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Autore: mikeychan    30/06/2013    3 recensioni
Universo 2012. La storia a modo mio di come Raph ha trovato Spike.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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-Donatello e Michelangelo: voi resterete a vegliare su Leonardo. Raphael, tu verrai con me- ordinò il maestro Splinter.
-Hai, sensei!- risposero i quattro, all’unisono.
Il topo dette uno sguardo morbido al piccolo Leo di quattro anni che riposava sul divano. Sotto quel mucchio di coperte si scorgevano benissimo le guance porpora della febbre. Il motivo principale dell’uscita del maestro era legata alla ricerca di cibo…
 
Chibi Raph continuava a camminare nelle fogne, tenendo per mano il papà. I suoi occhioni verdi guardavano le mura fredde e le rotaie di un tratto ferroviario ormai inutilizzato. Alcuni graffiti colorati attiravano anche l’attenzione di entrambi.
-Papà?- chiamò il Chibi: -Perché non possiamo comprare il cibo in superficie?-.
L’altro sospirò: -Perché non abbiamo soldi e la gente non accetterebbe mai la nostra diversità-.
-Beh, allora la gente è stupida!- sbottò il piccolo, imbronciandosi teneramente.
Splinter sorrise all’ingenuità del suo piccolo e qualcosa di minuto, più avanti, catturò la sua attenzione. Prese Chibi Raph in braccio e accelerò.
L’oggetto in terra rivelò essere una borsa marrone con alcuni pezzi di cibo: una bottiglia di latte, del succo, dei panini e alcuni wurstel.
-Diamine! Mi è caduto lo zaino lì dentro! Poco male, visto che mi attende un bel ristorante!- esclamò una voce proveniente da sopra un tombino.
Splinter, un po’ titubante nel voler raccogliere le provviste, sorrise e afferrò il manico di quella borsa, mentre Chibi Raph notò qualcos’altro.
-Papà, papà!- gridò sgambettando: -Fammi scendere! Ho visto qualcosa!-.
Il topo lo mise con i piedini in terra e lo seguì con lo sguardo. Il piccolo si fermò dinanzi a un piccolo cumolo di pietre sgretolate, provenienti da uno squarcio in una parete. La tartarughina si mise carponi e allungò la manina, prendendo qualcosa.
-Papà, guarda!- esclamò il piccolo, raggiante: -Si può mangiare questo?-.
Splinter raccolse quello che sembrò essere un uovo e lo studiò.
-No, non credo che si possa mangiare- mormorò circospetto: -Questo è un uovo di tartaruga e ha bisogno di calore-.
Chibi Raph annuì: -Mi prenderò io cura di lui o lei!-.
Splinter ridacchiò e prese il bambino in braccio: -Come vuoi. Ma dovrai stare molto attento-…
 
Chibi Mikey e Chibi Donnie stavano guardando la tv, seduti ai piedi del divano. Chibi Leo tossiva spesso e non poteva dormire.
-Odio avere  la febbre- mormorò raucamente.
-Non preoccuparti, Dottor Donnie si prenderà cura di te!- esclamò il viola, sorridendo e mostrando il suo incisivo mancante.
-Anche Mikey!- gridò il piccolo di tre anni, un po’ offeso per non essere stato preso in considerazione.
Proprio in quel momento, Splinter e Chibi Raph varcarono i tre gradini dell’entrata della tana, piuttosto sorridenti. I due Chibi energici lasciarono perdere i cartoni e corsero ad abbracciare il loro adorato papà!
-Figli miei, ho trovato qualcosa da mangiare- esultò il topo, mentre Chibi Raphie si preoccupò di correr in camera sua.
Chibi Mikey lo seguì sino alla cameretta e notò l’uovo.
-Cos’è?- chiese.
-E’ un uovo di tartaruga!- spiegò l’altro, mettendolo in alcuni calzini di lana: -E io me ne prenderò cura!-.
L’arancione annuì e ritornò dagli altri.
 
Trascorsero varie settimane. Chibi Leo guarì mentre Chibi Raph non abbandonò mai il suo piccolo uovo. Era la settimana di Natale quando accadde qualcosa. Splinter meditava nella sua stanza, Chibi Leo, Don e Mikey guardavano la tv.
-Papà! Ragazzi!- urlò Chibi Raphie, uscendo dalla sua cameretta in lacrime.
Tutti si precipitarono ad accorrere al suo appello.
-Figliolo, che succede?- chiese Splinter, prendendolo in braccio.
-L’uovo!- gridò, affondando il volto nel suo kimono: -Si è rotto! Io non ho fatto nulla!-.
Splinter intuì e si diresse, con gli altri, verso la cameretta del suo piccolo. Sul lettino vi era l’uovo incrinato in più punti, mentre si muoveva un po’.
-Figliolo, calmati- rincuorò il sensei: -E’ solo il momento della schiusa-.
-Schiusa?- ripeterono i quattro, in coro.
-Sì. Significa che la tartaruga è pronta per uscire da quell’uovo-.
Chibi Raph si cancellò le lacrime e sorrise ampiamente: -Davvero?-.
Il maestro non ebbe il tempo di finire la frase che uno scricchiolio ruppe definitivamente l’uovo, mostrando una tartarughina grande quanto una mano dei Chibi. Era di un colorito verde oliva spento; il suo guscio era marrone con alcune strie giallognole. I suoi piccoli pettorali erano beige, mentre gli occhi gialli.
Aveva la coda e quattro piccole zampe.
Splinter prese delicatamente la tartarughina in un panno e la guardò a lungo.
-E’ un maschio- disse.
-Ed è carino! Sarà un animale domestico, Raphie?- chiese Chibi Donnie, eccitato.
L’interpellato aggrottò la fronte: -No! Lui, da oggi, sarà il mio unico fratellino!-.
Ci fu silenzio, ma ancor prima che Splinter potesse dire qualcosa, Chibi Mikey scoppiò in lacrime e scappò dalla stanza, ferito nell’orgoglio.
-Che ho detto?- chiese Chibi Raphie, evidentemente mortificato.
Il topo sospirò e riconsegnata la piccola tartaruga al Chibi con la maschera rossa, parlò.
-Raphael, volendo sostituire Michelangelo con questa tartaruga hai incrinato tutta la fiducia del rapporto che hai con tuo fratello. Con le tue parole, lo hai ferito e insinuato l’idea che non gli vuoi bene-.
Chibi Raph chinò la testa e annuì, nuovamente in lacrime.
-Per quanto tu sia entusiasta di questa tartaruga, non potrai mai vederla come il fratello che sostituisca Michelangelo- proseguì il topo, accarezzandogli la testa.
-Ok, maestro- sospirò il Chibi: -Lui sarà il mio animaletto… e ora vado a scusarmi con Mikey-.
-Sono orgoglioso di te, Raphael- sorrise Splinter…
 
Chibi Mikey singhiozzava, raggomitolato a pallina, chiuso nel mobile sotto il lavandino della cucina, incapace di fermarsi. Lui voleva bene a suo fratello e ora si sentiva tradito… ma non provava gelosia per la tartarughina.
“Raphie… credevo mi volessi bene…”, pensò con la testa nascosta nelle braccia.
C’era una ferita troppo dolorosa nel suo cuore e chissà se sarebbe mai guarita. Lui non voleva andarsene di casa perché aveva paura del “Mondo esterno”. Magari avrebbe potuto vivere in quel mobile, lontano e dimenticato da tutti-
Chibi Mikey sorrise e rimase in silenzio, nuotando in ricordi felici, dove Raphie gli voleva bene…
 
Chibi Raphie aveva già capito come nutrire la piccola tartaruga: una foglia d’insalata era più che sufficiente per sfamarla. Eppure, voleva scusarsi con suo fratello perché sentiva un vuoto nel suo cuore.
-Ehi, Raphie!- chiamò Chibi Donnie: -Hai, per caso, visto Michelangelo? Lo sto cercando ma non riesco a trovarlo-.
L’altro fece le spallucce: -No, stavo giusto andando a scusarmi-.
-Ragazzi- fece anche Chibi Leo, sulla soglia della cameretta di Raphie: -Avete visto Mikey?-.
I due negarono e idee paurose s’insinuarono nei loro cervellini, mentre Splinter giunse con fare preoccupato. Anche quest’ultimo chiese a proposito dell’arancione.
-Non lo sappiamo…!- gridò Chibi Donnie: -E se fosse scappato di casa?-.
-Non credo- ammonì Chibi Leo: -Controlliamo la tana, forza!-.
Chibi Raph raccolse la tartarughina e se la mise sulla spalla, con una fitta crescente di senso di colpa nel cuore.
“Mikey, spero tu non abbia davvero lasciato la tana!”, pensò, con occhi lucidi…
 
Tutti si misero sulle ricerche del Chibi con la maschera arancione. Splinter controllò le camerette, Chibi Leo il salotto, perdendosi a fissare un programma in tv chiamato “Space Heroes”; Chibi Donnie il bagno e Chibi Raph il dojo.
-Mikey!- chiamarono i piccoli, sempre più preoccupati: -Dove sei? Esci fuori!-.
-Figliolo!- sia aggiunse anche il maestro, con lo sguardo spaventato.
Chibi Raph, arrabbiato con se stesso, scoppiò in lacrime, sedendosi in terra sul tatami, accanto al nodoso albero. La piccola tartarughina scivolò sulle sue gambe e iniziò a passeggiare, in direzione della cucina.
Il piccolo rosso osservò il suo nuovo cucciolo e smise di piangere; si alzò e iniziò a seguirlo, spinto dalla curiosità. Non appena intuì che stavano andando verso la cucina, Chibi Raph si rese conto che quello era l’unico posto dove nessuno aveva ancora guardato.
Una nuova speranza si accese nel suo cuore e afferrata la tartarughina fra le mani, si fece guidare, muovendo rapidamente gli occhi per cercare il fratellino.
-Cucciolo, io non lo vedo- mormorò il rosso, mentre riappoggiò l’animaletto in terra: -E’ solo colpa mia! Non lo ritroveremo più!-.
La tartarughina passeggiò sino a fermarsi dinanzi al mobile sotto il lavandino. Catturò l’attenzione di Chibi Raph colpetti del naso contro un’anta di legno. Sentendo i rumorini, il rosso guardò e sollevò un sopracciglio.
-Dici che Mikey è lì dentro?- chiese.
Senza esitare, aprì le ante e i suoi occhi s’illuminarono di gioia. Chibi Mikey era addormentato con il pollice in bocca e un bianco straccio per pavimenti addosso.
-Maestro! Ragazzi!- urlò il rosso, tirando fuori il fratellino.
Tutti accorsero e i loro cuori mutarono la preoccupazione in sollievo.
-Mikey, svegliati!- enfatizzò Chibi Raphie, abbracciando il fratellino cupo: -Mi dispiace… non volevo farti piangere… mi perdoni, visto che sei e sarai sempre il mio fratellino?-.
L’altro sgranò gli occhi: -D… davvero non mi odi?-.
-NO!- rispose l’altro: -Perché non mi aiuti a cercare un nome per la tartaruga, visto che è stata lei a trovarti?-.
-Davvero?- chiesero gli altri, mentre il rosso annuì, spiegando i dettagli frettolosamente.
Chibi Mikey osservò il cucciolo e lo prese fra le mani, guardandolo attentamente.
-Spike- mormorò: -Sì, il suo nome sarà Spike!-.
Tutti furono d’accordo e fu così che Spike divenne l’animaletto dei nostri amici…
 
The End

  
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