Anime & Manga > Hakuouki
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Autore: Claire DeLune    30/06/2013    2 recensioni
La Promessa > Kazama si rende conto che ora di mandare avanti l'egemonia dei demoni, ma per farlo vuole una purosangue. Sotto le luci rosse di un nightclub trova l'Oni perfetto, peccato che nasconda una spiacevole sorpresa.
Il Rimorso del Rasetsu (MODIFICATO) > Sannan-san è chiuso nella sua stanza. E' giorno e i Rasetsu non possono uscire. Ne approfitta per rimuginare su se stesso e sulle sue ricerche davanti ad una tazza di tè verde.
Nemici/Amici > Koudou Yukimura ha migliorato l'Ochimizu. Tocca ad Harada e Kyou combattere i Rasetsu stavolta.
Ciliegio D'Inverno > "I demoni mantengono sempre la parola data". Chizuru sapeva che Kazama-san avrebbe onorato la sua massima, pur ignorandone il prezzo.
E ora, sotto l'ombra di un ciliegio in fiore, tra brevi ricordi e silenziosi sguardi carichi di emozioni, lei e Hijikata hanno la possibilità di amarsi, anche se per pochi attimi preziosi, e di prendere decisioni determinanti.
La Dichiarazione > Capitolo extra in cui Kazama dichiara i suoi sentimenti per Chizuru grazie ad una canzone.
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PS: i racconti vengono scritti man mano che li immagino, per poi essere risistemati seguendo l'ordine logico-cronologico dell'anime.
Genere: Comico, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Chikage Kazama, Chizuru Yukimura, Souji Okita, Toshizou Hijikata
Note: Lime, Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Gender Bender, Tematiche delicate
Capitoli:
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Gradisco volentieri ogni tipo di critica e consiglio.
Spero che vi piaccia e che mi aiuterete a migliorare.
Siate liberi di darmi spunti e di farmi notare eventuali errori di battitura (quando scrivo di fretta capita)
Mi auguro davvero che il mio stile di scrittura sia piacevole. Buona lettura :)

A Caccia di Monsoni

Ciliegio D'Inverno


Raiting: Giallo
Genere: Fluff; Sentimentale; Triste.
Avvertimenti: Contenuti forti; Tematiche delicate
Note: Lime; Missing moments; Movieverse
Tipo di coppia: Het
Personaggi: Chizuru Yukimura; Toshizou Hijikata

 

   “Hijikata-san”, pronunci in un fil di voce intimorito. Scuoti lievemente le spalle del giovane uomo prostrato nel tuo grembo. Respira a fatica.

   Ripeti il suo nome tante, tante volte. Forse troppe.

   Perdere la vita in battaglia era inevitabile in periodo di guerra, è un dato di fatto. Tutti lo sanno. Tutti lo accettano, finché la morte non prende i tuoi cari. 

   Piangi, ma sopporti. 

   Poi la sua mano gelida si tende verso l’uomo di cui sei innamorata da sempre. 

   No! Lui no! 

   Ti attacchi alla promessa che vi eravate scambiati in un momento di tenerezza. Momenti del genere con Hijikata erano rari. 

   Hijikata è un buon comandate, il migliore, combattivo, carismatico, riluttante ai sentimenti, come se essi non dovessero essere riservati nei suoi confronti. 

   Non si era mai concesso di amare e sperava che nessuno l’amasse. Se non ami non soffri. 

   Con te fu diverso, inevitabile. I tuoi caldi occhi di cioccolato si erano immersi nei suoi, il terrore angosciante che vi vedeva in quel momento lo scossero nel profondo. Doveva proteggerti, lo sentiva dentro senza riconoscerlo.

   Lo guardi. Ha gli occhi chiusi, il viso leggermente corrucciato dal dolore. Mantiene quel broncio perenne che ti ha sempre fatta impazzire.

   L’avevi già visto così, una volta. Dopo l’ennesima battaglia. Ricordi che era scoppiato un incendio, Hijikata era svenuto, l’avevano riportato con varie ustioni agli arti ed innumerevoli ferite di katana.

   E’ bastato guardarlo per capire chi l’aveva ridotto così: Chikage Kazama. Il tuo “pretendente”. Era stato lui, ne eri sicura. Riconoscevi i tratti demoniaci della sua spada Oni, gli stessi che avresti lasciato anche tu. Li rivedevi anche adesso a mo’ di conferma ai tuoi sospetti.

   Siete uguali, tu e Chikage, stessa natura, eppure opposti. Egli è crudele e cinico, tu gentile e fragile, ma siete entrambi demoni. O almeno, lo eravate prima dell’ultimo scontro.

   Avevi sperato ardentemente di non doverlo più vedere in quel modo: capelli di morbida neve appena caduta, occhi insanguinati. Non ti spaventava il suo aspetto, ma la sua debole forza. Sapevi che con quelle sembianze le sue energie si esaurivano troppo velocemente e la sua vita si accorciava.

   Avevi pregato che non accettasse la sfida del demone. Saresti vissuta volentieri nella vergogna, sapendo che sarebbe stato con te. Alla occidentale, come i suoi nuovi abiti.

   Ma egli non è occidentale. E’ giapponese, e come tale non avrebbe sopportato né la sconfitta né la fuga. 

   Hijikata è un guerriero, un rōnin, un samurai.

   Lacrime egoiste ti accecano la vista, vorresti urlare ma non ci riesci.

   Ripeti, ancora, per l’ennesima volta il suo nome, tenendo le palpebre serrate.

   Una mano ti sfiora la guancia, togliendoti una lacrima scesa a tradimento.

   Sbarri gli occhi. Quel gesto ti strappa dall’ultima immagine che avevi dell’ordine Shinsengumi: ti davano le spalle pronti a farti da scudo tutti insieme, ancora una volta.

   “Toshi, Chizuru”, dice esausto, “Ti ho detto che ti amo, basta formalità”.

   Hijikata... No... Toshizou sorride a bocca chiusa, ricambi ancora scossa dalla pioggia salata seccata sul tuo viso. 

   Sorridere è un’altra delle cose che fa raramente, tuttavia con te è sempre stato gentile e accondiscendente. A suo modo ti dimostra ciò che prova.

   “L’ho battuto, Chizuru. E’ finita”.

   Era vero. Chikage non avrebbe più cercato di separarvi. Eppure capisci che ci è riuscito comunque.

   Senti il corpo di Toshizou infreddolirsi e appesantirsi tra le tue braccia. Cerchi di toglierti la giacca per coprirlo meglio, ma lui ti ferma dicendo che ti ammaleresti.

   “Guarisco in fretta, lo sai”, replichi risoluta.

   Sospira, “Non si può discutere con una donna di Edo”. Sorridi pensando a quante volte te l’ha ripetuto, senza mai una traccia di fastidio o permalosa lamentela.

   Poi uno spasmo, Toshizou contrae il corpo dolorante, tossisce e uno spruzzo di sangue macchia il tappeto di petali.

   Le viscere ti si attorcigliano su se stesse. Soffri vedendolo. Ripensi a Okita-san mentre lottava contro la tubercolosi. Eppure non è equiparabile allo strazio che provi ora.

   “Mi dispiace, Chizuru. Non sono riuscito a mantenere la promessa”.

   Anche questo era vero.

   Scuoti la testa sorridente, “La manterrò io per te”.

   Il suo sguardo violaceo s’indurisce, sapeva già, conoscendoti, cosa stavi per fare. Non dice nulla, sarebbe inutile: sei talmente ostinata.

   Cerchi la katana corta, vuoi ferirti nuovamente. Ti afferra il braccio, “No”.

   Scivoli via dalla presa imperterrita.

   “Chizuru”.

   Il gesto abituale viene meno. Non avevi mai sentito quel tono. Ti sta supplicando silenziosamente. 

   Abbandoni la spada a terra, poi scosti una ciocca corvina dagli occhi. I suoi bellissimi occhio purpurei.

   Ti chini su di lui, scoccandogli un bacio delicato, appena accennato. Temi di fargli male, però stavolta Toshizou non si accontenta. Se fosse stato l’ultimo, sarebbe dovuto valere l’esaurimento delle sue energie.

   La sua lingua lambisce le tue labbra prepotente, quasi con violenza, per poi farsi strada tra di loro. Le sue mani si posano e premono dolci e appassionate su parti del corpo che non aveva mai osato toccarti prima. E’ un uomo onorevole.

   Dentro di te la bramosia, che timidezza e ingenuità avevano sempre represso, monta.
   Vuoi di più, vuoi tutto. 

   Anche le tue mani scivolano. Lo tieni avvinghiato a te per la vita, ma non vai oltre. Già una volta avevi preso l’iniziativa mettendolo in imbarazzo.

   I corpi si incastrano uno all’altro. Toshizou geme dolente e desideroso. 

   Sai bene che dovreste fermarmi, sta patendo. Tuttavia non lo fate.

   Percepisci dei rantoli soffocati, quando Toshizou interrompe il bacio digrignando i denti, per poi ricominciare.

   Non ti aveva mai abbracciata né tantomeno baciata così.

   Hijikata era tutto d’un pezzo, serioso e autorevole. Toshizou invece è un uomo che sceglie finalmente di essere felice.

   Proprio quando stai per perdere il contegno, lui si ricompone. Le dita abbandonano i tabù e accarezzano di nuovo le tue gote, la lingua si ingentilisce.

   Percepisci un sorriso soddisfatto a fior di labbra. Spalanchi lentamente gli occhi: ti sta fissando con intensità.

   Rimanete così, senza dire nulla. Le bocche appoggiate l’una all’altra, guardandovi.

   Poi Toshizou Hijikata socchiude gli occhi, addormentandosi per sempre.

   Prendi amorevolmente il suo viso tra le mani e lo baci un’altra volta. Non ricambia. E’ ancora caldo, ma non c’è più.

   Lo abbracci, abbandonandoti ad un pianto liberatorio tanto disperato quanto breve.

   Ti blocchi di colpo. Lui non lo vorrebbe.

   Appoggi con grazia il suo capo sul terreno rosato, ti inginocchi composta, slacci il laccio rosso tra i tuoi capelli e lo leghi saldo intorno alle ginocchia, afferri di nuovo la wakisashi. Ti ci specchi e per un attimo hai l'impressione di vedere l’espressione contrariata di Toshizou. Non approverebbe il gesto, ma vi eravate fatti una promessa, “Resteremo insieme”.

   Lo fai per amore e per onore, da vera donna giapponese, da vera samurai.

   Non ti è permesso fare seppuku, ma farai jigai. Non hai un coltello tantō, nemmeno un kaiken. Ti arrangerai come puoi.

   Sollevi la lama all’altezza della giugulare, chiudi gli occhi e immagini lui che ti tende una mano. Sorridi immaginando che Toshizou ti sta aspettando.

   “Arrivo, Toshi”, sussurri al vento.

   Con un taglio netto recidi la gola, abbastanza a fondo da non guarire. I vestiti imbrattati di sangue ti si appiccicano al corpo. 

   Ripensi ancora all’Hijikata coi capelli d’onice raccolti in una lunga coda - coda sostituita poi da un taglio corto adulto e austero -, rivedi il suo volto illuminato dalla luna invernale, mentre soffici fiocchi di neve calavano dal cielo. Sembrava di stare all’ombra di un albero fiorito troppo presto, o troppo tardi, in inverno.

   L’aroma di ruggine si mischia al profumo dei fiori del vostro albero. Non ti nausea.

   Eri convinta che facesse male, invece è una morte piacevole.

   Cadi a terra di fianco al tuo amato rōnin, le vostre mani si incontrano.

   Ora ne sei sicura.
   Starete insieme per sempre.

   Da qualche parte.

   Sotto un ciliegio d’inverno.

 


Termini
Oni: figura mitologica del folklore giapponese simile ai demoni occidentali, non necessariamente malevoli.
Rōnin: letteralmente "uomo alla deriva" o "persona che impara a diventare samurai", è un dispregiativo che designava una categoria di guerrieri senza padrone e mercenari. Ma nel 1701, grazie all'episodio dei "Quarantasette rōnin", essi diventarono l'esempio vivente dell'etica bushidō samurai.
Seppuku: conosciuto anche come harakiri, è rituale maschile di suicidio per espiare una colpa o sfuggire alla morte o alla sconfitta per mano dei nemici. Consisteva nello sventramento dell'addome, in quanto si credeva che lì vi risediesse l'anima.
Jigai: equivalente femminile del seppuku, rituale che veniva compiuto prima di una sconfitta militare imminente e/o per evitare lo stupro. Le donne si legavano le ginocchia per rimanere composte mentre recidevano la giugulare.
Tantō: arma da taglio tipica del Giappone con lama da 30 cm.
Kaiken: arma da taglio tipica del Giappone con lama da 15 cm.
Wakisashi: katana corta.
   
 
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