palloni gonfiati ».
« E lei? Che ruolo ha in tutto questo? » Chiese con un ghigno.
« Io? Io sono l’alfa del branco, mi sembra ovvio ». Rispose come se fosse la cosa più scontata del mondo. Quell’atto di presunzione strappò una spontanea risata alla Potts che finalmente iniziò a rilassarsi.
« Visto? Lo sapevo che non era tutta casa e ufficio; si rilassi, si diverta! La notte è giovane e noi abbiamo un albergo intero a disposizione per spassarcela! Tornati a Malibu non dovrà tenerne conto con nessuno e le assicuro che la maggior parte dei presenti sarà così impegnata a smaltire la sbornia che si dimenticherà presto di lei ».
« Quello che è successo a Venezia rimane a Venezia? » Chiese con titubanza, guardandolo con insicurezza, avendo molta paura di lasciarsi andare.
« E’ quello che ho cercato di dirle tutta la serata. Ma va bene anche che ci sia arrivata da sola, adesso venga con me e vediamo un po’ di animare la festa! » Esclamò trascinandola verso il piano bar esterno.


Quando Pepper aveva detto a Tony di non bere super alcolici, lui non si era minimamente posto il problema che forse la sua assistente non reggesse molto bene l’alcool e l’aveva incoraggiata a provare diverse bevande da lui molto amate.
« Signor Stark, perché la stanza gira? » Chiese la rossa portandosi una mano alla fronte e posando su un tavolino il bicchiere di rum che stava bevendo.
« Non credo sia la stanza a girare ». Spiegò Stark ponendole una mano intorno alla vita, notando che la stabilità della sua segretaria fosse piuttosto precaria.
« Dio, la testa… ». Biascicò lei appoggiandosi ad una sedia e cercando di non pensare alla musica che le rimbombava nel cervello.
« Vuole stendersi un po’? » Propose il miliardario, avvicinandosi e facendo accortezza a scandire bene tutte le parole. La Potts annuì appena e senza indugi Tony la diresse verso l’ascensore che fece salire fino al piano della sua suite. Aprì la porta e la incitò ad accomodarsi e ad allungarsi sul letto, mentre che lui si occupava di chiudere avendo l’accortezza di porre fuori il cartellino “do not disturb”; la seguì dentro pochi istanti dopo e notò che era seduta ad un angolo del divano con la schiena tanto dritta da sembrare finta.
« Guarda che può allungarsi ». Ripeté con sicurezza, avvicinandosi e piegandosi per sfilarle le scarpe alte.
« Che situazione imbarazzante… » Sussurrò la donna senza accennare ad un cambiamento di posizione, preoccupata maggiormente da ciò che avrebbero potuto pensare di lei se la cosa si fosse venuta a sapere in giro.
« Sono cose che capitano, tra non molto starà meglio ». La rassicurò Tony alzandosi per posare le calzature su un ripiano poco distante e prendere una cosa dal tavolo all’angolo. Si riavvicinò a lei con un vassoio in mano e un bicchiere d’acqua.
« Che ne dice di mangiare qualcosa? Le farà bene ». Il sorriso gentile che si dipinse sotto i suoi baffi contagiarono anche lei che non poté rifiutare un’offerta così premurosa e prese tra le mani una delle numerose fette di torta presenti sul piatto argentato nel vassoio. Mangiò educatamente, senza esprimere il suo imbarazzo per via di Tony che non smetteva di guardarla e rompendo il silenzio solo dopo alcuni minuti:
« Sono uno spettacolo così deprimente? »
« Più che deprimente direi interessante. Mantiene la sua solita compostezza e riesce a coordinare perfettamente tutti i movimenti, si è allenata? » Chiese alzandosi dal divano per andarsi a riempire un bicchiere d’acqua anche lui.
« E’ una battuta? » Domandò lei, leggermente accigliata.
« Quello che intendo dire è… non smette di pensare nemmeno quando mangia? »
« Non quando ho qualcuno che mi fissa come se fossi qualche specie rara rinchiusa allo zoo ». Puntualizzò con una vena di ilarità nella voce.
« Mi perdoni, la lascio stare. Perché non va un po’ di là a rilassarsi, sbaglio o voleva stendersi? ».
« N-non… non credo sia il caso ». Balbettò incerta, posando il piattino ormai vuoto sul tavolinetto basso ai piedi del sofà.
« E quale sarebbe il caso, Pepper? Andiamo! Si fa una doccia, fa una dormitina su uno dei letti più comodi che avrà mai il piacere di provare…  ci sono anche le sue cose ».
Quell’ultima nota aveva fatto diventare la Potts improvvisamente sospettosa e, nonostante si fosse già alzata attratta dalle belle parole di Tony, si fermò all’istante.
« E perché sono di là? »
« Perché non potevo lasciarle sul jet. Vuole interrogarmi o fare una doccia? »
La donna si arrese e varcò la soglia del bagno per poi chiudervisi dentro.
Tony rimase seduto sulla poltrona ad ascoltare lo scrosciare dell’acqua tutto il tempo che la Potts stette in bagno, la immaginava mentre si passava le mani sul corpo nudo e si bagnava il volto con l’acqua calda, mentre si strofinava i capelli o magari canticchiava qualcosa . Provò a distrarsi da quei pensieri in più modi: prima mangiando una fetta di torta, poi cercando qualche bottiglia di Vodka nel frigorifero, arrivando addirittura a smontare la televisione… e quando, finalmente, quell’immagine non faceva più capolino nella sua mente e aveva smesso di tormentarlo ecco che la diretta interessata uscì dal bagno vestita di solo un asciugamano, oltre che della parte di sotto della biancheria intima. A passo svelto entrò in camera da letto e accostò la porta sperando di aver limitato al minimo le visioni del suo capo.
Rimase interminabili secondi a guardarsi allo specchio, così assorta nei suoi pensieri da non sentirlo nemmeno arrivare; sobbalzò quando sentì le mani fredde posarsi sulle sue spalle bagnate e la barba ispida solleticarle l’orecchio. Chinò istintivamente la testa da un lato, permettendo alle labbra umide di Tony di baciarle il collo con tocchi così leggeri da sembrare appartenere ad un sogno.
Quante volte aveva ripetuto quei gesti per farli divenire così spontanei? Sicuramente tante, ma le interessava molto poco in quel momento.
Non oppose resistenza quando lui lasciò cadere a terra il suo asciugamano e prese a solleticarle con una mano la schiena, mentre con l’altra le accarezzava il seno destro. La incoraggiò a voltarsi lentamente e quando furono finalmente l’uno di fronte all’altra le gote le avvamparono immediatamente: fino a quel momento, non aveva notato che il suo capo si fosse presentato con addosso solo la biancheria.
Tony riprese a baciarle il collo per poi salire lentamente fino alle labbra, che assaporò lentamente, lasciando anche a lei il tempo di abituarsi al suo sapore, senza smettere di sfiorare con le mani ogni singolo lembo della sua pelle nuda. Ad impercettibili passi iniziò ad indietreggiare verso il letto, dove si allungò trascinandola dolcemente giù con lui quando la distanza era ormai trascurabile e il desiderio troppo forte. Mentre con una mano le sfiorava i capelli fulvi, con l’altra cercava disperatamente di arrivare all’unico e ultimo capo indossato dalla donna, così da poterglielo sfilare. Impiegò fin troppo tempo prima di riuscire ad afferrarle le mutandine e quando questo avvenne iniziò a tirarle giù senza la benché minima esitazione.
« Tony…c-credo…credo che dovremmo fermarci…. » Biascicò lei, tra un bacio e l’altro. Stark rimase qualche istante a guardarla con attenzione: bastarono i suoi occhi cerulei mascherati dalle ciocche umide della frangia bronzea e le carnose labbra socchiuse a fargli avere la certezza che non poteva lasciarla andare proprio ora. Che la voleva più di ogni altra cosa.
« Quello che è successo a Venezia rimane a Venezia, Pep ». Sospirò lui, facendole capire che fermarsi non era chiaramente nelle sue intenzioni.
« E il suo spazio vitale? ». Chiese titubante, senza per accennare alcun allontanamento.
« Non vale in questa circostanza ». Puntualizzò lui tornando immediatamente a posare le labbra quelle della donna.
La Potts si arrese, tanto era coinvolta, e lasciò a Stark completamente campo libero, sapendo che ardevano delle stesse fiamme d’inferno.
Fu solo dopo che sentì le mani di lui sfiorarle l’intimità che si rese conto di non averlo ancora spogliato del tutto, arrivò ai suoi boxer con mani tremolanti ed insicure, i tentativi di abbassarglieli furono diversi e tutti vani, a causa di una presa troppo poco salda. Le mani calde ed esperte di Tony si posarono sulle sue, molto più piccole e delicate, e l’aiutarono a spogliarlo.
Non lo aveva ancora privato del tutto dell’ultimo indumento che sentì qualcosa risalirle in gola. Represse a fatica il conato e dopo aver puntato i gomiti sul materasso, rizzandosi leggermente, riuscì a fare una sola domanda:
« Cosa c’era nella torta? »
« Marmellata di fragole, perché? » Rispose lui con un filo di voce, senza smetterle di baciarle l’incavo del collo.
Con la consapevolezza che non avrebbe resistito a lungo, fu costretta a distruggere il loro momento allontanando Tony con uno strattone e scendendo giù dal letto correndo, per fuggire senza esitazioni verso il bagno.
Stark era abituato a certe situazioni, non erano poche le ragazze che avevano dato forfait tra le sue braccia, eppure Pepper gli aveva lasciato particolarmente l’amaro in bocca: non pensava si sarebbero più fermati, arrivati fino a questo punto. Con gesti troppo lenti per uno come lui si ritirò su i boxer e si trascinò fino all’armadio per prendere il pantalone della tuta che era solito usare come pigiama, dopodiché si stese sul letto e, afferrato il telecomando, decise di ammazzare il tempo con i soliti noiosissimi notiziari.
Non amava troppo la televisione, se non quando parlava di lui, ovviamente; per quella serata, poi, aveva tutt’altri progetti ed era troppo distratto dai rumori provenienti dalla stanza accanto per cercare anche solo di fingere di star a seguire il telegiornale.
La Potts tornò in camera da letto quasi mezz’ora più tardi, aveva il volto molto pallido e di un colorito verdastro, il fisico statuario vestito solo di un accappatoio.
« Come si sente? » Domandò immediatamente Tony, mettendosi seduto nel preciso istante in cui la donna varcò la soglia.
« Ho preso il suo, era l’unica cosa che c’era di indossabile ». Si giustificò lei, alludendo all’unico capo che avesse addosso.
« Nessun problema. Come si sente? » Ripeté Tony, seriamente preoccupato per le sue condizioni di salute.
« Scombussolata ». Rispose sedendosi ad un angolo del letto con movimenti esageratamente impacciati, un po’ per la sua condizione fisica e un po’ per il disagio al pensiero di ciò che stava per accadere tra lei e il suo superiore, questo prima che vomitasse.
« Forse abbiamo esagerato, magari avremmo dovuto pianificarlo, si sarebbe organizzata e… »
Pepper scosse la testa, mentre un sorriso imbarazzato le si dipingeva in volto « Non c’entra la velocità, o l’emozione o… qualunque altra cosa lei stia pensando in quest’istante ». Si affrettò a puntualizzare per evitare che quella conversazione prendesse una piega imbarazzante. « Sono allergica alle fragole e se a questo aggiungiamo il fatto che già non mi sentissi molto bene per via di tutte le esageratissime bevande che ho bevuto… ». Si fermò per prendere fiato, mentre Tony le massaggiava la schiena sperando di farla calmare un poco.
« C’è mancato poco che facessi un casino ». Farfugliò, giocando con il laccio dell’accappatoio nel disperato tentativo di distrarsi dal pensiero di Stark ancora senza maglia, alle sue spalle.
« E’ per questo che mettono il bagno accanto la porta della camera da letto! » Sdrammatizzò lui per tentare di alleggerire la tensione che si era andata a creare nel preciso istante in cui lei era rientrata nella stanza. Risero entrambi, Tony era bravo con queste cose, era sì in grado di schernire ed umiliare le persone come pochi, ma aveva altrettanta capacità di metterle a proprio agio… se solo aveva voglia di farlo.
« Avrebbe dovuto portare qui con lei qualche giornalista di Vanity Fair. Sicuramente a quest’ora si starebbe divertendo molto di più ». Disse lei con un sussurro, cercando di guardare ovunque pur di non voltarsi e non incontrare il suo sguardo.
« Può darsi ». Iniziò Tony alzandosi dal letto e avvicinandosi ad una cassettiera dal lato opposto della stanza. « Ma non sarebbe stato comunque come avere lei ». Concluse stringendo tra le mani un sottile vestitino verde e richiudendo silenziosamente il cassetto da cui l’aveva preso. Glielo porse, tenendolo tra le mani come se fosse di porcellana.
« Abbiamo un volo domani alle otto, che ne dice di fare quella dormitina di cui stavamo parlando qualche ora fa? » Propose con un sorriso gentile, lasciando che anche lei si sciogliesse.
« Va bene ». Acconsentì lei ricambiando il sorriso e allontanandosi un poco giusto per potersi rivestire.
« Stia tranquilla, non le salterò addosso ». Ridacchiò Tony, che era già tornato ad allungarsi da un lato del letto.
« Meglio essere previdenti ». Lo rimbeccò lei, prendendo posto lentamente dal lato opposto.
« Buonanotte, Pepper ».
« Buonanotte, Tony  ».


La sveglia di Miss Potts suonò all’alba, l’unico suono presente nella stanza. La donna ci mise qualche minuto ad inquadrare la situazione e qualche altro secondo per rendersi conto di essere sola. Arrancò fino all’infernale apparecchio elettronico che non smetteva di suonare e maledì chiunque l’avesse messo sul cassettone al lato opposto della stanza per costringere chi stesse dormendo nel letto ad alzarsi pur di non prendere un mal di testa.
Premette il tasto di spegnimento e solo in quel momento notò un foglietto ripiegato sotto l’allarme, lo aprì con delicatezza e lesse le poche righe scritte da una mano frettolosa e famigliare.
Buongiorno. Il jet parte tra due ore, ciò che le serve è in bagno, non faccia tardi”.
Sorrise. Proprio tipico di Tony.
Camminò fino alla porta accanto dove aprì l’acqua della doccia e attese l’arrivo di quella calda. Si guardò intorno e notò che tutto ciò che le apparteneva, eccetto una borsa contenente cose come lo spazzolino da denti e gli abiti che Stark aveva deciso avrebbe indossato quel giorno, fosse stato già preso. Compreso il vestito che aveva abbandonato sul pavimento la sera precedente.

Arrivò al jet con la solita maniacale puntualità e rimase in attesa del capo che, con sua grande sorpresa, si presentò con solo tre quarti d’ora di ritardo.
« Che sorpresa! Il pilota inizierà a preoccuparsi ». Lo punzecchiò lei seguendolo a bordo.
« Ho fretta di tornare a casa, tanti affari da sbrigare, sa com’è quando si è proprietari di un’importantissima società a capo dell’esportazione mondiale di armi ». Riassunse con poche, misurate, parole prendendo posto al solito sedile, esattamente di fronte a quello dove si accomodò la sua segretaria.
« Non mi dica che ha davvero intenzione di iniziare a prendere seriamente la faccenda dell’eredità ».
« E’ davvero così sorpresa come sembra? » Chiese fingendosi ferito da tutto quello scetticismo.
Pepper scosse la testa « A dire il vero no, ero sicura che prima o poi l’avrebbe fatto. C’è molto più in lei di quanto non sappia, Tony. Mi sto solo chiedendo il perché di questo cambiamento improvviso ».
« Ho semplicemente passato più tempo con una donna che sa fare molto bene il suo lavoro e che non ha mai smesso di credere in me. Non penso la conosca ».
« Infatti ». Sorrise lei.
Stark ricambiò il sorriso e poi schioccò le dita con fare irritante:
« Ragazze, la colazione della signorina Potts! Perché non la vedo? » Ordinò, lasciando presagire che fosse una cosa già organizzata.
« Mi ha fatto preparare la colazione? » Domandò la donna con sorpresa.
« Non ho potuto approfittare del servizio in camera, questa mattina, sembra ci siano stati degli extra sui costi della mia festa… ». Riassunse con una punta di imbarazzo.
« Capisco. Beh, la ringrazio ». Rispose la rossa prendendo in mano le posate ed iniziando a gustare l’abbondante pasto.
« Spero non le dispiaccia se mi sono occupato personalmente dei suoi effetti personali, perché se… »
« Assolutamente, è stato un pensiero molto carino ». Si affrettò a sottolineare, pur sapendo che una cosa del genere non sarebbe più successa.
« Ah, prima che dimentichi, dovesse chiamare una tintoria nei prossimi giorni è per il suo vestito. Ce lo rispediranno a Malibu il prossimo fine settimana ». Aggiunse lui, prendendo con nonchalance il bicchiere di whisky che gli avevano appena offerto le hostess di volo.
« Si sta davvero dando da fare Tony! Sono orgogliosa di lei ».
« Non ci si abitui ».
« Non l’avrei fatto ».
Scoppiarono a ridere entrambi, lanciandosi brevi occhiate canzonatorie tra un boccone, un sorso e l’altro.
« Sa Pepper, mi è piaciuta ieri sera, si è lasciata andare. Ha dimostrato che anche le donne in carriera non si prendono troppo sul serio. È stata forte ».
« Non ci si abitui ». Lo rimbeccò lei con un sorrisetto furbo, usato solamente per mascherare l’imbarazzo.
« Non l’avrei fatto ». L’imitò lui.
« Quel che è successo a Venezia rimane a Venezia, Tony ». Ripeté ancora una volta la Potts, prendendo un altro boccone di uova poco prima di ricominciare a guardarlo, sperando di chiarire subito che per lei quella era solo stata una parentesi e che quel genere di relazione non avrebbe giovato alla loro immagine.
Stark annuì e bevve un altro po’ dal suo bicchiere senza smettere di fissarla, intendendo che avesse qualcosa da risponderle. Deglutì sonoramente e solo dopo che il sapore dell’alcool gli invase la gola concluse:
« Può darsi, ma lei mi sta ancora chiamando per nome ».




Note dell'autrice: questo aborto mi è venuto in mente dopo aver riririri-rivisto Iron Man 2...  non so bene il motivo, ma non riuscivo proprio a togliermi dalla testa Venezia e il Cipriani. Se vi è piaciuta anche solo un po' mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate ^^
Besos a todos!

 

   
 
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