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Autore: wolfboy36    30/06/2013    1 recensioni
Avete idea di cosa significhi, tutto d'un tratto, trovarsi nella Firenze del '400, senza genitori, parenti, amici e una famiglia svalvolata che crede di essere la tua?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono in auto con i miei. Percorro il solito tragitto, da Roma al paese di origine di mio padre. Stessi paesaggi, stessa strada, nulla di nuovo. Prendo il cellulare e sento un po’ di musica. Passano quattro brani quando entriamo nella solita galleria, che mi indica che siamo quasi arrivati. La galleria non è molto lunga e sono impaziente di uscirne perché voglio scendere dall’auto al più presto. La macchina viene avvolta da una nebbia, prima leggera poi sempre più fitta. Mi chiedo come sia possibile che, in così pochi secondi, sia apparsa una nebbia così. Comincio ad avere paura e chiedo a mamma e babbo, il perché di questa strana nebbia, ma loro mi rispondono che non vedono niente. Sto sognando allora? Mi do un pizzico. No, non sogno. Poi come è venuta, la nebbia scompare e tutto è cambiato. Non c’è più l’autostrada, sono in una città e non sono con i miei genitori. Ma come è vestita questa gente? In che città sono? Ho capito, è uno scherzo dei miei genitori. Urlo: “ Dai, uscite fuori. Il gioco è bello quando dura poco ” Silenzio. “ Basta, mi state facendo paura! ” Mi compaiono davanti dei strani uomini che affermano di essere le guardie. Avete presente i soldatini del Risiko? Ora immaginateli a grandezza naturale. Eccoli qui. Dicono “ Smettila di urlare o ti dovremmo portare via ” Scoppio a ridere senza volerlo. Li ho fatti arrabbiare, mi prendono e dicono che mi portano in carcere. Svengo per la paura. Rimango svenuto, credo, un giorno. Quando mi sveglio, sono intontito. Mi alzo in piedi e ho uno specchio di fronte. Cosa??? Come sono vestito? Sembro un clown di Moira Orfei! Non ho più 12 anni, come minimo ne ho 20! Mi affaccio alla finestra e vedo una strana città, piena di torri, palazzi, chiese. Vedo un cartello e leggo: Carcere di Firenze. Firenze? Già, Firenze. Quello è Palazzo della Signoria e quello è Ponte Vecchio. Ma perché sono qui? Mi sorge un terribile sospetto, però una guardia viene nella mia cella e mi dice: “ Sei libero, tuo padre ha pagato la cauzione ” Il mio babbo ha pagato la cauzione. Batto il record sui 100 metri piani e, in meno di 30 secondi, sono da mio padre. Vedo un uomo che da lontano mi dice: “ Figlio mio! ” Mi  batte fortissimo il cuore per la felicità, arrivo da lui e…. “ Ma chi cavolo sei tu? ” mi esce involontariamente dalla bocca. “ Come chi sono, Tuo padre! ” insiste lui. “ Io non ti conosco ” gli dico. E’ una strana persona, come tutte quelle che ho visto finora, ma più raffinata. “ Scusa, ma dove sono? Siamo nel 2013, no? “ Ma come 2013? Firenze, 1476. ” Scappo da lui, corro ed esco dalla città, raggirando le guardie. Mi fermo su una collinetta circondata da cipressi con due parole che mi rimbombano nella testa: Firenze, 1476. Non riesco a darmi pace. Come è possibile che tutto quello che avevo prima, i miei genitori, la mia famiglia, tutto scomparso? Mi convinco che sono solo miei pensieri e ora quando mi addormenterò, mi ritroverò in macchina, con i miei genitori. Allora con questo pensiero, mi addormento tranquillamente. Mi risveglio, ma non sono sulla collina. Sono in un palazzo lussuoso e c’è una persona vicino a me. Ma è lui! Lo stesso di ieri, quello che dice di essere mio padre. Mi dice che le guardie mi hanno trovato addormentato e mi hanno riportato qui. Mi rassegno. Se è così che deve andare, andrà così. Rimarrò con questa famiglia. Reggo il gioco “ Babbo! Non ti avevo riconosciuto ieri. ” “ Va bene, ora alzati ” Mi alzo e conosco la mia “famiglia” Scopro che sono finito in una famiglia di banchieri. Mio “padre” infatti non è vestito come le altre persone. Si veste con dei materiali che vengono importati dall’Oriente e che solo poche famiglie possono permettersi. Ho anche due fratelli, una sorella e mia madre. Mio fratello, Giovanni è più grande di me ed è grande e grosso, Pietro, che ha undici anni,invece, è mingherlino. Mia sorella, Claudia ha la mia stessa età e mia madre è una bella donna, molto elegante, sulla cinquantina. Passeggiando per la lussuosa casa vedo pregiati arazzi sulle pareti, tavoli di palissandro, e lo studio di mio padre che sembra un gioiello. La stanza è rivestita con pannelli di legno scuro. Due scrittoi erano messi uno di fronte all’altro, e le pareti erano occupate da librerie colme di registri e rotoli di pergamena. Decido di farmi un giro per Firenze. Appena fuori dalla mia casa ci sono delle botteghe di un fabbro, un mercante d’arte e un sarto. Continuando arrivo a piazza della Signoria e rimango a bocca aperta osservando l’imponenza di Palazzo Vecchio. La piazza è la più movimentata della città e, mentre riposo su una panchina, mi sale un po’ di nostalgia per i miei veri genitori e Roma. Quando sto per addormentarmi, mi arriva una pietra sullo stomaco e sento sghignazzare. Apro gli occhi e vedo un ragazzo della mia età, con altre persone dietro di lui. Lui è grassoccio ma mi sembra lo stesso molto forte ed è vestito come me e la mia famiglia. Indossa un mantello rosso tenuto chiuso da un fermaglio a forma di delfini e croci sopra un abito di velluto.“Chi sei? Cosa vuoi?” gli domando “ Ma come non mi riconosci? Sono il tuo acerrimo nemico, no? Ah, una cosa. Te e la tua famiglia siete dei codardi, miserabili!” Detto questo si incammina verso la cattedrale di Santa Maria del Fiore e scompare. Scappo e rientro a casa; vado da mio padre e gli spiego cosa è successo e mi spiega “ Anche lui e la sua famiglia sono banchieri e ci odiano da quando siamo riusciti a fare un prestito a un feudatario tedesco battendoli sul tempo” Detto questo mio padre mi affida delle lettere da consegnare. Per circa due mesi continuo la mia nuova, strana vita: faccio il banchiere, consegno lettere da parte di mio padre ed ozio e gironzolo con mio fratello Giovanni. Un giorno vado anche con mia madre a ritirare dei dipinti nella bottega disordinatissima di uno strano pittore di nome Leonardo da Vinci, apprendista del Verrocchio. Dico che lui sia strano perché, oltre a fare dipinti ricercatissimi in tutta Firenze, vuole trovare un modo per far volare un uomo. Infatti, una volta, l’ho visto comprare degli uccelli al Mercato Centrale per poi liberarli per osservarne l’anatomia e le caratteristiche del loro volo. Anche la Repubblica Fiorentina gli consegna dei corpi in modo che lui possa esaminarli. Ormai mi sono abituato a questa vita. Un giorno mio padre mi dice “Vai a San Gimignano a consegnare questa lettera a tuo zio Mario” “Ok” e subito mi incammino insieme a Giovanni verso le porte della città. A un certo punto sento una voce da dietro “ Ehi, marmocchio viziato” mi giro e vedo Duccio cioè quello che mi aveva attaccato a piazza della Signoria. Dietro di lui ci sono i suoi scagnozzi e capisco che sono troppi. Io e Giovanni ci lanciamo un’occhiata e capiamo che dobbiamo scappare. Ci giriamo ma anche lì ci sono i suoi scagnozzi. Siamo circondati. Simultaneamente, io e Giovanni saliamo su un palazzo e scappiamo, saltando sopra le case, mentre ci inseguono. Decidiamo di separarci e tutti e due scendiamo dai tetti. Sono rincorso da una decina di persone ben piazzate e molto muscolose, ma io sono più veloce. Corro, scostando le persone, per Via Calzaiuoli, la via principale di Firenze. All’improvviso svolto per una via larga tre-quattro metri. A un angolo, vicino alla fine della via, vedo un carro pieno di paglia. Accelero il passo e mi ci butto dentro. Poi il buio. Sento una voce “ Alessandro, Alessandro!” Apro gli occhi e vedo una persona. La mia vera madre. E accanto a lei c’è il mio babbo. Era veramente un sogno.
  
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