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Autore: SarahOakenshield    30/06/2013    5 recensioni
"Le lacrime cadono sempre più frequenti sulla mia maglietta, avicino sempre di più il ciondolo al mio polso sinistro, chiudo gli occhi e giro la testa per non vedere cosa sto per farmi e quale dolore sto per provocarmi. Mi mordo il labbro inferiore, la punta del ciondolo ormai mi tocca la pelle, sto per penetrarla, ci sono quasi, forse non ho il coraggio, quelle voci, le sento ancora, faccio un forte respiro, prendo coraggio e…
di nuovo quella sensazione calda e opprimente al polso destro.
-Fermati-
‘Chi è? Un angelo?’ penso."
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Andy Biersack, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un altro orribile giorno in quel college di secchioni sta per arrivare. Odio questo college e odio tutte le umiliazioni che devo subire a causa del mio abbigliamento o dei miei gusti musicali. Arrivo al mio armadietto con le cuffie e i Bring Me The Horizion a tutto volume che risuonano nelle mie orecchie. Non riesco a sentire nessuno parlare attorno a me nonostante ci sia sempre un rumoroso chiacchiericcio nei corridoi di questa scuola. Prendo tutti i libri che mi servono per il corso di scrittura, poso a malincuore le cuffie e l’mp3 e mi dirigo in aula. 70% secchioni, 20% mediocri e infine il 10% di persone che mi domando come abbiano fatto a superare le superiori. Io faccio parte di quel 20%, non vado male, in fondo studiare a volte mi piace, ma non sono neanche una studente modello.
 Ed eccoli entrare in aula con 20 minuti di ritardo, il solito “trio bestia”, come li chiamo io. Il trio bestia è un gruppo di tre ragazzi di un anno più grande di me che si credono superiori agli altri e che mi perseguitano continuamente, diciamo una sorta di bulli. Cretini, dalla testa ai piedi, e senza scrupoli. Ho addirittura sentito dire che hanno anche picchiato a sangue un ragazzo.
Si siedono nei banchi liberi rimasti sotto lo sguardo adirato della professoressa (una nana tarchiata con gli occhiali a mezzaluna stile Albus Silente) e fanno qualsiasi altra cosa purchè di seguire la lezione, come al solito.
A fine lezione, suonata la campanella, ci alziamo tutti e ci dirigiamo verso la porta per uscire, perfino la professoressa, che di solito è sempre l’ultima a lasciare l’aula, esce di fretta. All’improvviso sento un calore opprimente sul mio polso destro. Mi giro e vedo uno dei ragazzi del trio bestia stringermi il polso con la mano sinistra e tirarmi verso di sé.
«Hey, dove vai così di fretta tesoro?» dice uno di loro.
«Lasciami»
«Ooh, sentitela, la piccola emo che si taglia le vene vuole che la lasciamo!»

Scoppiano in risate di un misto tra malefico e nervoso.
«Non prima che ci divertiamo un po’»
«Lasciami stare ho detto!»
 dico tentando vanamente di mollare il mio braccio dalla sua presa estremamente stretta. Quanto li odio. Io non mi taglio le vene. E non sono emo. Ho solo un taglio di capelli e dei vestiti leggermente diversi dagli altri.
«Stronza, non riuscirai a cavartela tentando di fuggire»
«Non chiamarmi più in quel modo, idiota»
«uuh, la santarellina che non dice parolacce! Fai solo schifo, guarda come ti vesti, tutta catene e croci, guarda i tuoi orribili capelli, e la musica che ascolti è da stronzi come te. Non fanno altro che urlare come dei pazzi in quelle canzoni. Sei un errore, era meglio che non nascessi. Tipi come te sono inutili. Tu sei inutile»


Inutile. Emo. Ti tagli le vene. Stronza. Santarellina. 

BASTA. Ne ho abbastanza, non ne posso più.
Strattono più forte che posso il braccio e mi stacco dalla loro presa, prendo il mio zaino e scappo via tra le risate compiaciute di quei tre e tra le lacrime che iniziano a rigarmi il viso. Cosa trovano di divertente a prendere in giro e offendere una persona che ha gusti diversi da loro? Quale “bestia” sarebbe in grado di fare tutto questo? Devo andare via da questo college, devo scappare lontano. Cammino versando sempre più lacrime amare, cammino, cammino sempre a passi più veloci finchè non mi trovo in un bosco con degli alberi fitti. Non so neanche io come ci sono arrivata. Per tutto il tempo ho avuto gli occhi annebbiati dalle lacrime. Mi appoggio a ridosso di un tronco di un albero e lascio scivolare tutto il mio peso sul terreno. Le gambe al petto e il viso tra le mani. Mai come adesso desidero scomparire dal mondo. Le cose che mi hanno detto poco fa quei tre meschini risuonano nella testa come per perseguitarmi.

Emo. Errore. Ti tagli le vene.

Mi gira la testa, le voci sono troppo forti e non cessano di ripetere sempre le stesse cose.

Stronza. Inutile.

Un desiderio improvviso di volermi fare qualcosa per alleviare il dolore mi avvolge il corpo, qualcosa che non avevo mai provato dino ad ora, non mi ero mai sentita così strana, mai avuto questa voglia di farmi male fisicamente per cercare di frenare il dolore morale. Un sentimento che fino ad ora mi era sconosciuto. Forse quei tre avevano ragione, mi tagliavo, dovevo tagliarmi, dovevo dare fine alla mia vita.
Non avevo con me una lametta, ma presi la prima cosa appuntita e tagliente che avevo. Era un ciondolo di una collana a forma di spada che mi avevano regalato i miei genitori prima di..beh, lasciamo stare, dico solo che il motivo per cui adesso mi piace la musica rock è perché è riuscita a farmi sfogare tutto il dolore che ho provato per la loro perdita, che con il tempo è diventata mancanza, ormai mi sento quasi abbandonata da loro, non ho più nessuno a cui appellarmi per chiedere aiuto, me la sono dovuta cavare da sola dal giorno in cui sono scomparsi a causa di quel brutto incidente sul lavoro. Ora vivere con mia nonna di certo non mi aiuta, non è tutto rose e fiori il nostro rapporto. Detto questo, stacco il ciondolo appuntito dalla catenina, lo avvicino al polso sinistro con la mano destra che va su e giù dal tremore.
‘Sei davvero sicura di farlo?’ penso.

Emo. Errore. Inutile.

Di nuovo quelle voci. Le lacrime cadono sempre più frequenti sulla mia maglietta, avicino sempre di più il ciondolo al mio polso sinistro, chiudo gli occhi e giro la testa per non vedere cosa sto per farmi e quale dolore sto per provocarmi. Mi mordo il labbro inferiore, la punta del ciondolo ormai mi tocca la pelle, sto per penetrarla, ci sono quasi, forse non ho il coraggio, quelle voci, le sento ancora, faccio un forte respiro, prendo coraggio e…
di nuovo quella sensazione calda e opprimente al polso destro.

«Fermati»
‘Chi è? Un angelo?’ penso.
«La tua vita è troppo preziosa per esser sprecata.»
‘Chi è? Cosa ci fa qui nel bosco?»
Lascio cadere il ciondolo che finisce nel terreno con un tonfo sordo. Apro lentamente gli occhi. Vedo chino su di me un ragazzo dai capelli neri corvino con il ciuffo verso un lato del viso. Occhi che si confondono con il colore del cielo che in quel momento era coperto dalle folte chiome degli alberi che ci circondavano. Indossa un jeans nero e una camicia a quadretti azzurra e nera con il colletto abbassato e le maniche risvoltate, converse al piede. I lineamenti del volto sono leggeri e precisi, direi perfetti. Un piercing gli circonda il lato sinistro del labbro inferiore e un altro piercing è posto intorno alla narice destra. Dopo minuti interminabili a fissare quegli occhi chiari con i miei scuri e con la matita nera tutta sciolta sulle guance, mi rendo conto che avevo involontariamente smesso di piangere solo alla vista di quell’…angelo. Le mie guance adesso sono solo fredde e bagnate. Mi lascia la presa del braccio.
«Posso chiederti perché lo stavi facendo?»
Non rispondo, abbasso solo lo sguardo dalla timidezza.
«Hey tranquilla, sono qui per aiutarti»
Lo sento sedere al mio fianco. Mi volto verso di lui con uno sguardo incuriosito e allo stesso tempo incredulo.
«M..m..mi hai salvata»
Il misterioso ragazzo non risponde subito, vedo formare sul suo volto uno sguardo sorpreso, forse non gli era mai capitato di sentirselo dire.
«Stavi per fare una cosa che non meriti, che nessuno merita. Se vuoi toglierti il peso di tutto ciò che ti opprime tagliandoti, ti sbagli di grosso, perché ti saresti provocata un dolore incancellabile.»
«Perché incancellabile? Prima o poi avrebbe smesso di farmi male»
«Ma ti sarebbe rimasta la cicatrice. Quella ti avrebbe fatto tornare alla mente brutti ricordi ogni volta che l’avresti guardata»

Non ho parole. Ha ragione. Come lo sa? Provo a guardargli i polsi per vedere se anche lui ha provato tutto ciò e per questo tenta di aiutarmi, ma niente, nessuna cicatrice, nessun segno visibile.
Incapace di rispondere e di parlare, lo abbraccio, senza neanche pensarci. E’ stato un angelo, mi ha salvata da una situazione orribile. Ringraziarlo è il minimo che io possa fare.
«Grazie mille, mi hai aiutata davvero. Mi sento davvero bene adesso.» Gli dico mentre continuo ad abbracciarlo.
Ricambia l’abbraccio stringendomi ancora più forte. E’ strano ma mi sento protetta tra le sue braccia. Ci stacchiamo dall’abbraccio e ci guardiamo l’uno negli occhi dell’altro.
«Comunque piacere, io mi chiamo Andy, e tu?»
«Juliet, piacere mio»
«Che ne dici di fare una passeggiata insieme? Magari dopo ti riaccompagno a casa»
«Okay ci sto.» 
Dico pulendomi le guance da tutto il nero della matita sciolta.
«Ce n’è ancora un po’ qui» avvicina la sua mano alla mia guancia sinistra, con il pollice pulisce un residuo di matita nera vicino le labbra. Sussulto debolmente al suo tocco, sono quasi incantata davanti a lui. Ci fissiamo per un po’, ma dall’imbarazzo abbasso lo sguardo e cerco di cambiare discorso.
«Beh allora andiamo»
Lo vedo arrossire leggermente.
«Si»
Detto questo, ci alziamo da terra, ci scrolliamo il terreno e dei fili di erba che si erano attaccati ai vestiti e ci incamminiamo verso un sentiero.
«Toglimi una curiosità, come mai ti trovavi qui nel bosco deserto tutto solo?»
«Questo non è importante adesso, ciò che importa è che ora tu stia meglio»
 mi dice e mi sorride.
Forse è davvero un angelo…




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Salve c: 
Spero che questa mia one-shot vi sia piaciuta. L'ho scritta alle 5 del mattino se devo essere sincera haha! :'D 
Comunque il titolo è omonimo alla meravigliosa canzone dei Black Veil Brides "Saviour", da cui mi sono ispirata per scrivere questa storia. E' la mia canzone preferita dei BVB che personalmente mi ha salvata davvero perchè la prima volta che l'ho ascoltata era un periodo un pò brutto della mia vita.
Poi intendo sottolineare che il nome della protagonista di questa storia è Juliet non perchè intendo riferirmi alla fidanzata di Andy (che d'altronde adoro ♥) ma perchè avendola "conosciuta", mi è piaciuto molto il nome quindi ho deciso di usarlo. 
Ciao a tutti, e seguitemi su twitter se volete, sono @myrockfaith. Mi fa sempre piacere conoscere persone che fanno parte del BVB army. Ovviamente ricambio il follow :)
  
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