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Autore: hislaugh    30/06/2013    8 recensioni
‘Sapete, capita che un giorno ti svegli, ti alzi e credi che sia tutto normale e poi ti capita che uscendo qualcuno versi il tuo gelato sulla maglietta.’ Guardò Harry che le sorrideva.
‘Allora pensi, mmh che giornata di merda. Poi improvvisamente quella persona che ti ha macchiato la maglietta diventa importante, essenziale e allora pensi: rifarei tutto da capo, macchierei cento maglie se serve a farmi incontrare di nuovo una persona del genere. Quella persona.’
[..]
'Voglio solo ringraziare quella persona.’
‘Grazie perché ci sei sempre, grazie per essere entrato nella mia vita, grazie per essermi sempre vicino quando tutti se ne vanno, grazie per ogni momento passato insieme, grazie per le risate, grazie per questa serata ma soprattutto per esserti scontrato con me quel lunedì.’
Posò il microfono e corse verso di lui che si alzò stringendola forte a se.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                                                                                                                                                         Grazie ad Eliana, che mi ha dato l'ispirazione.
                                                                                                                  "A volte, per capire quanto una persona sia importante per te, devi rischiare di perderla"



Entro sul mio profilo facebook.
Connessa.
Ora le scrivo.
Mi mossi verso la tastiera ma mi bloccai, come se le mani non rispondessero più ai miei comandi.
Forza, ce la puoi fare. È solo un messaggio.
Niente. Stavo li, fermo a fissare lo schermo del mio pc dove il suo nome compariva in chat con un pallino verde accanto: Amanda Smith.
Amanda, la sua dolce Amy.
Quanto le mancava poterla chiamare con quel nomignolo che le piaceva tanto.
All’inizio l’aveva odiato ma poi ci aveva fatto l’abitudine.
 

‘Harry, devo studiare, smettila di fissarmi.’
Sbottò dopo che il riccio si sistemò meglio appoggiando la testa sul tavolo per guardare la sua espressione attenta sui libri.
‘Non sto facendo niente.’
‘Mi fissi e questo basta.’ Sbuffò e lui rise rimettendosi nella posizione di prima.
Posò di nuovo i suoi grandi occhi blu sul libro di letteratura che aveva davanti e fece finta di ignorarlo.
Quando studiava aveva un’espressione accigliata, come se fosse difficile per una che andava bene a scuola.
Si portò la penna alla bocca masticando il cappuccio segno che era nervosa.
Probabilmente non trovava una risposta.
‘Amy dai, sbrigati. Voglio uscire.’ piagnucolò Harry davanti a lei che non lo degnò di uno sguardo. Quando si decise ad alzare gli occhi dal libro lo guardava arrabbiata.
‘Smettila di chiamarmi in quel modo, non lo sopporto. E se ci tieni tanto quella è la porta, ci vediamo stasera.’ Gli disse indicandogli la porta dell’uscita.
‘Amy, amy, amy, amy.’ In tutta risposta gli tirò un foglio accartocciato in piena fronte facendo spuntare le sue meravigliose fossette.
La sua risata riecheggiò nell’enorme biblioteca della scuola.
‘Amo quando ti incazzi.’ Le sorrise.
‘Già ci provi un piacere innato a farmi diventare una iena.’ Gli sorrise angelica tornando poi sui libri.
‘Non voglio uscire solo ma con te, quindi lascia quei cazzo di libri e vieni.’ Le chiuse i libri e fregandosene delle sue proteste la portò fuori dalla biblioteca.
‘Se prendo un’insufficienza mi avrai sulla coscienza.’
‘Hai fatto rima.’ Le fece notare tutto contento. Gli diede una pizza sul braccio facendolo ridere.
Avrebbe potuto vivere della sua risata, dei suoi occhi, delle sue fossette, di lui.
‘Ne vale la pena per un pomeriggio passato con te.’ Le stampò un bacio sulla guancia e la vide diventare leggermente rossa in quella zona. Dio era perfetta.
 

Già. I loro pomeriggi, quanto gli mancavano.
Rimase a fissare il pc per un tempo che parve infinito fin quando il suo nome non scomparve dalla chat.
Offline.
Chiuse lentamente il pc quando si accorse che Louis lo guardava dalla porta semi aperta.
Sospirò.
‘Harry.’ Lo guardò dolcemente, con un mezzo sorriso.
‘Ma cosa aspetti a scriverle?’ si sedette sul letto accanto a lui che teneva la testa china sulle sue mani, giocando con i pollici.
Nessuna risposta. Che cosa aspettava? Bella domanda. Non lo sapeva neanche lui.
Le mancava in una maniera indescrivibile, eppure qualcosa lo frenava.
Qualcosa chiamata paura.
‘Harry, sono passate settimane. Possono sembrare niente, ma per voi che praticamente stavate 24 su 24 insieme sembrano anni. Vai da lei, scrivile, ma fa qualcosa.’ Lo spronò Louis.
Facile a dirsi. Si sentiva una merda.
Lei aveva bisogno di lui, ora più che mai e lui che faceva? Se ne stava  li a fare assolutamente un cazzo con la paura che lo paralizzava mentre lei era sola.
‘Harry, guardami.’ Gli disse d’un tratto Louis facendolo girare verso di se.
Con uno sforzo che sembrò immane Harry si girò verso di lui con gli occhi lucidi e il cuore a pezzi.
‘La vuoi perdere?’ il riccio lo guardò per un attimo e poi scosse il viso deciso.
No che non voleva perderla.
‘Allora perché sei ancora qui? Harry, se aspetterai ancora un po’ lei non ci sarà più e tu rimpiangerai il tuo errore per il resto della tua vita. Se vai avrai la possibilità di aggiustare le cose. Lo capisci?’
‘Louis, lei mi odia. Con quale coraggio mi presento da lei dopo essere scappato?’ stava per scoppiare nel solito pianto che si teneva dentro da almeno un paio di settimane.
‘Odiarti? Harry dimmi che scherzi..’ stava incominciando con il solito discorso ma lo interruppe prima.
‘No, Louis non scherzo. Non mi dire che mi vuole bene perché mi faccio schifo io stesso.’ Si alzò andando davanti la finestra e osservando un punto distante.
Louis sospirò alzandosi e andandogli vicino.
‘Non dovresti. Sei la cosa migliore che le sia mai capitata e queste non sono parole mie, lo sai.’ Indietreggiò fino ad uscire dalla sua camera lasciandolo li, con i suoi pensieri.
Ritornò di nuovo sul letto sedendosi a gambe incrociate, posando il pc su di esse.
Lo riaprì e cerco sul desktop la cartella con il nome ‘Amy.’
La aprì e trovò un’infinità di foto, ma cercava un’altra cosa.
Quando lo trovò ci cliccò e il video iniziò sotto i suoi occhi.
Era il suo discorso per i suoi 18 anni, alla festa a sorpresa organizzata da Harry.
Ricordava come se fosse ieri quel giorno.
 

‘Discorso, discorso, discorso.’
 Urlò Harry battendo le mani a ritmo guardandola sorridente mentre lei lo uccideva con lo sguardo.
Non le era mai piaciuto stare al centro dell’attenzione, tanto meno se doveva fare un discorso.
Ma ormai non poteva tirarsi indietro, tutto merito di quel cretino del suo migliore amico.
Si mise davanti a tutti, nella grande sala del locale prendendo il microfono in mano.
Inevitabilmente il suo sguardò cercò quello di Harry per cercare il coraggio che in quel momento le era venuto meno.
Quella sera era magnifica, pensò Harry.
Aveva un vestito blu acceso, il suo colore preferito. Quel vestito le stava d’incanto, era attillato al punto giusto, faceva risaltare le sue forme ma soprattutto i suoi occhi blu.
‘Ehm.. Beh sappiamo tutti che non sono brava in queste cose ma qualcuno mi ha costretta perciò..’ fece una pausa dove si sentì una risata generale quando alluse ad Harry che stava ridendo.
‘Non so davvero che dire. Sembra una di quelle frasi fatte ma davvero non me l’aspettavo.’ Guardò tutti uno ad uno ma questo non fece altro che farla innervosire ancora di più fin quando guardò Harry che le sorrideva formando l’onda con le sue labbra, tipico. Lo fissò per un attimo, come se le dasse l’ispirazione per parlare.
‘Sapete, capita che un giorno ti svegli, ti alzi e credi che sia tutto normale e poi ti capita che uscendo qualcuno versi il tuo gelato sulla maglietta.’ Guardò Harry che le sorrideva.
‘Allora pensi, mmh che giornata di merda. Poi improvvisamente quella persona che ti ha macchiato la maglietta diventa importante, essenziale e allora pensi: rifarei tutto da capo, macchierei cento maglie se serve a farmi incontrare di nuovo una persona del genere. Quella persona.’ Fece una pausa. Sentiva le lacrime minacciare di scendere e evitò di guardare Harry per non scoppiare.
Fece un respiro profondo e rincominciò di nuovo.
‘Beh, sappiamo tutti di chi parlo quindi non faccio nomi. Voglio solo ringraziare quella persona.’ Stavolta si girò verso Harry che la guardava come se stesse per scoppiare a piangere e probabilmente era così.
‘Grazie perché ci sei sempre, grazie per essere entrato nella mia vita, grazie per essermi sempre vicino quando tutti se ne vanno, grazie per ogni momento passato insieme, grazie per le risate, grazie per questa serata ma soprattutto per esserti scontrato con me quel lunedì.’ Posò il microfono e corse verso di lui che si alzò stringendola forte a se.
Sentiva le sue lacrime bagnare il suo collo mentre la sua mano destra stringeva i suoi riccioli. Lui la strinse così forte che per un momento ebbe la paura che non respirasse più.
‘Resterò sempre con te, qui.’ Le sussurrò all’orecchio e nonostante gli applausi era sicuro che lei lo aveva sentito perché lo strinse più forte.
 

Per poco non faceva volare il pc dal balcone alla sua sinistra.
Che ipocrita, che bugiardo.
Dov’erano finite quelle promesse?
Erano volate via, come foglie al vento, come se niente fosse.
Posò il pc e si distese sul letto,  chiudendo gli occhi immaginando che lei, in quel momento, fosse li con lui e gli accarezzasse i capelli per farlo calmare, come faceva sempre.
 

‘Fanculo.’
 Tirò un pugno al muro non sentendo neanche il dolore.
‘Harry, calmati.’ Gli disse piano Amanda poggiandogli una mano sulla spalla.
‘Calmarmi? Era con un altro, io sono costretto a non poter uscire perché sono in una cazzo di punizione e quando finalmente posso vederla la trovo a letto con un altro. Capisci?’ urlò guardandola in faccia.
Forse a qualcun altro avrebbe fatto paura quella versione di Harry arrabbiata ma lei lo conosceva in tutte le sue sfaccettature, lo conosceva anche meglio di se stessa.
Rimase immobile al suo posto guardandolo ma senza emozioni.
Quando si arrabbiava i suoi occhi diventavano più scuri.
‘Harry, è una troia ma perché stai con lei? Lascia che si sbatta tutta la città, tu meriti di meglio.’ Gli disse buttandosi accanto a lui sul grande letto guardando il soffitto ma senza vederlo realmente.
‘Anche tu.’ Le disse soltanto, girandosi verso di lei.
Lei non gli rispose, sospirò e rimase in silenzio.
‘Perché stai con quel coglione Amanda?’ le chiese. Ci fu un attimo di silenzio e poi gli rispose.
‘Lo amo.’ Disse soltanto.
‘Cazzate.’ Sbottò Harry.
Si erano cazzate ma cosa poteva dirgli? Che amava lui? Che era innamorata di lui da anni ormai? Come minimo sarebbe scappato e l’ultima cosa che voleva era perderlo.
Si girò verso di lui che l’accolse tra le sue braccia.
Lei vi si accoccolò respirando tutto il suo profumo, come a volerlo imprimerlo per sempre dentro di lei.
Si spostò un po’ più sopra in modo da poterlo guardare negli occhi e dopo di che poggiò una mano sui suoi ricci, attorcigliandone uno con l’indice.
Sapeva bene che lo faceva rilassare infatti dopo un po’ si lasciò andare ad un sospiro e la strinse più forte a se.
‘Meno male che ci sei tu.’ Le disse guardandola negli occhi.
 

Aprì gli occhi girando di scatto la testa alla sua destra, dove si metteva sempre lei, come se fosse li e quello non fosse uno dei tanti ricordi.
Ma lei non era li, al suo posto c’era il letto che era come se avesse preso la sua forma di quante volte l’aveva vista coricata su di esso.
Ma lei non era li, e tutto quello faceva male.
Chiuse gli occhi e lasciò che le lacrime gli bagnassero le guance addormentandosi poco dopo.
 

Quando si svegliò fu per colpa del sole che gli batteva dritto in faccia dandogli fastidio.
Ormai il sole non lo rispecchiava più, preferiva la pioggia, rispecchiava meglio il suo umore.
Si alzò piano e scese al piano di giù trovando la casa immersa in un fastidioso silenzio.
Se tu fossi qui, il silenzio sarebbe spezzato dalla tua favolosa risata.
 

‘Haz, lasciatelo dire: sei un coglione.’
 Gli disse guardando le foto appena fatte.
In quasi tutte c’era lui che faceva facce strane: con la lingua di fuori, gli occhi strabici, o le corna sulla testa di Amanda.
L’espressione di Harry cambiò e la sua bocca assunse la forma di una ‘o’.
‘Questo non dovevi dirlo.’ Si alzò dal letto per mettersi davanti a lei che lo guardava preoccupata.
‘Harry.. no no!’ non fece in tempo a rotolare sul letto per scappare che lui prese a fargli il solletico facendola morire dalle risate.
La sua risata era qualcosa di.. perfetto. Non aveva mai sentito un suono più bello di quello.
Rise fino a quando non ebbe neanche più l’aria per urlare e si fermò.
‘Ti odio.’ Disse riprendendo fiato, tenendosi la pancia dolorante.
‘Anche io ti voglio bene.’ Le stampò un bacio sulla guancia sorridendole.
 

Un sorriso si dipinse sulla sua faccia senza neanche che se ne fosse accorto.
Era incredibile come un ricordo poteva farti sorridere di felicità ma anche ferirti quando l’unica cosa a cui puoi aggrapparti è quello, perché ormai quella persona non fa più parte della tua vita.
Rinunciò a farsi il suo caffè e tornò nella sua stanza.
Si guardò in torno senza vederla e cercò nell’unico posto dove si poteva trovare se non era sparpagliata di qua e di la.
Aprì l’armadio e sotto alcune magliette trovò una scatola blu con scritto ‘Noi.’ In bianco.
Era davvero pronto ad aprirlo?
In quelle settimane non aveva neanche avuto il coraggio di guardarla quella scatola e ora voleva aprirla.
No. L’ultima volta era stato con lei e a meno che lei non fosse stata con lui lui non l’avrebbe aperta.
La dentro c’erano loro. C’erano i loro ricordi, i loro momenti, loro.
L’ultima volta l’aveva aperta con lei e l’avrebbe rifatto solo quando le cose sarebbero migliorate, con lei.
Aprì il pc e andò sul suo profilo facebook.
Ci stava ore e ore sul suo profilo, guardando le sue foto o leggendo quello che scriveva.
Si accorse che c’era un nuovo stato.
‘Ho imparato a rialzarmi da sola. Perché le persone che pensavo mi avessero aiutato a rialzarmi mi hanno fatta cadere.’
Questo era troppo.
Chiuse il pc con forza, poco gli importava se si rompesse e posò la testa sopra di esso sbattendola più volte.
Si alzò dalla sedia e andò a farsi una lunga doccia fredda. Si vestì in fretta e uscì di casa prendendo l’auto e dirigendosi verso casa sua.
Doveva vederla.
Doveva vederla e aggiustare le cose, chiederle scusa.
Quando arrivò si fermò un po’ prima. Scese dalla macchina ma al momento di muoversi le sue gambe rimasero ferme.
Ci risiamo.
La vide uscire poco dopo e dirigersi dalla parte opposta alla sua, probabilmente stava andando a lavoro.
Era bellissima, come sempre.
La seguì con lo sguardo finchè non la vide svoltare l’angolo e poi sparire.
Tirò un sospiro di frustrazione e risalì in macchina.
‘Cazzo ma perché non  ci riesco?’ urlò sbattendo le mani sul volante.
Accese l’auto e si diresse verso uno dei posti in cui riusciva ancora a sentirla vicino a se.
Svoltò l’ennesimo angolo per ritrovarsi di fronte ad un parco. Lo stesso parco che li aveva visti insieme così tante volte da non potere essere contate sulla punta delle dita.
Varcò il cancello sentendo l’odore dell’erba.
Si andò a sedere su quella che era la loro panchina.
Quando vi fu di fronte lesse la scritta sulla spalliera.
‘Amy & Haz. PER SEMPRE.’ Ma ormai quel sempre stava svanendo.
Forse era vero.. niente era per sempre.
Si sedette e buttò la testa all’indietro osservando il cielo azzurro.
Era privo di nuvole, di un azzurro intenso.
 

‘L’ho lasciato Harry.’
 Disse d’un tratto.
Si girò di scatto verso di lei, come se avesse sentito male. La vide sorridere, con il suo solito sorriso perfetto e non potè fare a meno di essere contento.
‘Ben fatto piccola.’ Le passò un braccio attorno alle spalle attirandola a se e posandole un bacio sulla testa, tra i suoi morbidi capelli.
Si, era felice. Lui non la meritava, lei meritava qualcuno di dolce che si prendesse cura di lei e non stronzo.
 

Portò la testa in avanti quando il suo sguardo cadde sul grande albero di fronte a se.
Si alzò dalla panchina per dirigersi verso quel maestoso albero.
Quei rami erano stanchi del loro peso di quante volte li avevano sostenuti quando si arrampicavano li, e la corteccia era ormai rovinata dalle unghie di Amanda di quante volte si era messa a staccarne pezzettini quando era nervosa.
Andare li senza di lei non aveva più quell’importanza che assumeva quando lei era al suo fianco.
Potevano anche andare nel bagno di casa sua ma se lei fosse stata con lui allora qualunque cosa facevano diventava improvvisamente più bella, divertente.
Come a scuola.
Come avrebbe fatto senza di lei se in quei anni non gli fosse stata accanto durante le lezioni noiose a tirarlo su di morale tirando pezzettini di carta alla professoressa, insieme a lui? Come avrebbe fatto senza di lei durante i primi amori e le delusioni che ne seguivano? Come avrebbe fatto se lei non fosse più tornata nella sua vita?
Tirò un pugno all’albero lasciando che le lacrime uscissero.
Non aveva mai pianto per nessuno.
Nemmeno per le sue ex ed eccolo ora piangere settimane e settimane per una sola persona.
La verità è che quella persona lo rendeva vulnerabile, fragile, perso.
Si perché si sentiva così senza di lei, perso.
Uscì in fretta da quel prato e ritornò a casa.
Quando sbattè con forza la porta dietro di se Louis saltò su come un petardo, seduto sul divano del salotto.
‘Mi hai fatto prendere un colpo.’ Sorrise con una mano sul petto.
Gli accennò un sorriso e salì le scale per chiudersi in camera sua.
Si sedette sulla sedia della sua scrivania pensando ad un modo per poterle dire tutto quello che provava per lei senza doversi bloccare ogni volta.
Poteva scriverglielo.
Si girò, prese un foglio, una penna e incominciò a scrivere.
Quando finì fu abbastanza soddisfatto di quello che aveva scritto, semplicemente perché aveva solo scritto come si sentiva.
Posò la penna e si perse di nuovo nei suoi pensieri.
 

‘No no, ok scusa. Ma il solletico no.’ 
Gli disse subito guardandolo negli occhi.
Lui era sopra di lei e lei sopra il letto, sotto di lui che era a cavalcioni su di lei.
Le prese le mani alzandole e guardando tutti i bracciali che aveva sul polso sinistro.
In uno c’era scritto il suo nome.
Era identico al suo, solo con la differenza che nel suo c’era il nome di lei.
Le prese i polsi e si appoggiò ad essi per avvicinarsi a lei.
‘Cazzo Harry alzati.’ Disse dun tratto chiudendo gli occhi con un espressione di dolore negli occhi.
Lui si alzò all’istante.
‘S-scusa..’ balbettò avendo paura di averle fatto male.
Lei scosse la testa, alzandosi per mettersi seduta massaggiandosi i polsi.
‘No, tranquillo. È che li ho messi stretti e tu appoggiandoti sopra non hai migliorato le cose.’ gli fece un sorriso per farlo stare tranquillo e lui annuì sedendosi accanto a lei.
 

Che cretino che era stato. Ma come non aveva fatto ad accorgersene?
 

‘Amy, mi passi quel quaderno?’ 
le chiese indicandogli il quaderno di matematica, appoggiato al tavolo della sua cucina.
‘Certo.’ Prese il quaderno e glielo porse continuando a scrivere.
Stette un po’ con il braccio alzato in attesa che prendesse quel quaderno ma niente.
‘Harry mi si sta staccando il..’ non finì la frase che quando alzò lo sguardo vide quello del moro fermo sul suo polso.
Inevitabilmente anche il suo sguardo cadde sul polso dove c’era una spessa cicatrice violacea.
Lasciò cadere il quaderno sul tavolo risistemandosi il bracciale sul polso.
Lo sguardo di Harry rimase sul posto dove un attimo prima stava il suo braccio come se fosse ancora li.
Era perso nel vuoto.
‘Dimmi che non è quello che penso che sia.’ Disse piano, alzando lo sguardo su di lei. I suoi occhi erano scuri, ma non era arrabbiato, era sul punto di scoppiare a piangere.
‘Harry..io..’ lo vide alzarsi e andare verso di lei.
Gli prese l’altro braccio cosparso di bracciali e li tolse uno ad uno.
Trovando proprio quello che si aspettava:  c’erano tagli e cicatrici varie. Li osservò per un momento poi lasciò cadere il braccio. Si girò dandogli le spalle, posando una mano sulla bocca.
‘Perché non me lo hai detto?’ le chiese ancora girato.
Sentiva le lacrime pungerle gli occhi. Avrebbe pianto di li a poco.
‘Non è..’
‘Cazzo Amanda tu ti tagli, perché non me lo hai detto?’ urlò girandosi verso di lei.
‘Non avresti capito.’ disse piano piangendo.
‘Non me lo hai neanche detto, come potevi sapere che non avrei capito?’
‘Sapevo che avresti reagito così.’
‘Come vuoi che reagisca?’ le chiese esasperato.
‘Non così.’ Disse soltanto, chiudendo forte gli occhi.
‘Sono il tuo migliore amico avrei potuto aiutarti.’ Gridò ancora.
‘No Harry, non mi potevi aiutare. Nessuno può, lo capisci?’ gridò di rimando lei.
Lei che non aveva mai alzato la voce con lui se non per scherzare.
Lui sgranò gli occhi, stupito da quella reazione.
‘Non sei solo il mio migliore amico, cazzo.’ Se possibile, i suoi occhi si allargarono ancora di più.
Che cosa?
Non riusciva a credere alle sue orecchie.
Prese la sua roba e andò via, lasciandola li.
 

Gli occhi incominciarono a bruciare ma cacciò indietro le lacrime e prendendo la lettera uscì di casa.
‘Ehi dove vai?’ gli chiese Louis vedendolo uscire.
‘A riprendermela.’ Disse soltanto.
Mise in moto e in poco tempo fu davanti casa sua.
Scese dalla macchina ma questa volta non c’era esitazione.
L’aveva lasciata proprio quando aveva più bisogno di lui.
Lei che c’era sempre stata per lui, nonostante per lei era qualcosa di più di un’amicizia.
Con le mani tremanti stava per abbassarsi per far passare la lettera sotto la porta quando si arrestò vedendo la porta aprirsi.
Spuntò una ragazza dai capelli castani e gli occhi blu guardarlo prima sorpresa poi senza espressione, senza sentimento.
Quegli stessi occhi che qualche settimana fa lo guardavano felici, vivendo di lui.
Fece per chiudere la porta ma lui la fermò mettendo il piede in mezzo.
Lei riaprì e stette ad aspettare che lui parlasse.
‘So che mi odi, ma ti prego fammi entrare.’ La supplicò con lo sguardo e lei non potè fare a meno che aprire la porta e farsi di lato per farlo entrare.
Si aspettava di tutto: che lei gli urlasse contro, che gli sbattesse la porta in faccia, entrambi ma non che lo facesse entrare.
La seguì fino al soggiorno dove lei si sedette seguita da lui.
Il suo sguardo si posò sui suoi polsi, i tagli erano di più, forse il doppio e tutto per colpa sua.
Lei probabilmente notò il suo sguardo perché strinse le braccia in modo da nasconderglieli anche se sapeva benissimo che rimanevano li, per sempre.
La guardò per un istante che parve infinito senza riuscire a spiccicare parola.
Prese la lettera e la aprì: non sarebbe riuscito a parlare guardandola così incomincio a leggerla.
 

‘Cara Amy,
non so se quando troverai questa sotto la porta di casa la butterai o deciderai di leggerla. Spero tu la legga anche se non ti biasimerei se la buttassi, mi faccio schifo io stesso. Non so di preciso cosa voglio dirti, ho così tante cose in testa che non riesco a riordinare le idee e parlarti guardandoti in faccia così ho deciso di scriverti, forse sarà più facile.
Ricordi l’ultima volta che ci siamo visti? Io si, ma avrei preferito cancellare ogni ricordo. Ma non perché volessi dimenticarti ma perché fanno male Amy, tanto male.
Un male che ti distrugge dall’interno lentamente.
Sai cosa ho pensato quando ho visto i tagli? Ho pensato: ‘perché? Poteva venire da me, ne avremmo parlato e avremmo risolto insieme i problemi.’ Poi ho capito.
Il problema ero io. Sappiamo entrambi che avrei reagito in quel modo e probabilmente tu non hai fatto altro che ritardarlo cercando di non mostrarmeli solo perché avevi paura di perdermi dicendomi che mi amavi.
Non mi avresti perso Amy, sai perché? Perché credo di amarti da quando ho macchiato la tua maglietta bianca quel lunedì, scontrandomi con te.
Ho alzato lo sguardo su quei tuoi occhi blu come il mare e ho pensato ‘wow’.
Se potessi tornerei indietro e reagirei in modo diverso, per dimostrarti quanto male mi abbia fatto vedere quei segni perché era anche una mia sconfitta.
Se tu avevi bisogno di farti del male per stare meglio io che razza di amico ero?
Uno pessimo, probabilmente.
Mi sono sentito un mostro scappando da casa tua ma ero paralizzato dalla paura.
Ero troppo accecato per vedere che quello che stavo cercando era davanti a me, con il suo fantastico sorriso e i suoi meravigliosi occhi blu.
E non mi rendevo conto che il tuo più grande male ero proprio io, io che avrei fatto di tutto per vederti sorridere capisci?
In queste settimane non ho fatto altro che stare nella mia camera a pensare a noi rendendomi conto che probabilmente tu eri sola, a casa e io non facevo niente per farti stare meglio anche solo per cinque minuti.
Mi sono sentito vuoto, perso, perché è così che sono senza di te: niente.
Assolutamente niente.
Sei essenziale, sei il mio tutto e mi manchi.. mi manchi da morire
Per sempre tuo Haz.’
 

Quando alzò lo sguardo vide lei piangere in silenzio, guardandolo.
Lui non ci pensò due volte andò verso di lei e la strinse a se accarezzandole i capelli, cercando di calmarla.
Finalmente poteva risentire il suo profumo contro il suo viso.
‘Harry, io non ti odio.’ Disse tra un singhiozzo e l’altro.
Le prese il visto tra le mani quando si fu calmata e la guardò negli occhi che erano diventati più chiari. Con i pollici le asciugò le lacrime.
La guardò confuso.
Come poteva non odiarlo?
Gli prese le mani e le abbassò, sentendo quelle di lui stringere le sue.
‘Harry non potrei odiarti neanche volendolo. Sei stato il mio primo amore. Sei entrato nella mia vita così improvvisamente che un attimo prima ti stavo sbraitando contro per avermi macchiato la maglietta e un attimo dopo ero tra le tue braccia e mi stringevi forte a te.’ Fece una pausa tirando su con il naso.
‘E quando sei scappato via, mi sono sentita come se.. come se una parte di me stesse scappando con te. Perché si, senza di te mi sento incompleta. Come se mancasse qualcosa. E ce l’avevo così tanto con te, ma non ad arrivare ad odiarti, no. Ce l’avevo con te perchè era più facile. Mi odiavo Harry, mi odiavo perché per te non ero abbastanza, perché tu non volevi me e ho iniziato a farmi del male, ma credimi è stato più doloroso vederti scappare quel giorno.’ Le scese una lacrima.
‘Poi ho realizzato che forse anche io avrei fatto lo stesso e ho iniziato a pensare che probabilmente avrei dovuto abituarmi alla tua assenza, che non saresti più tornato.’
Le prese i polsi e lasciò scivolare le sue labbra su ogni taglio, depositando un bacio sopra ad ognuno.
Le prese il viso fra le mani, fermando la lacrima che stava per scendere con un bacio.
‘Tornerei sempre da te.’ Le disse guardandola negli occhi.
Si avvicinò sempre di più sfiorandole le labbra. Annullò completamente ogni distanza baciandola lentamente, assaporando quel contatto.
Le sue labbra erano calde e morbide a contatto con le sue.
La baciò con più urgenza facendola sedere su di lui.
Le sue mani andarono sul collo di lui stringendogli i riccioli tra le mani.
Quanto gli era mancato quel gesto.
Le mani di lui sulla sua schiena, accarezzandola dopo settimane.
La lingua di lui si insinuò nella sua bocca cercando la sua.
‘Non lasciarmi mai più.’ Gli disse quando si staccò da lui per riprendere fiato.
Lui scosse la testa sorridendole, facendo spuntare le fossette che lei amava tanto.
Gli passò un dito su queste sorridendo a sua volta.
‘Ti amo Amy.’ Le disse dun tratto.
Il suo sorriso si allargo ancora di più, se possibile.
‘Ti amo Haz.’



Nota autrice:
Aaallora, questa è la prima 'storia' che pubblico, quindi siate carini *faccia da cucciolo*
Ovviamente si accettano consigli, critiche e recensioni postive ♥
Che dirvi? Spero vi sia piaciuta! ♥
  
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